Germania: vescovi contro la destra xenofoba

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Il crescente consenso all’estrema destra politica di Alternative für Deutschland (AfD) preoccupa i vescovi tedeschi e i cattolici più attenti. Fin dalla sua fondazione (2013) il partito ha duramente criticato la Chiesa, prendendo apertamente le distanze.

L’allora presidente della Conferenza episcopale, mons. Robert Zollitsch, criticò la loro delegittimazione dell’Unione Europea e fu accusato dall’attuale vicepresidente del gruppo parlamentale, Beatrix von Storch, di «abuso di ufficio» per penalizzare il partito. Nel 2015, durante una delle crisi dei rifugiati, l’AfD accusò le Chiese di «buonismo ingenuo».

Anche a livello locale non sono mancate tensioni. È successo a Gelsenkirchen (Renania, Germania) nell’aprile dell’anno scorso, quando un comizio è stato contrastato da un insistente scampanio. Accompagnato da quello della chiesa cattolica poco lontana. I pastori hanno fatto osservare che le Chiese (protestanti e cattoliche) avevano invitato al suono delle campane per denunciare la guerra in Ucraina a cui si era aggiunto lo scampanio della preghiera del mezzogiorno.

È successo anche a Rheine (Nord Reno Westfalia), dove il 10 settembre il parroco, Thomas Hüwe, commentando il vangelo suggeriva di non aderire alla xenofobia, di non dimenticare «di riconoscere i nostri vicini». Interrotto dalle grida di un fedele ha reso esplicito il suo pensiero affermando che i credenti non possono sostenere l’AfD. Il vivace scambio si è concluso con l’uscita dell’interessato  («vai con la benedizione di Dio» avrebbe commentato il parroco) e un brusio diffuso.

L’episodio è poi diventato un caso sui media. Il portavoce della diocesi (Münster) ha detto che l’omelia era finalizzata alla comprensione reciproca, alla cura dei rapporti con tutti a partire dai vicini. «Si tratta di questioni importanti per la coesione e il carattere della nostra società».

Comportamenti «completamente contraddetti dall’atteggiamento di persone che hanno una visione del mondo xenofoba, etnicista, razzista e antisemita, in cui l’appartenenza etnica è sopravvalutata ed è rifiutato lo stato costituzionale democratico. Il sacerdote ha giustamente sottolineato la contraddizione». Il presidente del consiglio pastorale parrocchiale si è detto sicuro che tutti i fedeli attivi nella comunità sostengono il loro pastore.

Giù le mani dal Vangelo

In un’intervista al quotidiano popolare Bild (24 settembre) il presidente della Conferenza episcopale Georg Bȁtzing ha dichiarato che «la Chiesa deve sempre prendere la distanza da posizioni anti-umane o anti-democratiche». La presidente del Comitato centrale dei cattolici, Irme Stetter-Karp, ha proposto di escludere gli appartenenti all’AfD da tutti gli incarichi ecclesiali.

Più prudente mons. Bertram Meier (Augusta). «L’appartenenza ad un partito da sola non è un criterio per escludere dagli uffici». Su posizioni rigorose anche il segretario generale del Comitato centrale dei cattolici, Marc Frings, in un intervento su Herder Korrespondenz: «Non esiste alcun legame legittimo tra cristianesimo e ideologia di destra». L’odio verso i rifugiati e i musulmani è incompatibile con il Vangelo.

Nell’ampio comunicato dell’assemblea autunnale della Conferenza episcopale (28 settembre) fra i 17 punti sviluppati, uno è dedicato alle “posizioni politicamente estreme”.

«Siamo molto preoccupati per l’ascesa dell’AfD, che sostiene sempre più posizioni estreme di destra e antidemocratiche. Abbiamo l’impressione che tali posizioni vengano espresse sempre più palesemente. Atteggiamenti che si possono osservare in tutta la società, indipendentemente dalla preferenza per questo o quel partito. Il Comitato per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz) attesta la radicalizzazione dell’AfD. Come vescovi, chiediamo che il nostro paese non diventi una Germania anti-sistema, xenofoba, anti-europea e nazionalista. Mandiamo piuttosto assieme un segnale per una Germania democratica, europea e cosmopolita. Si possono citare alcuni dati. Qualche giorno fa la Fondazione Friedrich Erbert ha presentato il suo Mitte-Studie che, ogni due anni, esamina gli atteggiamenti storico-civili della popolazione. Non devono solo farci riflettere, ma richiedono una reazione da parte di tutti noi, al di là delle appartenenze di partito o alle Chiese. Quando il 6,6% degli intervistati sostiene una dittatura in Germania (erano il 2,2% nel 2020), il 5,7% valuta positivamente l’antisemitismo (era l’1,7% nel 2020), il 16% approva la xenofobia (era il 4,5% nel 2020) e l’8% ha una visione del mondo palesemente di estrema destra, una reazione si impone» .

Il virus del populismo

In un documento del 2019 pubblicato dalla Conferenza episcopale in cui si affrontava il problema del populismo (Dem Populismus widerstehen), molti elementi erano già chiari. «Il populismo che ci sfida, mostra ogni giorno il suo volto minaccioso, perché ci tenta con una visione in bianco e nero e una mentalità ristretta, nella società come nella Chiesa. Il mondo sta diventando sempre più complesso ed è innegabile che questa complessità travolga alcune persone. Ma le risposte del populismo sono semplificazioni. Respingiamo fermamente ogni tentativo di forzare il cristianesimo per fini populistici. Siamo convinti che la nostra fede e la nostra tradizione cattolica come Chiesa universale siano in contrasto con le caratteristiche peculiari del populismo. Pensiamo, ad esempio, all’assoluta uguaglianza di tutti gli esseri umani come creature di Dio».

Davanti al catastrofismo populista «la nostra fede è fiduciosa in un Dio che non diffonde paura e terrore, ma speranza: la fiducia che per risolvere i problemi del nostro tempo non c’è bisogno di accanimento livoroso». Una piattaforma di dialogo che è offerta a tutti.

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