È necessario un dibattito serio sui nuovi modelli di assistenza per gli anziani, le vittime maggiori nella pandemia che da un anno spaventa tutto il mondo. Lo ha ribadito il documento della Pontificia Accademia per la vita, pubblicato il 9 febbraio, d’intesa con il Dicastero per lo sviluppo umano integrale, e intitolato La vecchiaia: il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia.
Il documento intende sottolineare l’urgenza di una profonda riflessione che conduca ad un ripensamento del modello di assistenza agli anziani, affinché si ponga al centro dell’attenzione delle politiche sanitarie e sociali la singola persona e la sua situazione.
Si parte dal desiderio di ogni uomo e di ogni donna di vivere l’ultima stagione della vita accompagnati e sostenuti dai propri familiari e inseriti in un habitat idoneo a vivere i giorni di una serena vecchiaia.
Il testo propone un diverso modello di assistenza: un continuum in cui la singola persona possa essere presa in carico da un sistema in cui la famiglia sia sostenuta da nuovi e innovativi modelli integrati di cura: assistenza domiciliare, assisted living, personale sanitario “di quartiere”, nuovi modelli di case-famiglia e di convivenze, servizi erogati a casa per favorire il permanere presso la propria abitazione.
Le attuali strutture che ospitano gli anziani hanno certamente costituito una proposta di accoglienza per rispondere ad una domanda e ad una vera necessità e tante istituzioni guidate da religiosi, all’interno della Chiesa, sono state un vero sostegno, per molti, nel tempo della debolezza. Ma oggi – nota il testo – dobbiamo avviare un dibattito franco e serio sull’efficacia e sulla fattibilità di nuovi modelli di accoglienza.
Come ha ribadito mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la vita, è «preziosa» la testimonianza che gli anziani possono dare con la loro fragilità. La vecchiaia è «un magistero, un insegnamento di vita» e «va compresa anche in questo orizzonte spirituale: è l’età propizia dell’abbandono a Dio. Mentre il corpo si indebolisce, la vitalità psichica, la memoria e la mente diminuiscono, appare sempre più evidente la dipendenza della persona umana da Dio».
Il documento si conclude con un appello: «L’intera società civile, la Chiesa e le diverse tradizioni religiose, il mondo della cultura, della scuola, del volontariato, dello spettacolo, dell’economia e delle comunicazioni sociali debbono sentire la responsabilità di suggerire e sostenere nuove e incisive misure – si legge –, perché sia reso possibile agli anziani di essere accompagnati e assistiti in contesti familiari, nella loro casa e comunque in ambienti domiciliari che assomiglino più alla casa che all’ospedale. Si tratta di una svolta culturale da mettere in atto».
Con questo documento La Pontificia Accademia per la vita riprende la riflessione già avviata con la Nota del 30 marzo 2020 (Pandemia e Fraternità Universale), proseguita con la Nota del 22 luglio 2020 (L’Humana Communitas nell’era della Pandemia. Riflessioni inattuali sulla rinascita della vita) e con il documento congiunto con il Dicastero per lo sviluppo umano integrale (Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano) del 28 dicembre 2020.
L’intenzione è di proporre la via della Chiesa, maestra di umanità, ad un mondo cambiato dal Covid-19, a donne e uomini alla ricerca di un significato e di una speranza per la loro vita.
Da notare anche l’impegno “multimediale” della Pontificia Accademia per la vita, che ha usato Twitter e Facebook per diffondere meglio i contenuti proposti e, attraverso questi social, insieme al canale YouTube, ha preparato un breve video di presentazione in quattro lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo) per raggiungere il più ampio pubblico possibile.
In riguardo all’eterno fenomeno naturale della vecchiaia e della morte non credo ci possano opporre molto i giovani od i vivi, anche modificando impostazioni o modelli.
https://gdisimone.blogspot.com/2021/02/la-kes-dllakkurtateor.html