
L’amore si dice e si fa a senso unico è il titolo provocatorio delle Wojtyła Lectures che la Cattedra Wojtyla anche quest’anno propone sul commento al Cantico dei Cantici nei Padri della Chiesa.
Dall’10 al 14 novembre prossimo a Roma, presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, ci sarà un ciclo di incontri dedicato alla lettura che del Cantico ha offerto Gregorio di Nissa nelle sue celeberrime Omelie sul Cantico (cf. sul sito della Cattedra Wojtyla). A guidare la riflessione, sarà il noto filosofo e accademico di Francia Jean-Luc Marion che da due anni è il Direttore di questa prestigiosa istituzione.
A Jean-Luc Marion, non manca sicuramente la capacità di leggere e interpretare in modo originalissimo i testi della tradizione: le sue letture, per esempio, di Cartesio e Heidegger sono da tempo dei punti di riferimento indiscutibili. Messo alla prova con i classici del pensiero teologico, Marion riesce a uscire da alcune semplificazioni con le quali, spesso, si sono approcciati questi testi. Basti a questo proposito ricordare quanto superficiale sia stato quell’approccio al Cantici dei Cantici interpretato come un testo erotico sul quale la tradizione giudaico-cristiana avrebbe operato un «rivestimento spirituale».
Marion viceversa è dell’idea che nei Padri della Chiesa fosse presente un chiaro superamento di questa opposizione tra l’erotico e lo spirituale e, pertanto, la descrizione della relazione dell’uomo con Dio non rimanesse necessariamente al di là della metafora nuziale. Anzi, Marion è convinto che le grandi categorie del rapporto, anche erotico (ma non solo), tra l’uomo e la donna fossero utilizzate dai Padri della Chiesa proprio per dipingere tutte le sfumature di quell’affascinante «unione» che Dio ha voluto stabilire con il vivente.
Di qui la provocazione del titolo del Seminario che intende sottolineare di conseguenza come la caratteristica formale del discorso patristico «sull’amore» è che l’amore si dice e si fa a senso unico, univocamente.
Cerco il tuo volto: figure del desiderio
Il Seminario pertanto cerca di rispondere alla domanda sull’identità dell’amore nei Padri della Chiesa, senza la preoccupazione di distinguere diversi tipi di amore, ma cercando di capire come l’amore possa esistere in quanto amore.
Per far questo è necessario superare un semplice resoconto descrittivo per concentrarsi su quanto effettivamente è all’origine di ogni amore ed è capace di orientare l’amore in un senso o nell’altro: il desiderio. Durante la settimana, infatti, il giorno 13 novembre un Colloquio filosofico-teologico dal titolo Cerco il tuo volto: figure del desiderio sarà al centro dei lavori della Cattedra Wojtyla.
Esplorando la teologia, la filosofia, la psicoanalisi e la letteratura, il Colloquio cercherà appunto di mettere a tema l’amore, e il corrispettivo desiderio, come una modalità di vita piuttosto che come una particolare attività tra le altre. Un compito e una sfida affascinante che intende dare un contributo a un dibattito che, non infrequentemente, appare sganciato da una riflessione che vada al di là della semplice recensione dei luoghi (antichi e nuovi) del desiderare umano.
La ricerca della Cattedra Wojtyla in questo modo si arricchisce di un ulteriore elemento che concorre alla determinazione delle sfide che oggi la comunità accademica di un’istituzione pontificia, quale è l’Istituto Teologico Giovanni Paolo II, deve affrontare. Il confronto con tutti coloro che hanno cuore la ricerca e l’intelligenza dell’umano (nonché della fede) è auspicato e desiderato.
Nicola Reali è professore ordinario presso l’Istituto Pastorale «Redemptor Hominis» della PUL e Segretario accademico della Cattedra Wojtyla. Per ogni ulteriore informazione sugli eventi della Cattedra Wojtyla: eventi@istitutogp2.it; cattedrawojtyla@istitutogp2.it






Titolo eclatante per attrarre l’attenzione su un tema oggi per i più irrilevante -un po’ come fanno i quotidiani perché qualcuno li acquiisti ancora-. Già l’autore della Deus charitas est aveva affermato che l’amore è unico, poi Francesco ha “smontato” i vertici dell’istituto e adesso siamo alla frutta. Mah!
il mah è al suo commento, caro signor Giuseppe.