
«Navigando», intorno a Ferragosto, per siti cattolici statunitensi, ci si imbatte in una lettera aperta a papa Leone XIV perché corregga Amoris laetitia, poi vediamo una risposta alla richiesta stessa, e quindi possiamo trovare un lungo e dettagliato articolo che spiega perché non deve venire impartito il battesimo alle persone transessuali.
Niente eucaristia per gli «irregolari»
La sessualità, più che i temi etici, sembra al centro della preoccupazione di un settore del mondo cattolico. E sembra anche che le aspettative verso papa Leone XIV siano di ripristinare un po’ di ordine.
Parla di Amoris laetitia, il teologo Brian Harrison, docente in pensione all’Università Cattolica di Puerto Rico, appartenente alla Fraternità sacerdotale degli «Oblates of Wisdom».
«Vostra Santità ha ereditato una situazione in cui esiste una pericolosa contraddizione nei documenti dottrinali della Chiesa stessa», e il riferimento è a Familiaris consortio di Giovanni Paolo II al par. 84. «In Amoris laetitia – prosegue Harrison – ci viene detto che le persone che vivono relazioni adulterine possono in alcuni casi ricevere l’eucaristia, mentre non solo i precedenti documenti papali e conciliari, ma anche il Catechismo della Chiesa cattolica non prevedono alcuna eccezione alla loro esclusione dall’eucaristia. Ancora una volta, è la relazione oggettiva che si dice causi questa esclusione dalla Comunione».
L’ortodossia di “Amoris laetitia”
A rispondere si incarica Pedro Gabriel, laico, pubblicista, medico di formazione, esperto di questioni teologiche e morali, autore di un volume del 2022 sull’ortodossia di Amoris laetitia. Il sito Where Peter Is, fondato e diretto da Mike Lewis, dove Gabriel scrive, è impegnato da tempo a correggere le visioni parziali del tradizionalismo cattolico.
Così Gabriel si impegna a confutare la tesi di Harrison. «Nel mio libro – scrive Gabriel – sostengo che la disciplina sacramentale esposta in Amoris laetitia si basa sulla distinzione tra peccato mortale e peccato veniale. Mentre il peccato mortale preclude l’accesso all’eucaristia, il peccato veniale no. Il peccato mortale richiede la presenza simultanea di tre condizioni: materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Se manca una o più di queste, non si ha peccato mortale».
E aggiunge: «La tanto discussa nota a piè di pagina di Amoris laetitia segue una sezione che tratta specificamente dei fattori che diminuiscono la piena conoscenza e il consenso, cosicché “non si può più semplicemente dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione irregolare vivano in stato di peccato mortale” (AL, n. 301)».
Secondo Gabriel, la citazione di Familiaris consortio 84 viene distorta da Harrison perché «omette una parte del testo che è significativa: quella citazione inizia dicendo che la Chiesa sta riaffermando la sua “prassi”. In altre parole, ciò che viene descritto è una questione di disciplina, non di dottrina immutabile. Una disciplina, per sua natura, può essere modificata. Il fatto che la disciplina precedente fosse fondata sullo status oggettivo del rapporto non preclude la possibilità di una nuova disciplina che tenga conto delle circostanze attenuanti».
In sintesi, «la questione è se l’esclusione dalla Comunione nelle circostanze consentite da Amoris laetitia contraddica davvero la legge divina o rientri invece nell’ambito di una legislazione disciplinare mutevole».
Quanto poi al “modo” di rivolgersi direttamente e pubblicamente al papa, Gabriel osserva che «negli ultimi anni abbiamo assistito a una grande quantità di petizioni pubbliche e lettere aperte in cui stimati teologi hanno esortato il Vicario di Cristo a ritirare o a modificare gli insegnamenti magisteriali, in particolare Amoris laetitia. Purtroppo, questa stessa tendenza rischia di estendersi anche all’attuale pontificato. Ciò è preoccupante, perché – come ci ricorda Donum veritatis, n. 30 – ai teologi che hanno difficoltà con alcuni aspetti dell’insegnamento magisteriale vengono offerti canali adeguati e rispettosi per esprimere le loro difficoltà».
Questa è certamente solo un’anticipazione di quanto dobbiamo aspettarci dal mondo tradizionalista statunitense rispetto ai temi etici e alla morale matrimoniale.
Il battesimo ai transessuali
E qui veniamo all’altro testo, pubblicato sull’influente periodico First Things, pubblicato da «The Institute on Religion and Public Life», fondato nel 1989 da Richard John Neuhaus, pastore luterano passato al cattolicesimo. «La missione dell’Istituto – si legge sul sito – è promuovere una filosofia pubblica basata sulla religione per l’ordinamento della società».
E, per quanto riguarda la questione se una persona transessuale possa venire battezzata, la risposta negativa alla domanda è affidata al gesuita Anthony R. Lusvardi, docente di teologia sacramentale all’Università Gregoriana.
Il ragionamento parte dal presupposto che non si può amministrare un sacramento se prima non si è consapevoli di ricevere un segno che invita all’unione con Cristo e con la sua volontà. «Amministrare i sacramenti a coloro che non sono preparati o non sono disposti a vivere in unione con le esigenze del Vangelo può essere la via più facile per i pastori, ma non è un grande favore per i destinatari, come attestano gli scandalosamente alti tassi di disaffiliazione cattolica. I sacramenti vengono così resi segni infruttuosi, una contro-testimonianza del Vangelo. Inoltre, un battesimo amministrato validamente comporta degli obblighi, e gravare una persona di tali responsabilità senza un’adeguata preparazione è ingiusto».
Il riferimento diretto è all’«ideologia LGBTQ» che, con la «riassegnazione di genere», «promette una nuova identità, proprio come fa il battesimo. Questa promessa è in definitiva vana, ed è per questo che gli obiettivi del movimento, come il suo acronimo, sono in continua espansione. I presupposti ideologici che guidano il movimento – sulla creazione e sulla natura della persona – sono profondamente in contrasto con la rivelazione cristiana».






Un trionfo dell’ intransigenza e dell’ esclusione che sembra deridere i ripetuti e universali richiami ,”ad gentes”, alla partecipazione della moltitudine, dei pubblicani e dei peccatori che il Vangelo offre. Ci sono alquanta spietatezza e uno spirito pochissimo cristiano nel disprezzare la paolina “stoltezza della Croce” (con cui Gesù ha in vita voluto accompagnare la sorte di tanti devianti ed emarginati dai Farisei del suo tempo fino ad abbracciare una morte da questi soli censurabile in quanto esempio di “scandalo”) preferendo proporre un ottuso buon senso che attendere di poter fare una cernita tra soggetti di serie A e B per l’amministrazione del battesimo. Ciò ignorando, non solo il testuale noto “sinite parvulos”, quanto l’ effettivo calvario che al momento attuale continua a voler segnare nell’incomprensione a priori da parte dei detentori qualificati del “sentimento religioso” le situazioni di coppia poco regolari così come la sicura angoscia esistenziale di chi vive la pubblica non vidimazione del proprio orientamento sessuale.
È significativo che papa Francesco e i suoi documenti facciano ancora parlare di sé: indubbiamente il mondo del dissenso è molto più ampio di quei pochi cardinali che, esprimendo il loro legittimo pensiero, si son trovati dall’altra parte della barricata.
E poi la chiesa si lamenta se tanti fedeli la abbandonano! Ma ben venga la “Amoris laetitia” che rappresenta un abbraccio e un invito rivolto a tente persone finora maltrattate da questa chiesa dura e intransigente! E per quanto riguarda il battesimo, le due frasi “non si può amministrare un sacramento se prima non si è consapevoli di ricevere un segno che invita all’unione con Cristo e con la sua volontà” e “un battesimo amministrato validamente comporta degli obblighi, e gravare una persona di tali responsabilità senza un’adeguata preparazione è ingiusto” contraddicono in pieno l’ingiusta usanza di battezzare i neonati, individui che più inconsapevoli di così non potrebbero essere! Il battesimo dovrebbe essere amministrato solo agli adulti che lo richiedono per loro scelta libera e consapevole e mai imposto per volontà altrui su persone non ancora in grado di esprimere la propria.
Il battesimo è un dono, non un peso, viene dato gratis, e libera la persona, non è un peso oneroso che comporta regole e divieti vari, è un dono elargito con libertà e chiede solo libertà.
Libertà di riceverlo, di viverlo di chiederlo, perchè quel sangue caduto dalla croce non è stato versato solo per pochi, ma per tutti, soprattutto per i peccatori, che a parte Maria, mi risulta lo siamo tutti, e tutti ne siamo indegni.
Per favore non cerchiamo di infilare Nostro Signore in logiche tutte umane di conviene o non conviene, serve o non serve: gratuitamente avete ricevuto e senza merito, gratuitamente date. La responsabilità di condurre poi una vita che sia all’ insegna del battesimo ricevuto dipende dalla persona e dalla sua libertà di aderire o no. I giudizi lasciamoli al Buon Gesù.
Mi piace come si ricordi che la disciplina sull’eucaristia non è dottrina immutabile, ma può tener conto delle circostanze attenuanti.
Il battesimo ai transessuali: mi sembra una problematica, per certi aspetti, simile a quella che veniva sollevata nel Medio Evo sul sesso degli angeli
Il post-modernismo è il trionfo del sesso degli angeli. Di fatto è una forma di nominalismo estremo. Da lì la proliferazione di sigle utilizzate per classificare identità sempre più numerose e sfuggenti, è così tra i progressisti e seguono a ruota i tradizionalisti. Si è sempre figli del proprio tempo, anche quando lo si critica..
La religione a volte diventa una vera zavorra per il prossimo. Caricano pesi sulle spalle del prossimo che loro non toccano nemmeno con un dito.
Questo è il lato che mi fa orrore della religione cristiana e che come contro testimonianza induce molti a starsene ben alla larga.