Lapponia

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Il soggiorno di lavoro di una mia familiare a Rovaniemi, il capoluogo della Lapponia, mi dona un motivo per alcune considerazioni. Si tratta di un’area geostorica che oggi comprende quattro realtà statuali: Finlandia, innanzitutto, Svezia, Norvegia e la stessa Russia. Apprendiamo negli ultimi anni, ormai, delle preoccupazioni finlandesi, scandinave e baltiche riguardo alla linea politico-militare di Vladimir Putin.

Ecco, accanto alla paura, la geostoria sembra spingerci a sperare. Sono note le peculiarità geografiche, linguistiche e storiche di Helsinki, ad esempio: i suoi legami con lo Zar di tutte le Russie, certo, con i Paesi baltici, appunto, e i rapporti con la penisola scandinava. Tanto che a volte, accanto alla Danimarca, anche la Finlandia viene inclusa nella Scandinavia, in senso lato.

Il finnico è una lingua sui generis, è vero, ma lo svedese è l’altra lingua ufficiale della nazione finlandese. E i suoi abitanti, come quelli di Oslo e di Stoccolma, sono di cultura religiosa luterana. Scrivo cultura religiosa in quanto si tratta di Paesi profondamente secolarizzati, eppure i credenti sono per lo più evangelici luterani. Ma in Finlandia non mancano le comunità ortodosse.

E la vivacità della Scuola teologica luterana finlandese – ad esempio con la teologia della theosis, della “divinizzazione”, volta a sottolineare quel che diviene l’essere umano giustificato per grazia – sicuramente trova uno dei suoi fattori nella vicinanza con il cristianesimo ortodosso.

Il quale – proviamo a tornare in Lapponia – è vivo anche in alcuni villaggi lapponi. Il mondo lappone ha conosciuto anche il volto drammatico della nostra civiltà, caratterizzata, nella sua espressione coloniale, dall’imposizione del cristianesimo a esseri umani con altre sensibilità religiose e spirituali. Tuttavia non si è trattato solo di questo.

Poniamoci in ascolto del compianto Paolo Ricca: «Il Risveglio in Finlandia presenta le stesse caratteristiche più volte rilevate. Vi operano tanto laici, come il contadino P. Ruotsalainen (1777-1852), la cui intensa spiritualità plasmò l’intero movimento, quanto pastori come H. Renquist (1789-1866) che propagò l’esperienza risvegliata fra i carcerati e promosse in tutto il paese la vita di preghiera; o come F.G. Hedberg (1811-1893) che combinò in maniera originale pietà luterana di stampo moravo con un fervore di opere sociali sul modello della missione interna; o, infine, come L.L. Lästadius (1800-1861) che lavorò soprattutto fra i Lapponi facendovi esperienze inedite di tipo estatico e sperimentando la forza di guarigione che può sprigionarsi dalla fede»[1].

Ecco, ritroviamo il teologo, il pastore, lo storico attento ai cristiani d’Islanda, di Groenlandia o della Lapponia, come alle lettere e ai dubbi di ciascun essere umano. Connubio straordinario di fede e cultura.


[1] Storia del cristianesimo. L’età contemporanea, a cura di G. Filoramo e D. Menozzi, Laterza, Roma-Bari 2001, p. 58, corsivi miei.

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