
La tensione è salita di colpo in Madagascar.
Nelle strade della capitale, verso le 16 di martedì 14 ottobre, molti correvano a cercare riparo ed evacuavano gli edifici del quartiere del palazzo presidenziale di Ambohitsorohitra. Sulle strade, alcuni veicoli militari carichi di soldati armati si dirigevano verso quella che un tempo era la residenza di Francia ad Antananarivo, per poi entrarvi. Dietro le grate, qualche giornalista riprendeva la scena. Davanti alla facciata dell’edificio, il colonnello Michael Randrianirina ha dichiarato: «Siamo qui per prendere il potere, perché la crisi è durata abbastanza».
Se era stata la gioventù a dare avvio al movimento di protesta lo scorso 25 settembre, ormai non ci sono dubbi: è l’esercito a detenere il potere. In un breve discorso, il colonnello Randrianirina ha annunciato la creazione di un comitato «composto da ufficiali dell’esercito, della gendarmeria e della polizia nazionale». Seguirà, ha aggiunto, la formazione di un governo civile «entro pochi giorni». Questa la forma. Quanto al contenuto, per ora si sa poco.
«Andate via, sono fuorilegge»
Nonostante le decine di militari intorno al palazzo, armi in pugno e dito sul grilletto — alcuni incappucciati di nero — il nuovo potere malgascio si è detto «aperto al dialogo» con il presidente Andry Rajoelina. Con un sorriso un po’ imbarazzato, il colonnello ha affermato: «Questa è l’identità malgascia: prima di tutto il Fihavana (solidarietà), l’amicizia, l’amore, la negoziazione».
Terminata la dichiarazione, Michael Randrianirina e le sue truppe hanno lasciato il palazzo, stavolta passando per il viale principale, non per le vie laterali come al loro arrivo.
Lungo il percorso, decine di cittadini che avevano assistito alla scena li hanno applauditi e hanno fatto risuonare fischietti, simbolo delle manifestazioni di Antananarivo.
Se una parte del popolo malgascio sembra sollevata, altri guardano con scetticismo all’esercito. Una giovane donna, mentre si mette al riparo, invita i passanti ad andarsene in fretta perché, dice parlando dei soldati, «sono dei fuorilegge». Anche Bien Aimé Valimbavaka, 29 anni, originario della città di Diego Suarez, non si fida: «Purtroppo cambiano schieramento ogni volta che non ottengono soldi».
Già nel 2009 fu l’esercito a facilitare l’ascesa al potere di Andry Rajoelina, il presidente che ora si nasconde, rifiutandosi di lasciare ufficialmente la carica. E sono gli stessi uomini che oggi gliela tolgono.
Una dissoluzione e una destituzione
Nel pomeriggio, la tensione era alta anche all’Assemblea nazionale. In una sala gremita di deputati e giornalisti si contavano i voti per decidere la destituzione del presidente. A ogni voto favorevole esplodevano gli applausi: su 131 deputati, 130 hanno votato per la destituzione di Andry Rajoelina e uno solo si è astenuto. Un voto arrivato mentre il presidente, la cui posizione attuale è ignota, aveva annunciato la dissoluzione dell’Assemblea.
Una decisione «totalmente illegale», afferma Pierre Nobel: «Dov’è? Se non è qui significa che ha di fatto rinunciato al suo incarico».
Così spiega l’ex presidente dell’Alto Consiglio per la difesa della democrazia e dello Stato di diritto (HCDDED). Secondo lui, la Costituzione malgascia stabilisce che il presidente deve esercitare le sue funzioni sul territorio nazionale. Eppure, il decreto con cui Rajoelina ha annunciato la dissoluzione dell’Assemblea — privo di firma o timbro ufficiale — dichiara di essere stato «redatto ad Antananarivo». Ma lo stesso presidente ha affermato di non trovarsi nel Paese: il decreto è quindi considerato nullo. La confusione è totale.
L’Assemblea ha comunque proceduto dichiarando la destituzione del presidente.
«È normale, siamo nel XXI secolo e la gente in pieno centro città non ha né acqua né elettricità. Non è accettabile», ha commentato un funzionario parlamentare, che preferisce restare anonimo per paura di ritorsioni.
In serata, la presidenza del Madagascar ha denunciato un «tentativo di colpo di Stato», assicurando che il presidente Andry Rajoelina, destituito con voto dell’Assemblea, «rimane pienamente in carica».
L’esercito, dal canto suo, nega qualsiasi legame tra l’annuncio della presa del potere e la destituzione del presidente. «Eravamo già in marcia verso il palazzo presidenziale (al momento dell’annuncio dei risultati), non potevamo saperlo», ha assicurato il colonnello Michael Randrianirina.
L’incertezza è ora ciò che attende i Malgasci — una situazione che, agli occhi di molti, sembra comunque preferibile all’attuale realtà: quasi l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
- La Croix, 14 ottobre 2025. Élodie Goulesque è inviata speciale ad Antananarivo, Madagascar (qui l’originale francese)





