USA-Chiesa: una mappa del fondamentalismo cattolico

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Un sacerdote carismatico, turbato dall’adattamento della Chiesa alla cultura moderna, attira folle tanto numerose da riempire ogni settimana la sala delle sue conferenze. Il suo messaggio è chiaro: i cattolici sono sotto attacco da parte del «liberalismo moderno» e devono reagire vivendo e predicando i fondamenti della fede, cioè che la Chiesa è necessaria alla salvezza di tutti, cattolici e non cattolici.

La semplicità di questa presentazione proposizionale della Verità – con la «V» maiuscola – risulta particolarmente seducente in un’epoca segnata da profondi cambiamenti sociali e da una crescente pluralità culturale. Con il tempo, però, il tono del sacerdote si fa più duro e giudicante, fino a rivolgersi contro altri cattolici e persino contro la gerarchia. La Chiesa «liberale» ha fallito: solo lui e i suoi seguaci rappresentano la «vera» ortodossia.

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La nascita del fondamentalismo cattolico

Sebbene ricordi certi influencer del XXI secolo, si tratta in realtà della storia del gesuita Leonard Feeney e del suo movimento, gli Schiavi del Cuore Immacolato di Maria, fiorito a Boston negli anni Quaranta. Mark Massa, S.J., ne racconta la vicenda in Catholic Fundamentalism in America, sostenendo che i «feeneyiti» e quello che divenne noto come il «Caso dell’eresia di Boston» rappresentano la nascita del fondamentalismo cattolico negli Stati Uniti.

Feeney e i successivi fondamentalisti cattolici, come i loro cugini protestanti, resistono al cambiamento più di ogni altra cosa. Man mano che il mondo evolve, essi si aggrappano ancor più tenacemente alla convinzione che le proprie certezze teologiche – dall’inerranza biblica al principio extra ecclesiam nulla salus («fuori della Chiesa non c’è salvezza») – non possano essere mitigate. Massa sostiene che Feeney e i suoi seguaci divennero apologeti di un vecchio paradigma della Chiesa come «società perfetta» proprio mentre la Chiesa si stava orientando verso un modello più biblico, quello del «popolo di Dio». Per i fondamentalisti, ogni deviazione da un passato ritenuto perfetto è apostasia.

Questa visione astorica del passato è una delle caratteristiche con cui Massa descrive i fondamentalisti cattolici, distinguendoli dai cattolici semplicemente tradizionalisti. I fondamentalisti, inoltre, tendono a essere settari e militanti, e utilizzano etichette politiche come «liberale» e «conservatore» per delimitare sé stessi rispetto al cattolicesimo americano mainstream e per denunciare i propri nemici interni alla Chiesa. Questa pratica, scrive Massa, «ha aperto la strada alla graduale saldatura tra fondamentalismo cattolico e politica conservatrice negli Stati Uniti del XXI secolo».

Ma sono proprio la militanza e il settarismo a distinguere il fondamentalismo cattolico dal semplice tradizionalismo, osserva Massa. Il linguaggio apocalittico e l’autodefinizione dei fondamentalisti come guerrieri – in particolare guerrieri maschili – rispecchiano tattiche analoghe di certo fondamentalismo protestante. E la tendenza settaria a separarsi dalla comunione ecclesiale, nella convinzione che solo loro siano i veri credenti, rappresenta l’antitesi stessa del cattolicesimo.

«La fede cattolica ha sempre condannato i movimenti settari – quelli che cercano di staccarsi dalla Chiesa per divenire più puri e meno contaminati dal mondo – come profondamente sospetti e perfino estranei all’impulso cattolico», scrive Massa. Feeney, che fu infine scomunicato ed espulso dalla Compagnia di Gesù, creò il modello dei movimenti fondamentalisti cattolici che sarebbero venuti dopo.

Contrastare o trasformare la cultura

Il volume prende in esame sei di questi movimenti, dedicando a ciascuno un capitolo, e li classifica utilizzando i modelli di H. Richard Niebuhr «Cristo contro la cultura» e «Cristo trasformatore della cultura». Essendomi spesso occupata, da giornalista, dei cattolici di destra sul piano politico ed ecclesiale, conoscevo già i movimenti analizzati nel libro (alcuni riferimenti ai miei articoli sono in nota del capitolo su Madre Angelica e la rete televisiva EWTN).

I movimenti del tipo «Cristo contro la cultura» includono padre Gommar DePauw, fondatore del Movimento Tradizionalista Cattolico, contrario alle riforme del Concilio Vaticano II, soprattutto liturgiche; Madre Angelica e la Eternal Word Television Network (EWTN); e la comunità di St. Marys, Kansas, legata alla Fraternità sacerdotale San Pio X (FSSPX) fondata da monsignor Marcel Lefebvre.

Massa mostra come questi movimenti si considerino il «resto fedele» in contrapposizione alla Chiesa americana compromessa. Per DePauw, la liturgia del novus ordo promulgata dal Vaticano II era scismatica e frutto dei vescovi statunitensi «liberali». Madre Angelica, la clarissa fondatrice di EWTN, si considerava a sua volta il vero «magistero autentico», in opposizione ai vescovi. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 1993 a Denver, denunciò pubblicamente la «Chiesa liberale in America», definendola «anti-Dio, anticattolica e pagana».

In Kansas, i lefebvriani adottarono quella che lo scrittore Rod Dreher avrebbe poi chiamato «opzione Benedetto»: fuggire dalla cultura dominante per costruire una «contro-cultura resiliente» (La FSSPX, un tempo tecnicamente in scisma, non è tuttora in piena comunione con la Chiesa cattolica).

I tre movimenti del tipo «Cristo trasformatore della cultura» analizzati da Massa si oppongono anch’essi alla cultura dominante, ma invece di ritirarsene cercano di rivoluzionarla attraverso l’educazione e i media.

È generoso definire ChurchMilitant.com un mezzo di comunicazione: il sito era piuttosto un manifesto militante contro – indovinate un po’? – la «Chiesa liberale», e in particolare contro quella che il fondatore Michael Voris chiamava la sua «sottocultura gay». Il sito ha chiuso nel 2024 dopo aver perso una causa per diffamazione e dopo le dimissioni forzate di Voris per violazione della clausola morale dell’organizzazione.

Massa descrive invece Crisis Magazine come una rivista neoconservatrice inizialmente riflessiva, poi trasformata in una pubblicazione da guerra culturale (a culture war publication) sotto la recente direzione editoriale (a scanso di equivoci: da studentessa all’Università di Notre Dame negli anni Ottanta, ho svolto uno stage presso Crisis).

Il terzo esempio, il Christendom College in Virginia, iper-tradizionalista, potrebbe a prima vista rientrare nella categoria «contro la cultura», ma Massa lo colloca tra i «trasformatori», poiché cerca di riformare l’educazione cattolica superiore e incarna l’ideale dell’unione tra cristianesimo e potere secolare evocata nel suo stesso nome.

L’idea di «Cristianità» come fusione di fede e società è sostanzialmente crollata dopo l’Illuminismo, soprattutto con la nascita di una nazione sperimentale in cui la religione sarebbe divenuta una scelta volontaria: gli Stati Uniti. Ed è proprio negli Stati Uniti che invece sembra oggi riprendere forza l’obiettivo di ricostruire la «Cristianità», in particolare tra i cattolici che si autodefiniscono «integralisti».

Il compito che ci attende

Massa è un narratore brillante: il libro descrive con vivacità e precisione ciascuno di questi movimenti, offrendo contesto e storia per mostrare come il fondamentalismo cattolico spesso contraddica la comprensione tradizionale che la Chiesa ha di sé e della propria missione. L’autore chiarisce anche che, sebbene il dogma – le verità rivelate confermate come vincolanti dalla Chiesa – non cambi, la dottrina e la disciplina ecclesiali possono svilupparsi e perfino essere riviste.

Avrebbe potuto includere molti altri gruppi, ma non ho alcuna critica alle scelte operate, né alle descrizioni che ne fa. Massa merita anzi di essere lodato per aver contrastato l’idea che solo i fondamentalisti protestanti meritino attenzione o scrutinio mediatico.

Ciò che ho trovato mancante è un’indicazione sulla direzione da prendere in questo contesto. Il fatto che oggi negli Stati Uniti stiano proliferando movimenti fondamentalisti cattolici è motivo di seria preoccupazione – non solo per la Chiesa, ma per il Paese stesso, qualora i cattolici si alleassero con gruppi o individui che promuovono il nazionalismo cristiano. È evidente che il fondamentalismo cattolico, con la sua intrinseca carica militante, rappresenta una minaccia concreta, soprattutto in un’epoca di crescente violenza ideologica. Le soluzioni a queste questioni più ampie non sono semplici, ma comprenderne le radici e le connessioni religiose è essenziale.

Massa conclude che l’emergere del fondamentalismo cattolico, come quello protestante che lo ha preceduto, «non è stato un movimento teologico organizzato né un “partito” coeso nella Chiesa statunitense», ma si è sviluppato «in modo disordinato». «Se esisteva un piano maestro coerente, non è mai stato scoperto», scrive nelle pagine finali.

Eppure il mio stesso lavoro giornalistico – come quello di altri colleghi, cattolici e laici – ha rivelato legami tra molti gruppi della destra cattolica americana, con alcuni nomi di grandi finanziatori che ricorrono su diversi consigli di amministrazione e liste di donatori. Far luce sulla crescita di tali gruppi – e sul fondamentalismo cattolico in generale – è un primo passo necessario per aiutare la Chiesa, e i singoli cattolici, ad allontanarsene. Dobbiamo essere grati a Mark Massa per aver descritto con chiarezza il compito che ci attende.

Recensione di Mark S. Massa, Catholic Fundamentalism in America, Oxford University Press, 240 pp., $30. La recensione è pubblicata su America, 7 novembre 2025 (qui l’originale inglese)

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8 Commenti

  1. Marco 14 novembre 2025
    • Angela 14 novembre 2025
  2. Giuseppe 12 novembre 2025
  3. Angela 12 novembre 2025
    • Maria Cristina 12 novembre 2025
      • Angela 12 novembre 2025
  4. Non credente 12 novembre 2025
    • Angela 12 novembre 2025

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