Africa, un continente sinodale?

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“L’Africa è un continente sinodale”, hanno detto i partecipanti all’Assemblea continentale del Sinodo lo scorso marzo. Più che una rivelazione, questa è la conclusione di un presupposto antropo-ecclesiologico africano.

Infatti, nel definire la Chiesa, seguendo l’ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II, i teologi africani sono arrivati all’immagine della “Chiesa famiglia di Dio”; una bella immagine che dice cosa è o dovrebbe essere la Chiesa d’Africa: una famiglia sinodale impegnata in un cammino di conversione, riforma e crescita.

Il sinodo sulla sinodalità: un evento importante, da prima pagina nel mondo ecclesiale; parliamone in relazione all’esperienza ecclesiale in Africa. Fin dall’inizio ci si chiede cosa si aspettino i cristiani africani da questo Sinodo dei vescovi, iniziato mercoledì scorso.

In realtà, l’Africa dovrebbe attingerne più di ogni altra regione del mondo. Radicata nei principi antropologici e nei valori culturali africani come lo spirito comunitario, il senso della famiglia, il lavoro di squadra, la solidarietà, l’inclusione, l’ospitalità e la convivialità, la Chiesa come famiglia di Dio in Africa può essere solo una casa dove i principi di comunione, dialogo e partecipazione, questi principi di sinodalità, non sono solo delle parole ma anche e soprattutto vita concreta.

Parlando della diversità presente in Africa, qualcuno ha detto che non esiste un’Africa, ma esistono le Afriche, da Ovest a Est e da Nord a Sud, passando per il Centro, con le loro culture, le loro mentalità, i loro usi e costumi.

È questa diversità culturale che la sinodalità mette in evidenza. Come luogo in cui identità e alterità, unità e diversità, singolarità e universalità si incontrano, la famiglia ecclesiale sinodale è un luogo in cui tutti, senza distinzione, sono accolti e ascoltati; un locus in cui impariamo a vivere insieme.

Ed è qui che la sinodalità diventa una sfida per le Chiese d’Africa. Infatti, in un contesto in cui sorgono zone di tensione, e in cui ci si uccide a vicenda solo perché si appartiene a una tribù (e nei nostri Paesi il tribalismo è in aumento), il concetto di convivenza si sta progressivamente sgretolando e camminare insieme diventa sempre più difficile.

Da questa rapida radiografia dell’Africa, capiamo che le Chiese africane hanno ancora molta strada da fare e che questo sinodo sulla sinodalità è più di una manna dal cielo. È infatti un’opportunità per l’Africa; le ricorda il suo DNA, il suo sostanziale modus essendi, ciò che fondamentalmente è: una comunione.


L’Afrique, un continent synodal ?

“L’Afrique est un continent synodal”, l’ont dit, au mois de mars dernier, les participants à l’Assemblée continentale du synode. Plus qu’une révélation, il s’agit là d’une conclusion d’un présupposé anthropo-ecclésiologique africain. En effet, en définissant l’Eglise, à la suite de l’ecclésiologie de communion du Concile de Vatican II, les théologiens africains en sont arrivés à l’image de l'”Église-famille de Dieu”;  belle image qui dit ce qu’est ou ce que devrait être l’Église d’Afrique : une famille synodale engagée dans un voyage de conversion, de réforme et de croissance.

Le synode sur la synodalité : un évènement majeur, à la une dans l’actualité ecclésiale ; parlons-en et ce, en rapport avec le vécu ecclésial en Afrique. On se demanderait d’emblée ce que les chrétiens africains attendraient de ce synode des évêques qui a débuté ce mercredi 4 octobre.

Pour tout dire, l’Afrique devrait y puiser plus que toutes autres régions du monde. En s’enracinant dans les principes anthropologiques et les valeurs culturelles africaines que sont l’esprit communautaire, le sens de la famille, le travail d’équipe, la solidarité, l’inclusion, l’hospitalité et la convivialité, l’Église famille de Dieu qui est en Afrique ne peut être qu’un foyer où  les principes de communion, dialogue et participation, ces principes de synodalité ne sont pas seulement dans les dires mais aussi et surtout dans la vie concrète.

Parlant de la diversité qu’on rencontre en Afrique, quelqu’un disait qu’il n’y a pas d’Afrique, il y a plutôt les Afriques, de l’Ouest à Est et du Nord au Sud passant par le Centre,  avec leurs cultures, leurs mentalités, leurs us et coutumes. C’est toute cette diversité culturelle que la synodalité vient mettre en évidence. Lieu de conjugaison entre l’identité et l’altérité, l’unité et la diversité, la singularité et l’universalité, l’Église famille synodale est alors cet espace où tous, sans distinction, sont accueillis, écoutés ; un “locus” où l’on apprend à vivre ensemble.

Et là, la synodalité devient un défi pour les Églises d’Afrique. En effet, dans le contexte où les zones de tension surgissent par-ci par-là et où les gens s’entretuent juste pour la simple appartenance tribale et dans nos pays où le tribalisme monte en croisière, la notion du vivre-ensemble s’émiette progressivement et la marche ensemble devient de plus en plus difficile.

De cette radiographie rapide de l’Afrique, on comprend que les Églises d’Afrique ont encore un long chemin à faire et que ce synode  sur la synodalité est plus qu’une aubaine. Il est en fait une chance pour l’Afrique ; il vient lui rappeler son ADN, son “modus essendi” substantielle, ce qu’elle est fondamentalement : une communion.

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