La Chiesa per papa Francesco

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Quando Pietro era imprigionato a Gerusalemme tutta la Chiesa pregava per lui. E ora la Chiesa dove sta, mentre papa Francesco è ogni giorno attaccato e assediato?

 

 Il papa chiede spesso di pregare per lui. In questi mesi parla spesso anche di sé (chiedendoci di aiutarlo).

«È importante che la gente preghi per il papa e per le sue intenzioni. Il papa è tentato, è molto assediato: solo la preghiera del suo popolo può liberarlo, come si legge negli Atti degli Apostoli. Quando Pietro era imprigionato, la Chiesa ha pregato incessantemente per lui. Se la Chiesa prega per il papa, questo è una grazia. Io davvero sento continuamente il bisogno di chiedere l’elemosina della preghiera. La preghiera del popolo sostiene.» Così papa Francesco il 5 settembre 2019 in Mozambico, incontro con gesuiti; intervista ad Antonio Spadaro, Civiltà Cattolica del 26 settembre 2019.

«Le critiche non sono soltanto degli americani, ma un po’ dappertutto, anche in curia. A me piace quando si ha l’onestà di dirle. Non mi piace quando le critiche stanno sotto il tavolo, magari ti sorridono con tutti i denti e poi ti pugnalano alle spalle… La critica delle pillole di arsenico è un po’ buttare la pietra e nascondere la mano… Non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano… Abbiamo tante scuole di rigidità dentro la Chiesa… Quando vedrete cristiani, vescovi e sacerdoti rigidi, dietro quello ci sono dei problemi, non c’è la sanità del Vangelo» (di ritorno dal Mozambico, 10 settembre 2019, quando si è riferito al libro di Nicolas Senèze, Comment l’Amerique veut changer de pape, da lui definito «una bomba», che parla delle manovre di circoli miliardari statunitensi contro il papa per impedire un Francesco II).

«Chiediamo allo Spirito Santo la forza di non spaventarci davanti a chi ci comanda di tacere, ci calunnia e addirittura attenta alla nostra vita. Chiediamogli di rafforzarci interiormente per essere certi della presenza amorevole e consolatrice del Signore al nostro fianco» (udienza del 28 agosto 2019).

«Noi sappiamo che la calunnia uccide sempre. Questo “cancro diabolico”, che nasce dalla volontà di distruggere la reputazione di una persona, aggredisce anche il resto del corpo ecclesiale e lo danneggia gravemente quando, per meschini interessi o per coprire le proprie inadempienze, ci si coalizza per infangare qualcuno» (udienza del 25 settembre 2019).

Pur nella fiducia verso lo Spirito che costruisce e plasma la Chiesa di Cristo e l’umanità, occorre prendere coscienza della mobilitazione insistente a lui contraria, di un’inquisizione feroce che proviene da fronti diversi: quello tradizionalista ecclesiastico; quello nazionalista etno-religioso; quello reazionario di matrice neofascista; quello progressista o iperliberista legato alla religione della prosperità e alla cultura dello scarto.

In Italia alcuni preferiscono strutture imbalsamate, magari rosari sventolati sulla folla o crocifissi branditi come armi politiche. Ci sono anche i distratti, i tiepidi, i muti, i grigi o i furbi. Ci sono senz’altro gli organizzatori dello scontro, gli affaristi della guerra, gli imprenditori della paura…

Occorre far capire che siamo con lui (anche in caso di opinioni diverse su alcune questioni). Che ci sentiamo corresponsabili della stagione ecclesiale che stiamo vivendo. Senza alcuna mitizzazione ma con una profonda spirituale amicizia. Con il nostro affetto. Con la realistica consapevolezza di un mondo violento bisognoso di ospedali da campo, di buone relazioni, di quotidiana profezia.

Tra qualche mese scadono i primi 7 anni dalla sua elezione. Si può pensare a momenti di preghiera, a incontri sul suo magistero, a iniziative di riflessione sui movimenti religiosi e politici che vogliono eliminarlo.

Ritengo, comunque, decisivo promuovere o accompagnare iniziative culturali, sociali ed ecclesiali in sintonia con Evangelii gaudium e Laudato si’, col documento di Abu Dhabi sulla fratellanza (febbraio 2019), con il Sinodo per l’Amazzonia a Roma (ottobre 2019), con le iniziative per il Mediterraneo a Bari (febbraio 2020), per un’economia francescana ad Assisi (marzo 2020), per un nuovo patto educativo a Roma (maggio 2020).

Francesco fa appello alla nostra corresponsabilità, a un impegno comune incalzante, severo e sereno.

* Sergio Paronetto è presidente del Centro studi Pax Christi Italia

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