Sistema canadese di segnalazione di abusi sessuali o insabbiati da parte di un vescovo cattolico: è un nuovo servizio nazionale avviato nel paese dal 6 maggio.
Dopo i procedimenti stabiliti in ordine ai preti e al personale ecclesiastico i vescovi hanno voluto un sistema di denuncia anche per se stessi, in conformità alla lettera apostolica di papa Francesco Vos estis lux mundi. Con quel documento «il papa indica quali procedure devono essere seguite nella Chiesa universale quando le accuse riguardano un vescovo».
L’indirizzo papale stabilisce un ulteriore livello di responsabilità per i leader ecclesiastici. Si tratta di un sistema sia telefonico che on-line (un sito e un numero verde) in cui una piattaforma di segnalazione gestita da un fornitore indipendente (ClearWiew Strategic Partners) permette ad ogni vittima o testimone di contattare una persona formata in grado di trasmettere all’autorità competente (il metropolita e il nunzio) la denuncia. Il denunciante può chiedere che la notizia del crimine sia passata anche alla polizia e alla giustizia (passaggio obbligato per legge se vi è un minore in pericolo). Essa può essere anche anonima e può riguardare abusi, molestie, insabbiamenti come anche il possesso di pornografia infantile.
Se l’interessato è il metropolita la segnalazione viene fatta giungere al vescovo anziano della provincia ecclesiastica. Se è il nunzio va ai metropoliti immediatamente soggetti alla Santa Sede. Il sistema è attivo sette giorni su sette e per l’intero anno con l’assicurazione che tutto viene documentato e custodito. È sovvenzionato dalla Chiesa del paese.
Nella dichiarazione di presentazione i vescovi hanno riaffermato la condanna del peccato e del crimine degli abusi: «nessuno dovrebbe mai sopportare il dolore, l’umiliazione e la sofferenza prolungata nel tempo che l’abuso provoca. Nessuno deve dubitare che l’abusante o l’insabbiatore non abbia gravi conseguenze».
La responsabile del centro ricerche nazionale per i bambini e le famiglie, direttrice del Consorzio canadese per i traumi degli abusi, Delphine Collins-Vezina ha commento: «Il sistema nazionale bilingue avviato per segnalare abusi sessuali, condotte anomale o insabbiamenti da parte di un vescovo canadese è un passo importante… Questi abusi sono stati silenziati e nascosti per troppo tempo, lasciando senza voce le vittime e i sopravvissuti. Onoro questa iniziativa dei vescovi che, spero, faciliterà la guarigione e il ristabilimento di quelli e quelle che sono stati maltrattati».
Sono attive da tempo (2009) analoghe possibilità per denunciare ai vescovi locali eventuali abusi commessi da preti, religiosi e agenti di pastorale delle singole diocesi ed eparchie. Le vittime possono conoscere i servizi di sostegno e aiuto attingendo a un repertorio del sistema sanitario nazionale.
A Montreal
Qualche settimana dopo (21 maggio) il vescovo di Montreal, Christian Lepine, ha rinnovato e implementato i sistemi diocesani in ordine agli abusi.
Ferito e addolorato per un caso di abuso perpetrato dall’ex-prete Brian Boucher, arrestato nel 2017 e condannato due anni dopo per delitti commessi fra il 1995 – 1999 e poi ripetuti fra il 2008 – 2009, quando cioè erano già attivi i protocolli per le denunce, il vescovo ha investito una giudice di origine ebraica, Pepita Capriolo, di una indagine autonoma. Il rapporto finale sottolinea le molte opportunità perse che sarebbero stato in grado di fermare l’aggressore.
Troppi segnali di allarme non sono stati avvertiti e schedati. Sostanzialmente per coprire l’onore del clero e del singolo. Le voci che circolavano non hanno trovato un responsabile in grado di istruire la pratica e di fermare il predatore. Inoltre il vescovo ha ammesso «nella Chiesa non siamo attrezzati per fare indagini. In questo non siamo bravi. Abbiamo bisogno di persone che conoscano questo compito, la cui professione è indagare».
Ha così istituito la figura di un difensore civico indipendente e un comitato consultivo, all’interno del quale vi sia una vittima di abusi, in grado di accogliere in tempo reale le denunce e le voci critiche e, una volta verificate, facciano avere al vescovo una indicazione di comportamento. Il vescovo ha detto: «un abuso può succedere, ma bisogna evitare il secondo. Se qualcuno parla ci sarà un seguito. Non possiamo impedire alle persone malvagie di fare il male, ma possiamo rendere più difficile la loro impresa».
La novità della decisione è duplice: la cura per una professionalità di inchiesta e il coinvolgimento delle vittime nei passaggi dell’indagine.