Dell’ultima pubblicazione di Aldo Cazzullo, Il dio dei nostri padri – Il grande romanzo della Bibbia, è uscita una bella recensione di Luigino Bruni di cui senz’altro raccomandiamo la lettura (Avvenire, 19 ottobre 2024).
Il libro (il libro su Dio più venduto del 2024, 360 mila copie in quattro mesi) ha dato origine anche a uno spettacolo: sold out al Teatro Carcano di Milano (capienza di mille spettatori), sta raggiungendo i maggiori centri della penisola (Genova, Napoli, Trieste, Venezia, Roma e altri).
Un successo che interroga
Una parte generosa di merito va alle indubbie capacità comunicative dell’autore e al potente battage mediatico che lo accompagna.
Ma l’interesse dei lettori e degli spettatori per la Bibbia, e bisogna dire per il cristianesimo in generale, è certificato dai numeri, che vedono grande concorso di popolo a spettacoli, reading, conferenze (a volte sono delle vere e proprie prediche) che riempiono negli ultimi tempi i teatri metropolitani. Per rimanere a Milano, è possibile sentir parlare di Gesù al Teatro Franco Parenti personaggi come Enzo Bianchi, Corrado Augias, Massimo Recalcati, mentre il teologo Vito Mancuso riempie i teatri di Bologna, Bergamo, Reggio Emilia, Torino, Firenze, Perugia.
Ora, siccome le chiese, si sa, si svuotano, occorre domandarsi perché si riempiano i teatri, con tanto di biglietto d’ingresso. Nel caso specifico di Cazzullo e Moni Ovadia, fa anche una certa impressione veder concludere lo spettacolo con l’invito a cantare tutti insieme l’Hallelujah, sia pure quello di Leonard Cohen.
Siamo arrivati ai predicatori itineranti (per altro di lunga e nobile tradizione)? Siamo alla religione «fai da te», tanto, e comprensibilmente, deprecata dalle istituzioni ecclesiastiche?
Si tratta di eventi e personaggi molto diversi tra loro, ma il fenomeno manifesta anche caratteristiche comuni: insieme al rifiuto di un’autorità costituita in materia (e se c’è, deve mettersi sulla stesso piano di altre voci), alla ricerca di punti di vista diversi, alla preferenza per spazi e ambienti non ecclesiastici, vediamo una domanda di spiritualità tanto evidente quanto incerta e varia nei suoi contenuti e nei suoi percorsi, che non sarebbe giusto eludere o derubricare a mera curiosità. Una ricerca spirituale di cui la Chiesa cattolica ha smesso da tempo di avere l’esclusiva, anche se pare non volerne prendere atto [1].
Pregi e limiti
Tornando al libro di Aldo Cazzullo, senza ripetere quanto già ottimamente osservato da Luigino Bruni, occorre in primo luogo riconoscergli il merito non piccolo di farsi leggere in tutta gradevolezza. Leggere la Bibbia non è affatto facile (proprio perché non è un romanzo, a dispetto del sottotitolo scelto da Cazzullo). La maggior parte delle persone anche volonterose si arrende abbastanza presto nell’impresa e trovarne un racconto scorrevole, anche avvincente, oltre che letteralmente fedele, è cosa rara.
Aggiungiamo che l’autore sa rendere familiari le vicende narrate «mettendoci del suo», come si dice, cioè filtrando il racconto attraverso le sue esperienze personali, i suoi ricordi, anche le sue riflessioni e domande. Questa scelta, lungi dall’essere un difetto, è parte dell’abilità narrativa perché rende confidenziale il rapporto col lettore e continua, in certo modo, l’idea di una narrazione trasmessa nella cornice di una narrazione, una forma di trasmissione narrativa che la Bibbia ben conosce.
Purtroppo, in questo metterci del suo spesso Cazzullo azzarda accostamenti discutibili, domande banalizzanti, attualizzazioni improponibili, aneddotica di contorno bizzarra pur di intrattenere il lettore [2]. Prevale, infatti, l’impressione di intrattenimento, e anche l’idea interessante di sviluppare una lettura intertestuale, che nel caso della Bibbia potrebbe essere una ricchezza, è per lo più realizzata con accostamenti o scontati o poco pertinenti.
In primo luogo, la narrazione biblica non è tutta «narrazione», come sappiamo, e anche le parti narrative non sono un’unica narrazione. Ragion per cui non si riesce a trattare questa materia come una fiction, perché presa come tale risulta un polpettone incoerente e alla fine pure indigesto. E questo anche se Cazzullo sceglie le parti più narrative e raccontabili.
A ben vedere, le varie fiction bibliche, buone o cattive, hanno sempre selezionato «una» narrazione, che fosse almeno coerente con se stessa (dai Dieci comandamenti di De Mille con Charlton Eston, al recente Noah di Aronofsky con Russel Crowe, per intenderci). Leggerne invece il racconto continuato, come se ci fosse un filo narrativo che ne guidi la decifrazione, risulta forzato e contraddittorio.
Succede dunque che, percependo il carattere fondamentale di «senso» che le pagine bibliche intendono avere, l’autore in più passaggi tradisce l’intento originario (quello di limitarsi – ma è possibile? – semplicemente al racconto) e vuole trarne degli insegnamenti. Non rinuncia, insomma, all’interpretazione.
Ma senza comprendere la storia del testo biblico si può trovarvi solo un repertorio di exempla, per lo più exempla di una morale del buon senso, che è un modo vecchissimo, oltretutto, di leggere la Bibbia. E in più punti l’autore stesso rimane sconcertato dalla contraddittorietà delle vicende riportate, a maggior ragione se le si vogliono intendere – come egli dichiara – come un’autobiografia di Dio [3].
Infatti Cazzullo, prevedibilmente, non riesce a gestire il senso della materia narrata, né come «romanzo» (di cui occorre inventarsi addirittura la trama), né come «autobiografia di Dio», che ne risulta insieme vendicativo e misericordioso, crudele e compassionevole, guerrafondaio e amante della pace, comunque arbitrario e imprevedibile nei suoi giudizi e nelle sue mosse [4].
Va già bene se ne usciamo agnostici (come dichiara di sé l’autore nella premessa).
Senza la storia
In realtà, quello che manca al racconto è la storia. È da qui che hanno veramente origine abbagli e cadute. Sarebbe ingiusto però chiedere a Cazzullo quello che raramente si trova anche nei commenti biblici di molti “esperti del settore”, o perché poco veramente esperti o perché più preoccupati di trasmettere agli interlocutori un significato, un insegnamento, una verità esistenziale che di consegnar loro una chiave di lettura che li renderebbe più autonomi e più adulti davanti al testo biblico.
Una lettura storica richiederebbe di comprendere il testo nel contesto della mentalità, usi e costumi, origine e intento primario di chi ha scritto quel testo, a partire dal fatto che la sequenza canonica dei libri biblici non corrisponde alla sequenza cronologica degli scritti (l’inizio non è certo il libro della Genesi), dall’evidenza che i diversi generi letterari vanno decodificati secondo le caratteristiche dei diversi generi (testi mitologici, eziologici, sapienziali, storici, profetici, apocalittici e via discorrendo), e arrivare a comprendere il contesto tribale e nomadico delle scelte familiari (matrimoni e poligamia, figli, eredità …), delle guerre per il territorio, della religione nazionalistica (il «nostro» Dio presuppone che ci siano gli dei «degli altri», politeisticamente), e via discorrendo [5].
È chiaro che ad alcune decodifiche arriviamo per intuito e buon senso. Nessuna di noi pensa di chiedere al marito di giacere con la nostra schiava per avere un erede, ma non è evidentemente sufficiente cavarsela con una battuta intorno all’utero in affitto. Nessuno di noi approverebbe di «passare a fil di spada» i nemici sconfitti, ma occorrerebbe anche sapere come e perché possiamo considerare superato questo aspetto, riflettere su cosa ci avvicina e cosa ci allontana da questo testo.
Questo lavoro è quello che si fa normalmente (o si dovrebbe fare) su Omero, Virgilio, Cervantes o Shakespeare, insomma su qualsiasi testo che ci è storicamente o culturalmente distante.
C’è tuttavia un secondo livello, diciamo così, di lettura in chiave storica della Bibbia, quello che ha a che vedere con la rivelazione e che riguarda la prospettiva credente. Che la rivelazione avvenga nella storia è dottrina nota e metabolizzata. La rivelazione di Dio trova in Gesù un corpo, e quindi un tempo, uno spazio, una condizione particolare di vita, in cui si manifesta agli uomini.
Ma che questo comporti di storicizzare la rivelazione biblica e quindi di leggere una progressione nella comprensione di Dio sembra ancora cosa pericolosa, un’idea sovversiva[6]. Come se l’incarnazione della Parola di Dio in Gesù facesse meno scandalo dell’incarnazione della medesima Parola nella Bibbia.
Per una buona divulgazione
Trascurare o rifiutare questa prospettiva significa, lo sappiamo, assolutizzare e sacralizzare il testo biblico, cosa che ad oggi fanno ugualmente credenti e non credenti, ora sconcertati ora ammutoliti di fronte alle stranezze e alle contraddizioni che incontrano nella lettura [7]. Esiste sempre, è vero, la scorciatoia della lettura allegorica o «demitizzante» [8], praticata per convinzione o per disperazione da credenti e non credenti, ma è più aleatoria e decisamente più pericolosa della storicizzazione.
Riservare, d’altra parte, ai soli esperti questa consapevolezza significa lasciare in condizione di minorità intellettuale i credenti che pure vengono continuamente invitati a leggere la Bibbia.
Se leggiamo che il Signore Dio indurì il cuore del Faraone (Esodo 4,21; 7,3-4), per poi ovviamente fargliela pagare cara, anziché lambiccarci a giustificare la cosa sul piano dottrinale, scornandoci col libero arbitrio, o semplicemente (e vigliaccamente) tacerne, vediamo di risolverla sul piano storico, così come si dà conto, con un po’ di antropologia omerica, del fatto che Atena prenda Achille per i capelli onde evitare una rissa o (Iliade 1,198) o gli «metta in cuore» di fare o non fare una certa cosa.
Se vogliamo invece parlare del Nuovo Testamento, che sembra più vicino a noi, possiamo citare i disastri conseguenti all’errata o mancata interpretazione della precettistica paolina di vita familiare in Efesini (5-6): si preferisce tuttora tacerne, o addirittura tagliuzzarne le parti scabrose [9] piuttosto che accettarne la contestualizzazione storica.
Che abbiamo a pretendere con tutte queste precisazioni, si dirà, da un libro che non ha – dichiaratamente – nessuna pretesa di competenza specifica e di autorevolezza?
In realtà, la pretesa c’è, pesantissima, e si manifesta con più evidenza nelle parole di introduzione allo spettacolo pronunciate da Moni Ovadia, secondo cui con questo libro Aldo Cazzullo intenderebbe «sottrarre la Bibbia ai violenti e agli intransigenti» e «restituire la Bibbia a se stessa». Come se solo una lettura naive fosse una lettura autentica.
Come se non sapessimo che proprio il rifiuto della storia è la radice di ogni fondamentalismo, da quello dell’ebreo ortodosso che va vestito col caftano e il cappello di pelliccia di un polacco dell’Ottocento coi quaranta gradi all’ombra nell’attuale Palestina a quello del Testimone di Geova che rifiuta una trasfusione in obbedienza a un precetto del Levitico.
Vogliamo bene ad Aldo Cazzullo, per l’onestà delle intenzioni e per la nobile semplicità del porgere, pari solo all’audacia dell’impresa. Vogliamo più che bene a Moni Ovadia, che canta e interpreta come nessuno interpreta e canta, e fa del libro uno spettacolo.
Ma ci domandiamo perché, con tanta fame di Bibbia, dai veri esperti non arrivi, per tutti, credenti e non, una buona e bella divulgazione.
[1] Tra gli altri, T. Halik (Il pomeriggio del cristianesimo, 2022, soprattutto al capitolo 8) ne ha offerto interessanti spunti interpretativi, riflettendo sul fenomeno dei seekers, coloro che sono alla ricerca, e suggerendo prospettive inedite.
[2] Solo a titolo di esempio, si legge a pag. 302 (a proposito della coppia Tobia-Sara): Davvero la persona amata è destinata a noi fin dall’eternità? E via di seguito col Platone del Discorso di Aristofane.
[3] Leggiamo a pag. 47: È un episodio (quello delle punizioni inflitte al Faraone) che alla nostra coscienza moderna pare abbastanza terrificante, ma è anche la prova che Dio non abbandona Abram, così come non lascia mai davvero solo l’uomo anche nei momenti più drammatici della storia. Ancora, a pag. 196: La Bibbia non è un libro edificante. Spesso esprime valori morali e universali, ma li sottende a storie terribili.
[4] A pag. 178: Le pagine sulla conquista (della terra promessa) sono quelle che ci lasciano più sgomenti. Raccontano un Dio quasi feroce, che ha scelto un popolo e considera gli altri come nemici da sterminare. A pag. 179: Altri dettagli ci avvertono che il racconto non può essere preso troppo sul serio… Poi dobbiamo certo ricordare che la Bibbia è l’autobiografia del Dio dell’Antico Testamento, cui peraltro non è estraneo il sentimento della misericordia e dell’amore, un aspetto che sarà centrale nel Nuovo Testamento, dove del resto Dio non perde il suo carattere di severità, tanto che esige il sacrificio del suo stesso figlio.
[5] Né più né meno di questo richiede la dottrina cattolica: Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l’autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani (Dei Verbum 12,21-24, «Come deve essere interpretata la sacra Scrittura»).
[6] La dottrina tuttavia non presenta ombre in proposito: Cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio (Dei Verbum 8, La sacra tradizione).
[7] A pag. 28 si legge: Se Caino è il primo uomo, chi sono coloro che potranno ucciderlo sulla terra? … Forse non c’è niente da capire: non tutto nella Bibbia è logico e razionale, comprensibile.
[8] A pag. 178: La storia della conquista della terra promessa è un’allegoria della lotta tra il bene e il male…
[9] Nella festività della Santa Famiglia di Nazareth secondo il lezionario ambrosiano si riportano solo i seguenti versetti: 5,33 e 6,4.







la buona e bella divulgazione è già arrivata !!! ad esempio i due volumi di Papa Ratzinger “Gesù di Nazareth” oppure i due volumi di Ravasi “il racconto del cielo” e “la Buona novella” ma verificando si trova altro ancora …
Si può parlare della Bibbia come uno dei tanti testi che ci provengono dall’ antichità e in questo senso ogni lettura data da un singolo si presta a varie interpretazioni, talora anche molto simpatiche come nel caso del nostro. Ma nella Chiesa sono testi donati ad una comunità che ne ha trovato fonte di ispirazione e di vita per un popolo intero. Non una volta per tutte, ma per ogni generazione di credenti in Gesù nello svolgersi degli eventi storici di cui la Parola diviene profezia. La immersione delle comunità nella Scrittura, anche nelle parti che sembrano più lontane e difficili provoca la capacità di leggere la Storia con gli occhi di Dio
Una visione “romanzata” della Sacra Bibbia, si potrebbe immaginare la volontà dell’autore di depotenziare la portata del messaggio Cristiano della Bibbia, oppure… Non si vuole sostituire in alcun modo al Libro Sacro, ma può invogliare più d’uno, dopo la lettura distensiva di queste pagine, a riprendere in mano l’originale per meditarlo con più attenzione…
In merito alla Bibbia e alla sua interpretazione sono molto interessanti i libri di Mauro Biglino, che rivelano grandi sorprese e realtà (ma realtà “vere”, non inventate) sconosciute e accuratamente tenute nascoste dalla chiesa ai fedeli indottrinati. Naturalmente questi libri sono destinati a persone dalla mente aperta e disposte a mettere in discussione le loro convinzioni.
Ma tra tutti i biblisti, storici e teologi che ci sono perché voi dalla ‘mente aperta’ mi tirate fuori il complottista Biglino come guru?
Grazie per questa recensione!!! Sicuramente la più completa e intelligente letta finora…
Delusione totale la Bibbia storia inventata piena di menzogne ..come il Corano.. dottrine che sono la causa dei conflitti che tutt ora dilaniamo quella parte del mondo ..Cazzullo è meglio che faccia TV. come scrittore è mediocre
È senza dubbio un Dio che “AVVERTE” ma “NON CONVERTE.” .
Ho letto piacevolmente il libro.
Ma alla fine mi sono accorto che il titolo e’ ingannevole.
Il Dio dei ns padri e’ anche nell’Antico Testamento ma portato a compimento nel Vangelo con Gesù.
Inoltre la tempistica di uscita del testo con la guerra di Israele mi fa sorgere diversi dubbi sulla finalità del messaggio che si vuole trasmettere.
Infatti sappiamo benissimo che il Dio degli Ebrei talvolta non e’ proprio misericordioso verso i nemici.
Vorrei precisare che i Testimoni di Geova rifiutano di assumere sangue in qualunque forma (edibile o trasfusionale) non in base a un solo precetto di Levitico, ma in base a un comando contenuto nella Bibbia e ribadito per molto secoli, da Genesi 9:4, comando dato a Noè, a Levitico 17:10 e Deuteronomio 12:23 (solo per citare alcuni passi) fino ad Atti degli Apostoli 15:28,29 che rinnova il comando di astenersi dal sangue anche per i cristiani.
“Ma ci domandiamo perché, con tanta fame di Bibbia, dai veri esperti non arrivi, per tutti, credenti e non, una buona e bella divulgazione.” A questo punto, dopo questa sete di conoscenza che nasce dal suo bellissimo articolo, viene spontaneo chiederle qualche riferimento bibliografico per questo tipo di divulgazione. Sarebbe preziosissimo
Davvero! Speravo che fossero nelle note a pié di pagina 🙂 Da non credente (“I’m the loyal opposition”, direbbe Woody Allen) ultimamente mi sto interessando molto alla Bibbia (sia cristiana che ebraica) e per me l’unica prospettiva praticabile è proprio quella storica, sia quella del contesto in cui il libro è stato scritto, sia la storia del libro in sé (appunto, l’ordine in cui sono apparsi i libri, perché sono stati ordinati così, quali “versioni” degli stessi episodi hanno avuto più successo e perché…). Sarebbe splendido avere una guida per navigarli!
La bibliografia esegetica e’ praticamente sterminata, non direi proprio che il successo di Cazzullo rappresenti una particolare novità. Due anni fa, ad esempio, ha suscitato un buon interesse Apologia di Paolo Ricca. Partirei da quello. Articolo un po’ meh sinceramente.
Mi è piaciuta molto questa sua analisi e concordo con la disamina del testo, osannato in tutti i commenti fin qui letti. Ho aspettato a comprarlo, proprio perché quando i cori sono così unanimi, si genera dentro di me il dubbio. Credo che lei abbia centrato il problema della interpretazione della Parola, che da credente affermo provenire da Dio. Del resto, le sue parole sono in piena armonia con la Dei Verbum : dire che le vicende, le “sconcertanti” contraddizioni, le dichiarazioni, le reazioni, le tinte, a volte fosche, siano da contestualizzare e da leggere con rispetto del genere scelto da chi scrive, è rispondere proprio alle esigenze di chi chiede di capire in modo onesto e sincero. Altrimenti si cade nel fondamentalismo. Per questo, la Parola di Dio andrebbe molto di piu’, oltre che letta, meditata e pensata, “mangiata”, perché se ne possa cogliere la verità nascosta in modo pieno: l’Amore di un Padre/Madre per le sue creature.
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Il periodo in cui Israele è in guerra con i palestinesi credo abbia giocato a favore del libro di Cazzullo: il Dio dei nostri padri. Un bisogno di comprendere di più. Non ho il testo sottomano per citarlo. L’ho acquistato per curiosità, perché il giornalista Cazzullo piace, lo si ascolta volentieri, perché volevo comprendere come un agnostico legge la Bibbia… La diffusione del testo mi ha fatto piacere. Il libro si legge volentieri – l’ho letto in treno, un ritardo di più di un’ora mi ha permesso di prolungarne la lettura – affascina, spinge un po’ come per Benigni nel commento della Divina Commedia, a leggere la Bibbia, a capirne il significato, perché no, ad approfondirla… Il detto: “Non importa come se ne parli, purché se ne parli”, riferito alla Bibbia in questo caso mi sembra azzeccato! Forse fa più bene il romanzo di Cazzullo, che tanti aridi testi di esegesi per specialisti, riservati a pochi… Alla fine della lettura, rimane il desiderio che Cazzullo continui con una seconda, terza parte… è quello che gli auguro per rendere divulgativa una storia affascinante come è la Bibbia. Qualche errore interpretativo? Perdonato, se lo scopo in fondo è quello di far conoscere la meravigliosa storia di Dio con l’uomo.
Una interpretazione “laica” della Bibbia, però, non può prescindere da alcune considerazioni che, ormai, sono acquisite o, comunque, accettate.
Intanto che non sappiamo chi abbia scritto quell’insieme di libri che la compongono, neppure come si traducesse ciò che vi era scritto sino a quando non vi hanno messo mano i Masoreti inserendovi le vocali del tutto assenti nei testi originali, neppure come si pronunciassero a quel tempo parole come Yhwh, che la Bibbia dei cristiani non è una sola e neppure nasce come libro dei cristiani, altrimenti gli ebrei sarebbero “orfani” e figli di nessuno, che molto di ciò che vi è scritto è ormai scientificamente dimostrato falso e/o impossibile, che molti dei racconti che compongono la Bibbia sono facilmente rintracciabili in testi precedenti considerati “Poemi mitologici” con personaggi diversi ma storie uguali o molto simili.
Senza scomodare le ipotesi ufologiche, che pure avrebbero diritto ad essere considerate, stante le considerazioni sopra esposte circa l’attendibilità del libro che definiamo “sacro” e ” ispirato da Dio”( che non avrebbe conosciuto né la fisica né l’astronomia, mentre sembrerebbe conoscesse benissimo i principi scientifici della riproduzione attraverso il prelievo di midollo osseo dalla cresta iliaca o” osso ricurvo”).
Insomma, se un rimprovero si può muovere a Cazzullo non mi sembra sia quello di non aver calato gli eventi che racconta nella “Storia”, giacchè quello sarebbe tutto sommato il male minore.
Come rendere interessante un libro “ispirato da Dio” che nell’ultimo libro che lo compone per datazione, il libro della Sapienza, seppur retrocesso per evidenti ragioni, non parla di Gesù che, quando fu scritto, era già nato, vissuto e risorto è impresa di non poco conto, anzi!
L’ultimo dei problemi di Cazzullo e di tutti, oggi, è quello di continuare a mantenere vivo l’interesse della tradizione quando viene smentita dalla Scienza, perché qui la Fede, anche quella con la F maiuscola, non può reggere neppure con la teologia.
Non è più un problema di interpretazione, bensì di impossibilità a reggere persino il dubbio.
Ho l’impressione che anche lei non abbia letto a fondo il bellissimo romanzo di Aldo Cazzullo sopratutto quando parte dalla recensione fatta da Luigino Bruni. Prima di procedere ad una censura su un pensiero riportato nella recensione fatta da Luigino Bruni sul libro di Aldo Cazzullo, “Il Dio dei nostri Padri” mi sono dato una scorsa sulle conoscenze del Bruni che risulta essere un economista. Orbene, che tutti possano scrivere di tutto – senza averne gli instrumentum laboris – non mi sorprende, ma lascia senza parole che la recensione del Bruni sia fatta sul quotidiano Avvenire, organo della CEI ove afferma a riguardo della sua recensione: “Poi perché la Bibbia è essenzialmente parola di uomini (e forse di qualche donna), dove si parla moltissimo di cose umane, e qualche volta di Dio. Anche i profeti, i “virgolettati” di Dio, parlano soprattutto di umanità, di economia, di giustizia, di povertà, di ricchezza, di amore e di dolore: ne parlano in nome di Dio, ma parlano di noi. Gli stessi Salmi sono preghiere tutte umane, anche quando sono rivolte a Dio, che è il destinatario, non il mittente, di moltissime parole bibliche”. Avvenire non ha censurato questa eresia perché i laici sanno che ad ogni proclamazione il lettore afferma, nel nome della Chiesa, :” Parola di Dio” mentre i chierici che hanno gli instrumentum laboris sanno della Costituzione dogmatica Dei Verbum che è uno dei frutti più belli del Concilio Vaticano II, nella quale, in sintesi, si afferma che la Divina Rivelazione ha per Autore Dio, che si serve degli uomini, per rivelare la sua presenza.
Cito. “Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo La santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2 Tm 3,16); hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte. Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, bisogna ritenere, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre Scritture . Pertanto «ogni Scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia perfetto, addestrato ad ogni opera buona”.
Se anche Avvenire abdica alla sua funzione di instrumentum laboris dei Vescovi italiani possiamo chiudere bottega. Fatta questa previa considerazione le sfugge che la sete e la fame di Dio ha di gran lunga portato migliaia di lettori a interrogarsi sul ” Dio dei nostri padri” e forse a riprendere nelle mani Bibbie impolverate dal tempo cominciando anche a porsi qualche domanda su Dio piuttosto che andar dietro a teologi che si fanno la guerra sulla liturgia. Dimentica anche che il giornalista Cazzullo pur non essendo un esegeti si è messo alla ricerca di Dio con molta umiltà facendo richiami al presente che non ho ritrovato in altri autori. E dimentica anche che tutto il romanzo di Dio è su Dio ha avuto la supervisione del principe degli esigeti mondiali che è sua eminenza il cardinal Ravasi. Scrive Cazzullo: “particolarmente importante per me è stato lo studio dei saggi del cardinal Gianfranco Ravasi, che ringrazio anche per la cortesia e la sagacia con cui ha riletto il testo di questo libro e me ne ha segnalato gli errori, dandomi preziosi consigli: li ho seguiti tutti”. E poi continua:” nella speranza che gli esperti resistono alla tentazione di presentare come imperdonabile errori quelle che sono semplicemente interpretazioni diverse”. Mi sembra che, di questi tempi, Cazzullo abbia centrato il bisogno nascosto di ogni uomo alla ricerca di Dio attraverso un viottolo che potrà essere strada maestra con la Bibbia o mai letta o rivisitata.
Bruni non e’ solo un economista, ha anche pubblicato diversi testi di esegesi. Anche su Avvenire.
Esegeta? Divulgatore pensante sì, leggibile sì, credente Ok, ma lasciamo ad ognuno il suo livello! Lui gli esegeti li ha letti, come li ho letti io che potrei seriamente divulgare anche la BIbbia se avessi la fama che ha lui per altro campo.
Non ho letto il libro di Cazzullo, però dato che viene citato ci tengo a notare che il testo di Recalcati non è proprio facilissimo e divulgativo. Insomma non metterei tutto sullo stesso piano, anche in questa particolare riscoperta del cristianesimo.
Ben detto. Questo contributo mi fa riflettere: le (vecchie) letture femministe della Bibbia cadono proprio nel difetto uguale e contrario… oggi aggiornato in salsa queer. So trendy!
Interessanti considerazioni