
Il 1° gennaio 2026, nel suo primo intervento previsto per la 59ª Giornata Mondiale della Pace, papa Leo XIV rifletterà sulla pace, la giustizia e l’armonia globale.
Il 18 dicembre 2025 papa Leone ha pubblicato il suo primo grande messaggio per la pace, intitolato «La pace sia con voi», in preparazione alla consueta esortazione annuale del 1° gennaio sulla Pace mondiale. Il messaggio di dicembre invitava i fedeli a non arrendersi all’idea che paura e oscurità siano normali, ma a considerare la pace non solo possibile ma necessaria.
«Quando trattiamo la pace come un ideale lontano, smettiamo di scandalizzarci quando essa viene negata, o persino quando si fa la guerra in suo nome… e si giustifica la violenza e la lotta armata in nome della religione». Papa Leone ha esortato i credenti di tutte le religioni a guardarsi dalla tentazione di armare le parole e la religione per commettere violenza in loro nome.
Ha concluso con due strazianti testimonianze oculari sugli orrori europei: la guerra in Bosnia e il terrorismo interno che ha tormentato l’Italia negli anni ’70 e ’80.
La Giornata Mondiale della Pace è una ricorrenza cattolica annuale celebrata ogni 1° gennaio. Istituita nel 1968 da papa Paolo VI, rappresenta l’occasione per ciascun pontefice di scrivere un messaggio per la pace e riflettere su pace, giustizia e armonia globale. I messaggi offrono orientamenti morali alla Chiesa e al mondo su come perseguire la pace nel contesto contemporaneo.
Per il suo primo messaggio in occasione della 59ª Giornata della Pace, papa Leone ha scelto il tema «La pace sia con voi» come invito non solo a desiderare la pace, ma a renderla una realtà vissuta. La pace, infatti, non è soltanto assenza di guerra, ma è radicata nella giustizia, nella fiducia, nel dialogo, nel perdono e nell’umanità condivisa.
Cercare la pace in un mondo in disordine
Il Preventive Priorities Survey annuale, prodotto dal Council on Foreign Relations con il contributo di oltre 600 esperti americani di politica estera, è stato appena pubblicato e ha individuato cinque scenari legati a conflitti ritenuti altamente probabili o con alto impatto per gli interessi statunitensi nel 2026.
Gli esperti sono più preoccupati per i rischi correlati a conflitti in Medio Oriente e nell’Europa orientale, inclusa la possibilità di maggiori scontri tra forze di sicurezza israeliane e palestinesi in Cisgiordania, il riaccendersi dei combattimenti nella Striscia di Gaza e l’intensificarsi degli attacchi nella guerra Russia–Ucraina.
Allo stesso modo preoccupanti sono la possibilità di attacchi militari diretti statunitensi in Venezuela e un aumento della violenza politica e dei disordini popolari negli Stati Uniti.
Sono fonte di preoccupazione anche un conflitto armato rinnovato tra Iran e Israele, cyberattacchi resi possibili dall’intelligenza artificiale contro infrastrutture statunitensi e una crisi nello Stretto tra Cina e Taiwan. La Corea del Nord è stata elevata al livello di preoccupazione Livello 1 per il 2026 — una minaccia globale di massima priorità a causa delle sue armi nucleari, dei programmi missilistici balistici e del potenziale di destabilizzazione dell’Asia nord-orientale.
«Il mondo continua a divenire più violento e disordinato. Il livello senza precedenti di ansia tra gli esperti per il crescente rischio di conflitto registrato lo scorso anno rimane intatto» – ha osservato il direttore del sondaggio del CFR.
Papa Leone, primo papa americano, ha l’opportunità di tradurre le parole in atti nella ricerca della pace. Dalla sua elezione, nel maggio 2025, «la pace sia con voi tutti» è stata la base della sua missione. Nell’ottobre 2025, durante un incontro interreligioso a Roma, papa Leone ha dichiarato: «La pace è sacra, non la guerra», esortando i leader religiosi ad agire come «madri» che incoraggiano le persone a trattarsi come famiglia.
E nel dicembre 2025, durante un viaggio in Libano, ha incontrato leader musulmani e drusi, affermando che l’autentica unità e amicizia sono le uniche vie per «mettere da parte le armi della guerra».
Papa Leone potrebbe e dovrebbe convocare un incontro di leader interreligiosi per redigere una strategia volta a portare la pace in un mondo travagliato. Questo sarebbe, ovviamente, un compito monumentale, apparentemente al di là della portata di qualunque persona, nazione, alleanza o religione.
Ma un leader che gode del rispetto dei pari e dell’opinione pubblica potrebbe essere il catalizzatore per un tale «movimento per la pace».
Papa Leone ha tutto il mio appoggio.
L’autore è l’ex Associate Director of National Intelligence. Tutte le affermazioni di fatto, opinioni o analisi espresse sono dell’autore e non riflettono le posizioni ufficiali o i punti di vista del governo degli Stati Uniti. Nulla nel contenuto deve essere interpretato come un’autenticazione dell’informazione da parte del governo USA o come approvazione delle opinioni dell’autore.






Il carisma di Leone XIV è invisibile solo per chi non ammette che ce ne possano essere altri da quelli vantati per il predecessore.
Ci vuole carisma. Io non ne vedo. Vedo garbo istituzionale e bon ton in un momento che richiederebbe atteggiamenti più fattivi e meno parolai. Avvento un senso di impotenza in questo papato che non ho mai avvertito prima. Personalmente non ci siamo. Io non vedo nessuna leadership in grado di originare un simile movimento come quello descritto dall’autore che mi sembra pecchi di ottimismo.
Ci sono molti contatti dietro le quinte, una forte ripresa della diplomazia classica, non solo della figura del Papa. E soprattutto cercano di riagganciare il patriarcato di Mosca, che per carità non conterà tantissimo, ma farselo amico serve più che tenerlo come nemico..
In ogni caso il Papa è stato chiarissimo, non sono le condanne in televisione che contano, ma l’impegno di tutti nella propria realtà.
Come cantano i Coldplay “If you want peace, be peace”
https://www.youtube.com/watch?v=Wk3LIjYuqD4
Le sottile ironia del suo messaggio concorda con il mio anche se non sembra.
Non c’era nessuna ironia, piuttosto ricordare che non serve aspettare un nuovo messia dato che è già nato duemila anni fa. In virtù di quell’evento anche noi siamo chiamati a costruire la Pace.
““il Verbo di Dio” viene tra gli uomini “come neonato che soltanto piange e vagisce” e non parla ancora, fragile e bisognoso di premure, come quei tanti che oggi necessitano dell’essenziale.”
Poi che sia facile è un altro paio di maniche, fosse stata Dio sarei scesa sulla terra con tuoni e fulmini, invece che in un bambinello, ma quello è il messaggio cristiano.. (non vorrei sembrare blasfema spero si capisca..)
Rimango poi sempre molto perplessa dalle discussioni che si fanno in siti come questo. Dianich vorrebbe che il Papa condannasse la guerra giusta, ma Dianich è contrario pure al giubileo, di cui non condivide il residuo “cattolico”. A che serve chiedere questo o quello al Papa di turno se poi non ci si prende la briga di ascoltarlo? Se non quando casualmente corrisponde con il proprio pensiero?
Non lo so, alla fine diventano discussioni abbastanza inutili, se non si riesce a trovare una sintesi. I Papi condannano la guerra come minimo da Benedetto XV tutto il magistero seguente è rimasto allineato su questa posizione, esistono la Pacem in Terris, i documenti conciliari, vari pronunciamenti successivi, Papa Leone riprende costantemente le dichiarazioni dei suoi predecessor,i che siano i più conciliari come Giovani XXIII o più “conservatori” come Pio XII, proprio per mettere in evidenza che il richiamo alla pace non dipende dalla persona del Papa o dalla svolta del concilio o chissà quanto altro. No, il richiamo alla Pace è proprio del Vangelo, perché è il Vangelo che chiede di perdonare il nemico e porgere l’altra guancia. E anche oggi infatti chiede di costruire la pace dal basso, partendo dalle famiglie disgregate, dalle parrocchie abbandonate, dalla società frantumata. Non è un pronunciamento in più o in meno che cambierà la situazione se i fedeli non lo metteranno in pratica nella loro vita.
Il Papa può proclamare anche due dogmi infallibili al giorno, non cambierebbe nulla se i fedeli non lo ascoltano. Senza contare che in questo momento Trump è protestante, Putin ortodosso, Netanyahu ebreo ecc. Non siamo più il centro del mondo, la voce del Papà parla solo a chi è disposto ad ascoltare. Inoltre esiste già il concetto di proporzionalità che dovrebbe limitate di molto anche la possibilità di difendersi. Farlo solo se non comporta troppe perdite umane e sofferenze ad esempio. Il problema è la debolezza strutturale dell’Onu, prigioniero dei veti incrociati, e del fatto che viviamo una crisi generale nelle relazioni tra aree “imperiali”. Fino anche non si troverà un nuovo equilibrio (di forze) rimarranno queste turbolenze.