
Giorgia Meloni interviene al Meeting di Rimini il 27 agosto 2025 (Massimo Paolone/LaPresse)
Cari sorelle e fratelli, se mi permetto di scrivervi, a proposito del Meeting di Rimini, è perché una lettera non è un discorso «su» qualcosa – come potrebbe essere un articolo –, ma «con» qualcuno, non un giudizio, ma un appello rispettoso.
Preciso subito che non rivesto, né a livello politico né a livello ecclesiale, alcun ruolo ufficiale e che, in quanto dico, rappresento solo me stesso. Ma poiché per il battesimo condivido con voi la dignità di re, sacerdote e profeta, penso di avere il diritto e il dovere di esprimere la mia opinione su un evento che coinvolge sia la società sia la Chiesa di cui tanto voi che io facciamo parte.
A condizione – ne sono ben consapevole – di non scadere in quella sterile e acre polemica che in passato ha diviso e ancora, a volte, divide sorelle e fratelli nella fede. Aggiungo di non essere cresciuto né nell’Azione Cattolica né in CL, ma in un piccolo gruppo ecclesiale della mia diocesi, Palermo, a cui devo la mia formazione di laico cristiano. Anche se conto molti amici sinceri, con cui mantengo rapporti di profonda stima, sia in AC sia in CL.
Un dialogo o un monologo?
Il motivo di questa lettera è il profondo disagio che ho provato leggendo sui giornali che l’edizione di quest’anno del Meeting – una grande esperienza di popolo importante e significativa (forse l’unica, almeno in Italia, in cui il mondo cattolico riesce a esprimersi a livello pubblico) – è stata dalla grande maggioranza degli osservatori considerato un chiaro endorsement dei cattolici ai partiti di destra oggi al Governo.
In tempi in cui si parla molto del possibile ritorno dei cattolici alla politica, questa presa d’atto da parte dei media acquista un significato che, inevitabilmente, va al di là di Comunione e Liberazione e chiama in causa il mondo cattolico in quanto tale. Da qui la rilevanza del problema anche per un semplice fedele come me e la mia esigenza di verificare quanto effettivamente è accaduto.
Dico subito che il mio non è tanto un discorso sul Meeting, ma su ciò che l’opinione pubblica, e io per primo, ne abbiamo colto, attraverso le semplificazioni dei mezzi di comunicazione. Mi rendo conto dell’impossibilità – per me, come per chiunque non abbia partecipato all’evento – di capire la ricchezza e la complessità di ciò che esso ha rappresentato. Qui, al di là della varietà di iniziative e di esperienze che hanno giustamente entusiasmato coloro che hanno vissuto queste giornate, è del volto pubblico di questa edizione del Meeting che intendo parlare.
E, a questo livello, l’impressione di una scelta di campo ha un suo innegabile fondamento. A parte la prolusione di Draghi, tutte le relazioni sono state affidate a 13 ministri del Governo di destra in carica, oltre che alla premier Giorgia Meloni. Nemmeno una voce dissidente. Era inevitabile, a questo punto, che il messaggio trasmesso ai partecipanti fosse univoco. Il contrario, in verità, di quanto implicherebbe il nome «Meeting», incontro tra diversi.
La mia meraviglia è aumentata quando ho sentito un’intervista del presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi, che dichiarava di aver voluto garantire la maggior varietà possibile di voci.
Può darsi che ci sia stata, ma posso assicurare che dall’esterno si è sentita solo quella dei ministri che vantavano, senza contraddittorio, i loro successi. Ripeto che, con questo, non intendo assolutamente minimizzare la bella testimonianza di creatività, di impegno e di sacrificio data dagli organizzatori e dai partecipanti anche quest’anno. Ma l’impressione di un monologo, invece che di un dialogo, rimane.
Mattoni nuovi?
Viviamo in un momento in cui la società occidentale, e quella italiana in particolare, assomiglia veramente a un deserto, come il felicissimo titolo del Meeting evidenziava. I «luoghi deserti», ha osservato Giorgia Meloni nella sua relazione, sono
«una potente metafora della nostra epoca, un’epoca nella quale si vorrebbe omologare tutto, trasformare ognuno di noi in un consumatore perfetto, un vuoto a rendere che può essere riempito da qualsiasi cosa si voglia. Individui senza identità, senza memoria, senza appartenenza nazionale, familiare o religiosa. Individui in cui i desideri cambiano in continuazione e che quindi non amano più nulla. Individui in sostanza nella cui esistenza non c’è più nulla per cui valga la pena impegnarsi, costruire o combattere».
In Italia questa cultura si è affermata con la crisi della Prima Repubblica e nel corso della Seconda, di cui l’attuale classe politica, maggioranza e opposizione, è l’ultima espressione. Basti pensare alla crisi ideologica della Sinistra che, orfana del marxismo, ha finito per abbracciare la visione individualista radicale, che è ancora la sua bandiera. Ma non si possono neppure chiudere gli occhi sul ruolo che ha avuto nello stravolgimento dei valori – a livello sia privato che pubblico – l’avvento delle televisioni commerciali e l’immagine privata e pubblica di Silvio Berlusconi, che i nostri partiti di Governo considerano una figura di riferimento.
Chiamare al Meeting esponenti di questa Seconda Repubblica, come Salvini o Tajani (e lo stesso varrebbe per la Schlein o Conte) significa davvero costruire con «mattoni nuovi»? O – al di là dei singoli personaggi, al di là anche della usurata dialettica Destra-Sinistra – oggi non sarebbe necessario proporre idee nuove, che non possono venire da persone «vecchie» (il deserto di cui si parlava)?
La relazione di Giorgia Meloni alla prova dei fatti
Probabilmente un senso autentico di novità il popolo del Meeting l’ha provato davanti alla giovanile e appassionata figura di Giorgia Meloni, a cui ha riservato, secondo i media, un’entusiastica, commovente accoglienza.
E davvero la sua relazione è sembrata prospettare una politica tesa a «ricostruire con i mattoni nuovi della verità», «con metodi nuovi», ispirati all’«umanesimo cristiano», riportando al centro gli esseri umani nella loro unicità e irripetibilità, contro tutte le falsificazioni ideologiche.
Perché, ha detto la premier, «mille miliardi di idee non valgono una sola persona. Noi dobbiamo amare le persone, è per loro che bisogna vivere e morire». Soprattutto i più deboli e poveri, perché «la vita è sacra e la cura per i più fragili è un valore assoluto».
Insomma, il messaggio cristiano che finalmente si fa politica non in sogno, ma nei fatti, poiché la relatrice ha rivendicato, «con orgoglio», di aver costruito con questi «mattoni nuovi» la sua opera di governo.
Ma è veramente così? E qui vi chiedo, fratelli e sorelle, che forse avete anche voi condiviso l’entusiasmo per le cose che Giorgia Meloni ha detto, di provare a guardare insieme a me quelle che non ha detto e che mi sembra smentiscano drasticamente la sua pretesa di stare portando nella politica i valori dell’umanesimo cristiano.
L’accoglienza dei migranti
Potrei indicarvene tante quanti sono i punti trattati nella relazione. Ma sono troppe. Mi limito, a titolo di esempio, al tema dei migranti:
«Abbiamo posato mattoni nuovi sul fronte delle migrazioni, contrastando gli arrivi irregolari, ampliando quelli regolari in una cornice di serietà e rigore, come non era mai avvenuto prima».
Discorso a prima vista ragionevole, perché nessuno potrebbe pensare (e nessuno ha mai pensato) a un’apertura indiscriminata. Eppure, a ben vedere, è significativo che il primo punto – in piena coerenza col programma elettorale della Destra, centrato sulla «difesa dei confini nazionali ed europei» – sia quello del «contrastare», come si fa con gli invasori.
Una linea ben diversa da quella proposta da papa Francesco che, nel suo «Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato» del 2018, la riassumeva in quattro verbi: «accogliere», «proteggere», «promuovere», «integrare».
A questo programma Francesco ha ispirato tutto il suo pontificato, in deciso contrasto con un Governo fedele alla linea della Lega, che ha sempre rivendicato la sua fedeltà al messaggio cristiano (Salvini si è spesso presentato ai suoi comizi con il Vangelo in mano), ma precisando che il comandamento dell’amore del prossimo vale solo per i più vicini e «non è estendibile al vù cumprà o al vù lavà, certamente prossimi di molte altre persone, ma non del sottoscritto. Grazie a Dio» (M. Borghezio).
La Destra ha risposto squalificando Francesco come un pericoloso utopista. Ma, in realtà, la posizione di papa Bergoglio è semplicemente quella del magistero della Chiesa. San Giovanni Paolo II (citato da Meloni al Meeting), nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, del 2003, scriveva:
«Di fronte al fenomeno migratorio, è in gioco la capacità, per l’Europa, di dare spazio a forme di intelligente accoglienza e ospitalità. È la visione “universalistica” del bene comune ad esigerlo: occorre dilatare lo sguardo sino ad abbracciare le esigenze dell’intera famiglia umana» (n. 101).
Sottolineando, subito dopo, la necessità di una «matura cultura dell’accoglienza che, tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali» (ivi). In conformità, del resto, a quel testo del vangelo in cui Gesù si identifica con lo straniero che chiede di essere accolto: «Ero forestiero e mi avete ospitato» (Mt 25,35).
In tutto il discorso di Giorgia Meloni la sola volta che si parla di «accoglienza» è quando ringrazia per quella che le è stata riservata al Meeeting. E, contrapponendosi – senza rendersene conto – proprio alle parole di Giovanni Paolo II, ha rivendicato il ruolo, «che io considero decisivo, del Governo italiano per cambiare anche l’approccio europeo», inducendo tutta l’UE a considerare prioritari «la difesa dei confini esterni» e «il rafforzamento della politica dei rimpatri».
Il cimitero del Mediterraneo
Ma il problema non è di parole. Ad esse sono corrisposti, in questi tre anni, dei fatti gravissimi. Come il decreto-legge del 28 dicembre 2022, che ha reso molto più difficile alle navi delle ONG operanti nel Mediterraneo salvare i migranti vittime di naufragi, vietando loro di effettuare più di un’operazione di salvataggio e imponendo di sbarcare i naufraghi in porti spesso lontani, allontanandole dalle zone critiche. Proprio in questi ultimi giorni due sono state trattenute in stato di fermo per non aver rispettato queste regole assolutamente arbitrarie.
Si vogliono scoraggiare le partenze rendendo più alte, per chi vi si avventura, le probabilità di morire. Le possibilità di salvezza indeboliscono il divieto. Lo ha detto, senza i giri di parole dei diplomatici, il ministro Piantedosi (un altro invitato applaudito al Meeting) all’indomani del disastro di Cutro, il 26 febbraio 2023, rispondendo a chi gli chiedeva se si poteva fare di più per salvare le 180 persone perite nel naufragio:
«L’unica vera cosa che va detta e affermata è: “Non devono partire”. [Non si può] immaginare che ci siano alternative da mettere sullo stesso piano – salvare, non salvare…».
La sola vera alternativa al restare nella propria condizione di miseria o di pericolo, è la morte. Questa la filosofia che sta dietro i provvedimenti anti-ONG. E che non si tratti di una mia lettura «ideologica», lo dicono le parole di papa Francesco nell’Udienza generale del 28 agosto 2024:
«Il mare nostrum (…) è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti – per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave».
Tornano alla mente le parole della premier al Meeting: «Non c’è niente di più importante che salvare una vita umana».
Gli accordi con la Libia
E poi ci sono gli accordi con la Libia. Giorgia Meloni non vi ha fatto cenno, e con ragione. Perché avrebbe dovuto dire che, almeno in questo caso, non solo il nostro attuale Governo non si è discostato da quelli precedenti, come lei spesso ha sottolineato, ma ne ha continuato la politica nella sua espressione più disumana.
È stato infatti il ministro dell’Interno del Governo di Centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni, Marco Minniti, che, nel febbraio del 2017, con l’accordo della UE, ha firmato un Memorandum d’intesa col Governo libico in cui si concedevano aiuti economici e supporto tecnico, in cambio dell’impegno di quel Governo di controllare più strettamente le partenze dei migranti dalle sue coste, facendone bloccare i barconi dalla sua Guardia costiera e trattenendo le persone in appositi «centri d’accoglienza».
«Nei miei ventidue anni in Medici Senza Frontiere non avevo mai incontrato un’incarnazione così estrema della crudeltà umana», dice Joanne Liu, la presidente internazionale di «Medici senza frontiere», in un’intervista al Corriere della Sera del 1° febbraio 2018. E non è una denunzia isolata.
In realtà, già poche settimane dopo quegli accordi, il 28 settembre 2017, il commissario dei Diritti umani presso il Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, aveva scritto al nostro ministro degli Interni, Marco Minniti, in una lettera: «Consegnare individui alle autorità libiche o altri gruppi in Libia li esporrebbe a un rischio reale di tortura o di trattamento inumano o degradante e il fatto che queste azioni siano condotte in acque territoriali libiche non assolve l’Italia dagli obblighi previsti dalla Convenzione sui diritti umani».
Così, non stupisce che, a metà novembre 2017, dopo il Consiglio d’Europa, anche l’ONU sia intervenuta. Durante la riunione del comitato delle Nazioni Unite a Ginevra, l’Alto commissario ONU per i diritti umani, Zeid Raad al Hussein, ha bollato con parole durissime il patto stretto con Tripoli dal Governo Gentiloni per conto dell’Unione Europea:
«La politica UE di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle terrificanti prigioni in Libia è disumana. La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità. (…) Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a episodi di schiavitù moderna, uccisioni, stupri e altre forme di violenza sessuale pur di gestire il fenomeno migratorio e pur di evitare che persone disperate e traumatizzate raggiungano le coste dell’Europa».
Incurante di questi moniti, il nuovo Governo di Destra ha rinnovato l’accordo. Anzi, a suggellarne la continuità, la nostra premier, il 28 gennaio 2023, in occasione della sua visita in Libia, ha concordato la consegna di cinque modernissime motovedette alla Guardia costiera (una delle quali, recentemente ha anche sparato, in acque internazionali, alla nave Ocean Viking, mentre stava soccorrendo un gruppo di migranti in mare).
E anche ultimamente Meloni è tornata a Tripoli per confermare e consolidare gli accordi, che anzi sono stati estesi, nel quadro del Piano Mattei, alla Tunisia, dove il presidente Kaïs Saïed sta imponendo un regime autoritario e, in cambio di ingenti fondi italiani ed europei, si è impegnato a bloccare, con i mezzi che gli sono propri, i migranti in procinto di partire per l’Italia.
Davanti a questo quadro di inaudite violenze, decise a tavolino contro poveri esseri umani, colpevoli solo di essere assetati di un po’ di felicità, rileggiamo le parole di Meloni nella sua relazione: «Noi dobbiamo amare le persone, è per loro che bisogna vivere e morire». Perché «la vita è sacra e la cura per i più fragili è un valore assoluto».
Ci si può entusiasmare per il male minore?
Mi fermo qui. Era solo un esempio tra i tanti della totale dissonanza tra le nobili affermazioni di principio della premier e la prassi reale del suo Governo e solo per ragioni di spazio ho preferito soffermarmi su questo.
Ma spero almeno di aver fatto capire i motivi del mio disorientamento nel vedere la nostra presidente del Consiglio non solo invitata – questo potrebbe essere un modo per mantenere i buoni rapporti con le istituzioni –, non solo cortesemente ricevuta – questo rientrerebbe nella buona educazione verso un’ospite –, ma entusiasticamente applaudita e acclamata (tra l’altro, in particolare quando ha parlato dei migranti).
Perché ad aver fatto questo sono persone a cui mi sento unito dalla profonda convinzione che «i mattoni nuovi» per costruire in questo deserto possono venire solo da una visione della persona e della società che si ispiri all’insegnamento sociale della Chiesa e, soprattutto, al vangelo.
Si può capire – anzi credo che in questo momento capiti a tutti i cattolici – che qualcuno, in mancanza di meglio, voti per un partito che, pur comprimendo alcuni valori, ne salva però altri e che, per questo, può, a malincuore, essere considerato un male minore. Ma se Elly Schlein ricevesse un’accoglienza trionfale in un consesso di cattolici mi stupirei e mi addolorerei molto. Esattamente come mi stupisce e mi addolora che questo sia accaduto nei confronti di Giorgia Meloni.
Sorelle e fratelli, ringrazio chi di voi ha avuto la pazienza e la gentilezza di arrivare alla fine di questa lettera. Non chiedo che, alla fine, ci troviamo d’accordo su tutto, ma che siano chiare le ragioni per cui mi sono sentito a disagio, come cristiano, di quello che del Meeting ho appreso dai media. E che consideriate l’averlo comunicato non un attacco, ma un atto di sincerità fraterna, nello stile del vangelo che ci unisce tutti.
- Dal sito della Pastorale della cultura della diocesi di Palermo (www.tuttavia.eu), 3 settembre 2025






Anch’io sono rimasto perplesso e istintivamente incredulo dell’accoglienza sopra le righe del Meeting riservata alla Presidente Meloni. Condivido le pacate osservazioni e considerazioni di Savagnone. E’ evidente la contraddizione tra quanto detto e quanto praticato dal nostro Governo : la divaricazione si trova per intero nel Vangelo che, per la verità, è motivo di inciampo per tutti e in tutti i tempi. Tuttavia mi sono detto che CL, quantomeno dalla Presidenza CEI di Ruini, ha fatto del colleteralismo con il potere il proprio baricentro operativo, nella convinzione perversa che occupando spazi si favorisca l’evangelizzazione. Nulla di nuovo dunque. Ma Gesù non ha occupato spazi rifuggiva dalle folle esultanti per i suoi miracoli, e al Getsemani ha intimato a Pietro di riporre la spada e si e’ consegnato proprio a chi considerava da Lui minacciati i propri spazi. Detto ciò, da credente, penso che non dobbiamo cadere nelle contrapposizioni, ma chiedere la grazia di una umile parerai e confidare in Dio, che comunque e a dispetto dei nostri progetti pastorali, fa sorgere ogni giorno il sole sui giusti e gli ingiusti e porta la storia a compimento nell’abbraccio con il Padre.
La Meloni nel suo discorso ha toccato anche il punto della “scelta religiosa”. Ha cavalcato l’onda per prendere più applausi, diffondendo una visione distorta della recente storia del cattolicesimo. Molti cattolici di altre sponde si sono risentiti. La Bindi ha risposto su Avvenire, ma aveva dietro una ampia base di cattolici con lo stesso pensiero che l’hanno spinta ad un intervento
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/a-meloni-dico-di-non-coltivare-il-seme-della-divisione-fra-i-cattolici
Purtroppo si sa che un certo cattolicesimo è da sempre andato a braccetto con la destra conservatrice e con il potere. Certo mi spiace che il meeting, come sottolineava il professore, non abbia favorito il confronto ma sia stato un monologo
Ben detto. Grazie professore
Giustamente il Prof. Savagnone si chiede, nel suo ottimo articolo, perché tutte le relazioni siano state affidate a 13 ministri del governo in carica; credo che la risposta sia semplice e che il professore l’abbia, ovviamente, ben chiara in mente: CL è un movimento i cui membri preferiscono parlarsi tra di loro piuttosto che confrontarsi con quelli che la pensano diversamente; ed è un loro diritto. Ma perché all’interno del mondo cattolico esistono movimenti del genere? A mio opinabile parere, una risposta, anche se forse solo parziale, la potrebbe dare la questione della “libertà di coscienza” che la Chiesa, nel passato, ha tenacemente negata (Gregorio XVI con l’enciclica Mirari Vos la definì “un’aberrazione che minacciava la società e la Fede”) ed ora, che l’ha in teoria riconosciuta, nei fatti ha poi spesso agito per condizionarla. E così tale libertà – pur non potendo non essere un principio irrinunciabile in uno Stato democratico laico – trova difficoltà ad essere accettata pienamente da una parte consistente di cattolici, per esempio quelli che aderiscono ad un movimento come CL, specie adesso che viviamo in un clima di fondamentalismi trionfanti un po’ dappertutto. Appellandosi spesso ad un diritto naturale che, obiettivamente, non è sempre agevole difendere, si ritiene che su alcune questioni – i cosi detti valori non negoziabili – non ci possa essere alcuna discussione: sono da accettare e basta da parte di tutti, credenti, atei, agnostici, diversamente credenti, indifferenti, come accadeva, fino al XVI e XII secolo nella “Res Publica Christiana”, nella convinzione che questo tipo di società sia sostanzialmente migliore di quella laica (ma la Storia ci dice che è stato veramente così?); ed un sistema democratico può stabilire, “a prescindere”, quali sono le questioni sulle quali non ci può essere discussione? Ed è così che si verifica lo spostamento di molti cattolici, tipo appunto quelli aderenti a CL, verso ideologie e partiti di destra o reazionari che – magari strumentalmente – promettono di dare battaglia su tali problematiche ma sulla cui democraticità è più che plausibile nutrire seri e fondati dubbi, non fosse altro perché suffragati dalla Storia
Il cardinale Zuppi: «Papa Leone come Francesco: difenderà gli stranieri perché è scritto nel Vangelo»
In questo senso trovo che spellarsi le mani per applaudire la Meloni sia inopportuno.
Ma Zuppi era al Meeting pochi giorni prima di Meloni! https://www.avvenire.it/attualita/pagine/zuppi-al-meeting
Certo. Lo dice nell’intervista rilasciata oggi sul giornale. Il suo metodo di scrivere che punta sempre al paradosso non funziona però in questo caso. Zuppi ha fatto bene ad andare. Ma si può rimanere critici rispetto ad una certa visone anche partecipando. Lei mi ricorda sempre più l’imitazione che Crozza faceva di Veltroni. Puro “ma ancheismo”. Veramente pesante.
Scusi ma se cita Zuppi deve citare anche il fatto che 1) era al Meeteng 2) ha espressamente dichiarato nella stessa intervista che lui è cattolico, Meloni è cattolica, i tradizionalisti sono cattolici e peace and love.
Altrimenti se cita ad sentimentum ci sta che uno, pesante fin che vuole, le faccia notare che la sua citazione è strumentale.
Per lei il cristianesimo deve essere un gioco “leggero” probabilmente succede anche a quelli che vogliono andare a messa alla mattina ma non trovarsi lo straniero vicino, ci ha mai pensato? A lei piace essere cristiano limitandosi a chiacchierare con la vicina di casa 90enne ad altri ad andare la processione. Io sarò pesante ma mi pare surreale chiedere leggerezza per sè stessi e caricare il peso sulle spalle di altri che vogliono essere leggeri uguale.
Pare che i cattolici siano non solo divisi ma si odiano l’ uno con l’ altro. Infatti che importanza ha se un cattolico di destra piuttosto che un cattolico di sinistra riceve gli applausi ? Ma no, i fratelli , pii si’ nn a invidiosetti , hanno qualcosa da ridire. Gli applausi a un cattolico di destra proprio non li digeriscono . Perche’ nel fondo del loro cuore loro sono come i farisei del tempo di Gesu’ che pensavano ” Noi siamo i giusti ,quelli che fanno la volta’ di Dio ” . I cattolici di sinistra si sentono i giusti . A loro va fatta leggere la parabola dal fariseo ec del pubblicano
Una cosa sono i normali applausi, che si tributano a tutti in una manifestazione come il Meeting o altre analoghe, altra cosa le ovazioni da stadio che ha ricevuto la Meloni, a significare la forte simbiosi esistente tra CL e Fratelli d’Italia
Io non ho ben capito le polemiche sul Meeting quest’anno. Dipendono solo da Meloni? Da anni vanno un pò tutti e applaudono sempre tutti, anche Draghi o Bersani, manda il messaggio Mattarella, lo manda il Papa. Che differenza c’è stata rispetto gli altri anni?
13 relazioni su 13 tenute dal governo…
Non seguo particolarmente il Meeting se non da quello che appare sui giornali ma ad occhio sono passati negli ultimi 10/15 anni Letta, Renzi, Monti, Gentiloni, Draghi, più ovviamente Meloni, cioè quasi tutti i presidenti del consiglio in quel periodo in carica. Forse Conte non è andato e qualcuno che ringraziando il cielo ho dimenticato.. Non mi pare diverso dagli altri anni ecco. Ma seguendo molto poco deve essermi sfuggito sicuramente qualche cosa di molto importante che ha reso questo anno speciale.
Perché il 100%delle relazioni tenute da esponenti di governo? Non sto parlando del presidente del consiglio e sto parlando di quest’anno
https://formiche.net/gallerie/bertinotti-meeting-cl-rimini/
Me lo ricordo solo io? Bersani uguale, Draghi uguale. Poi non lo seguo, giusto qualche articolo su Avvenire. Quest’anno mi ha colpito un intervento sulla letteratura e Zuppi, tanto che per la prima volta ho deciso di seguirlo su Instagram. Nom ho fatto in tempo a dire, che carino, che sono arrivate valanghe sul “Signora mia hanno applaudito Meloni”. Che poi serviva Rimini per sapere che va forte l’attuale Presidente dwl Consiglio? Si parlava di pace, di atomica, di Hiroshima al PD faceva così schifo inviare qualcuno invece di interpretare l’ennesima variazione sul tema “mi si nota di più se non vado o se sto in disparte? ” L’unica a capirlo è stata Rosi Bindi.
Ottimo articolo. Il tema principale, alla fine, è sempre quello evangelico: chi è il mio prossimo? Se la nostra coscienza non è infiammata dall’amore divino, come possiamo avere amore per il prossimo? Se in chi ci sta di fronte non vediamo Cristo bisognoso e non agiamo di conseguenza, non possiamo dirci seguaci del Vangelo. Solo l’amore salverà il mondo dalla catastrofe antropologica che ci circonda. San Bernardo poneva questa domanda ai suoi monaci; “Coloro che non si associano al dolore dei propri fratelli, ma al contrario irridono le loro lacrime o disprezzano le loro gioie, non provando dentro di sé gli stessi sentimenti di quelli, perché non si trovano nelle medesime circostanze, possono cogliere la verità nel prossimo?” (De gradibus humilitatis III, 6) Amare Dio e le sue creature è l’ imperativo evangelico su cui si fonda la vita cristiana.
Ancora con questa retorica dei migranti! Ma non osservate cosa sta accadendo nei paesi europei di antica cristianità dove la religione islamica sta prendendo il sopravvento con un imbarbarimento dei costumi e della civiltà? Vogliamo fare la stessa fine in Italia? La difesa della vita è senz’altro importante ma non lo è di meno la difesa della fede cattolica. L’unica fede, fondata da Gesù Cristo, in cui c’è salvezza. Apriamo gli occhi oltre al cuore.
“Ero straniero e mi avete accolto”:
1) l’accoglienza non c’entra nulla con le politiche migratorie che, invece, vanno disciplinate e regolamentate perché la collettività possa vivere in pace. Il singolo cristiano deve avere sempre un cuore accogliente verso chiunque. Ma un conto é essere accogliente verso una persona, altro é dare delle regole per la pacifica convivenza. É lo stesso discorso del peccato e peccatore: il cristiano deve essere misericordioso con il peccatore ma intransigente con il peccato, non viceversa.
2) chi lascia la porta della propria casa aperta giorno e notte? La Patria é come la propria casa: non si puó lasciare la porta aperta perché chiunque possa entrarvi, anche i malintenzionati, perché non si puó mettere a rischio la vita propria, dei propri familiari e dei propri concittadini;
3) chi detta le regole per l’ingresso nella propria casa, collettività/Patria non é razzista ma semplicemente usa il buon senso; e il Ministro degli Interni ha il dovere di far rispettare le leggi e di tutelare la pace e il bene comune;
4) accoglienza significa invitare a far parte della propria famiglia, comunità/Patria condividendone regole, fede, abitudini, senza mettere a repentaglio i propri familiari o concittadini e senza rinnegare il proprio essere, la propria fede, i propri principi, la propria cultura…altrimenti non é accoglienza ma sottomissione passiva e ipocrita;
5) L’ospite è una persona di passaggio, che sta vivendo una situazione di difficoltà, non una persona che intenda stabilirsi in casa altrui per dettar legge o per vivere a scrocco.
6) le opere di carità si fanno per misericordia, non per lucro, come, invece, fanno le ONG o le cooperative. Non solo: le opere di misericordia le praticano i singoli, non lo Stato, che invece deve preoccuparsi di dare le regole e farle rispettare per la convivenza pacifica ed il bene comune, al fine di evitare che regni il caos e la legge del piú forte e del piú prepotente;
7) S. Paolo é stato molto chiaro: non é mai stato di peso a chi lo ha ospitato ed accolto ma ha sempre lavorato per contribuire al sostentamento dei suoi ospitanti;
8.) il cristiano deve proclamare Gesú come unico vero Dio, farlo conoscere a chi non lo conosce, raccontare la Sua storia, quel che ha fatto e quel che ha predicato, annunciare chi é e che é veramente risorto, a prova dell’esistenza della vita eterna e annunciare che Lui é la Via la Verità e la Vita;
9) un cristiano non puó pensare di testimoniare questo facendo finta di farsi vedere tanto bravo e buono perché sarebbe perdente in partenza. Puó farlo portando la Sua croce di sofferenza con fiducia e speranza di incontrare, un giorno, la Gioia eterna dell’abbraccio eterno di Gesú.
Insomma, può andare al meeting e parlare solo chi è di sinistra. Non è la festa dell’unità e qualcuno non lo ha chiaro. Sui migranti si è speculato fin troppo!
In effetti è abbastanza frustrante vedere applaudire una marea di bugie così lampante da chi si definisce cristiano, tante belle parole ma tutte vuote e fasulle come le banconote da 300 euro. Ma ci sta, l’atteggiamento bigotto, falso, contraddittorio dei meeting e di chi li organizza è uno dei motivi per cui la gente normale si allontana dalla Chiesa.
Non c’è credibilità. troppo servilismo sono, mi si passi il termine “cringe”.
Anche i commenti son quel che sono… Ma l’articolo lo condivido. quasi tutto.
Sembra che ciò che è al centro siano soldi e potere (Formigoni docet). Che sono l’ antitesi dell’ evangelo di Gesù.
Molti aspetti evidenziati sono veri, ma ci vuole un realistico equilibrio. Ne riparleremo quando il pd supportato da certi cattolici avrà legalizzato la droga e il suicidio assistito, esteso le possibilità di ricorrere all’aborto, adottato politiche proLGBT (dalle adozioni – passando per l’utero estero in affitto – all’educazione scolastica) e altre amenità. Il tutto senza poter certo impedire a Israele le sue atrocità o fermare la tragedia dei migranti… tanto per evitare schizofrenie
Premesso che trovo l’articolo eccellente, credo che, probabilmente, la spaccatura – sapientemente sfruttata dalla Meloni nel suo “comizio” – si è sviluppata a partire dagli anni ’80: fino a questa data, tra l’altro, la CEI aveva fortemente sostenuto la “scelta religiosa ” dell’AC, successivamente l’ha tenacemente avversata. La spaccatura in discorso si è avuta, in particolare, sulle idee che il Concilio aveva maturato riguardo all’ annosa questione della “modernità”, che superavano definitivamente quelle contenute nel Sillabo. Così è successo che i cattolici “conservatori” hanno ritenuto che il Concilio, in campo culturale e socio-economico, non avesse segnato una svolta rispetto al passato ma avesse espresso una sostanziale continuità; i cattolici “progressisti”, invece, hanno ritenuto esattamente il contrario. Conseguentemente, i primi hanno ritenuto (e ritengono) di appoggiare partiti e culture “conservatrici” – se non reazionarie – ; i secondi, viceversa, partiti e culture “progressiste”. Le differenze ci sono e non credo siano superabili, almeno per ora
Gentile Giuseppe, la ringrazio per la lettera, lei ha posto molte delle stesse domande che mi pongo anche io.
Sono stato per anni un volontario del meeting, sinceramente impegnato e devo ribadire che sono migliaia i ragazzi che ogni anno si mettono in gioco per realizzare quella settimana di approfondimenti. Anche io sono un pò frastornato, ma sicuramente c’è un motivo storico per cui ci troviamo qui, in breve il meeting è sempre stato un pò questo… ad un occhio esterno, la bolla mediatica tende a far risaltare gli incontri principali e tutto il sottobosco di incontri collaterali di grande valore non passa.
Dunque la domanda potrebbe essere questa: ma come si fa ad applaudire calorosamente un governo o alcuni ministri che disprezzano il valore della vita (vedi gli immigrati) dissimulando ogni tentativo di umanizzazione?
Forse la risposta l’ha data lei stesso dichiarando che sarebbe ugualmente addolorato se ci fosse stata una stessa accoglienza calorosa per Elly Schlein… questa dicotomia, che sempre vediamo nei nostri dibattiti televisivi e della quale siamo imbevuti a tal punto da non rendercene conto, ci impedisce un vero dialogo e dunque ci permette solo lo schieramento.
Prima accennavo ai motivi storici, credo che sia un fatto che la chiesa abbia guardato con un certo sospetto al mondo della sinistra, “consegnandosi” per certi versi a quei cari politici che fanno dei valori irrinunciabili la loro bandiera, ma veicolando allo stesso tempo un doppio standard (tra vita vissuta e vita enunciata) intollerabile per tante persone.
Dunque come lo è la chiesa anche il movimento di comunione e liberazione è diviso, rifiutato da una parte e in parte accolto da un’altra parte, se aggiungiamo poi una struttura gerarchica e un basso livello livello di ri-circolo di idee perché l’ambiente è semi-chiuso (in CL) ecco come si arriva agli applausi scroscianti.
Vorrei infine ringraziare la redazione di questo settimanale che trovo un bellissimo spazio di condivisione
Mi permetto di evidenziare da laico cristiano, cresciuto nelle fila di AC, ma che ha amici di ogni tipo (CL, focolarini, Associazione Papa Giovanni XXIII), un paradosso del cattolicesimo borghese che è il nostro modo di vivere la fede (https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2020/09/cattolicesimo-borghese1.html). Su alcuni temi prendiamo posizione (per esempio i temi di bioetica) – sottolineo giustamente! -, su altri (che magari non ci piacciono: i migranti, i poveri, il lavoro sfruttato per fare degli esempi) meglio tacere. Paradosso che esprimo così: “evviva l’etica sì… ma non troppo!”.
Dipende dallo schieramento, perchè quando scrivevo su Vino Nuovo era il contrario esatto. Sulla bioetica si sbandierava la laicità dello stato, sui migranti la parresia, la profezia e vattelapesca.
Diciamo che per molti prima viene lo schieramento politico poi il Vangelo, si prende del Vangelo quello che lo schieramento impone di prendere.
E’ difficile essere cristiani in politica..
Descrizione azzecatissima dei cristiani (schierati, impegnati politicamente): “si prende del Vangelo quello che lo schieramento impone di prendere” e… vissero felici e contenti… finche erano al governo
Per chiarire, voto sempre a sinistra, ma conosco benissimo i mal di pancia di dovermi sempre accontentare di un pezzo. Per me che do più importanza alla sanità pubblica magari ci sarà chi dà importanza a questioni di bioetica, nessuno dei due esaurisce il Vangelo..
Condivisibili le preoccupazioni espresse nell’articolo a proposito delle fin troppo strette e perciò pericolose e controproducenti commistioni tra religione e politica, ma personalmente non mi meraviglio di quanto successo al meeting di Rimini. Chi davvero guida CL (come, ad esempio, Vittadini) è sempre al comando da decenni e non è affatto cambiato nel modo di intendere, vivere e testimoniare la fede cristiana, malgrado i numerosi incidenti e fallimenti a cui questo movimento è andato incontro negli anni passati proprio per la sua “incauta” tendenza a unire senza troppi patemi d’animo fede, affari e militanza politica. Non sono bastati i monitor di papà Francesco e le misure disciplinari da lui adottate per provare a cambiare il ceto dirigente ciellino, che adesso sembra persuaso di poter riprendere la propria strada osannando (non gratuitamente, ovviamente) i governanti di turno.
Dispiace che CL abbia perso l’occasione per cambiare e maturare, ci si può consolare pensando alle tante persone che (grazie a Dio) ne fanno parte con una fede autentica, operosa e senza “ombre” di mondanità