San Diego-Immigrazione: quando le fedi fanno la differenza

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Come annunciato (cf. qui), alle 8.45 della mattina di venerdì una delegazione interreligiosa, guidata dal vescovo eletto di San Diego Michael Pham, ha fatto ingresso nell’edificio della città in cui si trovano le aule del tribunale federale per l’immigrazione. Allineati lungo i muri dei corridoi vi erano numerosi agenti mascherati dell’ICE pronti ad arrestare i migranti che, per legge, si dovevano presentare davanti alle corti per il dibattito inerente il loro status negli Stati Uniti.

Una presenza fortemente intimidatoria, sentita come tale anche dal gruppo guidato da mons. Pham – di cui facevano parte, tra gli altri l’imam Taha Hassane del Centro islamico di San Diego e la vescova Susan Brown Snook della Diocesi episcopale di San Diego.

Non appena gli agenti hanno visto la delegazione interreligiosa percorrere i corridoi da loro occupati per recarsi nelle aule del tribunale si sono rapidamente dispersi lasciando libero il percorso che, di lì a poco, sarebbe stato quello dei migranti convocati per le udienze.

Per un giorno, un luogo della città di San Diego attraversato dal dramma di arresti senza motivazione e giusto processo, è stato risparmiato da questa pratica che nega i diritti umani fondamentali nelle nostre società occidentali.

Consapevole del fatto che non ci si può limitare alla contingenza di una giornata «fortunata», nel coro del colloquio con i giornalisti, una volta uscito dalla sede del tribunale, mons. Pham ha indicato la necessità di una presenza stabile, giornaliera, da parte dei rappresentanti della comunità religiose della città. E, riferendosi alla sua diocesi, ha annunciato l’avvio di un programma pastorale presso la sede del tribunale.

Sviluppo e attuazione di questo progetto sono stati affidati al padre gesuita Scott Santarosa, parroco della comunità di Nostra Signora di Guadalupe. Commentando quanto avvenuto nei locali del tribunale federale venerdì, p. Santarosa ha detto che «la presenza della delegazione interreligiosa ha fatto la differenza», non solo perché quel giorno non vi sono stati arresti come di solito avviene, ma anche perché questa azione «permette agli avvocati difensori di avere più tempo per preparare a dovere i casi».

Riportando l’incontro con un avvocato governativo, mons Pham ha detto che «egli si è presentato, confidando il conflitto personale in situazioni come queste. Questo avvocato ha una morale e sa bene quali sono i valori importanti per lui» – ed è esattamente per persone come queste che l’esercizio della professione, rappresentare questo governo contro gli immigrati, diventa un radicale dilemma di coscienza.

Tornando sul progetto di una presenza pastorale nell’edificio del tribunale federale di San Diego, padre Santarosa ha sottolineato che «si tratta di un’esigenza che nasce dallo stato delle cose». Un primo passo può essere quello di «garantire una presenza quotidiana di preti della diocesi per accompagnare i migranti nei loro procedimenti ed essere presenti a essi come testimoni».

In un articolo pubblicato ieri su America, Zac Davis annotava: «in mezzo alla disperazione che provavo leggendo i titoli dei giornali durante questo fine settimana, era difficile non sentirsi orgogliosi di essere cattolici dopo aver visto uno dei nostri leader rendere presente l’autorità della Chiesa e il suo ministero pastorale proprio laddove avvengono procedure profondamente ingiuste».

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3 Commenti

  1. Maria Laura Innocenti 1 luglio 2025
  2. Giovanni Di Simone. 28 giugno 2025

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