Iran: dal 2001 ai nostri giorni

di:

iran-fs11

Nell’ottobre 2001 sono a Teheran. Gli iraniani non sembrano essere preoccupati della guerra in Afghanistan. Lo sono, invece, per la situazione interna. Il quotidiano in lingua inglese Iran news, in un editoriale del 24 ottobre, ha lanciato un grido d’allarme ai responsabili del Paese: se non si fa presto, il Paese esplode per mancanza di lavoro, inflazione galoppante, prezzi dei beni di consumo alle stelle, incertezza del futuro, limitazioni della libertà personale e sociale. L’Iran contava allora oltre 66 milioni di abitanti. Ora ne conta più di 80 milioni.

L’ayatollah Alì Khamenei

Il 5 maggio 2001 è andato alle urne. Ha vinto l’ala riformista e Khatami viene proclamato presidente della Repubblica islamica. Viene battuta l’ala religiosa conservatrice dell’ayatollah Alì Khamenei, la potentissima guida spirituale. Ma la Costituzione del 2 dicembre 1979 afferma che lo Stato è subordinato alla guida del clero sciita e che, al vertice, vi è la guida religiosa, nominata da un consiglio di 84 teologi, che ha il controllo sulle leggi e sugli organi dello Stato, compreso il presidente della Repubblica.

Alì Khamenei è noto per il suo integralismo. Non perde occasione per ricordare al Parlamento e al Paese che la prima autorità è lui. Effettivamente, il Parlamento è un’assemblea consultiva. Le leggi che emana vengono sottoposte all’approvazione del “Consiglio dei guardiani”, composto da dodici membri, che può respingerle. A Khamenei fanno capo in modo diretto e indiretto, mediante i suoi rappresentanti, sia il comando delle forze armate sia il potere giudiziario.

Il presidente Khatami

Khatami, nel giugno 2001, vinse le elezioni presidenziali perché ebbe l’accortezza di toccare alcuni problemi molto sentiti dalla gente: le azioni repressive contro la stampa e movimenti ostili al potere religioso, la chiusura di giornali e il facile ricorso alle condanne. Parlò della necessità di aprirsi alla democrazia, di venire incontro alle esigenze dei più deboli, giovani e donne, di dare più libertà d’espressione, sempre nel rispetto della Costituzione.

Già dagli anni novanta Khatami prendeva le distanze da buona parte del clero sciita. Chiedeva per il nuovo corso dell’Iran, descritto nel suo libro Paura dell’onda, un clero aggiornato, consapevole e illuminato.

Concluso il mandato, non potrà più essere eletto.

Turbolenze

Nel giugno 2003 mi reco ancora una volta in Iran. Dal 2001 la situazione è peggiorata. Manca il lavoro, l’inflazione raggiunge il 20%, molti giovani – al di sotto dei 30 anni sono il 70% della popolazione – sono allo sbando, e le limitazioni della libertà raggiungono il ridicolo, come nella città santa di Quom, 150 chilometri da Teheran, sede delle più importanti scuole teologiche coraniche, dove è vietato il gioco del biliardo.

Sui giornali iraniani campeggia l’allarme lanciato dai circoli conservatori: l’Iran va tenuto sotto controllo per il programma nucleare che sta sviluppando e per il suo atteggiamento di “benevolenza nei confronti del terrorismo”. In Iran si parla apertamente del progetto americano di “cambiare” il regime.

I circoli religiosi conservatori vedono messa in discussione la Costituzione di Khomeini del 1979, secondo la quale lo Stato è subordinato alla guida del clero sciita, al cui vertice sta la guida spirituale, che ha il controllo sulle leggi e sugli organi dello Stato, compreso il presidente della Repubblica.

Il Pentagono – è opinione diffusa nel Paese – avrebbe un progetto ben preciso e chiaro: suscitare un’insurrezione organizzata, partendo dall’interno. Israele minaccia un bombardamento preventivo su Busher, dove si trova la centrale atomica più importante, ma anche sulle centrali di Arak, Natanz, Esfahan, dove si produce ossido di uranio.

Il presidente americano Bush accusa l’Iran di collaborare con al -Qaeda. Secondo la CIA, in Iran sarebbero nascosti un figlio di Bin Laden, due leader del gruppo terroristico e alcuni responsabili dell’attentato di Ryad.

La guida spirituale Alì Khamenei riceve un duro colpo da 127 deputati che, in una lettera aperta, gli rimproverano di non andare incontro alle esigenze della maggioranza del popolo, insoddisfatto e senza speranza. Dura la risposta di Khamenei: i deputati parlano per debolezza e paura.

Sono molti a sostenere che il processo riformista di Khatami sia agli sgoccioli. Un duro colpo viene inferto dalla bocciatura da parte del “Consiglio dei guardiani” di due leggi approvate dal Parlamento: abolizione del potere di eliminare i candidati sgraditi alle elezioni politiche e la possibilità, conferita al presidente, di sospendere le sentenze della magistratura considerate anticostituzionali.

Khamenei è infuriato. Se la prende con le ragazze che indossano abiti troppo corti, attillati e colorati. Presi di mira anche gli occhiali da sole. Anche gli uomini devono coprirsi le braccia. Gruppi fanatici vanno alla ricerca di chi non mette in pratica le norme.

Khatami – secondo voci attendibili – sarebbe stanco e demoralizzato, perché non è riuscito a mantenere fede alle promesse di rinnovamento fatte agli elettori nel 1997.

Mahmoud Ahmadinejad

Al ballottaggio del giugno 2005 ha la meglio il laico islamico-radicale Mahmoud Ahmadinejad sul moderato conservatore Akbar Haschemi Rafsanjani.

La situazione è instabile, fluida, confusa. La tensione è alle stelle. La gente è delusa. Nonostante la ricchezza del petrolio, il 70% della popolazione vive con appena duecento dollari al mese. L’inflazione è oltre il 15% e la disoccupazione supera il 20%. S’interroga sul futuro del Paese, sull’isolamento internazionale, al quale lo sta portando il populista Ahmadinejad.

Gli sconfitti riformisti, persa la maggioranza in Parlamento nelle elezioni del 2004, non sono riusciti a piazzare un candidato in grado di far fronte ai centristi di Rafsanjani e all’altro conservatore Ahmadinejad. Khatami, negli otto anni di presidenza, non si era preparato una figura che ne continuasse l’opera e ne incarnasse lo spirito.

Si assiste con trepidazione e sgomento alla deriva del Paese. Allo sbando e senza futuro soprattutto i giovani, costretti a fare anche tre-quattro lavori. Migliaia si lasciano andare alla droga. Si parla di tre milioni di tossicodipendenti e di mezzo milione di prostitute.

La popolazione è come stregata dal mito della bomba nucleare e soffre di un complesso di inferiorità nei confronti dei paesi che già la possiedono. Entra in gioco il mito della “Grande Persia” e anche la bomba serve ad alimentarlo.

Appare sempre più urgente fermare la mina vagante del presidente Ahmadinejad. Con il suo messianismo sta portando il Paese alla deriva. Personaggio bizzarro e imprevedibile si sta staccando da Khamenei e Khamenei da lui.

Manifestazioni di protesta

Nel febbraio 2009, a trent’anni della rivoluzione, sono ancora in Iran. Ahmadinejad, presidente e capo del governo dal giugno 2005, è in corsa per il secondo mandato. Stessi personaggi con intrecci familiari e lotte interne, giochi nascosti e alleanze incrociate, corruzione e commerci sporchi, scambi di voti e favori, occupazione di posti e sgambetti senza scrupoli. Le grandi famiglie che contano si combattono, si cercano, si temono. Non c’è più lo spirito ideale della rivoluzione khomeinista.

Alle elezioni per la presidenza del 12 giugno 2009, Ahmadinejad vince con il 62/63% dei voti, staccando di gran lunga gli altri concorrenti. Al clima festoso dei giorni precedenti le elezioni, è seguito uno stupore incredulo, sfociato in una imponente dimostrazione silenziosa. Le forze dell’ordine hanno reagito attaccando i dimostranti. Per la prima volta dalla rivoluzione del 1979 si è udito il grido: morte al dittatore!

Le manifestazioni di protesta si sono protratte per mesi con una repressione sempre più violenta. Non vengono fornite cifre sugli arresti e sulle vittime. Con il passare del tempo, il regime sembra avere pienamente il controllo della situazione, ma si percepisce sempre più che l’Iran è sempre più isolato.

Il 14 giugno 2013 viene eletto presidente Hasan Rouhani, un riformista, riconfermato nel maggio 2017. Il 18 giugno 2021 viene eletto Ebrahim Raisi, candidato conservatore, già capo del potere giudiziario. In Parlamento, in base alle elezioni del 21 febbraio 2020, i conservatori sono 221, i riformisti 20, gli indipendenti 33. Da settembre 2023 oceaniche manifestazioni e arresti con l’uccisione di 500 persone.

Il resto è cronaca di questi giorni.

Print Friendly, PDF & Email
Tags: ,

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto