Lo scorso 23 dicembre, il Consiglio costituzionale del Mozambico − il massimo organo statale in materia di diritto costituzionale ed elettorale − ha proclamato Daniel Chapo, il candidato del partito al governo Frelimo, vincitore delle elezioni presidenziali del 9 ottobre. L’annuncio, che ha confermato i risultati preliminari annunciati il 24 ottobre dalla Commissione elettorale nazionale (riducendo dal 70 al 65 per cento la percentuale dei voti ottenuti mentre il principale avversario, Venancio Mondlane, è passato dal 20 al 24 per cento), ha scatenato una serie di violente proteste nella capitale Maputo che le forze dell’ordine non sono riuscite a sedare. La Rivista Africa ne ha dato notizia lo scorso 27 dicembre (riprendiamo di seguito l’informazione).
È di almeno 248 morti il bilancio delle vittime legate alle proteste in corso in Mozambico e alla maxi evasione di oltre 1.500 detenuti dal carcere centrale di Maputo. Il numero dei morti – di cui danno notizia fonti concordanti – è salito dopo che la Corte costituzionale ha confermato la vittoria del Frelimo, il partito al potere, nelle contestate elezioni di ottobre.
Sullo sfondo restano le accuse di ampie frodi elettorali che avrebbero consentito al candidato del Frelimo, Daniel Chapo di aggiudicarsi la vittoria a discapito dell’opposizione, guidata da Venancio Mondlane, Ossufo Momade (Renamo) e Lutero Simango (Mdm) che in blocco hanno denunciato brogli e chiesto un passo indietro del Frelimo.
Le proteste hanno innescato anche innescato una serie di saccheggi e atti di vandalismo in tutte le principali città del Paese. A Maputo, nella zona di Luís Cabral, diversi magazzini sono stati presi d’assalto, con centinaia di persone che hanno portato via beni come riso, biscotti, latte, pneumatici nuovi e mobili.
Nelle manifestazioni seguite alle contestate elezioni erano già stati uccisi più di 100 manifestanti negli ultimi due mesi. Le proteste stanno anche avendo conseguenze economiche colpendo in particolare il commercio da e verso il vicino Sudafrica.
Il Paese era già attraversato dall’insicurezza nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, teatro da anni di atti terroristici. Il ministro dell’Interno Pascoal Ronda ha collegato gli ultimi episodi di violenza agli attentati nella regione di Cabo Delgado, sostenendo che il “modus operandi” dei disordini potrebbe indicare l’intervento di gruppi legati all’insurrezione.
Fonti locali di InfoAfrica hanno intanto riferito che diverse società internazionali hanno predisposto piani di emergenza per il proprio personale e che scarseggiano prodotti di prima necessità.







