Mosca: il risentimento contro Costantinopoli

di:

vescovi-russi

Che cosa preoccupa il Patriarca Kirill e i vescovi della Chiesa ortodossa russa? A questa domanda rispondono i documenti del Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, una delle massime autorità di governo della Chiesa. Con una difficoltà: che il Patriarca Kirill non ha potuto convocare un Consiglio negli ultimi tre anni. E questa è una violazione diretta dello Statuto della Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, a luglio, il Patriarca Kirill ha riunito alcuni dei vescovi per una conferenza episcopale e ha trovato un modo per simulare una discussione conciliare.

Anzitutto, è necessario qui parlare del contesto che ha influenzato il cambiamento dei meccanismi di governo della Chiesa ortodossa russa, della forma del Consiglio dei vescovi, del contenuto dei documenti e dello stile della loro presentazione ai vescovi. Ne parleremo di seguito. Nella seconda parte, esamineremo invece il contenuto dei documenti che costituiscono l’approccio antagonista della Chiesa ortodossa russa al Patriarcato Ecumenico.

Un vulnus procedurale e il suo «rimedio»

Negli ultimi tempi, la data del Consiglio dei vescovi è stata rinviata più volte. Va sottolineato che l’ultima data fissata era il 26-29 maggio 2022; ciò significa che Kirill contava su una rapida conclusione della guerra e sulla possibilità di ospitare il Consiglio episcopale della Chiesa ortodossa russa dopo una completa vittoria sull’Ucraina. Dopo l’inizio dell’aggressione, il Patriarca Kirill ha aspettato qualche mese e solo il 17 aprile 2022 ha rinviato il Consiglio a tempo indeterminato. Tuttavia, nel maggio 2022, si è tenuto a Kiev un Consiglio della Chiesa ortodossa ucraina che ha dichiarato la rottura delle relazioni con la Chiesa ortodossa russa.

Di conseguenza, il Consiglio è stato messo da parte e, nel dicembre 2022, si è stabilito che il 19 luglio 2023 si tenesse una Conferenza episcopale, ovvero una riunione dei vescovi che non richiede un quorum e non ha uno statuto canonico. Va detto che l’Assemblea dei vescovi è menzionata solo una volta nello Statuto della Chiesa ortodossa russa, nel capitolo sul Consiglio locale (cap. 2, p. 13), come parte integrante di esso. Tale riunione non ha alcuna funzione indipendente al di fuori del Consiglio locale. Tuttavia, il Patriarca Kirill aveva già seguito questa strada nel 2015; la cosa non aveva allora sollevato alcuna obiezione e così ha deciso di riproporla.

Ai vescovi russi è stata proposta una forma di partecipazione estremamente rigida: a tutti, senza eccezioni, è stato ordinato di venire e non sono state accettate scuse. Ai vescovi non russi è stato fatto un invito molto più tollerante: «a seconda della loro possibilità di venire a Mosca». Contemporaneamente, però, il vescovo Savva (Tutunov) ha chiamato personalmente i vescovi stranieri per garantire almeno qualche rappresentanza.

Non ci sono dati sul numero esatto dei partecipanti, ma nessuno dei vescovi della «Chiesa ortodossa russa all’estero» è venuto all’incontro; i vescovi dell’Europa occidentale e degli Stati baltici erano assenti; la maggior parte dei vescovi della Moldavia erano assenti e solo la Bielorussia, a quanto pare, era presente nella sua totalità.

vescovi russi

L’incontro è durato un giorno e i punti all’ordine del giorno erano solo quattro:

  • La relazione del Patriarca Kirill.
  • La relazione del Metropolita Hilarion di Ungheria e Budapest – presidente della Commissione sinodale biblico-teologica – dedicata alla preparazione di un documento «Sulla distorsione dell’insegnamento ortodosso sulla Chiesa negli atti della Gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli e nei discorsi dei suoi rappresentanti».
  • La relazione del capo del Dipartimento legale del Patriarcato di Mosca, l’egumeno Xenia (Chernega), sui cambiamenti nel diritto civile.
  • Discussione e adozione del documento finale.

Il contenuto dei documenti presentati alla riunione non era la sola preoccupazione del Patriarca. Durante la pandemia e il primo anno e mezzo di guerra, Kirill ha speso troppo tempo in isolamento. Come amministratore autoritario, avrebbe dovuto assicurarsi che la Chiesa, rappresentata dall’episcopato, fosse del tutto sotto il suo controllo e ancora pienamente gestibile. Non credo che i risultati quantitativi dell’incontro lo soddisfino molto. Su 402 vescovi, se ne sono presentati circa 250, ovvero un numero inferiore al quorum dei 2/3 dell’episcopato (268), che è necessario per il Consiglio dei vescovi. Ciò significa che, nonostante tutti gli sforzi fatti, non sarà possibile convocare il Consiglio.

Si può invece dire che il Patriarca sia stato contento del fatto che non ci sono state dichiarazioni di protesta durante l’incontro. Nessuno dei vescovi presenti ha osato dichiarare una posizione antibellica o criticare i documenti discussi. Questo significa che la paura e la «solidarietà aziendale» rendono ancora l’episcopato della Chiesa ortodossa russa del tutto obbediente al Patriarca Kirill.

I demoni di Costantinopoli

La relazione del patriarca è apparsa frastagliata, stilisticamente e sostanzialmente eterogenea. La parte centrale non esprime solo risentimento, ma rabbia malcelata contro il Patriarcato Ecumenico e contro il Patriarca Bartolomeo in persona:

«Alcuni di coloro che si definiscono servi di Dio non sono stati liberi dall’influenza degli spiriti del male sotto il cielo (cf. Ef 6,12), che li hanno spinti a rovinare l’unità della Chiesa. Mi riferisco, innanzitutto, alle azioni anticanoniche del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina, che hanno aperto la strada a disordini ecclesiastici e alla lunga persecuzione, oggi particolarmente grave, dei cristiani ortodossi in Ucraina».

In altre parole, il Patriarca Kirill dichiara pubblicamente che una cerchia indefinita di gerarchi del Patriarcato Ecumenico è posseduta da demoni. E questo non è un avvertimento. Il Patriarca Kirill continua:

«Purtroppo il Patriarcato di Costantinopoli è diventato uno degli strumenti della lotta contro l’Ortodossia. I suoi principali gerarchi da molto tempo, con il sostegno di forze politiche esterne alla Chiesa e su loro istigazione, si preparano a fare a pezzi l’unità dell’Ortodossia, conducendo negoziati e intrighi segreti».

Sembra che il Patriarca Kirill adotti la narrazione ideologica di un confronto totale con l’«Occidente collettivo» che è riecheggiata dalla propaganda russa:

«Va chiaramente compreso: influenti forze politiche mondiali, ostili non solo alla Russia e all’Ortodossia, ma anche, ora possiamo vederlo, alla visione cristiana del mondo nel suo insieme, si sono prefissate e si stanno prefiggendo un compito più ampio del semplice isolamento spirituale del popolo ucraino, ovvero la sua opposizione al fraterno e spiritualmente vicino popolo russo, con il quale insieme costituiscono un’unica civiltà ortodossa, risalente all’epoca della Santa Rus’».

Il patriarca fa solo un piccolo riferimento alla guerra in Ucraina quando parla della necessità di sacerdoti militari nelle unità di occupazione. Invita a pregare per «un trionfo vittorioso su coloro che si oppongono alla Santa Russia e vogliono dividere e distruggere il suo popolo unificato». Ma non dice nulla – nemmeno una parola! – sulla necessità della pace e di una pacificazione. Dal suo discorso si evince che la ragione della «persecuzione aperta» contro la Chiesa ortodossa ucraina non è affatto l’aggressione russa, ma «il disordine seminato dal Fanar».

patriarca kirill

Un fallimento totale

L’icona di queste «persecuzioni» per il Patriarca Kirill è la figura del Metropolita Pavlo (Lebid), l’odiato [dagli ucraini – ndr] superiore della Lavra di Kiev-Pechersk. Pochi giorni fa, il tribunale ha sostituito i suoi arresti domiciliari con la reclusione in una struttura detentiva «pre-processuale» a motivo dei suoi «ripetuti insulti ai sentimenti religiosi degli ucraini, umiliazione delle opinioni dei credenti di altre confessioni» e dichiarazioni che «giustificano o negano le azioni del Paese aggressore». Il patriarca l’ha definita una «persecuzione illegale», ha dichiarato il metropolita Pavel «confessore» [della fede – ndr] e ha aggiunto:

«È chiaro che le autorità ucraine hanno iniziato a liquidare la Chiesa ortodossa ucraina canonica, non prestando alcuna attenzione ai cosiddetti valori europei, che includono, tra le altre cose, la libertà di religione e il rispetto dei diritti umani».

Il fatto che il Patriarca Kirill abbia una comprensione scarsa e persino perversa della situazione in Ucraina è dimostrato dell’improvviso emergere – letteralmente dal nulla – del tema della Chiesa greco-cattolica:

«I cosiddetti greco-cattolici-uniati sono coinvolti attivamente nell’istigazione e nel mantenimento della persecuzione del popolo ortodosso dell’Ucraina. Essi appaiono tra i maggiori beneficiari delle numerose e illegali confische delle chiese ortodosse in territorio ucraino. Oggi gli uniati si sono pienamente identificati con l’agenda spudoratamente nazionalista promossa in Ucraina e sono diventati collaboratori delle autorità ucraine nell’attuazione della loro politica discriminatoria nei confronti della Chiesa ortodossa canonica».

Avendo scelto una stretta alleanza con il Cremlino, il Patriarca Kirill ha perso completamente la possibilità di esercitare qualsiasi influenza politica in Ucraina e può solo lanciare tuoni e fulmini, come Zeus, e scrivere lettere ai capi delle Chiese cristiane e alle organizzazioni per i diritti umani esortandoli a «prestare attenzione alla persecuzione in corso». Essendo diventato persona non grata in Ucraina ed essendo sottoposto a sanzioni da parte di diversi Paesi, non può influenzare la situazione. Si tratta di un fallimento totale della sua leadership.

Ricompare Hilarion 

Stando alla relazione seguente del Metropolita Hilarion (Alfeyev), caduto in disgrazia l’anno scorso quando ha perduto la carica di Presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne, mantenendo però quella di Presidente della Commissione sinodale biblico-teologica, la Chiesa ortodossa russa desidera seriamente un estremo aggravamento delle relazioni con il Patriarcato Ecumenico. Ecco le primissime parole del Metropolita Hilarion:

«Nel 2018 ha avuto luogo l’invasione dell’Ucraina da parte del Patriarcato di Costantinopoli. È stata seguita dalla legalizzazione dello scisma ucraino. Questo non solo ha causato gravi ferite all’ortodossia ucraina, ma ha anche diviso l’intero mondo ortodosso».

A quanto pare, il principale obiettivo politico del Patriarca Kirill all’ultima riunione dei vescovi è stato quello di convincere i presenti che lo scisma era già avvenuto e che il Patriarcato Ecumenico era l’unico responsabile. Nuove strategie sono in corso di elaborazione, senza considerare e addirittura ignorando intenzionalmente le norme e le regole accettate.

hilarion

I vescovi non hanno sollevato obiezioni. E questo significa che Kirill ha raggiunto il suo obiettivo: gli è stata data carta bianca per ulteriori azioni. Ora si tratta di vedere se i capi delle altre Chiese autocefale si lasceranno ingannare dalla sua retorica o troveranno il coraggio di parlare denunciando le sue distorsioni.

Pubblicato il su Public Orthodoxy il 26 luglio 2023. Nostra traduzione dall’inglese (qui). Sergei Chapnin è direttore delle Comunicazioni del Centro studi cristiani ortodossi presso la Fordham University di New York. Le immagini fanno riferimento a un incontro del Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, a Mosca, del febbraio 2015 (dal sito del Patriarcato di Mosca).

Print Friendly, PDF & Email

Un commento

  1. Christian 7 agosto 2023

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto