Squarci di Pasqua

di:

meditazioni

Splendido il libro del sessantatreenne monaco benedettino, che dal 1997 vive la sua esperienza eremitica presso il tempio votivo dedicato a san Francesco d’Assisi, sul monte Terminillo in diocesi di Rieti. Esso esprime la ricchezza di una persona che ha servito in precedenza le comunità nei giovani e nelle famiglie.

Nel 2000 egli fonda la Fraternità Monastica della Trasfigurazione, per vivere secondo al regola di san Benedetto, la spiritualità del Tabor. Insegna Teologia sacramentaria e Liturgia a Terni e a Rieti e, oltre a essere parroco, è responsabile del servizio diocesano per l’evangelizzazione e la catechesi.

Queste brevi note biografiche fanno intuire la ricchezza del suo pensiero espresso in queste pagine. Non ci si deve aspettare, come dice il card. Cantalamessa nella Prefazione, riflessioni teologiche o scolastiche. Il taglio dell’opera infatti è poetico-evocativo.

Ben fondato sulla lettura dei testi, infonde nella meditazione su di essi la vena poetica che vede tutto come Trasfigurazione, contempla il tutto nel frammento, intravede la luce anche dalle minime fessure. “Lo stile proposto è quello di sbirciare l’amore crocifisso e risorto, attraverso piccole fenditure, che all’improvviso diventano squarci su un orizzonte più vasto”, scrive l’autore nella su a Presentazione (p. 15).

Il tutto nel frammento. I sette volti della Pasqua

Per cogliere il tutto del mistero pasquale, incommensurabile e strabordante, Pappalardo si serve di elementi minuti, che potrebbero sembrare secondari: le vesti, lo squarcio, l’unguento, il canto, le donne, le folle, il grembiule, il catino, il velo del tempio, il sangue, la memoria, il presente, il futuro.

La Pasqua viene in tal modo contemplata, cantata, esaltata nel suo compimento in Cristo e nello stesso tempo, rinvenuta con immensa gratitudine nel risvolto antropologico degli uomini e delle donne trasformate dalla vita del Risorto.

L’opera di Pappalardo consta di trentacinque riflessioni sul mistero pasquale, distribuite in sette cicli di meditazione, ognuno del quale si conclude con una breve “contemplazione” lirico-orante (“Parole essenziali”). Le cinque riflessioni di ogni ciclo si riferiscono alla Domenica delle Palme. al Giovedì Santo, al Venerdì Santo, al Sabato Santo e al giorno di Pasqua. Lo fanno seguendo un filo d’oro che funge da titolo ad ogni ciclo. Questi titoli declinano l’inesauribile mistero pasquale secondo aspetti che espandono in generale quello che è percepibile dai particolari minimi presi dall’autore come spunti di partenza delle meditazioni.

Nei primi sei cicli di riflessioni la Pasqua si rivela in tale modo un mistero di libertà, un amore senza limiti, costituisce la rivelazione del volto di Dio, è un mistero in-canto, un mistero al femminile e un mistero affollato.

L’ultimo ciclo, “Pasqua: bisogno di conversioni”, è stato scritto durante la chiusura totale della primavera 2020 che ha impedito al celebrazione della Pasqua con la convocazione del popolo di Dio. Secondo l’autore, questo ha rimesso tutti per strada per riprendere la via della conversione, per convertire il modo di pensare, di agire, di credere. “Ha richiamato i credenti a ciò che è essenziale, a saper abbracciare la nuda fede nella nuda croce […] la pasqua si è mostrata in tutto il suo mistero di iniquità, ma ha fatto anche intravvedere come il dolore dell’uomo sia stato assunto da Dio e come non vi sia dolore dei figli dell’uomo che non sia accompagnato dalla prossimità amorosa di un Dio che è Padre “ (p. 217).

Le meditazioni alternano pagine di carattere più narrativo e ad altre di intensa contemplazione teologico-poetica del riflesso immenso che ogni elemento particolare di partenza getta sul mistero pasquale, che a sua volta lo riflette sul mondo degli uomini a cui il Crocifisso Risorto vuol dare la sua vita in pienezza.

Squarci, unguenti, volti e canti

I racconti pasquali menziono molti strappi, squarci, scissioni (pane spezzato, velo squarciato, cuore trafitto, evasione notturna, sepolcro aperto e vuoto…) … La Pasqua è dono di libertà che spalanca ciò che è chiuso, allarga orizzonti e regala la sfida di spazi aperti e vita fatta di relazioni senza vincoli. La Pasqua profuma dell’unguento di Betania, dove si dona pane, amore e … infinito.

La Pasqua è un amore senza limiti: non si predicherà il vangelo e non si vivrà la Pasqua senza ricordare la dismisura dell’amore della donna nella casa di Simone.

La Pasqua è anche rivelazione del volto di Dio. L’elemento particolare di partenza è quello delle vesti: vesti deposte e riprese, il mantello scarlatto, la tunica tirata a sorte… Sulla croce Gesù muore nudo, senza vesti. Risorto, nel sepolcro lascia le bende e il sudario: Gesù rivela il vero volto di Dio. Un Dio che si dona, è irriso, un Dio nudo. La Pasqua di Cristo vince il peccato e la morte, rivelando il volto di luce che vince le tenebre. “Nudi, anche siamo chiamati a risorgere, nella verità di noi stessi senza mistificazioni” (p. 106).

La Pasqua è un mistero in-canto. Canta la folla verso Gesù che entra in Gerusalemme; nella notte del Cedron risuona l’Hallel pasquale cantato dai discepoli (il suo amore è per sempre…); canta il gallo e Pietro canta col pianto, intonando il lamento su si sé; cantano misteriosamente i progenitori portati a salvezza dal Cristo disceso negli inferi. Sembra che non ci siano canti all’alba della Pasqua, ma i cuori iniziano a sobbalzare di canti interiori.

Ogni Pasqua porta con sé, con chi canta e con ciò che si canta, l’in-canto che esplode nel cuore del credente. Canta la Chiesa tutta, perché il reietto e il maledetto, l’ucciso, è Colui che ha vinto la morte e ha fatto esplodere ogni sepolcro. Canta la Chiesa, perché il Risorto le assicura: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Donne, folle e conversioni

La Pasqua è un mistero al femminile. Alcune donne seguono scandalosamente Gesù fin dalla Galilea. Nel momento cruciale i discepoli spariscono, le donne rimangono fin sotto la croce. La ricompensa del Risorto è grande: a loro sarà affidato l’annuncio sconvolgente che il Signore della vita regna vivo. Il Vangelo al femminile aiuta a riscoprire come la Pasqua di Cristo sia il documento del grande riscatto concesso alle donne e firmato dal sangue di Cristo.

A Betania la donna “spreca” il nardo, in vista della sepoltura. Nel cenacolo c’è una donna nascosta: sono menzionati solo uomini, ma Gesù è la sposa, la madre e la schiava che lava i pedi ai discepoli. Nella notte c’è anche la serva impertinente, che mette a nudo la debolezza dell’apostolo e la sua presunta e avventata fierezza. A Pietro serviva una donna, per riscoprirsi uomo. Benedetta serva impertinente!

Lumen Christi! La notte di Pasqua è popolata di donne che cantano la vittoria sul faraone. Canta Myriam sulla riva del mare, canta Debora che ha sconfitto Sisara, cantano le donne per le vittorie di Davide e di Saul. Canta Anna per la sterilità sconfitta, canta Maria perché Dio ha mantenuto le sue promesse. Canta la Sapienza che ha imbandito la mensa, e ha preparato vino e pane (Pr 9,1-6). Nel cuore dell’uomo entra la Ruaḥ, uno spirito nuovo (cf Ez 36,16-17a.18-28), il dono pasquale per eccellenza. “È notte di donne, la notte di pasqua” (p. 173).

La pasqua è il giorno del grande riscatto, in primis delle donne. A loro Gesù viene incontro per prime, a loro affida l’annuncio della risurrezione. “Tante altre pasque dovranno passare prima che l’uomo e i credenti firmino anch’essi il documento del loro riscatto sigillato dal sangue di Cristo […] si legga che anche alle donne dignità è donata, anche per loro le catene spezzate, anche loro cittadine onorate nella città dell’uomo, nella città di Dio” (p. 179).

La Pasqua è un mistero affollato. Le folle seguono e accolgono numerose ed entusiaste Gesù alla sua entrata in Gerusalemme. Ma sono manipolate e ricattano il potere del rappresentante di Roma. Folle arrestano Gesù come un ladro e un brigante; folle richiedono la sua crocifissione. Le folle sono mutevoli d’umore, repentine nel cambio di campo. Dopo la morte di Gesù il grido si cambia però in silenzio, in contemplazione di ciò che è avvenuto “a teatro”. La folla torna a casa battendosi il petto. È la folla che fa la sua pasqua.

Una folla attende Gesù nello sheol, e a loro il Cristo dice: liberi tutti!”. Nel sabato santo la folla sta chiusa in casa, ma la giustizia del Servo di YHWH raggiungerà tutti per salvarli. La Pasqua è il banchetto preparato per il figlio del re, nessuno vi è escluso. Lì dovranno convenire tutti, il velo sarà strappato, la morte vinta per sempre.

La Chiesa è mandata dal Risorto fuori dal cenacolo: deve precederlo nella Galilea delle genti, crocevia di popoli e nazioni. La fede cristiana si gioca in periferie affollate, nella Galilea delle genti. La Pasqua mostra come la fede cristiana sia un affare di popolo, anzi di popoli e non è mai una questione individualistica. La Pasqua non è un dono per un piccolo resto. È un antidoto ad ogni deriva individualistica e settaria. È alleanza pe la moltitudine. Ricentrare il mondo: questo l’imperativo di pasqua! Gli ultimi sono chiamati ad essere primi. La Chiesa è “chiamata ad essere fautrice di un mondo sottosopra” (p. 212).

“Chiesa di Dio, la Galilea è la tua patria. È lì che il Risorto i suoi raduna. Lì uno fra i tanti, c’è anche il Vivente! Chiesa di Dio, la Galilea con le sue genti è il tuo vero patrimonio. Ricorda! Rimetti nel cuore” (p. 213).

La Pasqua vissuta nel 2020 nella chiusura e nell’assenza di convocazione del popolo di Dio alle celebrazioni, la Pasqua al tempo della pandemia, ci ha richiamati tutti all’essenziale e a ricordarci come la Pasqua sia anche una chiamata alla conversione. Ne abbiamo accennato all’inizio delle nostre note: “Pasqua: bisogni di conversioni” è il titolo del settimo ciclo di meditazioni.

Una pasqua senza clamore. In giro c’è solo sangue. Nel Venerdì Santo si mostra all’impossibile la vulnerabilità di un fragile Dio. Nel Sabato Santo si medita sulle soluzioni alternative. Certo Dio non punisce con la pandemia e non gradisce il male. “La croce, però, non è sinonimo di sofferenza voluta da Dio e patita da Dio, bensì un segno di amore radicale, amore senza riserva, che non fa sconti, che non arretra neppure se e quando costa” (p. 235).

Di fronte al male assoluto, Gesù “ha fatto una scelta pasquale: ha deciso di attraversare il male. Il male lo assume, lo fa suo, lo vive fino in fondo, fino all’ultima goccia, senza farsi sconti […] la forza per attraversare gli viene dalla sua comunione col Padre, dalla sua preghiera incessante e profonda” (p. 236-237).

Gesù lotta col male, sconfigge il male, umilia la morte, regna Vivo e trascina dietro a sé una schiera di uomini doloranti, sfiduciati, uomini credono di essere finiti, di non farcela più. A tutti Gesù dice: “Alzatevi (coraggio) andiamo” (cf. Mc 14,42).

La pasqua è memoria di futuro, perché Dio agirà sempre sulla linea di continuità della sue meraviglie di salvezza operate finora nella storia. Il futuro contiene la certezza di poter vivere in prima persona quanto narrato dalle generazioni passate. Dio creerà per noi un mondo nuovo, ci libererà dalla schiavitù, ci radunerà da ogni angolo della terra, farà udire nelle piazze la voce dello sposo e della sposa, farà fiorire il deserto, inaugurerà la pace. Ogni uomo potrà vedere la salvezza. Ecco perché la Pasqua è memoria del futuro.

“La pasqua è un incrocio di memoria e di speranza, crocevia di passato e di futuro, culmine e fonte della nostra salvezza. Questo mirabile crocevia è il giorno che ha fatto per noi il Signore, rallegriamoci ed esultiamo” (p. 241).

Nate dallo studio e dalla manducazione dei testi biblici e liturgici, maturate e cotte a fragranze nella preghiera, nella meditazione e nella predicazione, queste pagine splendide di riflessioni bibliche soffuse di umanità, di poesia e di grande tenerezza per l’uomo di oggi (e per il nostro fragile Dio) toccheranno felicemente il cuore di tate persone, perché la Pasqua possa essere quello che è: fonte di vita divina che sgorga dal centro di ciò che appare il suo contrario. Speranza, vita, gioia per il Dio pasquale che resta per sempre con l’uomo da lui creato, costi quel che costi.

“Note sommesse si odon la notte
ma nessun canto esplode
all’alba.
È la vita credente
chiamata a cantare” (p. 137).

  • MARIANO PAPPALARDO, Squarci di Pasqua. Presentazione Raniero Cantalamessa. Edizioni San Lorenzo, Reggio Emilia 2021, pp. 248, € 15,50, ISBN 9788880712572.
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