Cremona-diocesi: percorsi pastorali

di:

napolioni

Per introdurre e inquadrare i percorsi pastorali per l’anno pastorale 2025-2026 della diocesi di Cremona, il Vescovo mons. Antonio Napolioni offre solo cinque pagine dal titolo E donale unità e pace. Va dunque apprezzata la capacità di sintesi e di incisività di un testo indirizzato ai sacerdoti e ai cristiani di tutte le appartenenze, operanti nella Chiesa locale. Talvolta certe lettere pastorali assomigliano più ad un piccolo trattato di teologia che a uno strumento di risveglio della coscienza cristiana. Inoltre, tali note sono state scritte a seguito del lavoro sinergico del Consiglio Pastorale e Presbiterale e degli Uffici Pastorali nella due giorni di fine maggio. Anche questo rivela uno stile di comunione, comunicazione e corresponsabilità.

La memoria ecclesiale

Il Vescovo fa memoria di alcuni eventi importanti per la vita della Chiesa universale e anche questo è formativo. Anzitutto i 60 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, che ha proclamato con forza: «La Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1). Il popolo di Dio in cammino nel tempo non ha paura del mondo, ma ne condivide la storia e ne conosce la vita, con un cuore di misericordia e di profezia.

L’incipit della GS 1 è sempre valido nell’ attuale epidemia globale di solitudine e di egolatria: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». Parole efficaci per l’odierno contesto in cui il senso di partecipazione è gravemente in crisi nelle coscienze e nelle società, schiacciate sull’individualismo consumistico e spinte dall’indifferenza.

Si avverte pertanto fondamentale l’urgenza di lasciarsi evangelizzare nel profondo del cuore e degli atteggiamenti di vita per evangelizzare anzitutto con la testimonianza, come insegna san Paolo VI nella Evangelii nuntiandi, pubblicata l’8 dicembre 1975, cinquant’anni or sono. Questo è il secondo riferimento ecclesiale: una Chiesa che si interroga sulla sua capacità di annunciare oggi la vita buona del Vangelo, che chiama a scelte e a stili di fraternità.

I 1700 anni dal Concilio di Nicea ripropongono il radicamento in Cristo «per una fiduciosa iniziativa missionaria ed ecumenica, che ci tiri fuori dalla sterile attesa di improbabili ritorni». La sequela di Cristo è basilare per la vita ecclesiale, missionaria e generativa di nuova umanità. Cristo è la nostra pace, perché in Lui tutto è ricapitolato (Ef 1,10). Ed è il terzo elemento.

Il quarto è il magistero di Papa Francesco, che ha più volte invitato ad una conversione permanente: «La conversione delle comunità  alla missione nello stile della vicinanza ad ogni realtà umana; la conversione dei credenti attraverso una formazione più profonda e condivisa; la conversione delle strutture nel segno di una effettiva corresponsabilità tra credenti adulti, ricchi delle loro diverse storie, vocazioni e ministerialità».

Il quinto elemento è l’evento del Giubileo, il cui bisogno di speranza va drammaticamente ben oltre la sua conclusione programmata. Infine, il magistero di Papa Leone, ben espresso nell’incontro con i Vescovi della Chiesa italiana il 17 giugno 2015 con tanti spunti per la pastorale. Tale discorso è ampiamente citato.

Pare significativo e stimolante questo ventaglio di radici, senza le quali l’albero vivente della Chiesa non cresce armonicamente. Prima di passare alle attualizzazioni, è infatti importante ricuperare i fondamenti oggettivi, che sostengono il discernimento pastorale e precedono le scelte degli organi di partecipazione ecclesiale, a partire dal Consiglio Pastorale e Presbiterale della Diocesi. Alla pastorale servono basi solide per evitare improvvisazioni soggettive, affrettate e contingenti.

Obiettivi pastorali di una Chiesa unita e in pace

Papa Leone, che dall’inizio si è presentato alla Chiesa e al mondo augurando: «La pace sia con voi!», propone una Chiesa capace di riconciliazione, auspicando che «ogni Diocesi possa promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro». Ogni comunità diventi una «casa della pace», dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. «La pace non è un’utopia spirituale, è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa». La meditazione della Lettera agli Efesini, straordinaria sintesi della novità cristiana resa possibile dalla grazia, favorisce il ricupero dell’essenziale, da conoscere e vivere, da testimoniare e annunciare.

Tanti i temi da approfondire: il disegno salvifico di Dio, ricapitolare in Cristo tutte le cose; la gratuità della salvezza e la nuova conversione; la riconciliazione con tutti: familiari di Dio; il ministero apostolico e la sua spiritualità; l’armonia tra unità e diversità nel corpo ecclesiale; la vita vera nel cammino della carità; la novità cristiana nella vita familiare e sociale; la lotta spirituale. Questo ventaglio di attenzioni tende a far sì che ciascuno si senta accolto e partecipe nella comunità cristiana, mai indegno, riconosciuto e sostenuto soprattutto se arranca.

Sei gli obiettivi comuni, pur nella diversità degli stati di vita e dei carismi:

a) Discepoli missionari: «nelle vene» dell’umanità portare Cristo, ragione della propria vita. Nella diffusa frammentarietà, Cristo garantisce la formazione unitaria alle équipe di presidenza dei consigli pastorali parrocchiali e di unità pastorali. Da qui scaturisce il discernimento sull’opportunità di darsi dei ministri istituiti (lettori, accoliti, catechisti).

b) Realtà e cultura: mettersi in ascolto della vita e in dialogo con la cultura, affrontando con coraggio e sapienza le sfide epocali (guerre, ambiente, povertà, lavoro e casa, i «nuovi abitanti» delle nostre città, come pure l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media), per salvaguardare la dignità della persona umana e intensificare il dialogo interreligioso e il cammino ecumenico.

c) Generatività: attenzione alle giovani coppie e famiglie, con proposte rispettose dei loro ritmi di vita, alimentando la dimensione educativa e vocazionale, offrendo occasioni di ascolto intergenerazionale, di confronto con mondi diversi, di cura delle parole e delle relazioni, di ascolto che si fa comunione e di verità che diventa credibile.

d) Parrocchie nuove: continua il rinnovamento parrocchiale nelle Unità Parrocchiali costituite o da avviare, condividendo le buone prassi in atto, introducendo i passaggi canonici e amministrativi per alleggerire il peso burocratico e dare futuro alle comunità, anche piccole. È la sinodalità praticata in mentalità, processi decisionali e modi di agire.

e) Presbiterio: la prospettiva è di favorire un’esperienza pastorale sempre più condivisa (presbiterio, gruppi di preti nelle équipe pastorali), investendo in una formazione permanente di qualità, in gesti e tempi di vita fraterna (incontri plenari, esercizi spirituali, gita del presbiterio). Quale identità del prete in una Chiesa estroversa e missionaria?

f) Chiesa cremonese: la diocesaneità è un dato teologico e non meramente funzionale, essere Chiesa in un preciso territorio con la ricchezza di un passato che ha bisogno di attualizzazione, di periodiche verifiche ed aggiornamenti. In spirito sinodale, si ricerca una migliore armonia tra gli organismi e gli uffici diocesani, valorizzando le sensibilità di tutte le vocazioni e componenti del popolo di Dio intorno al ministero del vescovo.

Segue il calendario diocesano, ispirato al principio che è «meglio fare meno eventi ma più partecipati, quando si tratta di convocazioni dal forte valore simbolico. Ricordando sempre che la vita reale, la vita nascosta, la vita umile e provata è luogo di incarnazione del Signore e del suo Regno, prima e più di ogni programmazione ecclesiale».

Poche pagine, facilmente leggibili, che indirizzano il cammino di un nuovo anno. Anche così si sostiene la speranza tra la gente.

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Un commento

  1. Giuseppe 15 settembre 2025

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