Senza timore d’essere di parte, sento di poter dire che fra i meriti di SettimanaNews vi è quello di offrire a lettrici e lettori degli spazi significativi per la condivisione di contributi di pensiero di qualità, in forma di commento agli articoli che vengono pubblicati.
Recentemente abbiamo ospitato diversi testi che mettevano a tema la figura del prete e, di concerto e di conseguenza, la figura di Chiesa che possiamo o vogliamo immaginare per il tempo presente e per quello che verrà. Fra i commenti che hanno fatto seguito a questi pezzi, alcuni mi hanno dato la possibilità di conoscere e approfondire vicende e letture che mi erano note solo in parte e superficialmente. Ringrazio per le segnalazioni.
Quell’intervista scomoda al cardinale Michele Pellegrino
Michele Pellegrino era stato nominato arcivescovo di Torino da Paolo VI nel 1965 e creato cardinale nel 1967, insieme a Karol Wojtyla; dopo aver rinunciato all’incarico di vescovo nel 1977, si era stabilito nella casa parrocchiale di Vallo, piccola cittadina torinese di neanche mille anime, dedicandosi allo studio e alla predicazione.
Nel marzo del 1981, il cardinale rilasciò a Francesco Strazzari un’intervista, pubblicata il mese successivo sulla rivista Il Regno con il titolo Questa chiesa fra paura e profezia. È molto interessante, per non dire sorprendente, ripercorrere i contenuti di questo colloquio di ormai quarantacinque anni fa: le parole del cardinale ci danno la misura di quanto tempo la Chiesa abbia perso, di quale grave incapacità di comprensione dei segni dei tempi continui a marcare il suo operato, di quante attese siano state disattese, di quante paure abbiano avuto il sopravvento, di quanta sofferenza tutto questo abbia generato e continui a generare.
Dall’intervista, che si può leggere integralmente online[1], colgo alcuni passaggi emblematici.
Dove va la Chiesa
Dove va questa chiesa? – chiede l’intervistatore.
Diversi fatti sono indizio di un movimento di involuzione – risponde con semplicità e chiarezza il cardinale. Tra questi, le difficoltà di applicazione della riforma liturgica e le preclusioni nei confronti delle donne. Per quanto riguarda la liturgia, l’indicazione relativa alla materia dell’eucarestia (il segno deve avere la sua evidenza, vale a dire il pane deve apparire pane) è stata disattesa ed ora si ritorna alla prescrizione che bisogna usare l’ostia del farmacista; in riferimento ai ruoli delle donne, una volta riconosciuto che le donne sono capaci di ministeri, non si vede perché si debba proibire loro di esercitarli.
In merito al ministero sacerdotale delle donne, il cardinale afferma:
Non mi pronuncio sul ministero sacerdotale delle donne. Non sono teologo. Ma ho fatte le mie dimostrazioni per l’esclusione delle donne dai ministeri istituiti non ordinati. Il teologo liturgista Vagaggini [2] mi assicura che, nei primi tempi della chiesa, le diaconesse erano ordinate mediante l’imposizione delle mani. Non capisco perché non si potrebbe fare questo anche adesso. E valorizzare le donne nell’attività pastorale. Ma come siamo indietro…
Pellegrino non manca di rilevare la novità rappresentata dalla riunione plenaria del collegio dei cardinali indetta dal papa nel novembre del 1979: per la prima volta, dopo quattro secoli, i cardinali erano stati convocati non per necessità di conclave, ma al fine di una condivisione di comunicazioni ed informazioni. Dei passi vengono compiuti, rileva il cardinale, ma la collegialità non ha ancora trovato esecuzione e non è facile che trovi esecuzione. I meccanismi del centralismo curiale sembrano inossidabili e addirittura certe nomine risultano funzionali a garantire la non attuazione del Concilio.
Vivere dentro la Chiesa significa, per il cardinal Pellegrino, avere il coraggio della parresia, il coraggio della parola franca che non si lascia schiacciare da un malinteso spirito di umiltà e obbedienza. Mentre tanti si barricano dietro la massima stereotipata ed equivoca I tempi non sono maturi!, Pellegrino afferma con lucida serenità: I tempi sono gli uomini che li fanno maturare. E ricorda l’opera di Rosmini, Le cinque piaghe della santa chiesa, pubblicata nel 1848 e messa all’Indice nel1849, anziché fatta studiare nei seminari. O il Concilio Vaticano II, che non fosse stato per Giovanni XXIII non si sarebbe fatto perché – appunto – i tempi non erano maturi.
Strazzari invita il cardinale a parlare di alcune urgenze ancora in attesa di risposta – e davvero non si sa se arrabbiarsi o provare compassione a pensare che, quarantacinque anni dopo, tutti questi nodi sono ancora sul tavolo, quando non siano stati artatamente occultati sotto il tappeto.
Problemi aperti in attesa di risposta
Ci sono grossi problemi che attendono una risposta: il sacerdozio, la sessualità, il posto della donna nella chiesa, l’ecumenismo… – dice l’intervistatore al cardinale.
Fondamentale è l’apporto della teologia, risponde Pellegrino. Sono i teologi, non la gerarchia, a dover affrontare questi problemi su un piano biblico e teologico. Purtroppo, però, fra i tanti difetti di fede c’è anche il restare in silenzio, il tacere che nasce dalla mancanza di coraggio e dalla volontà di calmare le acque, perché non si ha abbastanza fede nello Spirito che guida la chiesa, che spinge anche a scelte audaci, a rischi calcolati, sottolineo «calcolati». E allora si procede sotto il segno della paura. O meglio non si procede affatto, per paura.
Il cardinale porta ad evidenza, però, anche un’altra ragione che impedisce alla Chiesa di assumere fino in fondo il compito di confrontarsi con questi problemi che sono veri e propri segni dei tempi, manifestazione non di mode passeggere, ma di esigenze vere e profonde: il fatto che chi occupa nella chiesa posti di maggiore responsabilità, a cominciare dai dicasteri romani, non ha gli occhi aperti a sufficienza sul mondo vero, ma vive in un mondo artificiale. È la chiesa chiusa – dice Pellegrino –, la chiesa-fortezza, dove si chiudono porte e finestre per paura che il vento dello Spirito entri a portare qualcosa di nuovo.
Parlando dei numerosi viaggi di Giovanni Paolo II, Strazzari sottolinea come alcune chiese locali, tra cui la chiesa africana e la chiesa brasiliana, abbiano chiesto al papa di prendere in considerazione il problema dell’ammissione al sacerdozio di uomini sposati, ricevendo in risposta un netto diniego.
Anche qui le parole del cardinale sono chiare e dirette, espressione di una parresia di cui pochissimi altri cardinali e vescovi sono stati capaci nei quarantacinque anni successivi:
Esprimo l’auspicio, faccio voti, chiedo al santo padre di venire incontro alle necessità concrete delle varie chiese. Di fronte a questo dilemma: o mantenere ad ogni costo la legge del celibato nel rigore attuale e quindi rinunciare alla piena evangelizzazione, o favorire l’evangelizzazione piena che richiede l’eucaristia e modificare quindi la legge ecclesiastica – credo che bisogna scegliere questa seconda strada.
Il cardinale entra anche nel merito del documento sulla riduzione allo stato laicale dei preti, un testo duro, che veicola un rigore privo di misericordia, incapace, ancora una volta, di cogliere i segni dei tempi:
Ritengo che bisogna riconoscere in pieno il valore del celibato evangelico, ma il modo di realizzare questo valore evangelico è cambiato nei secoli. E può cambiare. Siamo in ritardo.
“Anche i preti potranno sposarsi…”
Siamo in ritardo, sì. In ritardo di decenni. Gli anni dell’intervista al cardinal Michele Pellegrino sono gli anni in cui Lucio Dalla, in una delle sue canzoni più famose, L’anno che verrà, dava voce con leggerezza ed ironia al sentire comune: Anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa età…
Vedi, caro amico, cosa si deve inventare
per poter riderci sopra,
per continuare a sperare
E se quest’anno poi passasse in un istante
vedi, amico mio, come diventa importante
che in questo istante ci sia anch’io
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà:
io mi sto preparando, è questa la novità.
[1] https://www.noisiamochiesa.org/Archivio_NSC/attual/pellinterv.htm
[2] Il teologo Cipriano Vagaggini aveva fatto parte della prima Commissione di studio sul Diaconato alle donne nell’ambito della Commissione Teologica Internazionale, del 1973. Di fatto, le conclusioni cui quella commissione era approdata più di cinquant’anni fa non vennero mai pubblicate e rese note e la questione venne elegantemente silenziata e affossata, finché papa Francesco non l’ha timidamente ripresa nel 2016, or sono ormai due lustri.






Questo cardinale e altri modernisti non rappresentano più il mondo cattolico perché vogliono stravolgere con mille scuse secoli il magistero consolidato nella Chiesa. Sarebbe molto meglio che si facessero protestanti così per coerenza e non pretendere che i cattolici diventino grazie a loro protestanti. Dio chiederà loro conto di queste scelte arbitrarie e scellerate. Credete forse che consentendo ai sacerdoti di prendere moglie di risolvere i problemi? Ci saranno sempre sacerdoti infedeli alle proprie mogli . Credete di risolvere il problema della pedofilia? Forse lo risolverete in parte se consentite il matrimonio omosessuale fra preti. Credete che il Signore Gesù sia contento delle vostre scelte? Secondo me non fate altro che crocifiggerlo di nuovo
Quando le questioni sono presentate in maniera distorta non si comincia neppure la soluzione dei problemi. 1-i preti cattolici possono sposarsi regolarmnete in chiesa, può celebrare tranquillamente anche il proprio vescovo. Nel mondo pare ce ne siano circa 80 mila. Il crimine teologico è l’emarginazione di molti, preti veri, cristiani veri, uomini veri. La nefandezza della legge del celibato, che non ha risolto nessuno dei problemi prefissati, concubinato, simonia, nepotismo, è l’esclusione dei viri probati e delle donne. Una ecclesiologia di esclusione non è una ecclesiologia cristiana, semplicemente. Vivo il celibato nella logica degli Eunuchi per il Regno dei Cieli, che è l’unico criterio valido per accogliere quel dono. Quindi non l’istituzione e neppure il sesso, solo unicamente il Regno dei Cieli. La legge del celibato è orripilante perché fa ombra o peggio vanifica il dono. Se un prete cattolico subisce la legge del celibato peggio per lui è un imbecille, un uomo sine bacculum, senza attributi. Ma sono anche stufo di leggere commenti idioti e senza senso, scritti con le viscere e non con il cervello. Cristiani seri affrontano i problemi in maniera adulta e seria. Il Cristianesimo tutto deve oggi pensare una Evangelizzazione Cristiana con Cristo al centro, Stiamo vivendo invece un Cristianesimo senza Cristo. Occorre anche pensare una vita sacramentale vissuta in comunità adulte, non infantili, adolescenziali e clericali. Uomini e donne di fede provata sono il futuro del Cristianesimo, non certo i piagnoni o i fanatici cercatori di segni. Ci è già stato dato il segno: quello di Giona. Una Chiesa veramente sinodale e onesta ascolta uomini e donne che sono pronti ad assumere ruoli di Evangelizzazione per formazione e competenza come pure a consacrare quel pane che in molte parti del mondo portano nei villaggi sperduti, consacrato da altri certamente meno carismatici di loro. Donne straordinarie dai mille impegni, dottoresse, bibliste, teologhe, animatrici di comunità, che confessano senza assolvere, che portano il pane senza consacrarlo. Una Ecclesiologia che esclude queste persone è oggi una discrazia per l’intera chiesa. Per non dire che è una bestemmia. ….. E finiamola con i commenti stupidi e irresponsabili….. Giovanni Lupino Eunuco per il Regno dei cieli nemico giurato della legge del celibato fin da studente in Teologia, con qualche fatica, ordinato ugualmente prete dal mio vescovo Franco Sibilla.
Il Cardinale Pellegrino aveva scritto una splendida lettera pastorale intitolata Camminare insieme ed altro di immenso valore, oltre ad avere aperto a tanti la lettura dei padri….i tanti interventi che non tengono conto di lui tutto intero sono ingiusti…..e fanno credere che la chiesa sia importante più di Cristo Gesù, per lui che la amava davvero non era così!
Non comprendo chi si accanisce contro il matrimonio dei sacerdoti.
1 Nella chiesa cattolica i sacerdoti dei riti orientali, maroniti, melchiti ecc… possono già sposarsi.
2 Nelle tradizionalissime chiese ortodosse il clero è sposato, segno di una conformità anche alla tradizione
3 Chi vuole restare celibe può comunque farlo
4 Sacerdoti che si sono innamorati hanno dovuto lasciare il sacerdozio, mentre avrebbero tranquillamente potuto fare entrambe le cose.
5 A sacerdoti evangelici e protestanti sposati che diventano cattolici di rito romano, viene data la dispensa e restano sacerdoti. Ai sacerdoti cattolici che vogliono sposarsi viene chiesto di lasciare il sacerdozio a parte la baggianata che avrebbero un sigillo che resta per sempre…
6 A chi fa discorsi insensati sulla purezza estrema richiesta alle mani del sacerdote ricordo che anche un celibe può commettere crimini e uno sposato può vivere puramente.
Se si permettesse il matrimonio ai sacerdoti non si tratterebbe affatto di mode, ma di qualcosa di profondamente ancorato alla tradizione ed alle scritture. Come anche il celibato, che però nella Scrittura non è necessariamente legato alla funzione ministeriale, ma è un carisma distinto. Così è stato interpretato nei primi secoli della chiesa- non c’è bisogno di rispolverare il card. Pellegrino. Purtroppo la chiesa latina ha deciso di essere prigioniera anche dei suoi non dogmi oltre che dei suoi dogmi
Consiglio di leggere apocalisse o rivelazione
Cap. 17 – 18 e vangelo di Matteo cap. 23
Applicazione chiesa cattolica .
Esortazione. Apocalisse cap 18 verso 4
Tra breve vedremo adempimento.
45 anni fa qualcuno diceva qualcosa che qualcun altro ripete ancora oggi… ho la sensazione che fra 45 anni qualcuno continuerà la filastrocca delle profezie che non si avverano e saranno in atto processi di canonizzazione di quanti vedevano lungo, ma così lungo da sfondare la barriera degli universi paralleli… Perdonate l’ironia, ma non ho resistito!
Vorrei ricordare a settimana news che l intervento e l intervista del card pellegrino è riportato da noi siamo chiesa un gruppo allontanato dalla chiesa cattolica per volontà del santo padre Francesco. Mi chiedo se è il caso di linkare ancora interviste e opinioni del tutto personali che continuano a creare confusione e non chiarezza.
Guardi che “Noi siamo Chiesa” è stato invitato al “Giubileo delle equipe sinodali” che si terrà in Vaticano dal 24 al 26 ottobre p.v.; quindi…
Capirei questo attaccamento spasmodico alla Tradizione – tutta la Tradizione, senza distinzioni – se in questi 2000 anni la Storia della Chiesa fosse stata sostanzialmente irreprensibile; ma tutti sappiamo che così non è stato: è stata una Storia piena di luci ma anche di tante ombre; quindi, evidentemente, molti sono stati gli atti e i pronunciamenti che hanno avuto poco o nulla a che vedere con il Vangelo, un Vangelo molto spesso predicato ma non praticato
Ok, ma oggettivamente il celibato di suo non è né ombra né luce, e neppure un avanti di modernità né un indietro di chissà che cosa, dato che quasi in tutte le religioni (ebrei, musulmani, protestanti di varia denominazione) è possibile sposarsi. E’ una tradizione della Chiesa Romana che vale per quello che vale. Non ha particolare significato né ostinarsi a tenerla né scrivere 10 post al giorno per abolirla, soprattutto nel 2025 quando esiste una forte libertà religiosa e ognuno fa un po’ come gli pare. E’ come se ci mettessi a protestare perché il Ramadan è arretrato e signora mia è progresso mangiarsi una bistecca di maiale in quei giorni..
Oggi il matrimonio interessa solo a chi non può sposarsi, dato che è un’istituzione in crisi quanto il sacerdozio..
La gran parte della intervista del cardinal Pellegrino non riguarda però la problematica del celibato ecclesiastico
Immagino, Pellegrino era uno studioso, già il fatto di accostarlo a Lucio Dalla la dice lunga sulla qualità del dibattito. Sono anni che mi riprometto di leggerlo ma non gode di buona ristampa..(girano solo edizioni un po’ datate.)
Solo dalle mani consacrate di un prete durante la Santa Messa si materializza la Transuntanziazione e le condizioni necessarie stanno nelle virtù di: umiltà, castità e purezza; così come Gesù nell’ultima cena Lui stesso era, e così come i preti di oggi dovrebbero essere ma spesso non sono. Vogliono sposarsi? Lascino l’abito o la tonaca che si vergognano di indossare.
Preti sposati? Ormai è troppo tardi tardi che la maggior parte sono già sposati ,continuando a fare il sacerdote e facciamo finta di niente , pur sapendo tutto,e non credo che gradiscano prendere moglie escluso qualche caso particolare di onestà nei confronti della donna e della chiesa ,mio parere personale
Ma Pellegrino non era uno studioso di Agostino e della patristica? Lo conosco grazie ad un’intervista a Carena… https://www.google.com/amp/s/www.repubblica.it/cultura/2015/04/05/news/carena_e_in_un_piccolo_mondo_classico_che_ho_cercato_la_mia_felicita_-111244267/amp/
Addirittura si vanno a riprendere gli elementi di conversazioni di oltre cinquant’anni fa per continuare a sostenere posizioni che i fatti ( sono infatti trascorsi cinquant’anni circa) dimostrano come insostenibili e non propri della chiesa cattolica.
Continuare in questo intendimento appare anche pretestuoso e illogico ove si consideri che le “evoluzioni” (termine caro avtaluni) della chiesa cattolica e della sua pastoralità negli ultimi cinquant’anni sono state prevalentemente, nei fatti, nelle mani degli oscuri sostenitori di queste posizioni erronee; la loro odierna insoddisfazione, pertanto, non è altro che conseguenza dei loro intendimenti.
Insistere pertanto nel sostenerle oggi non risponde, come per il passato, a una esigenza della chiesa cattolica, bensì, ripeto, come per il passato, a posizioni solo ideologicamente motivate e altrettanto ideologicamente e concretamente erronee e non proprie della chiesa cattolica, bensì rispondenti a desideri di affermazione di ruolo e di potere secondo logiche che sono mondane e che a oggi hanno creato, in quanto erroneamente intese, pretese e applicate, danni incommensurabili e riscontrabili da tutti.
Una buona giornata.
PS: mi si permetta una battuta: se i tempi erano maturi circa cinquanta anni fa’, logica vuole che ora, sicuramente, sono marciti o rinsecchiti
Non è meglio fare si che i preti si possano sposare, anziché vedere e leggere allungano le mani sulle ragazzine e altro?
Ho conosciuto preti non cattolici e vissuto in comunità dove la religione cattolica non era la più forte, ebbene la gente andava tutte le domeniche a messa, il prete e la sua famiglia erano sempre disponibili. Stranamente non si fanno pagare la parcella fissa per ogni messa che celebrano. Mentre i preti cattolici per ogni tipo di cerimonia hanno un listino prezzi. Dio nel vangelo non parla di listino prezzi.
Un uomo che, come dice lei, allunga le mani sugli innocenti, non trova soddisfazione a questa sua perversione in un rapporto con una donna adulta. La stragrande maggioranza delle persone che si macchiano di tale perfidia sono uomini sposati e con figli.
Relativizzando il numero alla percentuale abbiamo un due per cento di preti pedofili o efebofili , che son tanti tanti ! Se avessimo uguale percentuale nel mondo tout court avremmo numeri incredibili di giovani vittime . Quello che invece manca affinché le cose cambino è la consapevolezza dell’altissimo numero di preti omosessuali che si oppongono al matrimonio perché , nella situazione odierna , possono continuare a vivere la loro omosessualità in tutta libertà senza dare nell’occhio . Quello che occorre è un cambio di mentalità da parte loro : un coming out collettivo e coraggioso che metta fine a questa falsità . Poi ognuno sarà più libero di vivere la propria dimensione sentimentale come meglio crede. E potranno sposarsi anche i preti a qualsiasi età , anche fra loro, come avrebbe senz’altro auspicato Lucio Dalla . Ma senza coraggio tutto marcisce , anche i tempi propizi .
Il problema di base rimane la finzione però non la sessualità, etero o omo che sia. Perchè nel momento in cui faccio una promessa dovrei provare a mantenerla o almeno ad uscirne chiaramente nel momento in cui mi rendo conto di non essere convinto di poterlo fare. Esattamente come avviene nel matrimonio tra parentesi: lei direbbe che il gran numero di tradimenti è provocato dal fatto che la società considera sbagliato il tradimento? E’ quello che chiede il movimento per la non monogamia etica.
Accogliendo il matrimonio dei sacerdoti ovviamente dovremmo accogliere anche divorzio, libere unioni e altro. Perchè di base sacerdozio e matrimonio per i cattolici sono un sacramento mentre nel resto del mondo no.
Chi vuole il matrimonio oggi non vuole l’equivalente del vecchio sacramento vuole un’unione più flessibile leggera e a tempo. Come se il matrimonio fosse un premio da litigarsi e non una vocazione da prendere sul serio.
L’uomo e la donna contemporanei ragionano in maniera molto diversa da come potevano ragionare l’uomo e la donna dell’ ‘800 o del Medio Evo o del ‘300 dopo Cristo. Cercare di rendere comprensibili i comportamenti, le parole, la liturgia della Chiesa a chi si trova a vivere oggi non significa relativizzare la nostra Fede bensì tentare di rendere possibile la sua trasmissione a persone che altrimenti non la comprenderebbero: troppo diverse sono le attuali categorie mentali e culturali da quelle del passato, recente o remoto; e teniamo altresi’ presente che i postulati essenziali – e quindi immutabili – della Fede sono pochi
Entro nel dibattito solo marginalmente, non sono un teologo e non pretendo di avere opinioni risolutive. Credo però che le questioni singole non riflettano del tutto la complessità del momento storico che la Chiesa sta vivendo. Personalmente credo che l’abolizione del celibato per i preti, sul modello delle chiese cattoliche di rito orientale o anglicano, non toglierebbe niente al ministero ordinato, anzi potrebbe essere d’aiuto ad alcuni (non a tutti), per capire di più la vita dei fedeli. Così come per l’apertura al diaconato femminile, che renderebbe ancora più visibile e riconoscibile il prezioso ruolo che le donne già svolgono nelle comunità. Quello che mi preoccupa è il ripiegamento di una Chiesa che non sembra più capace di entusiasmare, e non parlo dei grandi eventi, ancora capaci di catalizzare la partecipazione di decine di migliaia di persone, ma della capacità di accogliere e entusiasmare nel quotidiano: chiese sempre più vuote, catechesi stanche, incapacità di attirare i giovani e, come racconta una recente ricerca, allontanamento dei sessantenni trascurati da una pastorale che li ha dati per ormai acquisiti. Ritorno alla tradizione (più che giusto quando si tratta del traditur, un po’ meno quando si tratta di mantenere semplicemente in vita il passato) e al formalismo. Non dappertutto ovviamente, parlo per iperboli. E chi come me ha vissuto la sua giovinezza subito dopo il Concilio, forse è un po’ arrabbiato per le tante occasioni perse. Ma l Chiesa è nelle mani di Dio: “Non posso starmene tranquillo, il mio Dio è vivo, come posso tenerlo nascosto?”
I Sacerdoti cattolici di Rito Greco Bizantino, dell Eparchia di Lungro ( Calabria), come anche gli altri sono sposati ed hanno figli, e ripeto sono cattolici in piena comunione con il Papa.
Pertanto il problema, celibato o meno non si pone.
Rammento che sta scritto ” ….la suocera di Pietro..” e inoltre … ” la moglie del Vescovo sia irreprensibile..” ( Atti degli Apostoli).
Se i preti non ci sono non è perché non possono sposarsi ma perché farsi prete non ha più senso. Tanto i sacramenti a che servono? Tanto basta volersi bene. Poi essere cristiani, mussulmani, buddisti, atei… Ma sì… va bene… basta che ci si ami e non ci si ammazzi l’un l’altro. Che poi, se proprio ci si deve ammazzare fra noi, non sia per una causa nobile come la religione. Che ci si ammazzi piuttosto per i pozzi di petrolio o di acqua o per qualche paletto piantato sul terreno. Tanto, l’inferno è vuoto, quindi… tutti promossi col Paradiso minimo garantito.
Una Chiesa sinodale e con preti sposati non sarà una Chiesa illuminata dallo Spirito Santo, sarà quella di un altro e più basso spirito.
Sono d’accordo, la Chiesa Cattolica di Cristo ,nel suo Magistero, non annovera la possibilità né dei preti sposati e né delle donne con ruoli che esulano da quelli già in uso. Il resto non viene da Dio.
… io no, non sono affatto d’accordo …
Al Magistero spetta insegnare – appunto – su argomenti riguardanti “la fede e costumi”, il celibato non rientra in nessuno di questi (è una questione di “disciplina”: ci sono riti perfettamente cattolici con preti sposati; ricordo una concelebrazione del mio parroco con uno dei parroci di Betlemme – sì, quella Betlemme -, io ero tra la moglie del parroco betlamita e uno dei figli, seminarista ospite del seminario della mia città … con le sue idee lei avrebbe denunciato la cosa al “Sant’Uffizio”, che, correttamente, l’avrebbe rimandata a fare catechismo).
Riguardo le donne si rilegga i versetti dal 1 al 7 di Rm 16: nella (brutta) traduzione del 2008 al numero 1 si dice «Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre», in greco quel “al servizio” suona “diacono” (il versetto completo è «Συνίστημι δὲ ὑμῖν Φοίβην τὴν ἀδελφὴν ἡμῶν, οὖσαν ⸀καὶ διάκονον τῆς ἐκκλησίας τῆς ἐν Κεγχρεαῖς», i termini “incriminati” sono “οὖσαν ⸀καὶ διάκονον”: “οὖσαν” è il participio presente attivo femminile di “essere”, quindi da tradurre “essente”, “che è”; “διάκονον” è il temine – al maschile – che si traslittera in “diacono”, se Paolo non avesse voluto intendere un diacono donna – Febe è sicuramente una donna, visto che la chiama “sorella” – avrebbe dovuto usare il termine al femminile; al versetto 7 Paolo fa di peggio: dichiara una donna “apostolo” … vogliamo insegnare a Paolo?
Tutto viene da Dio, non lo sa? il problema, anche del Magistero, è saperlo ascoltare, rispettando il primo comandamento: “Ascolta!” (lo “Shemà Israel …”, “ascolta Israele” dell’inizio dei comandamenti: quello “shemà” è un imperativo, quindi un comando) …
… brutta cosa il clericalismo …
Vorrei ricordare che le chiese orientali cattoliche in base al Codice dei canoni delle orientali promulgato da San Giovanni Paolo II e gli ordinariati di rito anglicano in base alla Costituzione Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI ammettono i preti sposati. La questione è relativa alla Chiesa latina, che ha introdotto la disciplina del celibato solo con il Codice di diritto canonico del 1917 e dall’XI secolo era prassi…
Nel primo millennio la Chiesa latina chiedeva la continenza per i preti sposati.
Vorrei ricordare anche che le diaconesse erano presenti nella Chiesa antica e viene attestato da San Paolo (1 Timoteo 3,11) e dal Concilio di Calcedonia del 451. Vorrei rammentare che la Chiesa venera Santa Olimpia diaconessa del IV secolo.
Queste precisazioni sono doverose.
… ehm …
la Chiesa primitiva È sinodale o vogliamo mettere “la dottrina di uomini” davanti la Parola di Dio ? (cfr. At 1, 15ss , At 6, 2 , At At 15 ; sono i primi passi che mi sono venuti in mente).
i preti sposati ci sono sempre stati e ci sono anche oggi, in riti cattolicissimi diversi dal romano, ma il rito romano non esaurisce la cattolicità della Chiesa.
lo Spirito Santo “soffia dove e come vuole”, non gli servono i suggerimenti degli uomini, tanto meno di uomini che non riescono a vedere oltre il proprio naso, detto altrimenti: la smettiamo di voler dire a Dio ciò che deve fare? è l’aspetto più brutto – al limite della blasfemia e dell’idolatria – di un certo “cristianesimo” clericale.
Il celibato dei preti e suore è un’invenzione della chiesa intorno all’anno 1000 circa per comodità degli ecclesiastici dell’epoca. Nel Vangelo non esiste. Bisogna che gli attuali comandanti siano più coraggiosi e non nascondersi nei meandri della teologia.
Non dobbiamo temere che siano pochi i sacerdoti.. Gesù ha chiamato 12 apostoli.. poi tanti altri discepoli sparsi nei luoghi vicini e lontani al territorio del Suo operato terreno.. sì stanno diminuendo.. è vero.. ma perché vederlo in negativo.. ci si avvicina sempre alla verità quando un fenomeno viene visto in positivo.. cosa vuol dirci.. come può essere spiegato? può essere un cambiamento.. un andare oltre.. oltre cosa? oltre il rito.. che il Signore ha posto in memoria per secoli.. manifestare la Resurrezione di Cristo.
… io smetterei anche di chiamare “sacerdoti” i presbiteri (o “preti” che di si voglia), il loro è un sacerdozio “delegato” dal vescovo, che ha la pienezza del “sacerdozio ministeriale” (per maggiore chiarezza direi “diaconia del sacerdozio”: “ministeriale” deriva dal latino “minister” che in greco si dice “diakonos”, da cui “diacono” e tutto il resto dei derivati …).
a questo punto sorge una domanda: se il “sacerdozio ministeriale” è, come dice il termine stesso, un servizio, a chi appartiene il sacerdozio in sé? al vescovo e ai suoi “collaboratori nel sacerdozio” – dalla preghiera consacratoria dei presbiteri: per questo non mi piace che si continui a chiamare “sacerdoti” i preti, sono “semplici” collaboratori – o appartiene a qualcun altro? e se appartiene a qualcun altro, chi o cosa è?
e comunque mi piace ricordare che la Chiesa non si è diffusa grazie ai preti, sono stati i “semplici” battezzati a portare per il mondo il Vangelo, a partire dalla mia mia Chiesa (particolare) il cui battezzatore è stato un “semplice” cristiano (e lo ricordo continuamente al mio vescovo 😉).
e il primo missionario a cui erano state “imposte le mani” è Filippo dei Sette (Sette oggi conosciuti come “diaconi”, ma è certo che dei due di cui sappiamo qualcosa, Stefano e Filippo, appunto, tutto hanno fatto – compreso fare il “missionario” -, eccetto che esercitare il diaconato, almeno per come lo intendiamo oggi).
“Diversi fatti sono indizio di un movimento di involuzione”: con onestà intellettuale bisogna ammettere che l’involuzione della Chiesa è iniziata dal IV secolo con il transito dalla Chiesa Apostolica alla Chiesa Costantiniana dove i presbiteri sono diventati sacerdoti e parte della casta clericale autoreferenziale, dove il battesimo è reso obbligatorio dall’imperatore Teodosio iniziando così l’era sacramentalista ancora viva. Il celibato dei preti non è di diritto divino, il primo papa era sposato, dunque siamo in ritardo di secoli secolorum. Quello che è sicuro è che la Chiesa da secoli sta inculcando confusione e sfiducia; Gesù Cristo è venuto a portare il fuoco sulla terra e, in parte, la Chiesa, questo fuoco, lo spegne; aspettiamo tempi migliori e più veri.
La Chiesa retta da una casta di uomini celibi non regge più. La Chiesa o sarà sinodale o non saprà essere missionaria. L’accesso al diaconato alle donne e degli uomini sposati al presbiterato sono senza dubbio necessari ma non risolverà tutti problemi. La Chiesa incentrata sul sacerdozio ordinato non si regge più infatti il crollo dei seminaristi e gli abbandoni si fanno sentire. È necessario ripensare la Chiesa partendo dal Battesimo verso una Chiesa pienamente sinodale. Papa Francesco ha intuito ciò che non è riuscito a vedere.
Tristezza infinita notare che di nostro Signore , nato uomo maschio con evidenti caratteri virili in ogni suo atteggiamento, non frega nulla a questi che pensano di essere i nuovi dei! Ma voi la vedete la realtà? Sapete di un certo Sant’ Tommaso d’ Aqunio o siete partiti fondando la S.M.Chiesa da Rahner? Ripeto ,che tristezza….
Caro Mauro puo’ essere triste solo chi vede una Tradizione a cui vuole bene essere stravolto e distrutto. Loro non sono tristi perche’ della millenaria dottrina della Chiesa non gliene importa nulla , la Chiesa per loro e’ nata da pochi decenni nella meta’ del 1900, quello che si credeva prima non ha nessuna importanza. Anzi la cosa piu’ importante per costoro e’ fare IL CONTRARIO di quanto si e’ fatto prima. Loro si credono superiori a tutti i semplici fedeli venuti prima di loro. Loro credono di aver capito tutto e quelli prima non avevano capito nulla.
Tanta superbia ,della pseudo chiesa modernista, puo’ venire solo dal Maligno.
… fantastico, si parla di Tradizione citando «un certo San Tommaso d’ Aquino» (ho corretto evidenti errori d’ortografia), un Aquinate vissuto quasi 6 secoli dopo l’ultimo Padre della Chiesa e oltre un millennio dopo la morte dell’ultimo Apostolo … ma si sa cosa sia la logica? quella elementare, aristotelica, usata (qualche volta “ad mentula canis”) anche dal suo campione?
certamente Tommaso è un grande della filosofia (e quindi della teologia), ma dei suoi tempi! e di sciocchezze ne ha dette (e forse anche fatte) più di una, una su tutte (per non perdere tempo a spulciare la sua Summa: già fatto): la questione della inferiorità della donna rispetto all’uomo – quindi la Vergine sarebbe inferiore a Giuseppe? -, con motivazioni semplicemente risibili (sarebbe inferiore perché “più umida” dell’uomo: cioè?), da cui deriva l’ovvia – per Tommaso – impossibilità che una donna possa ricevere il sacramento dell’Ordine – che, secondo lui, è sostanzialmente il solo presbiterato, non il (c.d.) “grado” del diaconato né tanto meno – !!! – il “grado” dell’episcopato -.
ripeto, sicuramente un grande, in particolare per i suoi tempi, ma da questo a trasformare il suo pensiero in “vangelo” ce ne corre!
e siccome il suo pensiero, quindi anche quello teologico, è legato a filo doppio al suo tempo, cosa facciamo, riportiamo il mondo, quindi anche la Chiesa – che non è del mondo, ma nel mondo vive ed opera -, al suo tempo? ho la vaghissima impressione che non sia esattamente quello che il Signore Gesù potrebbe volere …
Sono i preti che si sposano o i mariti che diventano preti? Per gli ortodossi, è la seconda (e il prete vedovo non si può risposare, se ricordo bene)
… vero, ma dov’è il problema? è soltanto una questione di disciplina, la si vuol capire? 😊
Vista la canea, meglio capire Paolo VI, Sacerdotalis Caelibatus. La parola del santo Papa del Concilio vale più di mille polemiche
Ti chiama una parrocchiana, perché sua madre, moribonda, si è decisa a chiedere i sacramenti. Ma tu sei in ospedale, insieme a tua moglie, che sta partorendo.
Cosa fai? Non importa, perché qualunque scelta farai sarà sbagliata. Tua moglie non è meno importante dell’anima della tua parrocchiana, e viceversa.
Solo questione di disciplina?
Basta telefonare al prete della parrocchia vicina…. Lo stesso ragionamento si potrebbe fare anche per uno sposato: sei un medico, tua moglie sta partorendo, ti chiama un paziente in difficoltà, eccetera eccetera. Le “eccezioni” nella vita sono infinite, ma mica diventano il criterio per fare una scelta
Sarebbe ora che anche i sacerdoti cattolici avessero una famiglia. Ora, che c’è ne sono pochi nella stessa comunità, potere dialogare e cercare di risolvere i problemi. In più affrontare l’essere genitori con figli dal carattere talvolta difficile. E, in più, vivere la vecchiaia non in dolitudine. Dio ha dato all’uomo una compagna e, credete, la famiglia non impedisce mai la gioia donata da Cristo e neppure lo.svolhimento dei propri doveri
Non ci servono tanti preti.
Pochi, pochissimo preti, ma SANTI!!!
Rivedi le tue idee cara Marcella, che stai inguaiata
Se vuoi trovare preti santi penso ti aspetti una lungo cammino,il vento non si ferma chiudendoci in casa,la vita è andare incontro agli altri non fermandosi nel falso pensiero della tradizione,l’alternativa è continuare a vedere svuotare le chiese,un caro saluto.
A mio parere un sacerdote dovrebbe essere al servizio di Cristo attraverso il servizio al suo gregge, 24/7/365. Questa cosa non è compatibile con una famiglia e, soprattutto, una moglie, che il marito deve amare come la propria carne e per la quale deve dare tutto sè stesso.
Arriva il momento in cui si trascura il gregge (e quindi la Chiesa e Cristo) per la moglie, o la moglie (che per il marito è il volto attraverso cui amare Cristo) per il gregge, perché siamo umani. In entrambi i casi è un grave errore.
E una moglie non è meno importante della Chiesa, come la Chiesa non è meno importante di una moglie.
Per questo nessun uomo dovrebbe essere sposato con entrambe, non trova?
Grazie ad A. Prati, autrice di contributi sempre arricchenti, molto ben meditati e stimolanti. A più di quarant’anni di distanza, l’intervista rilasciata dal cardinal Michele Pellegrino conserva inalterata la sua profondità e, purtroppo, anche la sua attualità, segno che la Chiesa istituzionalizzata – intendo qui la gerarchia – ha imposto una paralisi da cui non c’è ancora modo di venire fuori. E’ un’intervista profetica, in quanto chi parla non si pone all’ombra rassicurante della istituzione. Pur facendone parte, Michele Pellegrino la critica genuinamente per spronarla a muoversi in senso evangelico (tanto tradìto nel corso dei secoli). Si tratta di un’intervista che andrebbe ciclicamente riproposta, riletta e commentata, a partire dai luoghi di formazione dei presbiteri, i seminari. Qualche anno fa ho invitato alcuni seminaristi a farlo e, malgrado la posizione di alcuni già irrigidita, se ne sono subito rallegrati, riconoscendo la freschezza evangelica dell’intervista.
Il cardinal Michele Pellegrino è stato davvero un uomo della Chiesa, non perché cardinale ma perché si sentiva e voleva essere pietra viva responsabile del cammino della comunità ecclesiale. Senza di lui realtà come il Sermig di Torino e la comunità di Bose non avrebbero avuto, a quanto mi consta, i frutti e la ricchezza che hanno poi dispiegato. E si capisce: Michele Pellegrino veniva da formazione profondamente umanistica e patristica. Il contatto costante col vangelo e con la tradizione greca e latina dei primi secoli lo ha spronato/obbligato a interrogarsi costantemente sul cammino della ecclesia, lo ha portato a riconoscere i tradimenti e gli allontanamenti del clero gerarchizzato, ma anche a riscoprire più lucidamente e più profondamente lo splendore del Vangelo e di Gesù. In questo senso si spiegano tante scelte della sua vita. Per M. Pellegrino il vangelo non era materia per vuoti discorsi ovattati, ma Parola vivente per cambiare anzitutto la propria vita e il proprio modo di pensare, parlare, agire. Oggi Michele Pellegrino è più profeta per la Chiesa di tanti papi dichiarati santi o esaltati dalla istituzione, ma dei quali non si avverte più alcuna voce.
Colpisce che di un grande come lui la Chiesa istituzionalizzata – ma spero di sbagliarmi – non abbia avviato un processo per riconoscerne le virtù di vero seguace del Vangelo.
P.S.: aggiungo che è condivisibilissimo quanto scrive l’Autrice su Settimananews, il cui formato è diventato uno strumento ideale di comunicazione. Autrici e autori propongono e discutono determinati temi. Lettrici e lettori hanno spazio per un commento. Emergono così opinioni diverse, ma anche – il che è importantissimo – interpretazioni fondate su dati. Così si guadagna una significativa panoramica di tante prospettive. E soprattutto: tanti tesori di studio e di ricerca, che rimarrebbero altrimenti un bene per pochi addetti ai lavori, vengono finalmente resi accessibili a tutti. Dovrebbe essere così la Chiesa: ci deve essere spazio adeguato per ascoltare la voce di tutti, per porre domande, per affrontare questioni, per offrire risposte argomentate e criticamente vagliate.
Insomma, sempre le stesse persone e le stesse polemiche. Sono quasi più interessanti le pagine su Instagram tralasciando i commenti.
È la Chiesa autoreferenziale quella che pensa sempre a modificare il proprio assetto per meglio uniformarsi alla mentalità contemporanea: pensiamo di più ad amare Dio e il prossimo.
Giusto! È la mentalità corrente che deve riferirsi alla Verità. Verità indiscussa quanto fedele alla Rivelazione che Gesù fino alla Croce testimoniò senza compromessi, e non come una Chiesa sinodale di oggi osa proporre.
Ringrazio l’autrice per queste informazioni per me inedite (per quanti altri?). Conoscevo il valore del card. Pellegrino ma una tale chiarezza fatta di semplicità e parresia è capace di stupirmi. Ma ciò che mi stupisce e scandalizza di più sono gli anni passati da questa intervista e il dover constatare che i nodi sono ancora tutti lì.
Ma la Bibbia, Parola di Dio, non insegna questo. Nessuna autorità ecclesiale, neppure il papa, po’ sovvertire il sano insegnamento delle Sacre Scritture, se non si vuole incorre nella Suo avverso giudizio.
Distinti saluti
Molto interessante. In margine ad una nota dell’autrice vorrei far notare che la Commissione, voluta da Papa Francesco, per lo studio relativo alla questione della diaconesse, se ha prodotto qualche testo, beh… non è stato reso pubblico. Oggi come nel 1973. Comunque rimane il fatto che non riusciamo come Chiesa a tenere il passo al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo.
Volendo siamo troppo avanti dato che nel passato e nell’oriente ortodosso ancora si sposano! Come la teoria della relatività insegna dipende da quale punto di riferimento scegli per stabilire la direzione..
Ringraziamo Dio. Chi sposa le mode rimane presto vedovo. Poi il Cardinal Pellegrino non è quello che strappava il Rosario alle vecchiette in Chiesa? Se e cosi non avrei voluto essere nei suoi panni il giorno del Giudizio!!!
Ma davvero crede possibile una cosa del genere!?!?