La Chiesa di fronte alla “zona grigia”

di:

chiesa

Forse la diffusa consapevolezza che stiano accadendo cose troppo rilevanti per restare cauti ha dato a tutti l’esigenza di forza e chiarezza e così il convegno che si è tenuto ieri a San Giovanni in Laterano sul tema «La responsabilità della Speranza e il lavoro dello spirito» non è stato soltanto un convegno, forse la presa d’atto del bisogno di una comune ricerca, espressa con la chiarezza che si ha nell’urgenza.

Nel corso dell’evento sono stati affrontati i risultati della ricerca condotta dal CENSIS su «Il lavoro dello spirito e la responsabilità del pensiero cattolico». Il tema di fondo è stato come essere «Chiesa in uscita» in un Paese dove più del 70% si dice cattolico ma solo il 15% praticante, stando alle risultanze della ricerca del CENSIS da cui si sono prese le mosse. Questo 60% di, diciamo così, «fedeli assenti», la ricerca lo qualifica come «zona grigia».

Bisogna dunque uscire per riportare costoro all’ovile? Il vicario di Roma, cardinal Baldassare Reina, nel suo saluto d’apertura, è parso indicare l’esigenza di andare oltre questa posizione, dicendo che «la non presenza di queste persone custodisce il desiderio di mantenere un riferimento al Vangelo» e lasciando così intendere che forse sarebbe opportuno capire se l’ovile sappia essere ospitale.

***

La stringente somiglianza tra questo gran numero di fedeli assenti e quello degli «elettori assenti», che come i primi si astengono dai riti religiosi loro si astengono da quelli politici, dal voto, ha fatto capire il motivo per cui il filosofo Massimo Cacciari − primo tra i relatori a intervenire − ha visto il rischio di estinzione dell’uomo politico, che ci distingue e caratterizza dai tempi di Aristotele. Per il grande filosofo di Stagira, come si sa, «è evidente che lo Stato esiste per natura e che l’uomo è per natura animale politico… e più di tutte le api e di ogni animale vivente in società. Perché la natura nulla fa invano: ora l’uomo, solo fra gli animali, ha il logos, la ragione. E il linguaggio vale a mostrare l’utile e il dannoso, sicché anche il giusto e l’ingiusto, perché questo è proprio degli uomini rispetto agli altri animali: l’aver egli solo il senso del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto».

Il rischio è enorme e ha indotto il filosofo veneziano a proporre un’alleanza nello spirito visto e capito come l’energia che collega, dentro di noi ed evidentemente tra di noi. Dunque un tema molto forte, teso a unire credenti e non credenti in un impegno comune.

Altrettanto interessante, ma meno accessibile a chi scrive per la velocità dell’eloquio nell’esposizione, è stato l’intervento di don Fabio Rosini, che è apparso comunque in sintonia con Cacciari, soprattutto quando ha detto che occorre scrollarsi di dosso l’oppressione del potere e fomentare nuovamente lo slancio di ritornare sé stessi.

Qui don Rosini ha citato un notissimo passaggio di Pasolini, quello in cui davanti all’emergere della società dei consumi e quindi di un potere che non sapeva più cosa farsene della religione, avanzava la sua proposta alla Chiesa: «Dovrebbe passare all’opposizione contro un potere che l’ha così cinicamente abbandonata, progettando, senza tante storie, di ridurla a puro folclore. Dovrebbe negare se stessa, per riconquistare i fedeli (o coloro che hanno un “nuovo” bisogno di fede)».

A questo riguardo credo utile ricordare, come molti hanno spiegato, che quando quando diceva «negare se stessa» Pasolini intendeva dire che la Chiesa dovrebbe abbandonare quelle incrostazioni temporali che nel corso della storia hanno spesso rischiato di deturparne il volto. Ciò significherebbe il confronto serrato col potere politico, visto che aggiungeva:

«Riprendendo una lotta che è peraltro nelle sue tradizioni (la lotta del Papato contro l’Impero), ma non per la conquista del potere, la Chiesa potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano […] il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso; totalitario; violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore; degradante […]. È questo rifiuto che potrebbe dunque simboleggiare la Chiesa: ritornando alle origini, cioè all’opposizione e alla rivolta».

Il discorso di don Rosini, ovviamente, non stava in questa citazione, è proseguito con altri riferimenti e comunque ha evidenziato che il futuro richiede radici profonde e la cultura del comfort non è compatibile con chi è chiamato per natura e vocazione al sublime. «Si deve resistere alla tentazione delle sirene – ha spiegato don Rosini –. La Chiesa deve essere profetica e, soprattutto nel mondo di oggi, manifestare la vita sublime».

***

Padre Antonio Spadaro, con il suo Intervento, è tornato sul suo cavallo di battaglia di questi mesi, la teologia rapida (cf. qui su SettimanaNews). Ha spiegato che occorre questa «rapidità» perché non c’è possibile indietrismo come non ci fu ai tempi dell’invenzione della lampadina, che cambiò per sempre la nostra vita. È così oggi con i social o con l’IA, davanti ai quali ogni indietrismo è chiaramente impossibile.

Ecco le rapide d’oggi che ci catturano, ci portano via. Qui, calati in questi marosi, non si può far solo affidamento sulla sapienza, occorre anche intuito, calandosi nelle novità, cioè in queste onde che fanno paura:

«Nelle onde leggiamo le trasformazioni culturali e sociali che oggi si sono acuite. La caratteristica del “cambio d’epoca” è che le cose non sembrano essere più al loro posto. Ciò che prima valeva a spiegare il mondo, le relazioni, il bene e il male, adesso sembra divenuto inservibile. Pare probabile che quanto ci pareva normale della famiglia, della Chiesa, della società e del mondo non tornerà più come prima».

E dunque, questo cosa significa davanti alla zona grigia di cui si parla?

La storia cristiana non ha mai temuto i cambi di paradigma, ha sostenuto il gesuita, perché il Vangelo possiede una freschezza inesauribile, capace di parlare ad ogni epoca. «Abbiamo una bussola sicura: il Vangelo di Gesù, e una forza propulsiva interiore: lo Spirito Santo. Lo Spirito soffia anche oggi negli spazi e nei tempi di turbolenza». Questa per ogni credente dovrebbe essere scontato, ma non sembra così…

Così è passato a osservare, a presentare queste «turbolenze»:

«De Rita parla di una “zona grigia”, che è uno spazio intermedio, indefinito, in cui non si è del tutto dentro né del tutto fuori dall’esperienza religiosa, civica, sociale. È uno stato di sospensione: non si partecipa pienamente né alla vita della Chiesa (es. non si va a messa), né a quella civile (per esempio non si va a votare). È uno spazio di rinuncia: si tende a “tralasciare”, a non agire, a non scegliere, alimentando un clima di sonnambulismo collettivo e di crescita sociale ai “zero virgola”. È un sintomo culturale e spirituale: nasce da una società individualista ma fatta di “io” deboli, una società che cerca il benessere, ma non sa più dire cosa sia il “bene”. È un paradosso generazionale: tanti si definiscono cattolici, ma vivono la fede in modo individuale, interiore, spesso distante dalla comunità ecclesiale. Soprattutto i giovani si allontanano da una pratica attiva, ma mantengono, latente, una domanda di senso e spiritualità».

***

Può sembrare strano, ma non lo è: e allora non sarà certo difficile capire che a suo avviso la zona grigia, intesa come spazio intermedio di apparente immobilità spirituale e sociale, diventa una preziosa opportunità:

«È proprio in questa zona che si manifesta l’inquietudine sana, il desiderio di senso e spiritualità da riattivare e animare con discrezione, ma con incisività. Si tratta di abitare consapevolmente queste aree di instabilità. La zona grigia è una possibilità. Dobbiamo imparare a vedere questa zona come un luogo da abitare, un campo da animare spiritualmente. È proprio lì che il pensiero cattolico può intervenire con discrezione ma incisività, risvegliando: la vocazione (al senso, al lavoro come missione, al bene comune), la spiritualità diffusa, e una nostalgia dell’oltre, ancora presente nei cuori, anche se in forme nuove e non ecclesiali».

Ecco dunque la rilevante novità: la zona grigia per Spadaro rappresenta una significativa opportunità di riattivazione spirituale e civile. La Chiesa non deve solamente cercare di riportare queste persone «nell’ovile», ma deve «abitare essa stessa questa zona grigia, accettandola come punto di partenza per un dialogo nuovo e reale con la società contemporanea».

La risposta che chi scrive cercava all’inizio, trovandone un indizio interessante nelle parole del cardinale Reina, è questa:

«Stando dentro alla “zona grigia”, si può far leva su quello stesso senso di appartenenza e di nostalgia, ma non per avviare un cammino di ritorno, bensì per animare e illuminare la zona grigia lì dove si trova, per accompagnare il gregge verso un altrove, che non sa più dove si trova, ma che non ha scordato. Come ha scritto De Rita, però, la prospettiva allora non dev’essere quella di “andare in missione” nella zona grigia, ma – e qui sta il senso della “Responsabilità della Speranza” – di sperare che la zona grigia sia già in missione per conto dello Spirito».

Questo passaggio del discorso di Spadaro mi è apparso collegarsi anche a quando brillantemente sostenuto da Cacciari, indicando un possibile cammino per favorire il ritorno, nel suo rinnovamento, dell’uomo politico. In questa prospettiva è interessante ricordare anche quanto ha scritto proprio al riguardo di questo incontro e della «zona grigia» Sergio Ventura, su «gli infiniti colori (opera dello Spirito) già presenti, secondo l’insegnamento conciliare (AG 2) e papale (RM 28; EG 246; 288), in queste zone di confine (dello spirito al lavoro). Colori-doni dello Spirito Santo».

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto