
Il 12 settembre il ministro generale dei Frati Francescani dell’Immacolata, M. Acquali, ha notificato a p. Stefano Manelli la concessione per la dispensa dai voti religiosi. A 92 anni esce dalla congregazione che ha fondato, ma non dal ministero (incardinato nella diocesi Sanremo-Ventimiglia). Comunque, un gesto grave e sorprendente.
Faticoso risanamento
Nato nel 1933 Manelli, assieme a p. Gabriele Pellettieri, ha avviato negli anni Settanta la nuova fondazione francescana riconosciuta dalla diocesi di Benevento nel 1990 e dal Dicastero nel 1998. Accanto al ramo maschile, nasce anche quello femminile. La crescita vocazionale clamorosa porta nel 2012 a 384 frati in 55 comunità e 400 suore in 48 conventi.
Nello stesso anno parte dall’interno della famiglia religiosa una denuncia presso il Dicastero per la vita consacrata per testimoniare comportamenti e indirizzi ambigui e pericolosi. Al visitatore apostolico (mons. Angelo V. Todisco) succedono per i decenni seguenti i commissari apostolici: p. Fidenzio Volpi, don Sabino Ardito e p. Gianfranco Ghirlanda (ora cardinale).
Una contrapposizione interna sorda e senza esclusione di colpi si sviluppa all’interno e una bolla mediale esterna alimentata dai siti e testate del conservatorismo cattolico italiano accompagna per lustri i passi successivi: le nuove regole (2017), sospensione a divinis di p. Manelli (2019), il capitolo generale di rifondazione nel 2022 con il nuovo governo e quello del 2025 con l’approvazione del Direttorio (testo normativo) e della Ratio formationis.
L’uscita del fondatore coincide con il completamento del processo di risanamento e rinnovo della congregazione.
Uno scontro prolungato
Le ragioni del lungo e faticoso cammino di purificazione sono state numerose: il prolungato e autocratico governo del fondatore (25 anni), la piegatura «lefebvriana» con la scelta del rito preconciliare, la fragilità formativa (studi tutti interni senza confronti), clericalismo, nepotismo, abusi spirituali e divisioni interne. Alcuni fatti danno l’idea della durezza dello scontro.
Poco prima del commissariamento il fondatore ha spostato tutte le proprietà della congregazione in capo a laici e laiche, in parte parenti e in parte amici «sicuri». Ne è nato un duro scontro canonico e civile. Quest’ultimo si è concluso nel giugno di quest’anno per prescrizione e decorrenza dei termini.
La chiusura dell’istituto teologico interno ha visto molte resistenze ma ha permesso ai giovani studenti di frequentare le più affidabili facoltà teologiche romane. Per evitare il controllo del dicastero un gruppo di «resistenti» ha tentato di far passare la congregazione sotto l’egida della commissione Ecclesia Dei (allora autonoma). Altri hanno tentato di avviare nuovi e autonomi istituti come nella diocesi francese di Toulon (rientrati nel presbiterio locale). Alcuni sono usciti dall’istituto (S. Lanzetta, A. Apollonio) altri sono ancora ex-claustrati (non vivono in comunità) come il nipote del fondatore, Settimio Manelli, B. Abate e P. Siano.
Ancora legate al fondatore e ai suoi indirizzi sono le suore dell’Immacolata. Nonostante il commissariamento la vecchia dirigenza è tuttora ai vertici e il rinnovamento auspicato è ancora lontano.
Per quello che vale un ricordo personale dopo una intervista a p. Alfonso Bruno, allora segretario generale sotto p. Volpi (Testimoni n.3, 2014), venni minacciato di denuncia in sede canonica e civile dall’avvocato Emilio Artiglieri per l’auspicata «attività investigativa» sostenuta dall’intervistato, che di lì a poco effettivamente partì.
Il Dicastero e i media conservatori
La parola conclusiva di papa Leone nell’incontro avvenuto il 18 settembre con il capitolo attesta la lunga e «pagata» stagione in cui il dicastero della vita religiosa, sotto la direzione del card. Joao Braz de Aviz e soprattutto del segretario, mons. Jose Rodrigruez Carballo, ha affrontato circa settanta commissariamenti su altrettante famiglie religiose vecchie e in particolare nuove.
Nonostante le resistenze interne e il fuoco di fila dei conservatori l’azione di pulizia permette oggi di archiviare gli scandali di Marcial Maciel, Marie-Dominuque Philippe, Luis Fernando Figari ecc. lasciando lo spazio a molte fondazioni per riprendere un cammino di testimonianza preziosa e feconda. Nel caso dei Francescani dell’Immacolata essi sono oggi 230 con una significativa ripresa vocazionale.
Sarebbe opportuna anche qualche riflessione per i molti media che per decenni hanno sostenuto o amplificato le resistenze al discernimento ecclesiale sui Francescani dell’Immacolata dando una immagine esemplare del fondatore: da La Bussola quotidiana a Messa in latino da Corrispondenza romana a Il Foglio e Bastabugie.
Nel discorso ai frati e ai capitoli generali di altri istituti papa Leone ha ricordato tre elementi preziosi della vita consacrata: la vita comunitaria, l’obbedienza e i segni dei tempi. Ha espressamente citato i fondatori e fondatrici delle altre famiglie religiose presenti all’udienza, mentre per i frati dell’Immacolata ha ricordato non il fondatore, ma il carisma ispirato a san Francesco e san Massimiliano Kolbe.






Questo non è giornalismo perché il giornalismo fa la cronaca, e fa la cronaca con le prove non con le opinioni. Dio saprà ricompensare secondo le nostre opere.
Cerco Annamaria la mia carissima amica che ho conosciuto a santa Maria Francesca delle 5 piaghe a Napoli vico tre toledo, quartiere spagnolo, e poi sapevo che era andata nella congregazione delle immacolate di padre mamelli. E poi non l’ho vista più questo nel 2014. Se qualcuno l ha vista o lei sì vuole mettere in comunicazione con me ne sarei felicissima.
Il Vangelo di oggi dice chiaramente: “siete luce nel Signore” guai a noi se invece di luce siamo tenebra….
Sono un’ex religiosa. Non tutto quello che brilla è oro. Tanti scrivono posizionandosi ideologicamente. Io ho vissuto sulla mia pelle le derive di quest’uomo. Anche i laici (e noi stesse) che lo hanno idolatrato, hanno condotto alla sua caduta, la caduta degli dei. Si faceva chiamare “Il Padre Comune”, ma non era il Padreterno.
Denunci ogni cosa
Buongiorno anch’io come lei sono stata suora e non ho nulla da dire contro Padre Stefano che rispetto ancora oggi. La vota religiosa era dura ma non certo per colpa sua.
Ma forse tutta la struttura era troppo rigida per i tempi di oggi?
Suora francescana dell immacolata?
Mi pare chiaro che in questi casi la verità è la prima vittima. Tutto sottosta’ alla interpretazione ed alla ideologia del commentatore. Ma per fortuna la Chuesa è di Cristo, e sarà solo lui i Giusto Giudice.
Chi ha distrutto un fiorente istituto pagherà davanti a Dio un conto salato.
Don Marco,Se un istituto si distrugge e segno che Dio ha voluto cosi,si vede che non era sua volontà la loro opera.
Per lei sono tutte calunnie contro padre Manelli?
Non è il Concilio il metro e la misura secondo cui intendere il Vangelo, ma il Vangelo è la misura secondo cui incanalare le esigenze che dal Concilio sono emerse.
Nessun documento del Concilio Vaticano II gode della prerogativa dell’infallibilita’, per quanto ne so.
Concordo: sarebbe doveroso che chi si è espresso mediaticamemte in modo ideologico, prima di ogni processo che porti a verità, in questo caso e in altri, avesse il coraggio di ammettere gli errori…
E’ una dolorosa lettura. I Doni dello Spirito Santo sono evidenti, soprattutto la capacità di intercettare i giovani adulti. Eppure ci vuole “una purificazione dolorosa” Si noti a quanti istituti è accaduta la stessa vicenda. La più vistosa è Bose e i legionari
Chi nella Chiesa non crede al Maligno ha occasione di comprendere che il Principe delle tenebre è tremendo: E preannuncia sempre una Settimana Santa. Ringraziamo di far parte della Chiesa Cattolica. Diversamente tutte le ricchezze di una Comunità spirituale andrebbero perdute come accade per la miriade di gruppi evangelici. La Superbia e l’orgoglio distruggono
Ecco un altro caso, peraltro da tempo noto, di istituto religioso da convertire al Vaticano II, alla dignità della persona, al Vangelo. Buon lavoro!
Convertire al Vaticano II. Una barzelletta