La venerabile Maria Bordoni

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Nella mia esperienza, ormai quasi trentennale, di “monaco nella città” sono sempre stato sensibile nel cogliere dalla cella del monastero le ansie, i problemi, le “domande” che provengono dalla società civile e dalla comunità ecclesiale. Se questa poi è l’Urbe, l’attenzione e la passione si fa ancor più viva. Leggo volentieri, medito e discuto con amici soprattutto sul rapporto tra Chiesa e città di Roma.

Ultimamente mi sono imbattuto nel bel volume di don Nicola Ciola, ordinario di Teologia all’Università Lateranense intitolato Al centro il sacerdozio di Cristo. La spiritualità della venerabile Maria Bordoni e i suoi riflessi nella teologia di Marcello Bordoni, ed. Cittadella, Assisi 2020.

Devo dire che, se altri scritti sulla Chiesa di Roma delineano come una cornice il rapporto Chiesa-città, quello di N. Ciola rappresenta una parte importante del contenuto stesso del quadro della Chiesa di Roma.

Naturalmente, senza nulla togliere a pubblicazioni impegnate a ricostruire il tessuto sociale e religioso di Roma, dentro di me ho provato non poca sintonia per quanto trattato in una storia singolare, come quella dei due fratelli Bordoni (la ven. le Maria e il teologo, don Marcello Bordoni, tra i più importanti studiosi che Roma e la Chiesa italiana hanno avuto nel post-concilio), perché si tratta di una storia incredibile della diocesi del vescovo di Roma. E poiché – secondo l’insegnamento di don Giuseppe De Luca – è dalla micro-storia che si fa la storia, ritengo che il volume del Ciola colga proprio nel segno.

Non occorre che spieghi il perché di tutto questo dal momento che mi sento soprattutto monaco e niente affatto un esperto in pastorale parrocchiale, diocesana o altro. Devo però ammettere che ciò che lascia intravedere il libro del professore della Lateranense sulla realtà della Chiesa di Roma, è qualcosa davvero di originale.

Non si può fare a meno di restare commossi fin nelle corde più intime del cuore, se si è ovviamente dei credenti, quando si legge, a proposito della venerabile Maria Bordoni, che a partire dal 1938 (ed essa era nata nel 1916!), «mentre contemplava il volto di Cristo morente in croce, fece esperienza anche fisicamente delle piaghe delle mani di Gesù e che il fenomeno delle trafitture del corpo di Gesù si ripeté spesso e l’accompagnò un po’ per tutta la sua vita con dolori alla testa, al cuore, ai piedi. Voleva essere come una lampada che si consuma, desiderava essere compagna nel dolore di Gesù, offrirsi come “vittima”, vivere una “passione di offerta” e tutto questo per immedesimarsi a “Cristo-Sacerdote” che si fa offerta di immolazione per il genere umano» (Ciola, o.c., p.19).

Queste righe sono una sintesi molto appropriata di una vita in cui il primato dell’amore di Cristo, con Cristo, per Cristo, in Cristo, che costituisce il “proprium” di un sacerdozio non soltanto universale ma anche presbiterale, è rivendicato come sorgente e nutrimento quotidiano di ogni battezzato.

Infatti ciò che appare come caratteristica “sacrificale” nella spiritualità di Maria Bordoni non è altro che un’irradiazione di amore che comporta, unite insieme, la verticalità orientata verso Dio e l’orizzontalità orientata verso gli uomini, che sono proprie del mistero pasquale di Cristo presente nella Chiesa.

L’arricchimento che riceve questa dimensione dall’accostamento mariano è, a sua vola, estremamente prezioso, perché ritrova nel riferimento alla maternità verginale di Maria, il modello per eccellenza della Chiesa e, in essa, di ciascuno dei suoi singoli membri, chiamati, a loro volta, a vivere la fecondità di una Madre Vergine totalmente dedita a offrire in piena libertà il proprio stesso grembo all’azione dello Spirito Santo.

Carisma che, grazie a Maria Bordoni e al suo geniale parroco romano don Domenico Dottarelli, ha potuto concretizzarsi nell’Opera Mater Dei completamente dedicata al servizio dei poveri in una geniale fusione in unum di vita attiva e vita contemplativa, all’interno della medesima realtà ecclesiale.

Il secolo XX conosce in Italia fenomeni simili a quelli presenti in Maria Bordoni fin dalla sua giovinezza. Essi hanno interessato personalità eccezionali come Gemma Galgani e Padre Pio da Pietrelcina, riconosciuti canonicamente come santi nella Chiesa cattolica. Ma sappiamo anche che psicologi e psicanalisti sono stati da sempre molto perplessi di fronte a fenomeni di questo tipo. La critica di padre Agostino Gemelli al fenomeno Padre Pio è conosciuta da tutti.

Ciò non toglie che, nonostante tutto, alcune personalità soggette a questi fenomeni siano state riconosciute dalla Chiesa come ineccepibili dal punto di vista della testimonianza della fede cristiana, a partire dai fatti concreti con i quali queste stesse personalità hanno testimoniato l’amore verso Dio e verso tutti, lungo l’intero corso della loro vita. E non solo, ma è stato anche verificato uno scrupoloso rispetto di esse verso il loro stesso corpo e l’equilibrio armonico della loro integrità psichica, benché segnate da una sofferenza molto grande.

Dove traeva origine in loro un equilibrio così esemplare da costringere chi avvicinava queste persone a constatare che «ilarem datorem diligit Deus» e cioè che «Dio ama chi dona con gioia»?

Nel caso di Maria Bordoni si è posti in ogni caso di fronte ad una donna semplicissima e ingenua che, oltre ad essere sorella carnale del grande teologo don Marcello Bordoni, per tutta la vita docente di cristologia alla Pontificia Università Lateranense, ha potuto stabilire un’amicizia profonda con personalità eccezionali del Novecento come don Giuseppe De Luca e Padre Pio da Pietrelcina.

Ma ciò che meraviglia di più è che tutto è accaduto in una parrocchia romana situata sull’Esquilino in pieno centro città! E non c’è luogo più ecclesiale di una parrocchia per una diocesi. O no? Si potrebbe davvero pensare di avere un’idea corretta della realtà di una Chiesa locale senza tenere conto delle piccole cellule vitali costituite proprio dalle parrocchie centrali o periferiche, senza distinzione, che costituiscono di fatto una diocesi?

Vanno benissimo le grandi visioni, purché non si ignori mai che anche una massa oceanica, che fa rumore con una pleiade di attività socio-pastorali, imponendosi all’attenzione di tutti, è poi inevitabilmente costituita da piccolissime gocce infinitesimali.

Si potrebbe obiettare: Cicero pro domo sua, perché chi scrive queste note è un monaco! Ma è proprio la fede del Nuovo Testamento, che parla di “granellino di senape” o di “chicco di grano” che marcisce in terra, ciò che permette a un monaco di riferirsi con tanta determinazione a una Maria Bordoni senza dimenticare che, proprio al centro di Roma, sull’Aventino del Giardino delle rose comunali, si è immolata per 44 anni una reclusa di nome Nazarena Crotta nel monastero delle consorelle monache camaldolesi, ignorata da tutti e tuttavia misteriosamente assai feconda non soltanto nella diocesi di Roma, ma anche in altre Chiese locali lontanissime dalla città di Roma.

  • Nicola Ciola, Al centro il sacerdozio di Cristo. La spiritualità della Venerabile Maria Bordoni e i suoi riflessi nella teologia di Marcello Bordoni, Coll. “Studi cristologici”, Ed. Cittadella, Assisi 2020, pp. 374, € 23,00, EAN: 9788830817685.
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