Vaticano II: la Chiesa “mistero”

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penisola arabica

Il 21 novembre di quest’anno ricorrerà il 60° anniversario della costituzione dogmatica del Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen gentium. È quindi una speciale occasione per riflettere di nuovo su questo testo straordinariamente ricco, che costituisce un punto di riferimento fondamentale per la Chiesa.

Chiesa, cosa dici di te stessa?

Con questo solenne documento, i Padri conciliari hanno risposto alla domanda: cosa dice la Chiesa di sé stessa?

Durante il dibattito iniziale sulla costituzione, il cardinale belga Léon Joseph Suenens pose questo interrogativo come principio guida per i lavori del Concilio.

In vista degli ambiziosi obiettivi del Concilio Vaticano II di realizzare l’unità dei cristiani e imprimere un nuovo impulso all’evangelizzazione, la domanda assunse un’importanza capitale. I Padri conciliari desideravano presentare una visione più profonda della Chiesa, oltre l’aspetto istituzionale e visibile, che era stato dominante nei secoli precedenti.

La bozza di una costituzione sulla Chiesa, elaborata durante la preparazione del Concilio e presentata ai Padri conciliari il 1° dicembre 1962, diede l’avvio alla discussione. Il testo descriveva la profonda realtà soprannaturale presente nella Chiesa, la sua origine nel disegno eterno del Padre, realizzato dal Figlio e dallo Spirito Santo, e la sua identità come Corpo mistico di Cristo.

In continuità con l’insegnamento della Chiesa precedente, questo testo iniziale affermava che la Chiesa, pur rimanendo un mistero, è anche una società umana e un’istituzione visibile.

Nella prima parte della discussione conciliare sul documento, diversi Padri conciliari invitarono il Concilio ad approfondire ancora di più il mistero della Chiesa e, allo stesso tempo, a trovare un linguaggio che potesse meglio essere compreso dal mondo contemporaneo.

Il cardinale francese Achille Liénart, pur riconoscendo l’insegnamento di Pio XII secondo cui la Chiesa cattolica è il Corpo di Cristo, incoraggiò il Concilio a tenere presente che la verità del Corpo mistico di Cristo va oltre le dimensioni visibile e istituzionale. Il cardinale invitò il Concilio a rispettare questo mistero e, in tal modo, a valorizzare meglio il vincolo battesimale che unisce tutti i cristiani.

Il cardinale francese faceva parte di un coro di voci che chiedevano al Concilio di esprimere l’identità della Chiesa in un modo più biblico, più cristocentrico, più immerso nell’insegnamento dei Padri della Chiesa, e anche meno trionfalista e meno legalista.

Il cardinale Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano e futuro papa Paolo VI, espresse il suo parere dicendo che, mentre il testo esistente presentava le verità del diritto ecclesiastico, era necessario prestare maggiore attenzione al mistero della Chiesa e, in particolare, all’intimo rapporto tra la Chiesa e Gesù Cristo. Il Concilio doveva mostrare chiaramente –  osservava il cardinale – che la Chiesa riceve ogni cosa da Cristo e può agire solo attraverso la sua presenza e azione.

Le parole del cardinale tedesco Josef Frings portano il timbro sicuro del consigliere teologico (peritus) che lo assisteva, un giovane sacerdote e accademico tedesco di nome Joseph Ratzinger.

Intervenendo al termine dei primi mesi di lavori del Concilio, il card. Frings affermò che, nel formulare la dottrina sulla Chiesa, il Concilio aveva dato piena espressione non all’intera tradizione della Chiesa, ma solo a una sua piccola porzione, ossia agli ultimi cento anni. Osservò che, nella bozza iniziale, non si diceva quasi nulla né della tradizione greca antica della Chiesa, né di quella latina antica, nonostante il ricco contenuto di queste venerande fonti.

Dopo aver citato alcuni esempi, il cardinale arcivescovo di Colonia si chiese ad alta voce «se un tale metodo di procedere fosse corretto, universale, scientifico, ecumenico e cattolico», nel senso originale della parola greca «cattolico» (katholon) che – ha spiegato il cardinale – «comprende tutto e considera il tutto». Il cardinale Frings invitò il Concilio a riscoprire la ricca visione del mistero della Chiesa che si trova nell’insegnamento dei Padri della Chiesa; per esempio, la ricca dottrina eucaristica dei Padri greci.

Una costituzione da rifare

Nei primi mesi del 1963, tra il primo e il secondo periodo del Concilio, diversi Padri conciliari ed esperti lavorarono intensamente per rivedere la parte iniziale della costituzione. Il testo riveduto, inviato ai Padri conciliari nell’aprile 1963 e presentato all’assemblea generale del Concilio il 30 settembre 1963, era il frutto di un impegno grande e faticoso per esaudire e le indicazioni dei Padri conciliari.

Il nuovo capitolo di apertura del documento si intitolava “Sul mistero della Chiesa”, in contrapposizione con il primo capitolo della bozza precedente, che era “Sulla natura della Chiesa militante”.

La bozza riveduta, così come la versione finale della Lumen gentium, conteneva una profonda riflessione sull’identità della Chiesa, ora molto più profondamente immersa nel mistero rivelato nella Scrittura e contemplato attraverso la lente dei Padri della Chiesa come pure dell’intera Tradizione della Chiesa.

In particolare, la bozza riveduta contiene un commento molto più profondo sul mistero di Cristo. Le primissime parole del testo attirano l’attenzione su Cristo, che è Lumen gentium (la “Luce delle nazioni”), il cui splendore si riflette sul volto della Chiesa.

Richiamando le parole di san Paolo, il nuovo documento prosegue proclamando il Cristo «immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione» (Col 1,15). Questa maggiore enfasi su Cristo offre il fondamento per una visione rinnovata della Chiesa. Per mezzo dei sacramenti – afferma la bozza riveduta – la vita di Cristo glorificato è irradiata sui membri della Chiesa, rendendoli un solo corpo con Lui e in Lui.

Il testo sottolinea che la Chiesa è un mistero non semplicemente perché è fondata da Cristo e sostenuta da Cristo, ma anche perché, nella Chiesa, la vita di Cristo è presente nei credenti.

Il testo riveduto presta particolare attenzione all’immagine scritturistica della Chiesa come mistico Corpo di Cristo, un’immagine che aveva goduto di un rinnovato interesse nei decenni precedenti.

Allo stesso tempo, il Concilio dichiarò che la Chiesa è un mistero che non può essere pienamente espresso da nessuna immagine. Il primo capitolo del nuovo testo – così come la versione finale della Lumen gentium – contiene la descrizione di diverse altre immagini scritturistiche di Chiesa: il gregge che ha Dio come pastore, la vite piantata da Dio, agricoltore celeste, famiglia e tempio di Dio nonché la Nuova Gerusalemme. Fu aggiunto un nuovo capitolo, che si concentrava sulla Chiesa come popolo di Dio e che prestava particolare attenzione ai laici.

Nella bozza riveduta, ci fu anche una nuova sezione sullo Spirito Santo e il suo ruolo nella santificazione della Chiesa, che costituì la base del paragrafo 4 della Lumen gentium. Lo Spirito, riconosciuto come «Spirito di vita o acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14), è colui che risuscita coloro che erano morti a causa del peccato. La terza Persona divina è quella che – prosegue il testo –  guida la Chiesa con i suoi diversi doni e carismi e la adorna con i suoi frutti».

Il testo si sarebbe arricchito maggiormente mano a mano che i Padri conciliari lo hanno studiato e discusso nel corso dell’autunno del 1963 e nei mesi successivi.

Una rinnovata consapevolezza

L’inizio del secondo periodo del Concilio testimoniò una rinnovata consapevolezza del mistero della Chiesa, con altre numerose illuminazioni ricevute nel primo anno del Vaticano II. Il Concilio infatti aveva capito che era necessario esprimere la natura della Chiesa in un modo che risultasse più autenticamente “cattolica” (universale) e aperta a tutte le persone.

Il Concilio si sarebbe mosso verso l’esterno, prima però guardando all’interno ed esplorando più profondamente l’intima connessione della Chiesa con la Santissima Trinità.

Oggi, in un mondo in cui abbondano nozioni confuse sulla Chiesa, faremmo bene a tornare indietro e a riflettere sulle grandi verità professate nella Lumen gentium.

Questa costituzione dogmatica ci offre una visione senza precedenti dell’autentica natura della Chiesa, che è la speciale dimora di Dio tra gli uomini. (National Catholic Register, 30 gennaio 2024)

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2 Commenti

  1. Mauro Mazzoldi 10 febbraio 2024
  2. Fabio Cittadini 10 febbraio 2024

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