Eredi di Abele

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Abele, nel racconto biblico, come è noto, era un pastore. E la pastorizia, a differenza dell’agricoltura, è tradizionalmente legata al nomadismo. Ciò, tra l’altro, ha contribuito alla metafora dell’ebreo errante nel deserto, con le tende e il gregge.

Ecco, l’aspetto nomade, “gitano”, se vogliamo, è stato per secoli associato anche al mestiere del saltimbanco, dell’attore, della persona di spettacolo. E finalmente, proprio in quella dimensione, nel corso dello show Dalla strada al palco, Bianca Guaccero, vera artista completa, sembra aver trovato se stessa.

Ottima partner di Nek, è riuscita a esprimere il suo estro creativo, la sua vena poetica. Ella è, infatti, a suo modo, una poetessa dell’anima: conduttrice, cantante, ballerina, icona di bellezza, attrice. Sempre caratterizzata da due aspetti in apparente, stridente contrasto: la compostezza, la serietà e profondità interiore, la dedizione a valor forti come la famiglia, il sacrificio, a tratti la sofferenza e, d’altro canto, un approccio assai spontaneo, quasi lascivo, accompagnato a un’innata naturalezza.

A riprova che ars est celare artem. Dietro l’immediatezza e l’improvvisazione del vero artista, ci sono tanto impegno, studio, meticolosità, precisione e scrupolosità certosina. Vi sono una lunga gestazione, anche emotiva, e un tormentoso travaglio. Guaccero è questo: talento innato, preparazione, anche dolorosa, leggerezza, anche corporea.

E nel mondo degli artisti di strada, dei funamboli – in occasione della puntata del 31 gennaio scorso, proprio l’arte circense era più che mai rappresentata – ella sembra essersi ricongiunta con la propria vocazione. Che è, appunto, la vocazione originaria – una sorta di scena primaria – dello spettacolo e dell’arte.

Nelle precedenti puntate pareva relegata al ruolo di elegante e simpatica co-conduttrice, di “spalla” di Nek. Ora i due hanno raggiunto un equilibrio perfetto, come ogni vera coppia, e, anzi, come il cantautore non ha mancato di far notare, sul filo di una sottile e delicata ironia, a tratti il rapporto si è quasi rovesciato.

La showgirl, tuttavia, non si atteggia mai a “prima donna”, ponendosi piuttosto come un’amica di chi la segue. Ha anzi il dono di considerare il pubblico non come una massa informe, pronta magari all’applauso, quanto come un insieme di persone, ciascuna degna di rispetto, con una propria storia e con le proprie ferite. E così si pone con gli artisti di strada ospiti della trasmissione, provando sempre a coglierne i vissuti più autentici e a restituirceli.

Che sia anche in ciò la funzione catartica dell’arte? Una catarsi, in tal caso, sia comica che tragica.

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