“Lazarus”: riaprirsi al senso

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Estetico è tutto ciò concerne la sensazione, che ha per tema il sentire e il percepire, che concerne il sentimento del bello. Il suo contrario diretto è l’anestetico, cioè tutto ciò che è in grado di abolire la sensibilità. A questo proposito è molto interessante una riflessione che troviamo in uno dei romanzi minori del grande scrittore di fantascienza Philip K. Dick, Guaritore galattico.

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I più grandi restauratori della galassia vengono convocati da una presunta divinità per far riemergere una misteriosa cattedrale dal fondo dell’oceano in un pianeta dimenticato. Qui i personaggi si troveranno coinvolti in una discussione teologica con un robot il cui compito è scrivere uno opuscolo che descriva le caratteristiche del Dio del quale è a servizio.

Il robot domanda ai protagonisti quali siano i criteri che fanno di un Dio un Dio. Il robot ne ha individuati tre: immortalità, conoscenza e onnipotenza. Quando uno dei protagonisti nomina accidentalmente Gesù Cristo, il robot ne sottolinea tutta la stranezza, perché Cristo non soddisfa nessuno dei tre criteri da lui menzionati: non sembra del tutto a conoscenza del piano del Padre, i suoi poteri sono limitati e infine muore.

«Come è possibile allora che sia nato il cristianesimo?», si chiede uno dei protagonisti. Il cristianesimo nacque perché Cristo si è preoccupo degli altri è questa la migliore traduzione di agape/caritas, risponde il robot. «Cristo è a mani vuote, non può salvare nessuno, neppure se stesso. Eppure grazie al suo interesse, alla sua considerazione per gli altri trascende» il robot non conclude la frase ma la questione continua a tormentare i protagonisti. Questi concluderanno dicendo che: «forse ci siamo sempre sbagliati, la caritas, l’amore, non è un sentimento, quanto piuttosto un’attività celebrale di altissimo livello, la capacità di percepire qualcosa nell’ambiente, di notarlo e di preoccuparsene».

In questo senso Dick sembra riprendere un pensiero di Simone Weil, che scrivendo al poeta Joë Bousquet diceva che «l’attenzione è la forma più rara di generosità», derivata dalla più grande delle grazie: «accorgersi che le cose e gli altri esistono davvero». Grazia dunque, caritas/amore, come forma più alta di estetica. Attivare i nostri sensi, esercitare la nostra forma più alta di intelligenza per accorgersi che il mondo e le cose esistono oltre noi.

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La premessa è utile perché su questo tema si sviluppa la nuova e attesa opera del maestro dell’animazione giapponese Shin’ichirō Watanabe, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico giapponese noto principalmente per aver rivoluzionato il panorama dell’animazione nipponica negli anni 1990-2000 con serie animate come Cowboy Bebop e Samurai Champloo.

Lazarus, questo il nome della nuova fatica di Watanabe, era un lavoro molto atteso che arriva a sei anni di distanza dall’interessante Carole & Tuesday, serie animata che analizzava il conflitto tra umani e AI nel campo della creazione artistica. La serie Lazarus è andata in onda in Giappone e negli Stati Uniti da aprile a giugno 2025; è ancora attesa una programmazione su Netflix per il pubblico europeo.

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Nel mondo di Lazarus – nell’anno 2049 – il neuroscienziato tre volte premio Nobel Dr. Skinner ha sintetizzato un antidolorifico miracoloso noto come Hapna, il quale è capace di cancellare completamente ogni forma di dolore, emotivo o fisico, di chi lo assume. Dopo l’immissione sul mercato del farmaco, il Dr. Skinner sparisce senza lasciare traccia.

Tre anni dopo, nel 2052, Skinner riappare in un video online per annunciare al mondo che il farmaco ha un’emivita di tre anni e che nell’arco di trenta giorni dalla sua dichiarazione tutti coloro che lo hanno assunto moriranno. Così il farmaco «che ha salvato il mondo» diventa quello che lo distruggerà.

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Viene pertanto creata una task-force di cinque agenti – uomini e donne dotati di capacità fisiche e mentali fuori dal comune, ma anche reietti che non si sono mai integrati nella società – chiamata appunto Lazarus, con il compito di localizzare Skinner entro trenta giorni, prima che l’Hapna cominci a sterminare l’intera umanità.

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La dichiarazione di Skinner contiene già tutti i temi portanti che verranno sviluppati di puntata in puntata: «Se ti accorgi di non essere in grado di provare nessun dolore, allora non è diverso dall’essere morto. Anche se è spiacevole l’umanità è ora praticamente morta a causa dalla dipendenza dall’Hapna. Inoltre l’umanità è diventata ossessionata dal facile profitto, in una lotta senza fine gli uni contro gli altri, che ha distrutto irrimediabilmente l’ambiente di questo pianeta. Quindi la mia conclusione come scienziato è che questa è la vera natura degli esseri umani e che tali atrocità non possono continuare ad essere permesse senza essere punite». Skinner dichiara che un’umanità anestetizzata è di fatto morta e la conseguenza più evidente di questo è la morte del pianeta.

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Il Dottore continua dicendo che non vuole giocare a essere Dio, che non vuole decidere unilateralmente del destino dell’umanità; egli si dichiara come semplice trombettiere della settima tromba e afferma che in fondo il giudizio finale non spetta a lui.

Con Lazarus Watanabe si rifà direttamente al libro dell’Apocalisse e sono numerosi i simboli della teologia ebraico-cristiana all’interno dell’opera. L’incipit di ogni puntata è affidato a un prologo in cui scorrono diverse immagini commentate di volta in volta dalla voce fuori campo di uno dei personaggi coinvolti.

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Nel frattempo su un tavolo viene lanciato un dreidel, ad opera di quello che intuiamo essere Skinner stesso. Il dreidel è una sorta di trottola a quattro facce associata alla festa ebraica di Hanukkah: su ciascuna delle facce è impressa una lettera dell’alfabeto ebraico: נ (Nun), ג (Gimel), ה (He),ש  (Shin), che formano un anagramma che sta per «Un grande miracolo accadde là». Le immagini e le parole scorrono finché la trottola si ferma con la lettera נ (Nun) rivolta verso l’alto, lettera che nel gioco significa «nulla»: una sottolineatura della futilità e della disperazione affrontate da coloro che sono sotto l’influenza del farmaco creato da Skinner. Il dreidel simboleggia il tema del caso, del destino e della sopravvivenza, e nella simbologia della serie connette l’effettivo valore miracoloso della scoperta di Skinner alla sua portata nullificatrice.

In questo senso, così come viene indicato proprio da una delle voci fuori campo del prologo, la possibilità di essere liberati dal dolore, dall’impossibilità di gestire i propri sentimenti, ha reso Skinner come un Dio agli occhi dell’umanità, un Dio che però ha deluso tutte le aspettative. Questo serve a Watanabe per mostrare uno dei punti sul quale la serie chiama a riflettere, la delusione nei confronti di Dio.

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Una delle puntate dirige i passi della squadra Lazarus all’interno di una setta che venera come divinità una AI, peraltro modellata sulla mente di Skinner stesso. I fedeli venerano Naga, un vero Dio moderno, stando a quanto essi sostengono, poiché privo di ego e desideri, e dunque impassibile. Così i seguaci del culto di Naga sono chiamati ad eliminare anch’essi ogni legame biologico e familiare.

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La stessa presunta divinità, in punto di morte, dichiarerà che nei diversi modelli assunti da lei stessa per essere come un Dio aveva trovato come più efficace quello di giocare arbitrariamente con la vita degli esseri umani. Estremamente negativa e forse superficiale, l’idea di Dio mostrata da Watanabe vuole però dimostrare che lo stesso Dio, se privo di desideri e incapace di comprendere il dolore dell’uomo, non può nemmeno offrire nessun strumento di salvezza reale all’uomo stesso.

Nonostante la serie dipinga uno scenario estremamente negativo, non manca la speranza, perché Lazarus non è solo un nome in codice per il team chiamato a riportare in vita l’umanità ormai morta e anestetizzata. La liberazione dalla morte dei sensi, infatti, parte già dalle esperienze dei singoli personaggi coinvolti, che di puntata in puntata si riaprono nuovamente alla vita.

Quando i membri della squadra Lazarus si chiedono cosa significhi il fatto che Skinner abbia suonato la settima tromba, la rilettura di Apocalisse da parte dei personaggi li porta a chiedersi quando sono state suonate le sei trombe precedenti e quali effetti hanno avuto sul mondo e sull’uomo.

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Alla ricerca di Skinner in un mondo sconvolto dal cambiamento climatico – nella serie assistiamo allo scioglimento dell’ultimo iceberg polare – i personaggi si rendono conto che le sei trombe hanno già suonato nel corso della storia. Amaramente i personaggi sono costretti ad ammettere che gli unici posti belli al mondo sono oramai quelli in cui non sono presenti esseri umani.

Così la ricerca di Skinner diventa per i protagonisti un modo per vedere di nuovo, per sentire nuovamente la realtà del mondo intorno a loro e soprattutto per rendersi conto che il mondo non è una creazione dell’uomo, ma un luogo che egli abita come un ospite che non ha meritato nulla.

In questo senso i membri di Lazarus sono i primi tornati in vita. Nel Vangelo Lazzaro non è il primo resuscitato, ma l’uomo i cui sensi chiusi tornano ad aprirsi al mondo; un invito a considerare la vita non tanto come un’energia interna dei corpi, quanto come la capacità del corpo di essere aperto alla percezione della realtà.

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Watanabe sembra suggerire la stessa cosa: l’uomo è tanto più vivo, quanto più è amplificata la sua capacità di sentire. Il dolore, il peccato dal quale l’umanità di Lazarus vuole essere liberata a costo della morte, è invece il mezzo attraverso il quale l’uomo diventa consapevole nel modo più autentico della sua stessa realtà. Non che il dolore sia una necessità che garantisce all’uomo di sentirsi vivo, ma se l’uomo nega il dolore, parte ineludibile del suo essere, smette di essere umano e smette anche di essere un abitante rispettoso della terra alla quale appartiene e dalla quale dipende.

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Questo il senso di Lazarus e della tragica vicenda del Dr. Skinner, il santo costretto a trasformarsi in diavolo per svegliare l’umanità dal torpore della morte. In fondo Watanabe nella figura del Dr. Skinner si chiede: davvero solo in prossimità della settima tromba l’uomo presterà davvero attenzione a se stesso e al mondo?

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Lazzaro diventa una parabola dell’intera umanità nel racconto di fantascienza del maestro giapponese. Watanabe rilegge la storia evangelica e ne fa un archetipo di un’umanità che deve obbligatoriamente ritornare a sentire, a preoccuparsi seriamente della propria vicenda. La settima tromba squilla per destare gli uomini, la voce di Gesù chiama Lazzaro a rialzarsi per rivedere la luce del mondo fuori dalle tenebre del sepolcro.

Lazarus non vuole sottolineare pedantemente i problemi che minacciano l’uomo e la sua casa, ma invita piuttosto ad ascoltare la chiamata, la voce, lo squillo di tromba che permette all’uomo di destarsi da un sonno ormai troppo simile alla morte ed evitare così che la fine scivoli nella catastrofe.

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