
La libertà di pensiero, di coscienza e di religione è un diritto umano inalienabile. È sancita dall’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, essa stessa pietra miliare della dignità umana e cartina di tornasole dei diritti umani. La libertà di pensiero, di coscienza e di religione contribuisce alla creazione di società pacifiche e pluralistiche, ma rimane gravemente minacciata in molte regioni del mondo.
Come vescovi cattolici assistiamo con crescente sgomento alla discriminazione e alla persecuzione di individui, minoranze religiose e comunità di fede – la maggior parte dei quali sono cristiani – che sono presi di mira a causa delle loro convinzioni. Ogni giorno constatiamo il profondo impatto della persecuzione religiosa sugli individui, sulle famiglie e sulle società nel loro complesso.
L’UE ha costantemente affermato il proprio impegno a favore dei diritti umani come pilastro centrale della sua azione esterna. I meccanismi in atto sono di per sé molto preziosi, ma mancano dell’autorità mirata e della visibilità necessarie per affrontare questa crisi con il vigore e la coerenza richiesti. La gravità della situazione richiede una risposta più forte, dedicata e istituzionalizzata. L’UE, fondata sui valori della dignità umana, della libertà e del rispetto dei diritti umani, ha la responsabilità particolare di difendere questi valori al di là dei propri confini.
La carica di inviato speciale dell’UE per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’UE è stata istituita nel 2016. Si è rivelata fondamentale per promuovere questa causa sulla scena mondiale e ha rappresentato una voce cruciale per chi non ha voce, difendendo i diritti delle comunità religiose perseguitate. La presenza di una persona che ricopre questo ruolo rafforza la capacità dell’UE di monitorare, segnalare e rispondere efficacemente alle violazioni della libertà religiosa in tutto il mondo e consente all’UE di dimostrare un impegno tangibile a proteggere la libertà religiosa come parte integrante della sua politica estera in materia di diritti umani.
Siamo profondamente preoccupati che questa posizione fondamentale sia rimasta vacante per un periodo prolungato, inviando un segnale preoccupante alle comunità perseguitate in tutto il mondo e a coloro che violano la libertà religiosa impunemente. Ciò suggerisce una diminuzione della priorità attribuita a questo diritto fondamentale nella politica estera dell’UE proprio nel momento in cui tale difesa è più urgentemente necessaria.
Chiediamo quindi alla Commissione europea di nominare senza ulteriori indugi un nuovo inviato speciale dell’UE, rafforzandone il mandato e assegnando risorse umane e finanziarie adeguate alla sua missione. Esortiamo rispettosamente l’UE a garantire che la libertà di pensiero, di coscienza e di religione rimanga un pilastro dell’azione esterna e della politica dei diritti umani dell’UE, integrata in tutti gli strumenti di politica estera pertinenti.
Nel quadro del dialogo previsto dall’articolo 17 TFUE, la COMECE è pronta a sostenere il lavoro di un nuovo inviato speciale dell’UE e a collaborare con le istituzioni dell’UE per la promozione del pensiero, della coscienza e della religione per tutte le persone in ogni luogo.
Firmato dai vescovi delegati dalle Conferenze episcopali dell’Unione Europea riunite per l’Assemblea plenaria autunnale della COMECE (3 ottobre 2025).






Un ruolo molto importante che non può essere né dimenticato né sottovalutato. La mancanza si è avvertita quando nessuno in Europa ha alzato la voce allorché il presidente ucraino ha preteso sostenere che la Chiesa russa doveva abbandonare la nazione e non avere giurisdizione ecclesiastica in Ucraina. Penso che l’adesione all’Unione europea debba comportare anche il rispetto del diritto individuale e comunitario di libertà religiosa.