
Nella lettera pastorale dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, un insistente richiamo ad agire con stile sinodale e a riscoprire l’urgenza della missione.
«I discepoli di Gesù, i cristiani, sono originali». Mons. Mario Delpini, nella sua proposta pastorale 2025-2026, avvia con queste parole la ricezione diocesana del cammino sinodale, con una postura che richiama la lettera a Diogneto. Un’originalità che nasce dalla reciprocità: «si sentono responsabili dell’annuncio del Vangelo, ma non presumono di averlo compreso fino in fondo e scoprono nella differenza dell’altro che incontrano una parola che fa comprendere quel Vangelo più in profondità».
Ogni azione ecclesiale ha lo scopo di essere a servizio dell’incontro tra le persone e Gesù: per questo il titolo Tra voi, però, non sia così, colloca nelle parole agli apostoli il senso profondo della sinodalità.
Il testo è accompagnato da continue citazioni tratte dal Documento finale della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, così da aiutare le comunità a «portare il Sinodo in casa, come una docilità allo Spirito, come un principio di riforma dell’essere Chiesa per essere missione». Una missione che nasce da una qualità fraterna della vita cristiana: qui sta l’originalità a cui il Signore chiama continuamente la sua Chiesa.
Si sottolinea una chiamata alla conversione, su alcune dimensioni fondamentali: il primato dell’opera dello Spirito Santo; custodire l’originalità cristiana nelle relazioni.
Non mancano le resistenze
Nel testo sono accolte alcune resistenze. La prima riguarda l’imbarazzo delle comunità cristiane a parlare di missione: «la riduzione della natura missionaria della Chiesa a luogo comune è l’anestetico che spegne l’inquietudine e l’interrogativo della missione».
D’altro canto, l’esperienza di coloro che hanno partecipato all’Assemblea sinodale nazionale hanno gustato che è possibile ritrovare la gioia della missione; il sinodo milanese “Chiesa dalle genti” ne ha anticipato gli orizzonti, in un tentativo creativo di dialogo e di ripensamento delle forme ecclesiali con tutti coloro che già abitano le comunità italiane pur provenendo da altri territori. Non è sufficiente quindi un impegno volontaristico: l’ascolto della voce dello Spirito è l’unica via per ritrovare una Chiesa missionaria.
Una seconda resistenza riguarda il ruolo dei presbiteri. «Ai preti sono stati attribuiti troppi compiti e le pretese che li circondano rendono faticosa la vita del sacerdote, è necessaria una riforma del clero per interpretare il ministero in modo più adatto alla nostra situazione e rendere più sostenibile la vita del prete. La riforma del clero deve avere la priorità di passare dal presbitero al presbiterio».
Il cammino sinodale può accompagnare un ripensamento della forma di ministero ordinato? «La sinodalità non è una pratica senza presidenza, la presidenza non è una pratica senza promozione dell’unità, della vocazione di ciascuno, della pluriformità convocata in armonia. (…) La sinodalità non è una riduzione del ruolo del prete, ma una sua esaltazione. La corresponsabilità non è un attentato al potere del prete, ma la forma cristiana per onorare la dignità battesimale e promuovere la comunione come dono di Dio e vita comunitaria».
Come recepire il cammino sinodale
In concreto, come recepire il cammino sinodale? Il testo presenta alcuni luoghi di «apprendistato della sinodalità per la missione».
La missione «chiede energie e risorse per dare corpo a forme inedite di annuncio del Vangelo»: ne è un esempio la sfida a pensare una presenza religiosa presso l’area ex Expo, ora Mind. Si tratta di una nuova sfida circa il modo di abitare un territorio secondo l’originalità cristiana.
Sono poi incoraggiate le Assemblee sinodali decanali, una pratica sinodale per la missione ancora embrionale, ma promettente. «L’Assemblea sinodale decanale può essere uno stimolo per tutta la comunità e un laboratorio per sperimentare con quale atteggiamento di discrezione, di rispetto e di franchezza sia praticabile la missione senza diventare proselitismo, propaganda o timida omologazione».
Un altro luogo di reale sinodalità è l’istituzione dei ministeri dell’Accolito, del Lettore e del Catechista, per la prima volta nel 2025, dopo un attento accompagnamento formativo.
Viene offerta poi alla contemplazione di tutta la diocesi la presenza dei catecumeni adulti: «può essere sorprendente, ma far parte della comunità cristiana è desiderabile. La testimonianza dei catecumeni (…) può forse risvegliare anche coloro che ritengono che far parte della comunità cristiana sia noioso». La loro storia richiama il battesimo, che dà a tutti «il diritto e la responsabilità di prendere la parola per contribuire all’edificazione della Chiesa, alla conoscenza della verità del Vangelo, all’annuncio della salvezza a tutte le genti».
Si propone poi di curare le condizioni e la forma del celebrare, in particolare l’eucaristia, che impedisce alla comunità cristiana di ridursi a organizzazione, iniziative, riunioni, calendari. Si insiste, per questo, sulla costituzione di un Gruppo liturgico, con valorizzazione del nuovo Messale ambrosiano. «La proposta pastorale è, in sostanza, l’anno liturgico, cioè che siamo cristiani per quella grazia che riceviamo dal mistero che celebriamo».
La cura delle relazioni nella comunità è un ulteriore luogo di pratica sinodale: è necessario per questo formarsi ad uno stile, preti e laici, a partire dall’ascolto di testi biblici scelti (si propone Rm 12,2ss.), così come la partecipazione a celebrazioni penitenziali comunitarie, con una novità: «per guidare questi momenti penitenziali sarebbe opportuno favorire interventi di tutte le componenti del popolo di Dio, quindi laici e laiche, consacrati e consacrate, diaconi e preti».
È ripreso il testo del DF n. 84, con le linee per la conversazione nello Spirito; sono ricordate le proposte di formazione già in atto per i consigli pastorali, per le giunte dei consigli, per il clero.
Un luogo di conversione sinodale è l’ambito della carità: «stiamo immaginando come gli organismi di Curia che si fanno carico della carità, della pastorale sociale, della pastorale della salute possano stabilire rapporti di collaborazione e di integrazione per la promozione dello sviluppo umano integrale».
Si è dato avvio all’esperimento della “Curia allargata”, una comunità di lavoro composta da preti, consacrati e laici, dove «si lavora insieme in una corresponsabilità differenziata ma sinergica».
Tra i luoghi di sinodalità, viene ricordato come la vita quotidiana delle famiglie sia la prima e più preziosa esperienza sinodale.
Il testo è accompagnato da tre racconti, nello stile dell’arcivescovo Delpini, che aiutano a rileggere le indicazioni con un tono narrativo e umoristico.





