La missione dell’Europa nel mondo di oggi

di:

parolin

Intervento del Segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, in occasione della Assemblea Plenaria della COMECE (Nemi, 26-28 marzo 2025).

Cari fratelli nell‘Episcopato e nel presbiterato, cari amici e collaboratori della COMECE,

è sempre per me un piacere prendere parte alle vostre Assemblee Plenarie e poter scambiare con voi alcuni pensieri, preoccupazioni e possibili suggerimenti per la missione della Chesa in Europa e più specificamente in riferimento all’Unione Europea e al lavoro della COMECE.

Ringrazio particolarmente il Presidente, S.E. Mons. Mariano Crociata, per il cordiale invito e saluto ciascuno di voi e gli Episcopati che rappresentate. In special modo sono lieto di salutare S.E. Mons. Gintaras Grušas, Presidente del CCEE, insieme con il Vicepresidente S. E. Card. Ladislav Nemet, Arcivescovo metropolita di Belgrado, come pure Mons. Marco Ganci, Osservatore Permanente presso il Consiglio d’Europa. Un cordiale saluto rivolgo anche a Mons. John Baptist Itaruma, Incaricato d’Affari nella Nunziatura presso l’Unione Europea e lo ringrazio per il suo servizio in questi mesi difficili segnati dalla prematura scomparsa di Mons. Noel Treanor e fin d’ora do il benvenuto, anche se in absentia, al nuovo Rappresentante Pontificio, S.E. Mons. Bernardito Auza.

Sono poi grato della presenza, nel ruolo di osservatori, di Mons. Stepan Sus e del Reverendo Vyacheslav Grynevych in rappresentanza della Chiesa cattolica in Ucraina, come pure del Reverendo Frank-Dieter Fischbach, Segretario Generale della Conferenza delle Chiese europee (CEC).

Mantenere stretti legami e sviluppare il dialogo ecumenico con le altre Chiese e comunità ecclesiali in Europa è essenziale per una proficua testimonianza cristiana nell’attuale momento storico. In questo senso mi rallegra molto che il prossimo 27 aprile a Vilnius si firmerà la Charta oecumenica riveduta, frutto del dialogo ecumenico di questi ultimi anni, portato avanti sotto la guida del CCEE e della CEC. Questo documento può essere di grande utilità per la missione delle nostre Chiese in Europa nei prossimi anni.

In questi ultimi anni ho avuto la gioia di partecipare alle vostre Assemblee plenarie in due occasioni: due anni fa a Roma, nel Collegio spagnolo, in concomitanza con l’elezione dell’attuale Presidenza, e, anche se solo in modo virtuale a causa della pandemia, nel 2020 in occasione del 40° anniversario della COMECE.

COMECE: nesso tra UE e Vaticano

All’inizio di questo mio intervento vorrei perciò anzitutto rinnovare la mia gratitudine per tutto il lavoro svolto dalla COMECE e per la costante e proficua collaborazione che essa intrattiene con la Segreteria di Stato su molti temi, che vanno dagli accordi internazionali per il disarmo, alle migrazioni, alla sostenibilità ecologica, alle politiche sociali ed economiche.

Per menzionare solo uno di questi ambiti, desidero richiamare il prezioso aiuto fornito dal Segretariato, e in particolare dal Dott. Alessandro Calcagno insieme con la Commissione Affari Giuridici della COMECE, nel seguire le vicende legate all’applicazione del Regolamento generale sulla protezione dei Dati dell’Unione Europea (GDPR).

L’impegno della COMECE in quest’ambito trova il pieno appoggio della Santa Sede, mediante i diversi contribuiti offerti dalle varie articolazioni della Curia Romana, trattandosi di un tema delicato che interessa non solo gli Episcopati europei, ma la vita dell’intera Chiesa e, per certi versi, anche la stessa libertas ecclesiae. In particolare, mi riferisco al lavoro che si sta portando avanti in difesa dei registri di battesimo, allorché sono minacciati da ricorsi pretestuosi presso le Autorità nazionali di protezione dei dati personali e ora anche in un procedimento presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Una delle responsabilità dei Vescovi è proprio quella di tutelare la libertà della Chiesa, il che non contraddice, anzi nel nostro tempo equivale a tutelare la libertà religiosa in genere, contribuendo all’edificazione di un’Europa che – secondo l’espressione di papa Francesco – sia «sanamente laica, in cui Dio e Cesare siano distinti ma non contrapposti. Una terra aperta alla trascendenza, in cui chi è credente sia libero di professare pubblicamente la fede e di proporre il proprio punto di vista nella società» (Francesco, Lettera sull’Europa, 22 ottobre 2020).

Sono parole tratte dalla lettera che il Santo Padre mi aveva indirizzato in occasione del 40° anniversario della COMECE: una lettera nella quale richiamava l’Europa a riscoprire le sue radici e a ritrovare se stessa. In essa, papa Francesco invitava a riflettere su come la pandemia potesse essere «come uno spartiacque che costringe a operare una scelta: o si procede sulla via (…) animata dalla tentazione all’autonomia, andando incontro a crescenti incomprensioni, contrapposizioni e conflitti; oppure si riscopre quella strada della fraternità, che ha indubbiamente ispirato e animato i Padri fondatori dell’Europa moderna, a partire proprio da Robert Schuman» (ivi).

Ordine mondiale: collaborazione e multilateralismo

Queste parole risuonano più che mai attuali in un tempo in cui sembra che lo sforzo fatto dall’umanità, dopo i terribili conflitti del secolo scorso, di creare un ordine mondiale basato sulla collaborazione tra gli Stati e sul multilateralismo, sia messo seriamente in questione e sembra prevalere la tentazione di pensare solo a sé stessi, facendo prevalere logiche egemoniche.

Da ormai tre anni l’Europa è lacerata da un conflitto sanguinoso, causato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che sta mietendo migliaia di morti e feriti e ha obbligato altrettante persone a fuggire, cercando rifugio nei Paesi dell’Unione Europea. La Santa Sede, e anche la COMECE, è intervenuta varie volte con chiarezza su questo conflitto, chiedendo la fine negoziata della guerra, una pace giusta e duratura, il rispetto del diritto internazionale, e lo sforzo comune per la ricostruzione di quel martoriato paese.

A seguito di una esplicita richiesta fatta da Sua Beatitudine Svjatoslav Ševčuk in una Assemblea Plenaria della COMECE, ora la Chiesa cattolica di Ucraina è rappresentata in qualità di osservatore nelle Assemblee Planarie e sono lieto della loro presenza qui oggi. È dovere nostro stare vicino al popolo ucraino ingiustamente aggredito, aiutarlo nella misura delle possibilità di ciascuno e chiedere alle parti belligeranti e all’intera Comunità internazionale di adoperarsi per una rapida e giusta soluzione.

Mutamenti politici in Europa

A giugno 2024 si sono svolte le elezioni europee che hanno portato alla luce notevoli mutamenti politici in atto in vari Stati membri. Gli Episcopati non devono mancare di mantenere un dialogo aperto e sincero con tutte le forze politiche, alla luce dell’insegnamento evangelico, del Magistero e della Dottrina sociale della Chiesa. Non può venire meno il nostro impegno in difesa della vita dal concepimento alla morte naturale; della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna; della libertà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni; del rispetto della dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili: i giovani, gli anziani, i disoccupati, gli immigrati e i richiedenti asilo.

È quanto mai fondamentale dialogare e collaborare con tutti a favore del bene comune, rispettando anche la legittima autonomia dell’ambito politico. Tuttavia, non si può non osservare che, anche tra i politici di ispirazione cristiana, vi sia una minore consapevolezza dei valori che hanno contribuito a dare vita alle Comunità europee.

Non devono mancare da parte degli Episcopati iniziative volte alla sensibilizzazione e alla formazione dei cristiani impegnati in ambito politico, né ritengo bisogna essere “timidi” nel chiedere un impegno maggiore di coerenza ai politici cattolici nel superare le logiche di partito. Essere cristiani significa scegliere e seguire la via di Gesù, che è la via della fedeltà al Padre fino alla Croce, come siamo chiamati a riscoprire in questi giorni di Quaresima.

Tra le altre sfide che l’Unione Europea è chiamata ad affrontare vi sono le migrazioni. È comprensibile che il grande numero di immigrati arrivato in Europa in questi ultimi anni, molti in modo irregolare, spesso provenienti da ambiti culturali e religiosi diversi, causi preoccupazione in molti luoghi dell’Europa; una preoccupazione che cresce con le notizie di attentati terroristici in alcune delle nostre città e l’aumento della delinquenza e del consumo di stupefacenti.

Ciò nonostante, l’insegnamento del Santo Padre sul nostro dovere di accogliere, accompagnare e integrare queste persone che cercano un futuro migliore per loro e le loro famiglie, è molto chiaro.

L’Unione Europea sta portando avanti uno sforzo considerevole per arrivare ad una politica comune su questo tema, che si auspica sia solidale e rispettosa dei diritti umani e il più possibile generosa, non mancando di considerare pure le questioni connesse alla sicurezza e di sviluppare adeguati percorsi di integrazione. È compito della COMECE dialogare con le Istituzioni dell’Unione per far sì che non si manchi mai di guardare ai migranti come a persone con le proprie storie, i propri drammi e le proprie attese, e non semplicemente come a numeri.

Il ruolo politico dell’Europa e la nuova amministrazione americana

Tra le nuove sfide che attendono il nostro continente vi è poi quello del suo ruolo politico in un mondo in continua e rapida trasformazione. L’approccio in politica estera della nuova Amministrazione americana sta mettendo in discussione le relazioni atlantiche sviluppatesi dal 1945 e ritenute da tutti solide e durevoli.

In tale contesto la Commissione Europea nel suo nuovo mandato, sorto dalle ultime elezioni, ha posto come sue priorità la competitività e la difesa. La competitività perché l’Unione Europa si è resa conto che in questi ultimi anni ha perso peso e presenza a livello mondiale rispetto ad altri paesi, in particolare gli Stati Uniti e la Cina. La difesa, di fronte alla guerra in Ucraina e al mutamento dell’interesse strategico degli Stati Uniti verso altre regioni del mondo.

Ci si augura che le nuove relazioni transatlantiche siano l’occasione di una maggiore presa di coscienza collettiva del ruolo e delle responsabilità che l’Europa ha nel mondo, senza cedere ad una logica difensiva e di mero riarmo che diviene prodromo di chiusure e nuovi conflitti. Per noi cristiani c’è una sola famiglia umana e siamo tutti fratelli e sorelle, come ci ha ricordato con forza papa Francesco nella sua enciclica Fratelli tutti, per cui pensare al bene del proprio Paese, al bene dell’Europa, non esime dal pensare al bene di tutta l’umanità e lavorare per lo sviluppo integrale di tutti. Non si possono tralasciare obblighi morali come l’aiuto umanitario e lo sviluppo dei Paesi più poveri, il rispetto dei diritti umani e la tutela dell’ambiente. Varie organizzazioni, anche cattoliche, dedicate all’aiuto umanitario, hanno alzato in questi giorni la loro voce sulla forte riduzione delle risorse che ricevono per questi fini.

Sinodalità e Giubileo: un’Europa che allarga la sua tenda

Prima di concludere vi sono due avvenimenti ecclesiali particolarmente significativi per la vostra missione in Europa: il Sinodo sulla sinodalità e il Giubileo. Nell’ottobre scorso, i membri della seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi hanno votato il documento finale e papa Francesco ne ha approvato la pubblicazione. Tale documento è frutto di un lungo e intenso cammino di tutta la Chiesa. Lungo questo percorso, una fase fondamentale sono state le assemblee continentali.

Quella europea si è tenuta a Praga nel febbraio 2023 con il suggestivo titolo: “Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti” (Is 54,2). Questa bella immagine del profeta Isaia, oltre che alla Chiesa, chiamata ad essere uno spazio aperto di comunione e partecipazione come base per la missione, può essere applicata molto bene all’Europa. L’Europa ha una sua missione da svolgere nel mondo, una missione a favore del «rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, della giustizia e della solidarietà, e della parità tra uomini e donne», valori tutti menzionati nell’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea.

Un modo in cui l’Unione porta avanti questa sua missione è ammettendo nuovi Stati membri. Al momento ci sono vari Paesi candidati e la Chiesa può contribuire a favorirne l’integrazione, una volta compiuti i necessari passi, in modo da allargare lo spazio della “tenda europea” e compiere «la vocazione dell’Europa alla fraternità e alla solidarietà di tutti i popoli che la compongono dall’Atlantico agli Urali», secondo la bella espressione di san Giovanni Paolo II ai membri del CCEE nel 1982 (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al V Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), 5 ottobre 1982, 2).

Siamo in un nuovo anno giubilare in cui ci viene offerta una speciale grazia di Dio che «non dobbiamo accogliere invano» (2Cor 6,1). Domani compirete il vostro pellegrinaggio nella Basilica di San Pietro: attraverserete la Porta Santa e celebrerete l’Eucaristia vicino alla tomba del Principe degli Apostoli. Il motto scelto dal Papa per questo anno giubilare è Peregrinantes in Spem – Pellegrini di Speranza. Il mondo e l’Europa hanno bisogno di aprirsi di nuovo alla speranza.

Hanno bisogno di testimoni della speranza, di una speranza non mondana, ma trascendente, che possa veramente soddisfare il desidero profondo dell’uomo, che è quello di vedere Dio, come ricordava papa Francesco parlando di san Benedetto nel suo discorso alla Conferenza (Re)Thiking Europe nell’ottobre 2017 (cf. Francesco, Discorso ai partecipanti alla conferenza “(Re)Thinking Europe”, 28 ottobre 2017). È Gesù Cristo vivente nella sua Chiesa la vera sorgente della speranza e dell’Europa intera e la Chiesa ha il dovere di offrire di nuovo questo lieto annuncio anche a questo nostro vecchio continente che, per tanti versi, sembra smarrito.

In questa missione ci conforta il fatto che il 28 febbraio scorso si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione del Servo di Dio Alcide De Gasperi. Un altro Padre fondatore dell’Unione Europea si avvicina così agli onori degli altari. Egli, come gli altri Padri fondatori, ci richiama all’urgenza che l’Europa ritrovi la sua identità e la sua storia, per poter rispondere alle grandi sfide che ha davanti.

Cari fratelli e amici, nel suo lavoro al servizio della Chiesa in Europa, alla COMECE non può mancare il supporto delle Conferenze Episcopali che la compongono. Anche se per i vostri Episcopati può essere uno sforzo notevole contribuire a mantenere a Bruxelles un organismo qualificato, formato da persone capaci di seguire le politiche europee e di contribuire ad esse, credo che sia necessario farlo e di sostenerlo, anche economicamente, con generosità.

Come Chiese particolari siate chiamati ad avere sempre un “respiro” universale e a saper vedere al di là degli interessi e bisogni locali e nazionali. La COMECE può poi sempre contare sul supporto e sull’aiuto della Nunziatura Apostolica, pur nella diversità della missione che la caratterizza.

Aldo Giordano e Noël Treanor

La Nunziatura di Bruxelles è stata duramente provata negli ultimi anni dalla prematura scomparsa di Mons. Aldo Giordano nel dicembre 2021, deceduto a causa del Covid pochi mesi dopo il suo arrivo a Bruxelles; e di Mons. Noël Treanor, morto improvvisamente l’11 agosto scorso. Mons. Treanor era di casa alla COMECE, essendone stato a lungo il Segretario Generale e, alcuni anni dopo, Vicepresidente prima di diventare Rappresentante Pontificio. Sono certo che S.E. Mons. Auza non mancherà di avere lo slancio necessario per condurre una missione particolare e significativa com’è quella presso l’Unione Europea.

Nella Santa Messa che celebreremo tra poco, vi invito pregare per la Chiesa in Europa e per il nostro continente. Vi chiedo anche di affidare al Signore l’anima di Mons. Giordano e di Mons. Treanor, come pure la missione che attende Mons. Auza. Non vogliamo poi far mancare il nostro affetto al Santo Padre e pregare per una sua pronta guarigione. Il Signore, attraverso l’intercessione dei Santi Patroni di Europa, ci conceda in questo tempo di preparazione alla Pasqua di rinnovare la nostra speranza nel Cristo morto e risorto e di essere testimoni di vera speranza per il mondo.

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2 Commenti

  1. Maria Laura Innocenti 2 aprile 2025
    • Aldo Ciaralli 8 aprile 2025

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