Giornata mondiale dell’acqua

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La 27a giornata mondiale dell’acqua ripropone la centralità dell’acqua per la vita; si rivolge a tutti, governanti e semplici cittadini.

Il tema di quest’anno, Water for Peace, mette in relazione la disponibilità di acqua con la possibilità di vivere in pace. Come richiamato dall’ONU, «l’acqua può creare pace o provocare conflitti. Quando l’acqua è scarsa o inquinata, o quando le persone ne hanno un accesso ineguale o nullo, possono sorgere tensioni tra le comunità e le nazioni. Più di 3 miliardi di persone al mondo dipendono dall’acqua che attraversa i confini nazionali.

Tuttora solo 24 paesi fruiscono di accordi di cooperazione per la condivisone della loro acqua. Al crescere degli impatti del cambiamento climatico e all’aumentare delle popolazioni, si manifesta un bisogno urgente, all’interno e tra i paesi, per unirci tutti nel proteggere e conservare la nostra più preziosa risorsa. La salute pubblica e la prosperità, il cibo e i sistemi energetici, la produttività economica e l’integrità ambientale fanno tutti affidamento su un buon funzionamento e su un’equa gestione del ciclo dell’acqua».

E aggiunge: «Quando noi cooperiamo per l’acqua, creiamo un positivo effetto a catena, promuovendo armonia e costruendo resilienza per condividere le sfide. Dobbiamo agire per far comprendere che l’acqua non è solo una risorsa da essere usata o da risultare in competizione; è un diritto umano, intrinsecamente connesso ad ogni aspetto della vita».

Crisi climatica

Dal report 2022 del WWF sull’acqua intitolato L’ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico, si legge: «L’allarme degli scienziati sulla crisi climatica si fa sempre più pressante. […] La crisi climatica ha esacerbato l’insicurezza alimentare e idrica, i disastri meteorologici estremi, il declino della salute fisica e mentale delle persone, le morti premature, la perdita e l’estinzione delle specie, e le malattie trasmesse da vettori in tutte le regioni del mondo. L’obiettivo dell’Accordo sul clima di Parigi – limitare il riscaldamento globale a 1,5°C al di sopra delle temperature preindustriali – diventa dunque il limite massimo perché ogni ulteriore incremento del riscaldamento globale sopra di quella soglia porterà maggiori rischi di nuovi e peggiori danni climatici.

Se volessimo trovare una chiave per capire le conseguenze del riscaldamento globale, quella chiave sarebbe proprio l’acqua. Si stima che circa 4 miliardi di persone su 8 miliardi sperimentino già una grave carenza d’acqua per almeno un mese all’anno. Dagli anni ‘70, il 44% di tutti i disastri sono stati legati alle alluvioni. Gran parte degli interventi di adattamento (~60%) sono pensati per rispondere ai pericoli legati all’acqua.

Sempre più persone (circa 700 milioni) sperimentano periodi di siccità più lunghi che periodi di siccità più brevi rispetto al 1950. Negli ultimi due decenni, il tasso globale di perdita di massa dei ghiacciai ha superato 0,5 metri di acqua equivalente per anno, con un impatto sugli esseri umani e sugli ecosistemi, compresi gli usi culturali dell’acqua tra le comunità vulnerabili, comunità di alta montagna e polari. Gli eventi meteorologici estremi che causano inondazioni e siccità di grande impatto sono diventati più probabili e più gravi a causa del cambiamento climatico antropogenico.

Il cambiamento climatico antropogenico ha contribuito ad aumentare la probabilità e la gravità dell’impatto della siccità, specialmente siccità agricola e idrologica, in molte regioni. Tra 1970 e il 2019, il 7% di tutti gli eventi catastrofici nel mondo sono stati legati alla siccità, ed hanno contribuito a ben il 34% delle morti legate ai disastri ambientali. Tra il 1970 e il 2019, il 31% di tutte le perdite economiche hanno a che fare con le inondazioni.

Siccità

Quando non è gestita e prevista adeguatamente, la siccità è uno dei motori della desertificazione e del degrado del territorio, nonché tra le cause di aumento di fragilità degli ecosistemi e di instabilità sociale.

L’agricoltura e la produzione di energia sono state influenzate dai cambiamenti del ciclo idrologico. A livello globale, tra il 1983 e il 2009, circa tre quarti delle aree coltivate globali (~454 milioni di ettari) hanno subito perdite di rendimento indotte dalla siccità meteorologica, con perdite di produzione cumulative corrispondenti a 166 miliardi di dollari. Anche l’attuale produzione globale termoelettrica e idroelettrica è influenzata negativamente dalla siccità, con una riduzione dal 4 al 5% dei tassi di utilizzo delle istallazioni durante gli anni di siccità rispetto ai valori medi a lungo termine dagli anni ‘80.

Il cambiamento climatico e i cambiamenti nell’uso del suolo e l’inquinamento delle acque sono i fattori chiave della perdita e del degrado degli ecosistemi d’acqua dolce. Si prevede che i futuri impatti dei cambiamenti climatici su vari settori dell’economia legati all’acqua ridurranno il prodotto interno lordo (PIL) globale, con perdite maggiori previste nei paesi a basso e medio reddito.

I rischi di siccità e inondazioni e i danni sociali aumenteranno con l’aumentare del riscaldamento globale. Nei paesi mediterranei dell’Europa, se si arrivasse a un riscaldamento di 3°C ci potrebbero essere riduzioni del potenziale idroelettrico fino al 40%. Si prevede che i cambiamenti idrologici indotti dal clima aumenteranno la migrazione nell’ultima metà del secolo, con un incremento di quasi 7 volte i richiedenti asilo nell’UE.

I rischi di siccità aumenteranno nel corso del XXI secolo in molte regioni, aumentando i rischi per l’intera economia. La popolazione globale esposta a siccità estrema ed eccezionale aumenterà dal 3% all’8% nel 21° secolo. Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C ridurrebbe i rischi legati all’acqua in tutte le regioni e settori.

La regione Mediterranea si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi in misura maggiore della media globale, particolarmente in estate e diventerà più arida per effetto combinato della diminuzione della precipitazione e dell’aumento dell’evapotraspirazione.

Allo stesso tempo, in alcune aree le precipitazioni estreme aumenteranno. Tra i rischi associati al cambiamento climatico nell’area del Mediterraneo c’è una carenza idrica, grave e in aumento, che già oggi affligge paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, con una crescente domanda di acqua da parte dell’agricoltura per l’irrigazione. Nell’Europa meridionale, in caso di un aumento della temperatura globale di 1,5°C e 2°C la scarsità idrica riguarderebbe, rispettivamente il 18% e il 54% della popolazione. Anche l’aridità del suolo aumenta con l’aumentare del riscaldamento globale: con un aumento della temperatura di 3°C l’aridità del suolo risulta del 40% superiore rispetto a uno scenario con innalzamento della temperatura a 1,5°C».

Le proposte del WWF

Quali soluzioni si possono adottare fronteggiare questa grave crisi idrica? Risponde il WWF: «Per mantenere l’aumento della temperatura vicino all’obiettivo dell’Accordo di Parigi di 1,5°C, come evidenziato chiaramente negli scenari dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) per la riduzione delle emissioni, dobbiamo raggiungere emissioni nette di CO2 zero entro il 2050. Sarà così necessario, oltre a una massiccia e rapida decarbonizzazione, un contributo significativo dalle soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions, NBS) che rappresentano, attraverso la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile dei serbatoi naturali di carbonio, una via importante e prioritaria da seguire; le NBS sono le azioni per proteggere, gestire in modo sostenibile e ripristinare gli ecosistemi naturali o modificati, che affrontano le sfide sociali in modo efficace e adattivo, fornendo contemporaneamente benessere umano e benefici  per la biodiversità.

La gestione dell’acqua si presta a un ampio uso e diffusione di queste nuove pratiche che possono contribuire a recuperare la funzionalità del territorio favorendo, ad esempio, la naturale ricarica delle falde in aree agricole o il drenaggio sostenibile in aree urbane o una diffusa rinaturazione degli ecosistemi d’acqua dolce che consenta anche il ripristino dei servizi ecosistemici e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

In questo senso il progetto di rinaturazione del Po è forse una delle azioni più promettenti del PNRR e può rappresentare una svolta per le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici dei nostri bacini fluviali.  Tutto questo, però, non basta perché l’attuale gestione dell’acqua è caratterizzata da una forte frammentarietà (troppi enti poco coordinati tra loro), da azioni d’emergenza e soprattutto manca di un’efficace programmazione a livello di bacino idrografico, come previsto dalla Direttiva quadro acque (2000/60/CE).

È indispensabile, quindi, riaffermare la pianificazione a livello di bacino idrografico con il coordinamento di un soggetto unico, l’Autorità di bacino distrettuale, in grado di definire le priorità a scala di bacino. Le Autorità di bacino distrettuale sono state istituite ma poi marginalizzate con un ruolo subalterno alle Regioni che non garantiscono un’azione omogenea a livello di bacino».

Prosegue il documento del WWF: «Un altro problema da affrontare è la distribuzione dell’acqua tra i vari utilizzatori che deve essere adeguata alla reale disponibilità della risorsa idrica, rispettando il “deflusso ecologico”. Per far questo però è anche indispensabile rivedere il sistema di concessioni, assolutamente inadeguato per la situazione attuale, riassegnando le quote di derivazione per l’agricoltura, per l’idroelettrico e per tutti gli altri usi civili, industriali e ambientali (deflusso ecologico) in base a un bilancio idrico di bacino che garantisca un utilizzo sostenibile dell’acqua; per questo è anche necessario incentivare modalità virtuose di risparmio e di miglior efficentamento della gestione dell’acqua.

Infine, la consapevolezza ad un uso sostenibile deve coinvolgere tutti nell’uso quotidiano dell’acqua: noi italiani ne consumiamo troppa, siamo tra i primi in Europa in questa poco onorevole classifica; quindi, se pensiamo che 50 litri sono il quantitativo minimo vitale, certamente possiamo ridurre parecchio gli attuali 220 litri medi al giorno pro capite, grazie ad un po’ di attenzione ai quotidiani usi e sprechi» (cf. qui).

Iniziative in campo ecclesiale

È quindi necessario adoperarsi con tutte le forze possibili per garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie, come recita l’obiettivo 6 di Agenda 2030 dell’ONU (cf. qui).

A questo proposito sono numerose le iniziative anche in campo ecclesiale per assicurare la fruibilità dell’acqua alle popolazioni più povere. In particolare, l’Associazione Cuore Amico Fraternità Onlus presenta nel numero di marzo della sua rivista alcune esperienze proposte in occasione della giornata mondiale dell’acqua 2024; queste ed altre sono descritte sul sito web dell’associazione. L’obiettivo principale è quello di costruire pozzi per le popolazioni povere di alcuni villaggi dove sono presenti missionari in Ciad, Etiopia, Costa d’Avorio, Tanzania, Togo, Camerun, Burkina Faso, Benin, India (cf. qui).

Vorrei ricordare, infine, una riflessione contenuta nel messaggio di papa Francesco in occasione dell’ultima Giornata del Creato del 1° settembre 2023: «I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi, ha affermato una volta Benedetto XVI. Il consumismo rapace, alimentato da cuori egoisti, sta stravolgendo il ciclo dell’acqua del pianeta. L’uso sfrenato di combustibili fossili e l’abbattimento delle foreste stanno creando un innalzamento delle temperature e provocando gravi siccità. Spaventose carenze idriche affliggono sempre più le nostre abitazioni, dalle piccole comunità rurali alle grandi metropoli.

Inoltre, industrie predatorie stanno esaurendo e inquinando le nostre fonti di acqua potabile con pratiche estreme come la fratturazione idraulica per l’estrazione di petrolio e gas, i progetti di mega-estrazione incontrollata e l’allevamento intensivo di animali. Sorella acqua, come la chiama San Francesco, viene saccheggiata e trasformata in “merce soggetta alle leggi del mercato” (Enc. Laudato Si’ n. 30).

Il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC) afferma che un’azione urgente per il clima può garantirci di non perdere l’occasione di creare un mondo più sostenibile e giusto. Possiamo, dobbiamo evitare che si verifichino le conseguenze peggiori. “È molto quello che si può fare!” (ibid., 180), se, come tanti ruscelli e torrenti, alla fine insieme confluiamo in un fiume potente per irrigare la vita del nostro meraviglioso pianeta e della nostra famiglia umana per le generazioni a venire. Uniamo le nostre mani e compiamo passi coraggiosi affinché la giustizia e la pace scorrano in tutta la Terra».

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