
Il tre agosto è morto a Pretoria, in Sudafrica, il vescovo Fritz Lobinger. La Chiesa universale ha perso un pioniere della pastorale. Nato a Passau nel 1929, è stato ordinato sacerdote della diocesi di Ratisbona e inviato in Sudafrica come sacerdote fidei donum.
Ha fondato l’istituto pastorale sudafricano LUMKO, diventato famoso per la diffusione della Bibbia. L’attuazione del Concilio Vaticano II gli stava molto a cuore. Una Chiesa clericale gli era estranea. Ovunque potesse, promuoveva il riconoscimento della vocazione battesimale e, su questa base, una varietà di servizi nelle comunità.
Su questo tema aveva conseguito il dottorato a Münster nel 1973 con la tesi “I catechisti come guide della comunità, istituzione permanente o soluzione temporanea?”.
Dal 1987 al 2004 è stato vescovo ad Aliwal-North in Sudafrica. Lì ha potuto mettere alla prova i suoi sogni pastorali. Ora, all’età di 96 anni, ha lasciato questo mondo.
Un pioniere della pastorale
La Chiesa universale ha perso uno dei suoi pochi pionieri pastorali. Ma le sue proposte visionarie vivono ancora. Sono più attuali che mai. Quando nel 2019 ho potuto consegnare a papa Francesco, durante un’udienza, un libro scritto insieme al vescovo Lobinger e a Peter Neuner egli ha detto: “Lo conosco!”.
Si capisce quindi perché papa Francesco abbia citato Lobinger durante una conferenza stampa sul volo di ritorno da Rio de Janeiro nel 2019. I giornalisti gli avevano chiesto se, vista la carenza di sacerdoti in alcune regioni della Chiesa universale, fosse ipotizzabile una modifica dei requisiti per l’ammissione al sacerdozio.
Il papa inizialmente aveva risposto di no. «Personalmente, credo che il celibato sia un dono per la Chiesa. In secondo luogo, non sono d’accordo con l’introduzione del celibato facoltativo. No!».
Ma poi ha aggiunto: «Potrebbe esserci una possibilità solo in quei luoghi lontani, penso alle isole del Pacifico. È qualcosa su cui riflettere quando c’è un’esigenza pastorale; lì il pastore deve pensare ai fedeli».
Il papa non era preoccupato solo per la mancanza di sacerdoti, ma molto di più per la celebrazione dell’Eucaristia che è il cuore pulsante della Chiesa: «La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa. Nelle isole del Pacifico Lobinger [chiede]: Chi fa l’Eucaristia’ in questi luoghi? Chi guida queste comunità? Sono i diaconi, le suore o i laici. Quindi Lobinger chiede se un anziano, un uomo sposato, possa essere ordinato, ma solo per svolgere il ruolo di santificare: celebrare la messa, amministrare il sacramento della riconciliazione e l’unzione degli infermi».[2]
Questo riflette bene la proposta di Lobinger. A lui non interessava in primo luogo la questione dei sacerdoti, ma piuttosto le comunità di fedeli che vivono della fonte dell’Eucaristia. Lobinger era quindi sempre contrario a una rapida ordinazione, indipendentemente da chi la ricevesse, donne, diaconi, uomini sposati.
Si sentiva incompreso, persino abusato dal punto di vista della politica ecclesiastica. Ma dove ci sono comunità di fedeli in cui vivono persone piene del Vangelo e con esperienza nella comunità, allora una comunità dovrebbe scegliere tre donne o uomini, proporli al vescovo per la formazione e poi ordinarli per la comunità. I sacerdoti celibi potrebbero affiancare questi nuovi “team di anziani” accanto al loro ministero precedente.
Il Sinodo dell’Amazzonia aveva ripreso questa proposta nel 2019 e l’aveva approvata a Roma. La proposta era poi finita sulla scrivania di papa Francesco che l’aveva inserita negli scritti magisteriali. Ma poi aveva deciso di non decidere ancora.
Voleva prima decentralizzare la Chiesa mondiale durante il Sinodo sulla sinodalità? Questo è ormai avvenuto in linea di principio, anche se manca ancora la definizione canonica.
Il cardinale Leonardo Ulrich Steiner di Manaus, nella regione del fiume Xingu, dove si trova anche la diocesi in cui ha operato il vescovo del Vorarlberg Erwin Kräutler, ha annunciato durante il Sinodo, in una conferenza stampa, che una proposta in tal senso sarebbe stata avanzata dall’America Latina.
VaticanNews ha riportato quanto segue: «Steiner si è mostrato altrettanto aperto riguardo all’ordinazione sacerdotale per gli uomini sposati in determinate circostanze. A suo parere, i sacerdoti sposati non rappresenterebbero alcuna difficoltà in alcune realtà, ma in altre invece sì. Egli stesso (Steiner) ha lasciato intendere che ritiene possibili deroghe regionali. Il cardinale si è detto fiducioso che il Papa esaminerà ulteriormente tali questioni».
Il vescovo Lobinger era anche un sostenitore della sinodalizzazione della liturgia. Una volta ero con lui come co-relatore per un gruppo del Vorarlberg in un corso di formazione pastorale. Abbiamo celebrato la messa mattutina nella grande chiesa del monastero di Reute, nel Baden-Württemberg.
Il vescovo Fritz presiedeva. Ha letto il Vangelo. Poi disse: «Ora parlate tra di voi nei banchi del Vangelo che avete ascoltato». Quindi scese dall’ambone e si sedette in un banco della chiesa.
Il vescovo Lobinger aveva pensato a molte cose in anticipo e le aveva messe in pratica in parte. È un peccato che potrà vedere l’ordinazione di «un altro tipo di sacerdoti» accanto a quelli tradizionali solo dal cielo. Non ho dubbi che arriverà.
- Pubblicato sul blog dell’autore (originale tedesco qui).






Segnalo che c’è almeno un suo libro in italiano: “Preti per domani” (EMI).