Suore e millennials

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È possibile un tempo di convivenza tra un convento di suore e i “millennials” (i nati dal 1985 al 1996) spesso indifferenti o agnostici? Un’esperienza.

«Dai un’occhiata a un sito» – mi dice un amico –, «si chiama nunsandnones.org e parla di un progetto negli States che riguarda giovani e suore. Poi mi dici». A volte nascono così, per caso, le scoperte più curiose.

Statistiche: la realtà è superiore all’idea

Inquadriamo, prima di tutto, la situazione: ci serve una manciata di numeri, i quali, se ben elaborati, aiutano a comprendere meglio il problema.

Al momento attuale, il 90% delle religiose negli Stati Uniti ha più di 60 anni. È un dato importante, preoccupante per certi versi, che sicuramente fa pensare. A ciò uniamo un’altra statistica: sempre negli Stati Uniti, il 40% dei millennial (cioè, secondo i sociologi, i nati dal 1981 al 1996 circa) spunta «none of the above» («nessuna delle precedenti») nei sondaggi riguardo alle credenze religiose (un approfondimento sulla tematica dei nones si può trovare nell’articolo pubblicato su CampusNews).

suore e millennials

Incrociando questi due dati, possiamo trarre, in maniera poco scientifica ma ragionevole, alcune considerazioni.

Prima di tutto, che il patrimonio di sensibilità sociale, di ricerca spirituale e di tradizione comunitaria custodito dalle realtà religiose rischia di evaporare, non trovando nessuno a cui passare il testimone.

In secondo luogo, i nones di oggi vivono la drammatica possibilità di affrontare una ricerca di senso – di cui sono affamati – senza strumenti adatti, come quel galeotto dei film che cercava di evadere scavando un buco nella cella con un cucchiaino.

Entrambe queste categorie sono, cioè, accomunate da una preoccupazione per il futuro, da una (mica tanto) sottile ansia che oscilla tra tematiche quali l’azione e la sopravvivenza, il senso e la felicità, l’autorealizzazione e l’autotrascendenza.

La domanda, a questo punto, risulta quasi banale: perché non allearsi?

«Un’improbabile alleanza tra comunità di spirito»

Questo il principio dietro al progetto Nuns & Nones, che potremmo tradurre «Suore e agnostici» o, forse, più correttamente, «Sorelle e inquieti». Nasce a metà 2016, dalla mente di Abram Horowitz, artista e community manager, e del reverendo Wayne Muller.

Traduco liberamente dalla presentazione del sito: «Attraverso Nuns & Nones una generazione di giovani cercatori ha trovato profonde risonanze con il lavoro, lo stile di vita e i carismi delle religiose. In mezzo alle crisi sociali e ambientali dei nostri tempi, stiamo porgendo l’orecchio a un appello comune, per incubare nuove forme di comunità, radicate nell’amore e impegnate nella giustizia».

Si tratta proprio di questo: mettere in contatto suore e ragazzi più giovani, spesso agnostici e atei, comunque inquieti e in ricerca. L’obiettivo è crescere nel mutuo ascolto, nel rispetto di ognuno, nella convinzione che si esce sempre arricchiti dal dialogo con la persona che si ha davanti. Una suora di Boston utilizza l’immagine di due mani, che insieme sostengono saldamente un oggetto prezioso, proprio perché nessuna delle due stringe la presa o vuole afferrare l’oggetto.

I giovani che partecipano al progetto testimoniano di crescere in maniera inaspettata nel confronto intergenerazionale e interreligioso che vivono durante gli incontri. Soprattutto, ciò che colpisce e incoraggia è la volontà di tutti di crescere nel confronto reciproco.

Concretamente

Il progetto N&N non pretende una forma concreta unica per la sua realizzazione. La sua intenzione, fin dall’inizio, è quella di incoraggiare la nascita di gruppi locali, ognuno dei quali possa muoversi con libertà all’interno del medesimo spirito di confronto e di crescita reciproca, parallelamente all’invito a vivere alcuni eventi nazionali, raccogliendo volontari volenterosi da tutti gli States. Così, per esempio, a Grand Rapids, in Michigan, il gruppo locale, lanciato dalle religiose domenicane, si chiama Sisters & Seekers e ha una natura propria rispetto al gruppo a Boston, o a quello di san Francisco. Dalla fine del 2016 trovano spazio anche gli incontri nazionali, fortemente voluti da Horowitz e Muller, per creare una rete di aggiornamento e di crescita comune.

Dal loro sito si può anche scaricare un pratico (e gratuito) Organizer Toolkit, un documento di 32 pagine in cui vengono dati consigli pratici per preparare un incontro N&N-style, dal tipo di linguaggio da adottare, alle attenzioni da avere nell’ascolto e nel confronto e via dicendo.

suore e millennials

Sospettoso come sono, ammetto che la grafica accattivante mi fa sempre storcere il naso, perché mi confonde: non capisco dove inizia la sostanza e dove finisce la bella patina delle copertine plasticate a colori. Tuttavia devo ammettere che la lettura del Toolkit è stata davvero interessante, ricca di testimonianze (che si trovano anche su YouTube) e di accorgimenti realmente utili.

Oltre a ciò, dalla fine del 2018 è in atto un esperimento di convivenza tra nuns e nones a Burlingame (California), presso il convento delle Sorelle della Misericordia. Da poco è stato pubblicato un documento, Expect Surprises (12 pagine scaricabili gratuitamente dal sito), in cui vengono raccolte le «lezioni imparate da sei mesi di convivenza», cioè dal periodo iniziale novembre 2018-maggio 2019. Sono note scritte a quattro mani, unendo le sensibilità dei cinque millennial che partecipano tuttora al progetto e delle suore del convento.

Qualche pensiero

Mi permetto di aggiungere alcune note a margine, impressioni e riflessioni personali riguardo al fenomeno Nuns & Nones.

Prima di tutto, è un progetto realmente laico, dove viene chiamata in causa la capacità autocritica della Chiesa. La comunità credente si auto-sfida (o raccoglie la sfida dei tempi) nella sua capacità di centrare realmente tutto sulle «relazioni sacre», cioè, come spiega il sito, sulle «mutual loving trasformation» («trasformazioni d’amore reciproco»). È un elemento che come credenti stiamo sbandierando molto ultimamente, ma di fronte al quale ci viene chiesta una conversione profonda, a tratti dolorosa, sicuramente graduale: riusciamo ad accettare di non essere detentori esclusivi della verità?

Da ciò nasce anche il fatto che è un progetto realmente profetico. La mission, cioè di «creare comunità profetiche di contemplazione e di cura che spingano ad azioni coraggiose» va chiaramente in questa direzione. Richiede la fatica di convincersi sul serio che altri modi di essere sono possibili e desiderabili: fatica per le religiose e i religiosi, spesso intrappolati sotto tonnellate di storia preziosa e pesante; fatica per i millennial, spesso bloccati di fronte a un caotico e inesorabile moltiplicarsi di possibilità e di opportunità.

Ancora, è un progetto realmente possibile. Spesso pensiamo che sia necessario avere specialisti tra i consacrati – e che siano giovani! –, educatori, persone carismatiche, per attivare progetti nuovi con i millennial. Certo il contesto sociale ed ecclesiale degli USA è profondamente diverso dal nostro, tuttavia il progetto N&N dimostra che è possibile, con i poveri mezzi che abbiamo, con l’età che abbiamo, costruire qualcosa di interessante, arricchente, vivificante per tutti. Certamente non è un processo facile, presenta senza dubbio molte criticità. Richiede serietà e impegno, sacrificio e attenta capacità di discernimento. Ma resta un processo possibile.

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