Verona: la sinodalità presa sul serio

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Dal pomeriggio di sabato 8 novembre fino al pranzo di domenica 9 novembre si è tenuto, nella casa di spiritualità di san Fidenzio, circondata dalla quieta bellezza dei colli veronesi, il terzo appuntamento assembleare del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano (CPD) della Diocesi di Verona.

Il Consiglio, costituito nell’autunno 2024 per il triennio 2024-27, si è riunito in assemblea per la prima volta sabato 9 novembre 2024 e per la seconda volta da sabato 15 a domenica 16 febbraio 2025. Tra il primo e il terzo incontro assembleare, il CPD è stato invitato a prendere parte ad alcuni significativi momenti comunitari diocesani – i Vespri della prima domenica d’Avvento, con la consegna del mandato, a fine novembre 2024; la Veglia di Pentecoste, a giugno 2025; la consegna della Terza Lettera pastorale relativa alla tematica del Limite[1], in occasione della ricorrenza della Madonna del Popolo, lunedì 8 settembre.

Durante la prima assemblea dello scorso anno, i membri del CPD (una cinquantina di persone in tutto) si sono suddivisi in cinque gruppi di lavoro, che hanno poi organizzato in modo autonomo momenti di incontro, condivisione e scambio al fine di elaborare un documento condiviso che è stato uno dei punti di partenza dei lavori della terza assemblea.

L’essersi incontrati in più occasioni, nella preghiera e nello scambio di esperienze e desideri, e l’aver potuto intrecciare relazioni cordiali e aperte ha permesso alla terza assemblea di svolgersi in un clima di partecipazione propositiva e fruttuosa, che ha lasciato in tutte e tutti un sentimento profondo di gratitudine e fiducia verso i passi che la Chiesa di Verona sta compiendo sulla strada della sinodalità.

Esercizi di sinodalità

Con l’arrivo del nuovo Vescovo, Domenico Pompili, nel luglio 2022, la Diocesi di Verona ha intrapreso scelte importanti e coerenti rispetto all’impegno programmatico proposto da papa Francesco già dieci anni fa in merito alla sinodalità[2].

Ad ottobre 2023 sono iniziati i lavori del «cantiere ecclesiale» Riassettare le reti – nome ispirato dal brano evangelico di Marco sulla chiamata dei primi discepoli (Mc 1,16-20). Pochi mesi dopo, alla fine di aprile 2024, la commissione diocesana per il riassetto, coordinata da don Ezio Falavegna, ha riconsegnato il lavoro svolto al vescovo Domenico.

Il processo di riorganizzazione ha portato all’individuazione di quattro dimensioni significative dell’essere chiesa diocesana: due luoghi-tempi di ascolto (il Consiglio presbiterale e il Consiglio pastorale diocesano) e due luoghi-tempi di scelta (il Collegio dei vicari e la Curia diocesana).

L’estate del 2024 ha visto tradursi in segni concreti questo processo di riassetto, a partire dalla ridefinizione della Curia nei tre Ambiti che, oggi, ne tratteggiano il volto: l’Ambito dell’Annuncio (Servizi all’Evangelizzazione, alla Liturgia, alla Formazione, alla Spiritualità e agli Stati di vita), l’Ambito della Prossimità (Servizi legati alla Fragilità, al Coordinamento culturale, alla Missione e Dialogo, alla Vita sociale) e l’Area Servizi generali (Servizio legale, Servizio comunicazioni sociali e Servizio gestione risorse economiche-culturali).

Le nomine dei tre delegati episcopali indicano con chiarezza la volontà di valorizzare laici e presenze femminili anche in ruoli apicali: accanto al Vicario generale, don Osvaldo Checchini, sono stati infatti nominati un sacerdote, don Davide Adami, per l’Ambito dell’Annuncio, una laica, la teologa Lucia Vantini, per l’Ambito della Prossimità, e un laico, l’ingegner Roberto Marrella, per l’Area Servizi generali.

La Curia come luogo-tempo di scelta è sorretta dai due luoghi-tempi di ascolto del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale. È in questa prospettiva che, sempre ad estate 2024, il vescovo Domenico ha approvato e promulgato il nuovo Statuto del CPD. L’invito del vescovo è che il consiglio pastorale sia sempre più espressione e modello di sinodalità: all’art. 2 dello Statuto si dice, infatti, a chiare lettere, che il CPD è «espressione qualificata della sinodalità della Chiesa locale».

In cerca di volti: per una Chiesa di relazioni

I lavori del terzo incontro del CPD hanno preso le mosse da tre documenti:

  • l’output dal lavoro dei gruppi del CPD, focalizzato su alcuni punti chiave: priorità a carismi e ministerialità; introdurre novità nello stile della comunità cristiana; corresponsabilità e organismi; cambio di mentalità; unità pastorali e collaborazione tra parrocchie;
  • le mozioni approvate dal consiglio presbiterale a conclusione del ciclo di riflessioni articolato nei temi Parrocchie e territorio, Parrocchie e scelte pastorali, Parrocchie e ministerialità;
  • il documento di sintesi della terza assemblea sinodale italiana Lievito di pace e di speranza[3].

I gruppi di lavoro, dedicati ai temi dei percorsi di fede e della qualità delle relazioni, si sono svolti secondo il metodo della conversazione spirituale, un metodo di discernimento comunitario in cui la disponibilità alla narrazione della propria esperienza personale si accompagna alla disposizione all’ascolto attivo e senza pregiudizi dell’esperienza altrui, così da trasformare contrasti e conflittualità in feconde possibilità di crescita.

Il vescovo Domenico, sottolineando come una Chiesa viva non tema carismi nuovi e nuovi ministeri, ci ha proposto di riflettere su come portare a frutto l’eredità sinodale valorizzando ministeri e carismi attraverso scelte concrete: la ministerialità non deve essere intesa come un modo per organizzare meglio o funzionalizzare in modo più efficace le risorse, ma come una strada che ci permette di valorizzare le esperienze e le relazioni, per dare vita a forme nuove di pensare e vivere il servizio.

Tenendo sullo sfondo le indicazioni di papa Leone in merito alla cura del rapporto tra evangelizzazione ed iniziazione cristiana, al coinvolgimento dei giovani e delle famiglie e alla necessità della formazione a tutti i livelli[4], Domenico ci ha invitato a ripensare la ministerialità alla luce del limite, secondo questa triplice prospettiva:

  • Ministeri che vengono dal limite: ministeri di servizio che nascano paradossalmente proprio dall’aver fatto esperienza del limite, della vulnerabilità, della fallibilità e della ferita nella propria storia personale;
  • Ministeri che si occupano del limite: ministeri che si facciano carico delle situazioni segnate dal limite – e questo non per abbassare l’ideale evangelico o cambiare l’antropologia cristiana, ma perché la Chiesa possa essere trasparenza dello sguardo non giudicante di Cristo;
  • Ministeri che educano al senso del limite: ministeri capaci di far uscire la comunità dal pensiero binario, ossessionato dalla polarità, e aprano la strada al discernimento comunitario.
Verso un discernimento comunitario

È proprio il discernimento comunitario l’orizzonte verso cui sta muovendo i suoi passi la Diocesi di Verona. Si tratta, sottolinea il vescovo Domenico, di provare a mettere insieme la scelta, cioè il momento teorico della riflessione e del confronto, con la decisione, ossia il momento operativo che permette di toccare e lasciarsi toccare in modo concreto dalla realtà. Si tratta di vivere il kairòs della crisi come occasione per uno slancio che ci offre la possibilità di liberare le energie migliori, così da dare vita ad una stagione di rinnovata formazione per una forma nuova di vivere e pensare il servizio.

La prospettiva è quella dell’Assemblea Diocesana che si terrà il 16 maggio 2026, preceduta da una tessitura sapiente di passi che ci aiutino a imparare l’arte del confronto e dello scambio attraverso le due assemblee preparatorie vicariali, programmate per i prossimi mesi di gennaio e di febbraio.

A conclusione della due giorni del CPD, abbiamo lasciato san Fidenzio con tanta riconoscenza per aver potuto condividere la ricchezza di scambi che raccontano come possibili e vere storie di buona fraternità e con un sentimento intimo e profondo di fiduciosa consapevolezza: qualcosa si sta muovendo. È il fremito del lievito nella pasta, il refolo della brezza che trascorre leggera.

«Non sappiamo quale sarà il volto della Chiesa tra vent’anni. Forse saremo ancora meno numerosi, forse le strutture che conosciamo saranno profondamente cambiate, forse dovremo inventare forme completamente nuove di presenza e di annuncio. Ma una cosa la sappiamo: se avremo imparato la sapienza del limite, se saremo diventati esperti nell’arte di trasformare le ferite in fessure di luce, se avremo fatto della nostra fragilità il luogo dell’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle, allora saremo ancora fecondi»[5].


[1] Cf.:  https://www.settimananews.it/pastorale/verona-lettera-pastorale-sul-limite/

[2] Papa Francesco, definendo la sinodalità come «il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio», coglieva proprio nella sinodalità la «dimensione costitutiva della Chiesa», così che «quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola “sinodo”» (Francesco, Discorso in occasione della Commemorazione del 50.mo anniversario dell’Istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015).

[3] https://www.settimananews.it/sinodo/cammino-sinodale-documento-sintesi/

[4] Discorso del Santo Padre Leone XIV in occasione dell’apertura del nuovo anno pastorale della Diocesi di Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, 19 settembre 2025.

[5] Domenico Pompili, Sul limite.

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3 Commenti

  1. Adriano Bregolin 20 novembre 2025
  2. Fabio Cittadini 20 novembre 2025
  3. Giuseppe 20 novembre 2025

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