Il disordine mondiale regna sovrano. Il diritto internazionale pare sbriciolarsi. C’è di più. L’Europa sta vivendo un vero e proprio tradimento, con raro cinismo e crudeltà politica: quello degli Stati Uniti.
Come tutti i tradimenti, anche questo ad opera dell’amministrazione Trump è una ferita che fa male. I tradimenti hanno bisogno di tempo per essere metabolizzati, perché noi europei siamo stati abituati a fidarci, abbiamo avuto fondati motivi per contare sulla lealtà statunitense, negli ultimi 80 anni. Così non è più. Trump, nella sua politica illogica, ma assai logica da affarista e bullo al comando, ha scelto Putin e non l’Europa. Il passato ci ha insegnato che l’alleanza tra due autocrati – seppure democraticamente eletti – difficilmente è duratura. Ma oggi tiene.
Dobbiamo riconoscere che noi Europei non siamo preparati a questo tradimento. Ammetterlo è il primo passo per affrontarlo con realismo e qualche speranza di cambiare il corso della storia.
Stiamo vivendo degli stravolgimenti politici molto rapidi, soprattutto imprevisti, e quando la velocità del cambiamento supera quella della nostra comprensione e capacità di adattamento, quando gli eventi si muovono più velocemente rispetto alla nostra abilità di mutare, ci sentiamo persi.
Vediamo che lo smarrimento politico provoca due reazioni: la rassegnazione e l’ansia. Entrambe sono cattive compagnie. Mentre l’ansia genera paura e rabbia, che alimentano il clima di violenze, la rassegnazione provoca apatia e indifferenza, quella disaffezione di cui già soffre la partecipazione politica.
Come reagire diversamente al tradimento? Che cosa possiamo fare, qui e oggi, noi cittadini europei insieme?
Di seguito proponiamo tre antidoti.
Il gioco di Trump
Il primo antidoto è imparare a distinguere gli annunci dai fatti e questi dalle menzogne, perché ogni tradimento si consuma anche grazie a falsità e bugie.
In questo primo mese dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca riscontriamo che c’è molta differenza tra quello che lui dice, quello che prova a fare e quello che poi fa davvero. Ciò è dovuto sia a una serie di pesi e contrappesi che il sistema democratico statunitense continua a garantire (sono già centinaia i contenziosi aperti con i tribunali federali), sia a una precisa strategia politica.
Francesco Costa, direttore del Post, ci ricorda che all’inizio del precedente mandato Trump chiese ai suoi collaboratori della comunicazione di «immaginare e costruire ogni giornata come un episodio di una serie TV. Cosa succede in questo episodio? Di cosa si occupano i personaggi? L’obiettivo era chiaro, il finale di ogni episodio doveva essere sempre lo stesso: Trump prevale e vince la battaglia del giorno».
Esiste una strategia politica studiata a tavolino anche nei confronti dei media, definiti da Steve Bannon «stupidi e pigri», perché sanno concentrarsi solo su una cosa alla volta. «Quindi tutto quello che dobbiamo fare è inondarli. Ogni giorno tirare fuori tre cose diverse. Si attaccheranno a una ma faremo le altre due. E andremo avanti ogni giorno così, bang, bang, bang. Non si riprenderanno. Ma dobbiamo iniziare a tutta velocità».
Se noi liberi e pensanti cittadini europei inseguiamo le raffiche di annunci e atti esecutivi, dichiarazione e commenti – nella volontà di chi costruisce la sua azione di governo come episodi di una serie TV – veniamo avvolti, travolti e ipnotizzati dalla stessa follia trumpiana.
Non facciamo il suo gioco!
Non arriverà l’eroe buono
Se stessimo vivendo in un fumetto, da un momento all’altro sapremo per certo che arriverà l’eroe buono a rimettere il bullo al suo posto. Ma nella vita reale non ci sarà nessun salvatore della patria, né leadership europea in grado di medicare le ferite del tradimento.
Piuttosto che attendere il capo politico forte, capace di rimettere tutto com’era prima, facciamo quadrato, riscopriamo che anche questa volta – proprio come 5 anni fa durante la pandemia – ci si salva solo tutti insieme.
È questo il secondo antidoto. Nessun Paese europeo da solo può fare la differenza. Riscopriamo l’unione come comunità europea, chiediamo che si trasformi anche grazie al nuovo disordine internazionale. Che si rinnovi con fiducia a partire dal basso, da quello che papa Francesco, nella Laudate deum esortazione apostolica sulla crisi climatica, chiama il «multilateralismo dal basso», quasi rasoterra.
Promuoviamo reazioni collettive di noi cittadini, partecipiamo a mobilitazioni dei popoli europei a partire dai territori locali, da quelle comunità solidali e creative in opera già oggi, per rinnovare l’adesione convinta ai valori fondanti della democrazia repubblicana e dell’Europa.
Tradita anche dall’Italia?
Il terzo antidoto è il coraggio di porre poche, ma chiare domande ai nostri rappresentanti eletti in Parlamento e ai nostri governanti. E magari sollecitare delle risposte oneste.
È vero che in questi due anni e mezzo il Governo Meloni non ha mostrato grandi doti di coerenza. È pur vero che l’incoerenza paga in termini di gradimento, perché l’elettore medio è ben contento di essere rappresentato da politici incoerenti, che legittimano di fatto le proprie contraddittorietà.
Ma le forze politiche di maggioranza, come pensano di agire dinnanzi al tradimento trumpiano? Vediamo che la Lega di Salvini è sempre più filoputiniana, Tajani rinnova il sostegno a Kiev in un goffo equilibrio tra gli estremismi dei suoi alleati.
E Giorgia Meloni che cosa fa? Su quali basi ritiene Trump e Musk alleati affidabili? Fino a quando riuscirà a stare allo stesso tempo con Zelensky e con Trump, con Bruxelles e con il raduno nazionale dei conservatori statunitensi? In quest’ultima assise, la Presidente del Consiglio è intervenuta con la sola bandiera italiana sullo sfondo, «dimenticandosi» di quella europea. Una svista che sa di tradimento?
Chiara Tintori, politologa e saggista, è docente a contratto presso l’Alta Scuola dell’Università Cattolica del Sacro Cuore dedicata alla promozione della sostenibilità nel management di aziende e organizzazioni e nelle nuove iniziative imprenditoriali (ALTIS).







Ha ragione Chiars Tintori. Svegliamoci!
Zalensky è finito in una morsa, dove una ganascia è Trump e l’altra ganascia è Putin, i due abbiamo visto che si divertono giornalmente a stringere la morsa a discapito del presidente Ucraino. Io vedo una unica soluzione: Zalensky prenda accordi con Putin (l’aggressore), è meglio trattare con un solo bullo che con due, altrimenti finirà di cedere i territori occupati al rapace Putin e le terre rare a Trump, peggio di cosi… A Varese quando uno subisce un disastro territoriale si dice è conciato come il Belgio.
La Presidenza del Consiglio successivamente all’intervista subita da Zelensky alla Casa Bianca dove è stato attirato dalla necessità di firmare una proposta USA, aleatoria perché vaga nei termini dell’appuntamento e dell’accordo economico quanto apparentemente indispensabile in assenza di un incontro multilaterale da cui l’Ucraina non sia stata esplicitamente esclusa per lasciare spazio al proseguimento della pattuizione russo-americana e ai tentativi bilaterali di discussione da parte delle componenti della comunità europea, fino all’elezione di Trump, armate al seguito dell’America stessa in difesa di uno Stato invaso vicino ai suoi immediati confini. Al momento oggettivamente non distinguendo la propria posizione da quella dei governi delle nazioni centro-orientali più vicine a Putin, Giorgia Meloni è stata in effetti pronta a recedere dall’impegno di fedeltà all’alleanza internazionale contro l’aggressione unilaterale nel 2022 messa in atto da quest’ ultimo. Nel frattempo, dando prova di un analogo esercizio autocratico, D. Trump ha oggi formalmente ritirato l’aiuto economico degli Stati Uniti alla repubblica ucraina, tuttora sottoposta al non cessato attacco militare della Russia.
La UE ha tradito l’ Europa e gli europei e gia’ da molti anni . L’ arrivo di Trump e’ stato come togliere un tappo da una pentola a pressione .
L’Europa siamo noi! Ciascun cittadino di un Paese membro ha anche la cittadinanza europea. È tempo di imparare a esercitarla, per evitare di finire sudditi di uno dei tre imperi all’orizzonte (Russo, cinese, Statunitense)