Africa: dalle migrazioni ai migranti

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Version française ci-dessous.

Nella storia precoloniale africana, la migrazione si riferisce allo spostamento di popolazioni dal nord al sud del Sahara a causa delle limitazioni climatiche (grave desertificazione del Sahara) e della ricerca di pascoli. I popoli si sono ritrovati a sud del Sahara e hanno formato grandi società e Stati.

Se questo è il significato storico di “migrazione”, va notato che non può essere applicato alla migrazione come viene vissuta oggi. Ci sono diverse differenze.

Innanzitutto, va sottolineato che oggi si parla più di “migranti” che di “migrazioni”. Questo, si potrebbe dire, è un modo per individualizzare il fenomeno. Mentre un tempo la “migrazione” era un fenomeno collettivo (movimento di popoli), i migranti non hanno nulla a che fare con le comunità. È un’azione, un movimento individuale.

E, cosa interessante, questo movimento, sebbene individuale, ha spesso avuto forti basi politiche. È guidato da un malessere. Non si tratta di turismo. Si tratta piuttosto di cercare rifugio, di fuggire dalla fame e dalla sete, dalla guerra e dal malgoverno che si sono insediati nella maggior parte dei Paesi africani e non solo. Di conseguenza, il movimento dei “migranti” segue una traiettoria inversa a quella della migrazione come definita sopra: i migranti vanno da sud a nord.

Chiarito questo, senza tornare alle dolorose descrizioni del viaggio dei migranti, della loro traversata del Mediterraneo, che per molti è diventato un cimitero, e delle loro precarie condizioni di vita sulle sponde del Mediterraneo nei campi “profughi”, richiamiamo la nostra attenzione sulla nuova legge approvata dal Parlamento britannico, una legge che non è priva di interrogativi e sospetti.

Il fenomeno dei “migranti” pone un vero problema politico ai governi. Questi ultimi, in quanto Paesi ospitanti, si trovano costretti a valutare se gli immigrati debbano o meno essere integrati nei loro Paesi e ad adottare misure adeguate. Queste misure sono definite “politica migratoria”.

Accordo fra Inghilterra e Ruanda

È proprio in questo senso che il Parlamento britannico ha approvato una legge che autorizza l’espulsione dei migranti dal territorio britannico e il loro confinamento in Ruanda. Sono già stati firmati accordi tra i due Paesi partner. Se da un lato si teme che l’arrivo dei migranti porti a un aumento della criminalità, dall’altro in Ruanda le cose sono viste in modo diverso: l’arrivo dei migranti potrebbe dare impulso all’industria alberghiera e creare posti di lavoro.

Tuttavia, va notato che la visione africana di questa misura è scettica. È responsabile inviare migranti in una regione che da anni è immersa nella guerra? Non è forse un artificio per dare in pasto uomini a gruppi armati sotto la copertura del Ruanda, per perpetuare il saccheggio delle risorse della Repubblica Democratica del Congo al triste destino della popolazione martoriata? Non è forse questo il modo tacito del Parlamento britannico di dire: “Kagame, noi sosteniamo quello che stai facendo, vai avanti, vai avanti, vai avanti”?

Nel complesso, le opinioni su questa nuova legge sono discordanti. Da parte nostra, limitiamoci a questo pensiero ed esprimiamo il nostro dubbio.


AFFAIRE MIGRANTS
QUAND LE PARLEMENT BRITANNIQUE ADOPTE UNE LOI CONTRONVERSEE

Les migrations, dans l’histoire précoloniale, désignent ces déplacements des peuples du Nord au Sud du Sahara de suite des contraintes climatiques (forte désertification du Sahara) et recherche des pâturages. Des peuples se sont retrouvés au Sud du Sahara et y ont constitué de grandes sociétés, des Etats.

Si telle est l’acception historique des “migrations”, il faut noter que cette dernière ne saurait s’appliquer aux migrations telles que vécues aujourd’hui. Plusieurs différences sont à noter.

D’emblée, il convient de préciser que l’on parle désormais  plus des “migrants ” que des “migrations”. Ceci, on peut l’insinuer, est une façon d’individualiser le phénomène. Alors que jadis, le phénomène “migrations” était collectif  (déplacement des peuples), celui  des migrants n’a rien à voir avec les communautés. Il s’agit d’une action, d’un mouvement individuel. Et aussi, et c’est ici qu’il y a quelque chose d’intéressant, ce déplacement quoiqu’individuel a souvent eu de forts soubassements politiques. Il est mû par un malaise. Il ne s’agit pas d’un tourisme. Il s’agit plutôt de chercher refuge, de fuir la faim et la soif, de fuir la guerre et la mauvaise gouvernance  qui ont élu domicile dans la plupart des pays africains et autres. Partant, le mouvement “migrants” emprunte une trajectoire inverse de celui des migrations tel que défini plus haut : les migrants vont du Sud au Nord.

Cela clarifié, sans revenir aux douloureuses descriptions du voyage des migrants, de leur traversée de la Méditerranée qui est devenue un cimetière pour nombreux, de leurs conditions de vie précaire aux côtes de la Méditerranée, dans des camps “des réfugiés”, attirons notre attention sur la nouvelle loi adoptée par le parlement britannique, loi qui ne va pas sans interrogations et soupçons.

Le phénomène “migrants” pose un vrai problème politique aux Etats. Ces derniers, pays hôtes, se retrouvent dans l’obligation de penser l’insertion ou non des migrants au sein de leurs Etats et de prendre des mesures appropriées. On parle de plus de la “politique migratoire” pour désigner ces mesures étatiques.

C’est bien précisément dans ce sens que le parlement britannique a adopté une loi autorisant l’expulsion des migrants du territoire britannique et leur cantonnement  vers le Rwanda. Des accords ont déjà été signés entre les deux pays partenaires. Si d’un côté, on craint la montée de la criminalité avec l’arrivée des migrants ; de l’autre, au Rwanda, on voit les choses autrement : l’arrivée des migrants pourrait booster l’industrie hôtelière et créer de l’emploi.

Cependant, notons qu’un regard africain de cette mesure est sceptique. Est-il responsable de déployer des migrants dans cette zône plongée dans la guerre depuis des longues années ? N’est ce pas là un artifice pour nourrir en hommes les groupes armés sous couvert du Rwanda, pour pérenniser le pillage des ressources de la République Démocratique du Congo au triste sort des populations meurtries ? N’est-ce pas là une façon tacite du parlement britannique de dire : “Kagame, nous cautionnons ce que tu fais, fonce, fonce, fonce “?

Tout compte fait, les avis sont partagés à propos de cette nouvelle loi. Pour notre part, limitons-nous à cette réflexion et exprimons notre doute : “Wait and see “.

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