Beni: undici anni dopo

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beni

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La campana non suonerà più nella diocesi di Butembo-Beni – è il titolo del racconto autobiografico e impegnato di Gaston Ndaleghana, figlio di Beni, che all’epoca vedeva nel rapimento dei tre padri assunzionisti un segno forte, il cattivo presagio di una guerra che aveva l’odiosa intenzione di durare.

Attaccare i religiosi, queste persone che rappresentano ancora un’opportunità di virtù in un contesto di cattiva politica, significava dire: «Non ci fermeremo ai poveri contadini di Mayangose, Kokola, Eringeti,…».

Era il 19 ottobre 2012, undici anni fa, quando dei ribelli, presumibilmente dell’ADF, fecero irruzione nella parrocchia di «Nostra Signora dei Poveri» a Mbau, nel cuore del territorio di Beni, dove i rapimenti stavano già creando scompiglio, terrore e desolazione tra i poveri che vivevano principalmente di agricoltura. Il fenomeno dei rapimenti, creando terrore nei campi, stava compromettendo la sopravvivenza dei contadini, questo povero popolo di Dio che chiede solo sicurezza allo Stato per poter godere dei benefici del cacao.

Il nemico ha portato via il pastore, lasciando le pecore nell’indigenza. Sebbene ci si aspettasse che i padri Assunzionisti tornassero dopo alcune trattative per il riscatto (come era diventato il modus operandi dei ribelli), essi non sono mai tornati. Da allora la situazione è peggiorata.

Siamo passati dal rapimento di civili e dal pagamento di riscatti alle barbare uccisioni di civili a colpi di machete: un massacro senza nome che ha rovinato tutto, ma che non è riuscito a spegnere le speranze di vedere una regione di Beni pacificata, un nuovo Congo, uno Stato guarito dalle ferite della guerra e del malgoverno.

Undici anni dopo, in questo giovedì 19 ottobre 2023, la presenza assente dei tre padri Assunzionisti (Anselme Wasukundi, Edmond Kisughu e Jean-Pierre Ndulani) incombe ancora nelle chiese di Butembo-Beni, nelle strade, nei mercati e nelle scuole, al grido di «Pace su Beni».

È in questo preciso contesto che la comunità assunzionista ha celebrato una messa commemorativa a Mbau. Presieduta dal provinciale di questa comunità religiosa, padre Yves Kaghoma, la messa ha visto la partecipazione di una dozzina di sacerdoti e diaconi e di molti fedeli. Nell’omelia, padre Yves Kaghoma ha lanciato un messaggio forte: «Non dobbiamo credere che le nostre disgrazie vengano da Dio, ma piuttosto da uomini dal cuore cattivo». E ha aggiunto: «Un giorno, le difficoltà che stiamo vivendo passeranno alla storia».

Questo messaggio arriva al momento giusto, in un contesto in cui i cristiani sono sottoposti alle prove più dure della loro fede e in cui alcuni si chiedono: «Dov’è Dio in quello che sta succedendo a Beni?».


DES PERES PARTIS SANS  REPERES :
ONZE ANS DEPUIS LE KIDNAPPING DES TROIS PÈRES ASSOMPTIONNISTES AU DIOCÈSE DE BUTEMBO-BENI

“La cloche ne sonnera plus au Diocèse de Butembo-Beni ” titrait  Gaston Ndaleghana un  récit autobiographique et engagé d’un fils de Beni, d’un qui , à l’époque, voyait au kidnapping des trois pères assomptionnistes un signe fort, un mauvais présage d’une guerre qui se donnait l’odieuse intention de durer. S’attaquer aux religieux, à ces gens qui constituent encore une possibilité de vertu dans un contexte des politiques du mal, c’était dire :” Nous n’allons pas nous arrêter aux pauvres cultivateurs de Mayangose, de Kokola, de Eringeti,…”

Nous sommes le 19 Octobre 2012 voici , donc, onze ans quand des rebelles présumés ADF font incursion dans la paroisse “Notre Dame des pauvres” de Mbau en plein territoire de Beni où, déjà, le système kidnapping faisait ravage créant terreur et désolation dans le chef des pauvres qui vivent essentiellement de l’agriculture. Le phénomène kidnapping venait,  en créant la terreur dans les champs,  toucher la survie des paysans, de ces pauvres de Dieu qui n’exigent de l’Etat que la sécurité pour jouir des bienfaits du cacao. Hélas, l’ennemi emporta le berger, le pasteur laissant les brebis dans l’indigence. Alors que l’on attendait un retour des pères assomptionnistes au bout de quelques négociations pécuniaires ( comme c’était devenu le modus operandi  des rebelles ), ils ne revinrent pas. Depuis,  la situation s’est empirée. L’on est passé du kidnapping des civils suivi des rançons aux tueries barbares, à la machette des civils : un massacre sans nom qui a tout cassé mais qui n’a pas pu casser l’espoir de voir une région de Beni pacifiée, un Congo nouveau, un État guéri des blessures de la guerre, de la mauvaise gouvernance.

Onze ans après, ce  Jeudi 19 Octobre 2023, la présence absente du trio assomptionniste ( Anselme Wasukundi, Edmond Kisughu et Jean-Pierre Ndulani ) plane toujours dans les Églises de Butembo-Beni, dans les rues, dans les marchés, dans les écoles y criant : “Paix sur Beni!”. C’est dans ce contexte précis que la communauté assomptionniste a célébré une messe de mémoire à Mbau. Présidée par le Père provincial de ladite communauté religieuse, le Père Yves Kaghoma, cette messe a connu la participation d’une dizaine des prêtres et diacres ainsi que des fidèles. Dans son homélie, le Père Yves Kaghoma a lancé un message fort : “Il ne faut pas croire que notre malheur vient de Dieu, mais plutôt des hommes de mauvais coeur ” . Et d’ajouter : “Un jour, les difficultés que nous subissons entreront dans l’histoire “.

Ce message vient à point nommé dans un contexte où des chrétiens sont soumis à la rude épreuve de leur foi, où d’aucuns s’interrogent : “Où est Dieu dans ce qui se passe à Beni ?”  à l’instar des interrogations historiques : “Où était Dieu dans le drame d’Auschwitz ?”.

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