Estonia: legge dissuasiva

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Il 17 giugno il parlamento estone ha approvato in via definitiva (68 voti favorevoli, 17 contrari) la legge relativa alle fedi indirizzata in particolare alla Chiesa ortodossa di obbedienza russa, Chiesa ortodossa cristiana estone (da distinguere dall’altra Chiesa ortodossa di obbedienza costantinopolitana, la Chiesa ortodossa apostolica estone).

Sottoposta al parlamento a gennaio, approvata in seconda lettura il 9 aprile, è stata rimandata all’aula dal presidente della Repubblica, Alar Karis, per sospetto di incostituzionalità. L’attuale formulazione recepisce le modifiche suggerite (cf. qui su SettimanaNews).

Gli indirizzi di fondo riguardano l’interdetto per quelle associazioni religiose il cui capo e organo direttivo costituisca una minaccia per l’ordine costituzionale e la sicurezza del Paese. In secondo luogo, si proibiscono legami giuridici ed economici con tali istituzioni e persone perché non coerenti con la costituzione nazionale.

In terzo luogo si definisce che cosa costituisce una minaccia per lo Stato e l’ordine democratico: quando un centro spirituale, un organo dirigente o un’associazione religiosa incitano, sostengono o finanziano attività che intaccano l’indipendenza, l’integrità e l’ordine costituzionale del Paese, oppure quando essi hanno sostenuto aggressioni militari e inviti alla guerra, al terrorismo o all’uso illegale delle forze militari. E si specifica ulteriormente: quando essi «incitano, sostengono o finanziano attività volte a cambiare violentemente l’indipendenza, l’integrità territoriale o l’ordine costituzionale della repubblica estone».

Inoltre, si impedisce alle persone a cui è vietato risiedere nel Paese di assumere ruoli di dirigenza nelle Chiese. La disposizione vale in particolare per l’attuale metropolita Eugenio (di nazionalità russa), il quale è stato espulso e risiede a Mosca ma continua a presiedere la diocesi estone.

Si introduce anche un meccanismo che permette a singoli e comunità di uscire volontariamente dalla giurisdizione ecclesiastica senza attendere il suo consenso. Le disposizioni censorie si applicano anche al monastero femminile di Pükhtitsa che dovrà rinunciare al suo statuto stavropegico, cioè direttamente dipendente dal patriarca di Mosca. La legge prevede sei mesi di tempo per i necessari cambiamenti interni alla comunità.

Paura della Russia

È un intervento giuridicamente pesante e discusso che va collocato nella diffusa paura per i 1.300.000 abitanti (16% sono ortodossi e 25% di ceppo russo) davanti alle montanti minacce russe che, dopo l’Ucraina, puntano ai paesi baltici. Tanto più che l’amministrazione americana si è sostanzialmente “sfilata” dalla corresponsabilità militare nella Nato.

Il timore del ministero degli interni e delle istituzioni democratiche è che la Chiesa filo-russa costituisca la “quinta colonna” per la destabilizzazione sociale e la possibile invasione del paese. Essa ha sempre rifiutato di tagliare i legami con Mosca anche in ragione di vincoli canonici che, nel caso siano interrotti, la collocherebbe in una “zona di nessuno”, senza legami con le altre Chiese ortodosse.

La Chiesa filo-costantinopolitana, presieduta dal vescovo Stefano, ha proposto da tempo un vicariato indipendente che garantirebbe la piena protezione canonica da parte di Bartolomeo di Costantinopoli, la totale autonomia di gestione interna e spazi di cooperazione in vista di una comunione che superi l’attuale divisione.

Finora non c’è stata risposta. «Se non interrompono i legami – annota mons. Stefano – ci saranno conseguenze sociali e legali. Lo dico con dolore: il patriarcato di Mosca ha messo l’Ortodossia in una posizione molto difficile […] Non possiamo permettere che la libertà di religione venga sfruttata per seminare confusione e caos».

Da Mosca, che si è espressa più volte nella difesa dei diritti della comunità estone sotto la propria giurisdizione, si è levata per ora solo la voce del consigliere del patriarca Cirillo, l’arciprete Nicolaos Balashov: «È chiaro che la nuova versione della legge mantiene alcune restrizioni incostituzionali alla libertà di religione, in contraddizione con le norme riconosciute a livello internazionale». Ma lo stesso si è ben guardato da smentire la piena consonanza della Chiesa ortodossa russa alle mire imperialiste di Putin e la parallela affermazione di Cirillo che considera le capitali dei Paesi ex sovietici «importanti centri spirituali della santa Russia unita».

Gli studi legali, che difendono gli interessi della Chiesa filo-russa, hanno già annunciato il ricorso agli istituti internazionali in difesa della libertà di fede come la commissione del senato americano sulla libertà religiosa e gli istituti per i diritti umani che fanno riferimento all’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Una legge analoga è già attiva in Ucraina.

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