Lettera a papa Francesco

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Nella Chiesa di Spagna, si è scatenata una specie di bufera contro il papa, dopo che il Dicastero per la dottrina della fede ha pubblicato la dichiarazione Fiducia supplicans sul significato pastorale delle benedizioni delle coppie in situazioni irregolari e di quelle dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio.

Ci sono stati alcuni, anche di un certo rango, che hanno accusato il papa di «eresia».

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In tale contesto si è sviluppato anche un vigoroso movimento di sostegno e di difesa del papa. Tra i convinti sostenitori troviamo anche il noto teologo González Faus, il quale ha indirizzato una lettera di appoggio al papa, pubblicata sulla rivista Religion Digital del 14 gennaio in cui osserva: «Niente di strano, se lei che ha voluto ritornare al Vangelo, viene attaccato in nome del Vangelo».

Usando il tono epistolare come genere letterario, scrive Faus: «Fratello Francesco, le ho scritto altre lettere che non avrà letto. Questa volta forse c’è una maggiore possibilità che la legga, perché mi dicono che vada a far parte di un dossier di appoggio e a sua difesa. A me basterebbe dirle “grazie” mille volte. Siccome questa lettera apparirà in un mondo e in una Chiesa tanto complessi come gli attuali, oso aggiungere una breve riflessione.

Posso fare riferimento al suo passato, presente e futuro. Con un linguaggio più spirituale, parlando di fede, carità e speranza. Vediamo.

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Per il suo passato, voglio solo riprendere una frase citata dal suo biografo A. Ivereigh, una volta tornato a Buenos Aires dopo il suo “esilio” a Cordova. Sembra che sia venuto a parlarle un prete afflitto da qualche serio problema. E la fine della conversazione è stata questa: «Amico: io ho già passato la mia notte oscura. Penso che tocchi a te passare la tua».

La tua “notte oscura”: tu la conoscerai, ma ritengo che questa notte sia stata quella che ti ha preparato a questi giorni luminosi. E vorrei che tutti noi, progressisti a buon mercato, arrivassimo a capire che il giorno non si plasma solo in base alla notte, e che la notte può diventare «più amabile dell’alba».

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È stato detto del suo presente che lei è più apprezzato da chi sta fuori della Chiesa che non da chi sta dentro. Questo può essere vero a livello individuale. Ma non lo condivido a livello sociale: perché nessuno l’aborrisce di più e le sta conducendo una guerra più sporca di questo sistema capitalista, che lei ha descritto come un sistema che uccide. Non è poi così strano che esso sia riuscito a reclutare e a servirsi di alcuni ecclesiastici (anche cardinali).

Per crocifiggere Gesù, già l’Impero romano aveva ottenuto l’aiuto di dignitari ebrei (Anna, Caifa e altri) per condannare, in nome dell’ebraismo, il più grande e più ebreo dell’intera storia di Israele. Niente di strano, quindi, se lei, che ha voluto ritornare al vangelo, è attaccato in nome del vangelo…

Ma vorrei osservare, ancora una volta, in tutto questo progressismo individualista, che vuole «tutto e adesso», la critica dolorosa di non fare «adesso» cose per le quali non hanno osato criticare quando non le fecero i suoi predecessori. E che guarda solo al suo interesse particolare, senza considerare le circostanze storiche e la totalità della Chiesa. Penso che questo l’avrà ferito molto più del predecessore.

Ma comunque: lei conosce già la nostra pasta umana. Penso che non le sia mancata la carità verso di loro. E mi chiedo se, di fronte a tante critiche da parte di costoro e di quelli di prima, non avrà mai pregato: «Padre, perdonali perché non sanno quello che si dicono».

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Per quanto riguarda l’immediato futuro, le ho già chiesto altre volte tre modifiche che mi sembrano del tutto possibili e facili:

  • che nel Credo non si dica «qui ex Patre Filioque procedit» ma «qui ex Patre per Filium procedit» (che mi sembra di grande importanza ecumenica);
  • che proibisca di essere chiamato Santità o Santo Padre;
  • che canonizzi alcuni modelli non cattolici come D. Bonhoeffer o Gandhi.

Credo che questo stia nelle sue mani e oso ripeterlo. Ma, nell’ambito di questa lettera, vorrei sottolineare altri due punti che forse lei non potrà più attuare ma che può segnalare.  Il primo è la revisione dell’intero sistema di nomina dei vescovi, recuperando la prassi della Chiesa dei primi tempi e dando voce alle Chiese locali.

Ciò potrebbe essere complicato oggi perché (come dice qualche sociologo) la nostra democrazia falsificata ha corrotto le elezioni, collegandole non al «programma» ma allo «spettacolo» e sostituendo i «sostenitori» (che possono essere critici) con i «tifosi» (ciechi e acritici). Forse bisognerà nominare una commissione per studiare come farlo bene. Ma credo sia necessario restituire alle Chiese locali tutta l’iniziativa possibile nell’elezione dei loro pastori.

E il secondo punto è che il vescovo di Roma smetta di essere «capo di Stato» e si limiti a essere un cittadino in più del Vaticano. So che così si perderebbero alcuni vantaggi pratici, ma si eviterebbero molti condizionamenti che ostacolano la sua attività pastorale.

Evocando la lettera di san Bernardo a Eugenio III, lei apparirebbe così nuovamente come «successore di Pietro e non di Costantino». E alludendo al caro fratello Pedro Casaldáliga che parlò solo di «Giovanni Paolo Pietro», il suo successore sarebbe «Francesco Pietro in potenza».

Perdoni questa piccola allusione, fratello Francesco, e torniamo all’inizio: «grazie, grazie, grazie mille». E che il Signore ci benedica tutti.

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9 Commenti

  1. Mario 24 gennaio 2024
  2. Fabio Cittadini 21 gennaio 2024
    • Adelmo li Cauzi 21 gennaio 2024
      • Pietro 22 gennaio 2024
        • Adelmo li Cauzi 23 gennaio 2024
          • Pietro 24 gennaio 2024
  3. Pietro 20 gennaio 2024
  4. Gian Piero 20 gennaio 2024
    • Pietro 21 gennaio 2024

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