Per Francesco: apologia “asiatica”

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Dietro i tanti rimproveri a Francesco su questa o quella scelta, c’è un filo rosso scoperto o coperto, a seconda dei casi, ma sempre presente. Il papa è accusato di non occuparsi del trascendente, lo spazio specifico delle religioni compresa quella cattolica. Cioè si dice: sta trasformando la religione cattolica in una Ong, ma non è così, non è questo che fanno la religione e la Chiesa.

L’accusa è, quindi, gravissima: smantellare la Chiesa e la sua essenza, il contatto con Dio.

vita della Chiesa

Un’ottica diversa

Forse però le cose vanno viste in maniera diversa.

Guardando il mondo dall’Asia tutto sembra più chiaro. L’esistenza è un ciclo infinito di mangiare e di essere mangiati. Le piante, gli animali e anche gli uomini sono all’interno di un ciclo che si nutre di vita per avere vita, cerca morte per ottenere vita. È una spietata catena alimentare in cui le piante sono in competizione fra di loro e traggono nutrimento dalla terra, così fanno gli animali con le piante e fra di loro, e così gli uomini.

La fascinazione moderna con Dracula e gli zombi è l’esemplificazione letteraria di una percezione profonda.

Gli uomini per vivere devono infierire morti, ma per “vivere” così sono morti viventi, Dracula (senza ombra, cioè senz’anima) o gli zombi (addirittura senza capacità di ragionare, solo con istinti ferini).

Dracula e gli zombi sembrano rappresentare l’umanità di oggi che, nell’ultimo secolo e mezzo, ha spezzato il ciclo vitale tradizionale portando ad un’esplosione della popolazione terrestre, decuplicata in questo periodo, e a un raddoppio della lunghezza media della vita, anche questo senza precedenti.

In passato l’uomo poteva vivere e riprodursi entro limiti minuscoli, sostanzialmente intatti per centinaia di migliaia di anni. Naturale, allora, che anche la divinità fosse percepita dagli uomini in tale contesto.

In linea con questa catena feroce, molte religioni in passato – ma anche oggi – presentano un Dio divoratore, che chiede sacrifici o guerre, quasi fosse il vertice supremo di una catena alimentare che passa anche attraverso di noi. Questo processo è definito con il nome di “sacrificio”, cioè la fine di qualcosa perché qualcos’altro inizi.

Il buddismo, il taoismo, l’induismo, l’antico movimento Jain conoscevano questo ciclo bestiale. Lì la soluzione era, ed è tuttora, l’accettazione del ciclo, vale a dire la propria resa.

Il cristianesimo, per la prima e unica volta, ha annunciato un Dio che si fa mangiare e non mangia, che si fa uccidere ma non uccide. Il cristianesimo è una religione di mangiatori di Dio, di teofagi, profondamente scandalosa ma altrettanto liberatoria. Dio non mangia, ma si fa mangiare nell’eucaristia.

Ciò si concretizza nello sforzo di rallentare, di diminuire il ciclo del continuo divorarsi. Essere buoni, amare, significa opporsi alla spietatezza della morte incombente. L’amore spezza idealmente e concretamente quel ciclo della vita che dà morte.

Non c’è nulla di più spirituale di questo. Ci collega con un mondo senza morte, che non conosciamo, e che è al di là della nostra vita.

Quale Chiesa

La Chiesa “ospedale da campo” di papa Francesco ci rimette in sesto con questa tradizione tanto più necessaria oggi che il ciclo plurimillenario di sopravvivenza del genere umano è cambiato e sta cambiando radicalmente. In altre parole, il messaggio evangelico è quasi più comprensibile oggi, in questo mondo, che non ieri.

Di fatto, una Chiesa “monarchica”, “principesca”, porterebbe il cattolicesimo in linea con le tante religioni antiche affamate di morte. Ma quelle religioni non ci fanno toccare l’infinito, anzi ce ne allontanano.

Ma anche quelli che cercano l’infinito staccato dalla vita concreta confermano solo il ciclo della perenne ricerca di morte.

È nella vita di ogni giorno che il cristianesimo offre una risposta al dramma umano antico ma ancora più forte nel mondo moderno.

È l’infinito nell’eucaristia, nel gesto di nutrirsi del corpo di Cristo e di adoperarsi per il bene che spezza due volte la morte, nutrendosi di Dio e donando agli altri. Qui il dono per gli altri, l’offrire invece di pretendere, è l’incarnazione del gesto divino di darsi come nutrimento e sacrificio cosciente.

Dall’esterno, può esistere il gesto del dono senza il rito dell’eucaristia. Ma se c’è solo il rito senza il gesto del dono allora tutto diventa non vuoto, peggio, è la riproduzione di un gesto di sangue di una divinità che vuole sacrifici umani e non.

Contro questo, papa Francesco ci mette in guardia con estrema prudenza, perché comunque la vita della Chiesa, la più grande religione unitaria del mondo, è testamento della forza non solo del messaggio ma della pratica di questa religione nella storia.

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