“Una tomba per le lucciole”: quando muore l’innocente

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Il 6 agosto scorso Lucky Red ha annunciato che dal 18 al 24 settembre 2025, in occasione degli 80 anni dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, verrà proiettato nei cinema italiani – con un nuovo doppiaggio – Una tomba per le lucciole.[1] Un film d’animazione del 1988 scritto e diretto da Isao Takahata (1935-2018), regista e sceneggiatore cofondatore dello Studio Ghibli insieme a Hayao Miyazaki. La pellicola è considerata una dei migliori film d’animazione di tutti i tempi, nonché uno dei più importanti e influenti della cultura giapponese.

Riconosciuto universalmente come uno dei più potenti manifesti contro l’orrore della guerra, il film, che venne presentato in contemporanea con Il mio vicino Totoro di Miyazaki, divenne un film molto controverso e poco pubblicizzato a causa del realismo della vicenda narrata, cosa che non gli ha comunque impedito di raccogliere un grande successo, non solo in Giappone.

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Forse meno conosciuto e apprezzato a livello globale del suo amico e rivale Miyazaki, Takahata è stato uno dei maggiori registi del Sol Levante, tra le sue tante pellicole apprezzate e premiate citiamo qui Pioggia di ricordi (1991), Pom Poko (1994) e I miei vicini Yamada (1999). Il suo ultimo film da regista, La storia della Principessa Splendente (2013), è stato candidato agli Oscar come miglior film d’animazione e può essere considerato il suo capolavoro, coronamento di una ricerca estetico-esistenziale che non solo non teme il confronto con il più conosciuto lavoro di Miyazaki, ma addirittura lo supera.

La vicenda di Una tomba per le lucciole inizia nell’atrio della stazione ferroviaria di Kōbe il 21 settembre 1945, quando un ragazzo muore di stenti fra l’indifferenza degli inservienti. Tutto quello che possiede è soltanto una scatola di latta. Quando la scatola viene gettata via rivelando al suo interno i resti carbonizzati di un essere umano, appare lo spettro di una bambina che la raccoglie venendo poi affiancata da quello di un ragazzo. Inizia così il flashback che racconta la loro storia.

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Tre mesi prima, nel giugno 1945, a Kōbe il disastro della Seconda guerra mondiale si abbatte sul giovane Seita e sua sorella Setsuko, costretti a scappare dai bombardamenti. Comincia così la loro avventura in un paese devastato, in cerca di cibo e riparo. Trovano una sistemazione apparentemente sicura presso una zia, ma questa si rivela presto dura e cinica e rinfaccia a Seita e Setsuko di non fare nulla per contribuire al buon funzionamento della casa.

Interessante a questo proposito, anche se mostrata solo per breve tempo, la figlia della zia, una giovane ragazza che ha rinunciato alla sua adolescenza per diventare una perfetta esecutrice di ordini. È uno dei primi elementi simbolici del film, l’incompatibilità della vita dei bambini con la rigidità mortifera della guerra. Seita e Setsuko sono entrati in un mondo in cui gli uomini hanno perso ogni capacità empatica, tanto che solo i due fratelli sembrano ancora muoversi in un orizzonte umano, figure colorate in un mondo ormai incolore.

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I due decideranno di lasciare la casa della zia per abitare un rifugio abbandonato scavato nell’argine di un fiume. Qui appare l’elemento centrale della pellicola, il rapporto tra l’uomo e la natura. Quest’ultima, nonostante la catastrofe ecologica della guerra, appare comunque intatta nella sua capacità di esprimere armonia e bellezza.

È un aspetto che abbiamo potuto apprezzare in diverse pellicole dello studio Ghibli: la guerra e in generale e in particolare l’antimilitarismo è stato più volte tematizzato nelle pellicole di Miyazaki, dove la natura vi si oppone come potenza uguale e contraria. Nel suo film, invece, Takahata rinuncia a mostrare la natura come forza, quanto piuttosto come debolezza muta che solo la piccola Setsuko è capace di trasformare in bellezza attraverso la meraviglia del suo sguardo e la naturalezza del gioco.

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Il titolo del film si riferisce alla tomba che proprio Setsuko scava per seppellire le lucciole morte che trova dopo la notte in cui le ha potute ammirare dentro il rifugio con il fratello Seita. Anche qui la scena è simbolicamente potente poiché la sepoltura dei piccoli insetti da parte della bambina si contrappone ai mucchi di corpi insepolti e dati alle fiamme per le strade per evitare epidemie. Setsuko è ancora capace di conferire dignità alle cose morte che nell’economia di guerra non hanno più importanza.

La pellicola di Takahata non fa sconti e pur non eccedendo mai in scene crude o violente la vicenda dei due fratelli in fuga è difficilmente sopportabile per lo spettatore. Takahata mette in scena una tragica vicenda del suo paese che trascende ogni storia particolare per descrivere quello che succede in tutte le guerre: cosa succede se muore l’innocente? Come sopporterà il mondo questa perdita?

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La guerra, infatti, almeno per ora, non ha arrestato il processo di civilizzazione, il progresso tecnologico e anzi bisogna dire (non senza inquietudine) che proprio le guerre hanno permesso l’affermarsi di grandi passi in ambito tecnico-scentifico. Takahata mostra il prezzo di questo progresso: nella scena finale gli spettri dei due fratelli guardano i fitti palazzi della Tokyo moderna, sorti sulle rovine del conflitto. La storia è andata avanti, ma l’innocente rimane morto e con lui la dignità dell’essere umano che si rivela nel prendersi cura anche di un piccolo insetto morto.

Così che la grande città – questo sembra suggerirci Takahata – non è il segno tangibile del progresso, della resistenza dell’uomo attraverso vicissitudini avverse, quanto una sorta di tomba elegante in cui i vivi posso dimenticare facilmente i fondamenti del loro presente. I muti spettri degli innocenti guardano i grattacieli da una collina erbosa e forse sono loro i veri cittadini del mondo, forse paradossalmente ben più reali dei vivi.

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Riscoprire questa pellicola oggi è un evento prezioso, perché il lavoro di Takahata è capace di spostare l’attenzione sulla questione veramente importante dietro ogni guerra, al di là di ideologie o falsi pretesti: potrà continuare ad esserci una storia umana, una reale evoluzione della coscienza, se di questa storia viene meno il suo elemento fondante, l’innocente?


[1] Il film è comunque disponibile in lingua originale con sottotitoli in italiano nel catalogo Netflix.

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