Verso la fine dell’anno, il patriarca Cirillo di Mosca incontra i preti e i monaci della grande diocesi di Mosca. Quest’anno è avvenuto il 20 dicembre. Riassume i fatti salienti dell’anno e approfondisce una questione: in questo caso, lo stile di vita del clero. Ma non meno intriganti sono i temi (volutamente) ignorati: i martiri della repressione comunista, il processo ecumenico, i preti critici della guerra.
Il lunghissimo discorso, non meno di 24 cartelle, si avvia con un richiamo ai numeri: chiese e cappelle (1.232), chiese in costruzione (119+2), chiese iniziate (41). I vescovi della diocesi, distinta in diverse suffraganee, sono 28, 1.450 sacerdoti, 407 diaconi, 36 monasteri con 1.108 monaci e 1.026 monache. Unico dato in lieve decrescita è quello dei preti (sei in meno).
Gli eventi considerati più rilevanti sono: la consegna alla Chiesa dell’icona della santissima Trinità di Rublev, la guerra all’Ucraina (il bombardamento di Belgorod, gli attacchi terroristici, l’occupazione ucraina di Kursk), il quinquennio di unificazione con la Chiesa ortodossa di tradizione russa in Europa, la persecuzione della Chiesa filo-russa in Ucraina con la liberazione del vescovo Gionata di Tulchin.
Il patriarca sottolinea con dispiacere il silenzio delle istituzioni e delle Chiese occidentali davanti alla violenza contro la Chiesa fedele a Mosca. Enumera poi con puntigliosità i documenti, le riunioni sinodali e del Consiglio e le relazioni in importanti ambienti politici e culturali. Sottolinea gli incontri con il presidente Putin e con il patriarca di Serbia, Porfirio.
Allargando lo sguardo ai suoi principali discorsi dell’anno, si possono trovare decine di interessi e di suggerimenti: dalla missione alla denatalità, dal neopaganesimo alle tensioni etniche, dalla de-culturazione alla lotta ai migranti, dagli aborti all’alcolismo, dall’atomica all’educazione patriottica, dalle virtù monastiche allo stile del clero, dalla famiglia al trans-umanesimo, dai valori tradizionali al Russkji Mir ecc. Nel caleidoscopio mancano alcuni colori: i temi già accennati. Essi rappresentano i nervi scoperti.
Silenziati i «nuovi martiri»
Il ricordo dei nuovi martiri, le migliaia di vittime della repressione comunista, sta scomparendo. In perfetto parallelismo con la nuova narrazione storica imposta da Putin.
È stata smantellata la società «Memorial», una ONG che curava la memoria delle innumerevoli vittime della repressione e che era all’origine dell’idea museale del lungo muro di marmo che in piazza Lubianka a Mosca raccoglieva i nomi degli uccisi. Chiuso il museo del Gulag che conteneva i ricordi degli scomparsi nell’imbuto onnivoro dei campi di lavoro in particolare delle isole Solovki, annullato il riconoscimento da parte del competente ufficio delle procure di 4.000 dei 14.000 uccisi ufficialmente riconosciuti, in ragione di presunte collaborazioni coi nazisti e i traditori della patria.
Una cappa di silenzio e di disattenzione anche nei confronti del poligono di tiro di Butovo, alla periferia di Mosca a cui si addebita circa un milione di morti e fra questi moltissimi credenti, preti, monaci e vescovi, ortodossi e di molte altre confessioni e religioni. Attivo fra il 1934 e il 1953, il luogo degli eccidi ha registrato nel 1937-38 oltre 21.000 vittime innocenti. In una sola notte sono scompare 400 persone. Il 28 febbraio 1938 furono fucilati 562 pretesi oppositori. L’esistenza del poligono e della sua funzione sono state rivelate nel 1992 e, in ragione di una legge sulla riabilitazione, si è cominciato a cercare i nomi e le tracce dei loro resti, distribuiti su un’area di sei ettari. È stata innalzata una grande croce in legno e aperta una chiesa. Lì hanno chiuso la propria esistenza in maniera drammatica il metropolita Seraphin Tchitchagov, il vescovo Akadi Ostalski e il prete Michel Chiok.
Tutti questi morti sono diventati scomodi in ragione della nuova guerra «patriottica». È vero che anche recentemente il sinodo ha approvato una quarantina di nuovi martiri bielorussi, ma è scomparsa ogni enfasi, si sono drasticamente ridotte le celebrazioni, dal monastero di Solovki sono scomparsi i ritratti dei «nuovi martiri». Si è inventata una nuova dicitura, la de-riabilitazione che consente l’annullamento dei precedenti riconoscimenti.
«C’è un processo di oblio e di disinformazione per rimuovere la memoria delle repressioni. L’attacco contro la legge di riabilitazione, unico testo giuridico in cui lo stato riconosceva la responsabilità del terrore politico, si iscrive nell’ideologia putiniana che tenta di minimizzare la responsabilità. Essa si deposita su un passato mistificato, preteso glorioso, che in realtà non è mai esistito» (Irina Scherbakova).
In parallelo sta crescendo di nuovo la memoria di Stalin. Nonostante che la sua immagine sia stata cancellata all’ultimo momento nella nuova chiesa dell’esercito, busti, statue e immagini del dittatore tornano a riempire piazze e istituzioni. In una indagine sociale del 2002 l’opinione positiva su Stalin era al 38%, oggi è al 60%; un giudizio negativo era condiviso dal 43%, oggi dall’8%.
«Il miglioramento dell’immagine di Stalin va di pari passo con la distorsione della comprensione delle repressioni staliniane. Sempre più è considerato come un buon dirigente che lottava contro la corruzione e proteggeva il cittadino comune» (Denis Volkov).
Ecumenismo ignorato
Significativa anche la scomparsa dell’interesse ecumenico, peraltro fortemente osteggiato dalla tradizione monastica. Negli anni precedenti Cirillo sottolineava con enfasi i suoi rapporti personali con i responsabili delle altre confessioni cristiane e difendeva la scelta ecumenica. Anche se depotenziata dallo scarso interesse per la dimensione teologica (si è interrotto il dialogo teologico con le Chiese protestanti e con la Chiesa cattolica), nondimeno vi era un interesse «strategico» per mantenere buone relazioni.
Ora, anche nel ricordo dei 95 anni dalla nascita del metropolita Nikodim, suo mentore e predecessore nel decisivo ruolo di presidente del dipartimento patriarcale per le relazioni internazionali, Cirillo evita di ricordare il ruolo importante delle relazioni ecumeniche per salvaguardare un minimo di spazio per l’attività pastorale delle Chiesa russa, «difesa» anche grazie al sostegno delle Chiese d’Occidente.
Nel discorso in sua memoria (15 ottobre) si parla semplicemente del «trucco diplomatico» di Nikodim per la nomina all’estero di vescovi poi destinati alle Chiese in Russia. Si tace del tutto della censura sulla guerra ucraina delle Chiese del Consiglio ecumenico (CEC), del voluto fallimento dell’operazione di dialogo previsto dal CEC fra le Chiese ortodosse ucraine, della confermata condanna delle Chiese europee (KEK) a Varsavia (9-11 dicembre).
Ulteriormente limitata anche la preghiera ecumenica. Un rapporto d’interesse prosegue con papa Francesco a cui Cirillo non perdonerà di averlo definito un «chierichetto di Putin». Del tutto frontale lo scontro con il patriarca Bartolomeo e con l’Ortodossia ellenica.
Censurati e dimenticati
Totale il silenzio di Cirillo sulle censure e le condanne inflitte ai circa 300 preti che, a poche settimane dall’aggressione russa all’Ucraina, hanno preso parola per invocare la pace. Sono stati tutti sottoposti a disposizioni vessatorie.
È nota la vicenda di padre Alexis Uminsky, stimatissimo prete a Mosca, espulso per non avere condiviso la censurabile preghiera per la vittoria che Cirillo ha imposto a tutte le comunità ortodosse in Russia. Così il caso del prete Joann Koval, di Cyril Hovorum, di Andrej Kuraev, di Ioann Kurmoyarov e di decine di altri, fra cui anche Giovanni Guaita (ora in Spagna).
Di loro il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha detto:
«Oggi rivolgiamo suppliche speciali a san Nicola, festeggiato anche per tutti i chierici e i laici russi che sostengono i loro fratelli ortodossi sottoposti a prove in Ucraina e che subiscono persecuzioni e imprigionamenti perché osano alzare la loro voce contro la politica inumana del presidente Putin e la predicazione anticristiana del patriarca Cirillo. Possa il loro esempio svegliare le coscienze dentro e fuori il paese» (Costantinopoli, 7 dicembre).
«A quanto pare – sottolinea Sergei Chapnin – i vertici della Chiesa ortodossa ufficiale russa si rendono chiaramente conto che la posizione contraria alla guerra è ancora molto diffusa tra il clero e hanno ritenuto che un verdetto severo (si riferisce a Joann Koval – ndr) servisse a mettere paura ai sacerdoti pacifisti. La paura rimane quindi lo strumento fondamentale utilizzato dalla Chiesa ufficiale in Russia per mantenere il clero sotto stretto controllo».
Le tre amnesie (i «nuovi martiri», l’ecumenismo e le censure ai preti obiettori) sono tutte e tre legate alla giustificazione della guerra ucraina da parte di Cirillo di Mosca e alla sua subalterna aderenza all’indirizzo imperiale di Putin. La nuova armonia con lo stato è diventata la bandiera da esibire. Lo ha fatto nella seduta congiunta fra sinodo e consiglio ecclesiale supremo il 26 dicembre Ha sottolineato: «Non commetteremo errori pericolosi e non porteremo a termine azioni che possano creare una barriera nelle relazioni fra Chiesa e società e stato […]. Il livello di interazione fra Chiesa e stato credo non abbia precedenti in tutta la storia della Russia». Come mi diceva un amico che è stato alcuni mesi in Russia: «Ci sono due cose di cui non si può parlare criticamente: Putin e la guerra». E Cirillo ha subito cavalcato la nuova onda del Cremlino.
Il Pope Kirill aveva dato dei dubbi quando aveva detto ai soldati russi di disapplicare i Dieci Comandamenti. Oggi sappiamo che è un ex ergastolano di St.Petersburg ripulito e codificato dal FSB.
Ma, visto che l’ecumenismo è un’eresia, anzi la paneresia come la definiva s. Giustino Popovich, il secondo punto è un gran merito
Tutto si dice tranne che Kirill era un informatore del KGB e poi dello FSB, fatto intenzionalmente dallo stesso ascendere alla carica di patriarca per ovvie ragioni. Circostanza che anche molti Russi conoscono. Di fatto un anticristiano blasfemo. Di che stupirsi?
Non penso che la informazione sui crimini di Stalin e degli stalinisti possa essere affidata alle organizzazioni che ruotano attorno a dei tenaci fraintendimenti circa gli attuali valori ‘occidentali’. Di molto serio c’è stato in Europa il riconoscimento ufficiale dello “Holodomor”, ma chi potrà spiegare qualcosa a chi ancora oggi raggirato dalla propaganda di Stalin e di quelle masse che gli si erano fatte complici? Ci riuscirebbero quelli che fingono che tra i morti della requisizione del cibo sicuramente non c’erano anche russi? Come spiegare qualcosa se non si accetta la vera composizione etnica dell’Ucraina, che include anche i russi? Chi sono i veri complici dello stalinismo?
Iniziare sfilate dove si finge l’emancipazione sessuale e invece si etichetta l’umanità, evitare accuratamente di avvalersi di una corretta critica alla intolleranza, chiusura e cecità del marxismo, non distinguere quanto di buono v’era nella competizione tra comunismo e capitalismo… questo aiuta?
E, in ‘Occidente’ da parte cattolica e non solo, criticare il Patriarcato di Mosca con la logica adatta ai provvedimenti dello Stato Pontificio, continuare imperterriti nonostante tutto, questo è quel che ci vuole?
Ancor peggio se si manda avanti la malasanità, per bocca di Biden o di Zelensky o di chissà chi altro a dire di follie o pazzie, odiando gli effetti del vento della Siberia sui volti, finanche nella memoria biologica.
I soldati italiani ai geli del fronte russo e con le ristrettezze degli equipaggiamenti furono sovente di fronte a questa unica alternativa: naturalizzarsi, sopravvivendo alle intemperie, tornare russificati o proprio ‘russi’, nel caso di particolare eroismo verso l’ambiente… o morire senza neppure rammentare ai bisognosi ‘qui’ che il regime di Mussolini era colmo di false verità ma che anche ‘là’ le cose non andavano bene ed anche peggio. Ma il ricordo di tanti reduci doveva unire ai segni del gelo russo anche l’impressione dell’odio immotivato, “qui” in “Occidente”, verso una persona che raccontava la natura di quei luoghi semplicemente tornando viva per averne “rispettato l’inverno”. Così la testimonianza era doppia: anche quella della indefinita amarezza per un rifiuto, tornati in Patria, non solo criminoso, anche disastroso.
L’opinione pubblica italiana si è allineata sulla tenace volontà di incomprensione, sul compiacimento delle difficoltà sociali e comunicative, le stesse che circondavano tanti tentativi di testimonianza dei “reduci ‘russi’ dal fronte russo”, come alcuni italiani spesso venivano sarcasticamente e stoltamente appellati da chi sperava che tanta intervenuta distinzione fosse un tradimento e non un’esperienza altra da rispettare.
Reagire scambiando le Alpi per gli Urali e la dottrina russo-ortodossa per quella cattolico-romana, trattando le differenti istituzioni come fossero uguali? Purtroppo così accade da chi dovrebbe aver dei dubbi in più.
MAURO PASTORE
Non c’è stato niente di buono nella competizione tra marxismo, ma è più corretto parlare di comunismo stalinista, e capitalismo, a meno che non si pensi che la corsa all’ armamento nucleare sia un bene. Quanto alle critiche al patriarca Cirillo, Beh… certamente non si può parlare bene di qualcuno che auspica la morte per mano di Putin di tutti i porci infedeli occidentali tra cui noi stessi e lei, a cui rispondo. Quanto al resto, è incomprensibile, sembra una supercazzola.
Io non dicevo di competizione tra comunismo totalitario e capitalismo selvaggio, tantomeno del contorno di minacce atomiche, ma del confronto fra due sistemi opposti per offrire benessere all’umanità. Quanto al resto, non lo ho scritto per chi, messo di fronte a una cosa strana, si vuol convincere a tutti i costi che è una sciocchezza. La vera fede è diversa dalla convinzione.
CHIARO ARTICOLO – OSSERVAZIONI CONDIVISIBILI. Propongo un ATTO PENITENZIALE PER KIRILL E QUANTI CONTINUANO A SOSTENERE UN COSTANTINISMO -POLITICO.
+Aiutaci Signore a vincere la tentazione e i ricatti del pane ideologico, comunque si manifesti. Aiutaci a non perdere mai la nostra dignità anche col giogo sul collo. Aiutaci a comprendere che non di solo pane vive l’uomo, non di solo petrolio, di solo gas, non si solo dollaro, di solo rublo, di solo euro, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Le dipendenze creano il popolo bue, i fanatismi di massa, l’idolatria di uomini criminali sanguinari. La Parola di Dio crea uomini e donne liberi da tutto anche da sé stessi. Kyrie Eleison.
+Aiutaci Signore a vincere la tentazione del potere economico e politico del mondo.
Aiutaci a seguire l’esempio di Gesù che ha cercato la tua gloria sapendo di riceverle su una croce non con le onorificenze di imperatori e tiranni sanguinari. Nel Battesimo abbiamo ricevuto la massima dignità possibile. Siamo incorporati a Cristo, Re, Sacerdote, Profeta. Siamo figli tuoi, servi di nessuno. «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Christe Eleison. Giovanni Lupino Prete fratello in Cristo dei preti massacrati dal regime criminale di Putin, benedetto da Kirill demolitore della Chiesa ortodossa Russa e dell’Ecumenismo Cristiano.
Questo accade quando Dio viene messo al servizio di un’idea politica.
Questo succede quando un’organizzazione religiosa si piega alle idee della società in cui vive.
Credo che ci sia da riflettere anche per i cattolici.
Certamente però, invece di critica soltanto, per altro verso: Non sono Giessica sono Giorgia, Non sono …… a sono Italiana e sono Cristiana. Ma nel partecipare in funzione ufficiale da Presidente del Consiglio italiano donna, in rappresentanza della Nazione alla cerimonia di apertura del Giubileo in San Pietro, benché il canone 1262 del Codice di Diritto del 1917 sia perfettamente vigente, essendo in vigore con obbligo alle donne cattoliche di coprirsi il capo “specialmente quando si accostano alla santa Messa”, tutti abbiamo subito la pubblica vergogna della trasgressione della regola paolina, come una qualsiasi espansiva borgatara alla quale il velo cristiano è un indumento sconosciuto .
Se entri in una chiesa russa: non esiste alcuna femmina, nemmeno fanciulla, che manchi di indossare gonna e velo; molte donne, soprattutto anziane, per rispettare alla lettera le indicazioni di s. Paolo indossano il velo anche fuori di chiesa.
Anche questi gesti così poco accorti divulgano l’ampliarsi senza interpretazioni e senza attese di univoche e dirette differenziazioni culturali che possono indurre a divisive incomprensioni anche verso eventi non piacevoli.
Stessi inconvenienti si riscontrano, con effetti certamente più contenuti, con il nuovo fenomeno delle Marescialle dei Carabinieri nei piccoli paesi più interni del meridione, dove, sinora, il Comandante sempre uomo, assisteva alla messa festiva in divisa con il capo scoperto a fianco del sindaco, in pieno rispetto della prescrizione. Ma con la femmina a capo scoperto non è più così e può dare adito a rigide osservazioni dai banchi dietro , perché diverse donne rispettano il canone secondo la propria disposizione d’animo ma la comandante di stazione non ha la stessa facoltà, ed anche avvertendo per spiritualità interiore la necessità di coprirsi, gli viene impedito se non gli è stato fornito l’apposito fazzoletto dalla dimenticanza della istituzione a completamento della propria dotazione.
Stesso improprio spettacolo si osserva in internet inspecie nelle processioni pasquali del SudItalia che vengono postate sui social , dove tutte le donne partecipano coperte con il tradizionale fazzoletto nero mentre un gran numero di carabiniere poliziotte finanziere con, il berretto di ordinanza.
E si i problemi dell’ esistenza umana sono proprio il fatto che la donna non si copre il capo a messa e che non porta la gonna… C’è davvero da stendere un velo pietoso.