
Da un po’ di tempo ho ripreso a fare il catechismo ai bambini. I piccoli, lo sapete, sono spontanei, curiosi, ma anche tremendi nelle loro domande.
L’altro giorno ho fatto l’incontro con i più piccoli, quelli di seconda, che hanno sette anni. Mentre gli raccontavo la nascita di Gesù, e cercavo di farli entrare nel clima magico di quella notte santa, a un certo punto un bambino ha alzato la mano e mi ha chiesto: «ma quand’è che è nato Gesù? Precisamente». Ho dovuto fermare il racconto e ho iniziato a provare a spiegare.
L’ho fatto come farebbe un adulto, un po’ razionalista, cresciuto in una mentalità storico-critica, che non vuole raccontare favole, storie che storicamente non abbiano un fondamento scientifico. Ho provato a spiegargli che in realtà noi non conosciamo la data precisa della nascita di Gesù. Certo, sappiamo all’incirca l’anno, 2025 (più o meno) anni fa, ma non conosciamo il giorno esatto. Poi, ho continuato, convenzionalmente, abbiamo scelto la data del 25 Dicembre, in concomitanza con il solstizio d’inverno, per celebrare il compleanno di Gesù.
Ma la mia risposta non è sembrata sufficiente e lui, e anche altri bambini hanno continuato a chiedermi: «ma quando è nato Gesù?». Non ricordo come sia riuscito ad uscire dall’inghippo, ma so che qualche giorno dopo ho capito che avevo sbagliato tutto. Non dovevo cercare una risposta storico-scientifica, che alla fine non interessa veramente ai bambini, ma neppure a noi.
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Serviva una risposta più profonda. Bastava che prendessi in mano di nuovo il racconto della nascita e prestassi ascolto alle parole. Così ho fatto, e ho scoperto che in realtà lì c’è scritto «quando è nato Gesù». Gli angeli, infatti, dicono ai pastori: «oggi è nato per voi un salvatore». Allora, quando è nato Gesù? Oggi!!!
Da questa intuizione mi si è aperto un mondo. Perché quest’oggi di Dio risuona più volte nel Vangelo di Luca, come a spiegarmi quando accade l’oggi di Dio, ovvero la nascita di Gesù. Il primo è proprio l’oggi ai pastori, i quali non devono fare altro che cercare il segno di un bambino.
Forse il Vangelo vuole dirci che noi possiamo incontrare l’oggi di Dio, il giorno natale di Gesù, quando, come i pastori, restiamo semplicemente stupiti di fronte al miracolo della vita che nasce, davanti all’incanto di un bambino che dorme, che sorride, che piange… il miracolo della vita che nasce è il luogo prescelto da Dio per nascere in mezzo a noi. Dio sa bene che i bambini possono liberarci dai pensieri cupi, che molti nostri giorni tristi vengono salvati quando ci lasciamo coinvolgere nei giochi dei bambini, quando ci prendiamo cura di loro, come Maria e Giuseppe con il loro figlio appena nato. Nella cura dei piccoli succede un miracolo: l’oggi di Dio il giorno in cui è nato Gesù, accade di nuovo, Il Signore nasce oggi.
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Luca racconta di un altro «oggi di Dio». Un giorno, nella sinagoga di Nazaret, Gesù ha preso in mano il libro del profeta Isaia, e leggendo quella pagina ha detto: «oggi si compie per voi questa parola». L’oggi di Dio, quando nasce Gesù, accade quando ascolto la Parola, ed essa genera in me qualcosa. Si compie, nell’attimo stesso dell’ascolto, una grazia, prende corpo la presenza stessa di Dio. L’oggi di Dio, quando è nato Gesù, è legato alla sua Parola accolta nel nostro cuore. Se presto ascolto alla Parola, essa genera in me la vita stessa di Dio, nasce nell’oggi dell’ascolto. Il Signore visita la vita di chi si lascia plasmare dalla Parola.
E poi, ancora, c’è un bellissimo incontro nel Vangelo di Luca. Quando Gesù incontra un pubblicano di nome Zaccheo, un esattore delle tasse odiato dai suoi concittadini di Gerico, e gli dice: “oggi voglio venire a casa tua”. Magari l’oggi Dio, quando nasce Gesù, accade quando apro il cuore della mia casa negli incontri più inaspettati della vita. Ci sono incontri che bussano alla mia porta e chiedono di entrare nella mia vita: e quando apro veramente il cuore ad un incontro, ecco che lì Dio stesso entra, accade l’oggi di Dio, la nascita di Gesù.
Infine, l’oggi Dio l’ultimo oggi nel Vangelo di Luca è l’oggi del paradiso. Sulla croce, uno dei due ladroni sente dire da Gesù parole sorprendenti: «oggi sarai con me in paradiso!». Come sarebbe bello se la nascita di Gesù coincidesse con l’ultimo respiro della mia vita. Chiedo la grazia che la morte mi trovi come quel ladrone che da peccatore si affida a quell’uomo che trova al suo fianco. Basterebbe che come quell’uomo, sapendo di non meritare nulla, trovassi la fede di dire a Gesù: «ricordati di me». L’oggi di Dio, il giorno in cui nasce Gesù, è il momento in cui la morte diventa una nascita, e morire non è la fine, ma è nascere pienamente in Cristo. Il suo Natale può diventare il mio Natale, la mia rinascita definitiva.
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Natale allora, il momento preciso quando è nato Gesù, è oggi, anche questa notte. La grazia da chiedere è di non lasciarci sfuggire l’oggi di Dio, che può accadere in qualsiasi momento: nell’incontro con un bambino, nell’ascolto della Parola, nell’aprire la casa ad un’ospite, nell’ora della nostra morte.
Dio mi conceda di non perdere quest’oggi, il momento preciso in cui nasce Gesù.






I bambini sono “tremendi nelle loro domande” solo per chi vuole indottrinarli a una religione che altri hanno scelto per loro. La spontaneità e la curiosità dei bambini dovrebbe essere indirizzata alla scoperta della realtà che li circonda, lasciando l’eventuale adesione a un credo religioso ai singoli individui in età adulta e consapevole.
Grazie per questa riflessione. Sì, i bambini sollecitano a dare loro risposte che, dalla Scrittura, rimandino alla Scrittura, e non solo i bambini di 7 anni, ma anche i più piccoli, di tre anni (cf. Sofia Cavalletti. La catechesi del buon Pastore, ed. Dehoniane, Bologna 2015). Desidero aggiungere altre due occorrenze del termine ‘oggi’ in Luca, particolarmente attuali. Si trovano ribadite in Lc 13,32-33: “In quel momento [mentre era in cammino verso Gerusalemme (v.22)] si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: ‘Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere’. Egli rispose loro: ‘Andate a dire a quella volpe: ‘Ecco, io scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opere è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perchè non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”…. Ecco, mi pare l’invito – direi il comando ‘è necessario!’ – a fare il bene oggi domani e il giorno seguente: quel giorno seguente che durerà fino a quando non diventerà il ‘terzo giorno’: il tempo in cui tutti lo vedranno e diranno “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Lc 13,35).
Grazie per questa riflessione è un bellissimo regalo per questo S.Natale
Veramente splendido e spiritualmente gratificante il continuo “oggi” della nascita di Gesù.