Sinodo, verso la seconda Sessione

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Nel corso della recente sessione del Consiglio dei cardinali (15-16 aprile) è stato affrontato il tema del ruolo della donna nella Chiesa con gli interventi di suor Regina da Costa Pedro e della professoressa Stella Morra. «La giornata del 16 è iniziata con una relazione del cardinale Mario Grech e di mons. Piero Coda sul sinodo in corso» (dal comunicato della Sala stampa vaticana). Pubblichiamo di seguito il testo della relazione di mons. Piero Coda.

La domanda centrale e le sue declinazioni

La domanda: «come essere Chiesa sinodale in missione?» precisa il focus della seconda sessione dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Domanda pertinente, esigente, concreta: perché riprende il tema proposto all’Assemblea – «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione» – invitando a concentrarsi sul “chi è?” (quale volto ha) e sul “come va?” (come si vive) – oggi, nei diversi e interdipendenti contesti – l’essere Popolo di Dio, comunità dei discepoli di Gesù che condivide il cammino con tutti, nel segno della grazia e dell’avventura della fraternità suscitata e alimentata dall’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Perché di questo amore la Chiesa è segno e strumento in Gesù: «localizzazione della Trinità» nella storia – come affermato da Papa Francesco in eco a Lumen gentium 1 –, e proprio per questo «Chiesa sinodale che è missione».

Com’è stato puntualizzato, a conclusione della prima sessione, «l’obiettivo di un “Sinodo sulla sinodalità”, che a uno sguardo puramente teorico poteva quasi sembrare un enigma difficile da sciogliere, si è sciolto adottandolo come esperienza spirituale dell’ascolto […]. A cose fatte, questo esito così evidente e così assestato della natura colloquiale della Chiesa ci sembra un guadagno inaspettato e irreversibile, che ci giunge come dono inestimabile già in questa fase, pur ancora interlocutoria, dell’evento sinodale. Dobbiamo subito, noi tutti, trovare il modo di capitalizzarlo, trasformandolo in un punto di svolta per la Chiesa che siamo, per la Chiesa che verrà» (P.A. Sequeri, «Il Sinodo fino alle vite comuni. Per cerchi concentrici», in Avvenire, 31 ottobre 2023).

In questa luce, la domanda: «Come essere Chiesa sinodale in missione» può ora essere articolata su tre livelli interdipendenti: la Chiesa in un luogo, i raggruppamenti di Chiese su base regionale, la Chiesa una e universale come convergenza poliedrica di tutte le Chiese. Si tratta d’interrogarsi con parresia, con visione, con determinazione su:

– come la Chiesa in un luogo (la diocesi, la cui vita pulsa attraverso le parrocchie, le realtà della vita consacrata, le aggregazioni laicali) organizza la partecipazione di tutti – nella distinzione dei ruoli e degli ambiti di competenza – in comunione col Vescovo, immaginando cammini praticabili, credibili, verificabili di evangelizzazione, di testimonianza, di servizio;

– come, su scala regionale, vanno valorizzate – oggi più che mai, con un salto di qualità e di immaginazione – le dinamiche e le strutture di comunione tra le Chiese sperimentate da sempre nella storia della Chiesa, rinnovate alla luce del Vaticano II in particolare grazie all’implementazione delle Conferenze Episcopali, sperimentandone con coraggio di nuove in aderenza alle nuove situazioni, ad esempio su base continentale;

– e infine come promuovere la comunione nella missione tra tutte le Chiese a livello universale, con l’esercizio del ministero di unità del Vescovo di Roma declinato in forma rinnovata (nel solco dell’ecclesiologia della communio Ecclesiarum riproposta dal Vaticano II e come auspicato da Giovanni Paolo II nella Ut unum sint), con una più effettiva e incisiva collegialità dei Vescovi e con la partecipazione attiva di tutto il Popolo di Dio nella sua variegata pluralità: tenendo conto – come felicemente evidenziato dall’esperienza vissuta nella prima sessione – della rilevanza ecumenica, in prospettiva forse persino decisiva, di tutto ciò.

La messa a fuoco di questi 3 livelli chiede a sua volta l’attenzione a due assi trasversali che li attraversano:

– quello del metodo con cui si esercita la sinodalità: in ascolto comunitario dello Spirito (dimensione pneumatica), attraverso gli organismi e gli eventi specifici che a ciò sono deputati e vanno messi a punto (dimensione istituzionale), mediante procedure precisate canonicamente e pastoralmente aperte, creative, snelle che ne esprimano l’efficacia sotto il profilo del discernimento, della presa di decisione, della verifica (dimensione procedurale);

– quello del rapporto tra l’inculturazione indispensabile e creativa del Vangelo nei diversi luoghi e contesti e il respiro sempre più grande della cattolicità, nella fedeltà all’unico Vangelo e nello scambio arricchente dei rispettivi doni tra le Chiese. Un discernimento, questo, nella performance della missione del Popolo di Dio oggi, in decisa controtendenza rispetto al panorama polarizzato e tragicamente conflittuale che sperimentiamo.

Si tratta di cinque prospettive di approfondimento che si sono stagliate nel processo sinodale come sin qui si è realizzato e che ora attendono l’ulteriore apporto che verrà dalle Chiese locali, in dialogo con la Relazione di sintesi su cui si è realizzata la convergenza a conclusione della prima sessione. Intanto, sono stati costituiti e hanno avviato il lavoro cinque gruppi di approfondimento, con esperti di diversa provenienza geografica, vocazione e ministero ecclesiale, donne e uomini, chiamati a lavorare con metodo sinodale. E ciò – accogliendo una esplicita istanza emersa nella prima sessione – per acquisire più esplicitamente ed efficacemente, a questo punto, l’apporto della teologia, del diritto canonico, delle scienze umane e sociali, delle diverse sensibilità culturali.

Le dieci commissioni di studio:
un primo frutto e la sua rilevanza ecclesiale

Sono state inoltre costituite dieci commissioni di studio su questioni emerse nella prima sessione dell’Assemblea Sinodale che non possono essere affrontate in modo diretto e puntuale nella seconda sessione per restare fedeli all’impegno di rispondere, innanzi tutto, alla domanda centrale attorno a cui si è convocati. Sottolineo appena tre cose in merito a questa significativa iniziativa che Papa Francesco ha disposto venga intrapresa, interpretando autorevolmente l’orientamento dell’Assemblea.

a) Innanzi tutto, ne va sottolineata la portata ecclesiologica. Si tratta di attuare – Papa Francesco lo precisa nel chirografo del 16 febbraio scorso – quanto previsto dalla Costituzione di riforma della curia romana, Praedicate Evangelium, nel solco del rinnovamento propiziato dal Vaticano II. È questo, a tutti gli effetti, un primo rilevante frutto del processo sinodale, che invita a promuovere una prassi più sinodale e attenta alla diversità dei contesti e alla legittima e auspicabile pluriformità nell’affronto dei temi in oggetto, in tandem tra i Dicasteri della curia romana interessati e la Segreteria del Sinodo.

b) In secondo luogo, è da registrare il fatto che questi temi sono connessi – in base a quanto emerso nel processo sinodale – all’implementazione di una figura apprezzabile e credibile di Chiesa sinodale in uscita. Si tratta di temi e prospettive a lunga gittata – e tuttavia con rilevanti ricadute anche a breve termine – che è essenziale cominciare a istruire per giungere (in tempi non biblici) a pertinenti proposte e a maturate decisioni operative in merito.

c) In terzo luogo, grazie al coinvolgimento di esperti (penso in particolare alla partecipazione della Commissione Teologica Internazionale, della Pontificia Commissione Biblica e di altri, sempre con respiro universale), ci si avvale dell’apporto specifico della teologia e del diritto canonico, in dialogo con gli altri saperi, nell’implementazione del processo sinodale. Dall’inizio ha operato, presso la Segreteria del Sinodo, una Commissione di teologi, così come una Commissione di spiritualità e metodologia. Dopo il servizio discreto che hanno reso attraverso l’ascolto e il discernimento nella fase di consultazione, è il momento di un robusto contributo prospettico da offrire all’elaborazione della valutazione e della proposta da parte della competente autorità.

I principi di riferimento

Nel documento di accompagnamento di questa fase predisposto dalla Segreteria Generale del Sinodo (14 marzo scorso) vengono evidenziati alcuni principi di riferimento che possono rilevarsi assai utili nel proseguire quest’opera di discernimento.

– Il primo principio è la missione di evangelizzazione come centro propulsivo e ragion d’essere della Chiesa. La promozione della figura e della dinamica sinodale della Chiesa ha lo scopo di manifestarne e sostenerne in modo credibile e incisivo la missione. Va privilegiato ciò che risulta più efficace in ordine all’annuncio del Vangelo, trovando il coraggio di abbandonare ciò che si rivela meno utile o addirittura di ostacolo. È questa spinta missionaria a garantire che il processo sinodale non si risolva in un esercizio attraverso cui la Chiesa si guarda allo specchio e si preoccupa dei propri equilibri, ma si proietta con slancio e amore verso l’umanità nella responsabilità per la storia e la casa comune, chiedendo a ciascun membro del Popolo di Dio di offrire il proprio insostituibile contributo. Tenendo conto – con maggiore consapevolezza e determinazione di quanto lo si è fatto nella prima sessione – che l’impegno culturale, sociale, economico e politico è dimensione intrinseca della missione del Popolo di Dio, nella prospettiva disegnata nel Vaticano II dalla Gaudium et spes e nel successivo magistero sociale.

– Il secondo principio è la promozione della partecipazione alla missione, che è dono e responsabilità di tutti i battezzati, nell’esercizio attivo del sensus fidei e dei rispettivi carismi, in sinergia con l’esercizio del ministero dell’autorità da parte dei Vescovi e del Papa. Dimensione sinodale e dimensione gerarchica non sono in competizione. La polarità che le correla è anzi la fonte del dinamismo missionario. In particolare, i processi decisionali sono il luogo in cui esercitarsi a vivere creativamente questa polarità, in modo che a ciascuno sia consentito esercitare la propria specifica responsabilità senza esserne espropriato, nell’armonia frutto dello Spirito Santo e garantita dal ministero dell’autorità.

– Il terzo principio è l’articolazione tra locale e universale, prendendo in attenta considerazione la pluralità e la consistenza dei livelli intermedi. La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica esiste nelle e a partire dalle Chiese locali (cf. Lumen gentium, 23) in comunione tra loro e con la Chiesa di Roma. Ogni Chiesa è in Cristo e mediante lo Spirito Santo il soggetto comunitario, convocato dalla Parola ed edificato dai Sacramenti, in cui il Popolo di Dio vive e cammina in uno specifico contesto culturale e sociale in cui prende carne il dono di Dio: sempre «la grazia suppone la cultura» (Evangelii gaudium, 115). Al tempo stesso, ogni Chiesa è chiamata a condividere con le altre i doni di cui è ricca.

– Il quarto principio – quello forse più radicale ed esigente perché capace di imprimere speranza e generatività a tutto il processo – è il carattere pneumatico, e cioè di ascolto e di cammino nello Spirito Santo, del processo sinodale. Radunati da Dio Padre, in Cristo Gesù, nel soffio dello Spirito Santo, le sorelle e i fratelli nella fede si incontrano e si ascoltano, portando ciascuno la prospettiva e il contributo della propria vocazione, del proprio carisma, del proprio ministero. Questo incontro e questo ascolto non sono fini a se stessi: aprono lo spazio in cui si fa possibile, e si sperimenta con gioia e con frutto, la grazia di discernere la voce dello Spirito e accogliere responsabilmente la sua chiamata lungo i sentieri della missione.

In ascolto dello Spirito Santo:
il metodo e il luogo

In questa prospettiva, concretamente, prendono rilevanza la sfida del metodo e la sfida del luogo, cui ho accennato. Entrambe hanno a che fare con la presenza e l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa: affinché – come scrive San Basilio nei testi che Papa Francesco ha suggerito in apertura dei lavori sinodali della prima sessione – «siamo uniti nella koinonia secondo lo Spirito» così da «accoglierci nell’armonia di un unico Corpo» (cf. Ep. 90,1,26-32). Lo Spirito Santo, infatti – scrive sempre San Basilio – «con un indissolubile legame di concordia strinse l’intero mondo, composto di parti dissimili, in un’unica koinonia e armonia, così che anche gli elementi collocati alla massima distanza fra loro apparissero uniti attraverso l’affinità» (cf. Hex. 2,2 49-61). Parole che oggi risuonano profetiche e interpellanti.

Si tratta di crescere, come Popolo di Dio, in questa pedagogia dello Spirito Santo che plasma in modo originale il ««come» del suo camminare nella fede, nell’amore, nella speranza. Un «come» che – in un contesto drammaticamente segnato dalla crisi delle democrazie, dal proliferare dei populismi e delle tentazioni totalitarie, dal prevalere della logica distruttiva del conflitto – è un invito forte e chiaro di conversione dei cuori e delle menti e al cambiamento di rotta delle pratiche sociali, economiche e politiche.

La sfida è quella di imparare insieme, dallo Spirito Santo, il metodo grazie al quale – nella consapevolezza del suo essere plasmata dall’amore di Gesù – la Chiesa possa dire con umile e forte confidenza nel suo Signore: «è parso bene allo Spirito Santo e a noi…» (cf. Atti 15,28). Attraverso il processo sinodale lo Spirito Santo ci suggerisce che matura il tempo in cui sono chiamate a convergere consapevolmente e responsabilmente, nella missione della Chiesa, le tre pratiche evangeliche che ne esprimono la natura sinodale e missionaria: la preghiera in ascolto della Parola, la conversazione nello Spirito e il discernimento comunitario, la celebrazione dell’Eucaristia in cui siamo fatti un cuor solo e un’anima sola (cf. Atti 4, 32) per diventare “pane spezzato” di Cristo per tutti. Il metodo, questo metodo pneumatico ed ecclesiale, in verità «è ben più di un metodo» (come ha rimarcato Ch. Theobald): è la Chiesa stessa che è missione, oggi qui per tutti.

Si tratta così di imparare ad abitare il «luogo» in cui vivono le donne e gli uomini di oggi (non di ieri), un «luogo» che è in concreto un «luogo fatto di tanti luoghi»: dove, realizzando nel soffio dello Spirito l’inculturazione del Vangelo e l’evangelizzazione delle culture, si cresce nell’accoglienza del Vangelo e ci si arricchisce reciprocamente attraverso lo scambio dei doni di ciò che lo Spirito Santo dice alle tante Chiese nella Chiesa una. Per costruire con tutti – nella speranza che «non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5) – la giustizia, la fraternità, la pace.

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Un commento

  1. Fabio Cittadini 19 aprile 2024

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