Ellul e la Lettera di Giacomo

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bibbia

Jacques Ellul (1912-1994) fu storico del diritto, sociologo e teologo. Insegnò diritto a Bordeaux dal 1944 al 1980. Fu interessato soprattutto alla sociologia nella società tecnocratica moderna e all’etica cristiana nella nostra società. Convertito a un certo punto della sua vita, fece parte della Chiesa Riformata di Francia.

Il volume riporta la trascrizione, opportunamente redazionata, di un incontro di studio tenuto nella sua casa nel 1978. Potrebbe sembrare strano che un tale autore abbia dedicato ampie riflessioni a quella che Lutero definiva una «lettera di paglia» perché parlava poco di Cristo come fattore centrale della vita cristiana. Eppure, Ellul ne fa un oggetto di studio perché vi scorge la presenza della Rivelazione, fulcro della sua fede, criterio del suo pensiero e punto di partenza di ogni riflessione.

L’autore opera una traduzione propria della Lettera e talvolta il testo del commento non coincide esattamente con quello riportato nelle traduzioni delle pericopi nelle quali egli suddivide lo svolgimento della sua riflessione.

Il taglio del discorso di Ellul non è mai tecnico in senso filologico-esegetico, ma è teso a enucleare i valori teologici ed etici di fondo che Giacomo intende trasmettere.

Nel mondo, distinti

Lo studioso non considera la Lettera di Giacomo come un insieme noioso di una sequela non sempre coordinata di suggerimenti etici di comportamento, ma l’esplicitazione delle conseguenze che emergono per la vita cristiana dall’incontro con il Dio liberatore che si rivela come sorgente di una legge di libertà.

Dio è libero e felice e ci vuole liberi e felici. Il Dio liberatore apporta una salvezza universale e nella Bibbia rivela una Parola rivoluzionaria che, accolta nella fede, è tesa a scardinare i criteri di vita mondani connotati da oppressione, meccanismi e tecnicismi che sviliscono l’uomo e la società.

La Rivelazione consegna all’uomo credente una legge che lo libera dal conformismo sociale, con le sue dinamiche economico-politiche che opprimono l’uomo.

Secondo Giacomo, occorre distanziarsi dalla mentalità mondana, non uscendo o condannando il mondo ma vivendoci immersi senza però mescolarsi e assimilarsi in modo fusionale con esso. La creazione è basata sulla distinzione e il cristiano deve vivere nel mondo come suo ambiente, con il quale però non deve identificarsi abbracciandone i criteri e i comportamenti vissuti comunemente.

Lo studioso riporta la Lettera di Giacomo suddividendola in ampie pericopi che cerca di leggere in continuità e collegando gli argomenti che, a prima vista, appaiono riportati in una linea espositiva non sempre coerente e fluida. La lettera è indirizzata alla Chiesa in dispersione, che connota sia la Chiesa che Israele.

Libertà, ricchezza e tentazione

Dio affida all’uomo una legge regale di libertà. La libertà è un cambiamento di vita, che abbraccia un invito alla gioia, sia pure in mezzo alla prova che la fede deve subire. Essa va vissuta nella perseveranza, con una sapienza che va invocata da Dio.

Il denaro – ricchezza e povertà – è considerato una prova e una tentazione. Il ricco si glori della sua umiliazione e il povero della sua elevazione.

Il ricco passa come il fiore dell’erba e deve donare la sua ricchezza, altrimenti Dio gliela toglie. La Parola di Dio annuncia il fallimento del ricco, che ha bisogno della grazia e del perdono per essere strappato dalla menzogna della ricchezza. Cristo si è fatto povero, si è spogliato totalmente di ogni potere umano. Dio è con il povero, il minacciato e il malato.

Se si trova il modo di fare a meno della grazia di Dio, Dio annulla ciò che tu fai. La tentazione obbliga a chiedersi qual è il valore fondamentale della propria vita. Il potere/denaro o l’amore di Gesù Cristo? La tentazione dipende esclusivamente dall’uomo e proviene dal processo umano della cupidigia.

Parola di Dio e parola umana

Dopo l’introduzione incentrata sul carattere esistenziale dell’uomo situato nella prova, segue il resto della lettera, dedicata al problema dell’etica e della vita cristiana.

Dapprima, si insiste su ogni grazia eccellente che discende dal cielo, la nuova nascita mediante la Parola, da ascoltare e mettere in pratica nella parola pronunciata quotidianamente.

In 1,16-21 compaiono i termini del Dio immutabile, la nuova nascita, la parola creatrice, l’ascolto e la ricezione della Parola. L’ira è, per Ellul, un uso strumentale della parola di Dio, impiantata nel credente. L’impurità consiste nel non ricevere la Parola che perdona. Quando rimaniamo al di qua della parola, tutto è impurità.

L’eccesso di malizia è l’eccesso di intellettualità, il pensiero teologico posto al di sopra della Parola ricevuta in semplicità.

La parola va messa in pratica e dona la libertà. Dio liberatore dona una legge di libertà. Non comanda, ma prospetta una vita di relazione amorosa con lui e con i fratelli. La parola di Dio ha come effetto quello di renderci liberi. Siamo uomini liberi quando la ascoltiamo e la mettiamo in pratica.

Le parole e le azioni devono esprimere questa libertà, unica indicazione morale offerta da Dio, secondo Ellul. Dove c’è amore, si trova l’amore di Dio e, di conseguenza, il giudizio è assente.

La misericordia trionfa sul giudizio. Dio non comanda, ma prospetta un cammino di libertà tale, ad esempio, da non dover mettere a morte nessuno. Tutta la legge morale è capovolta. Non è costrizione ma promessa. I comandamenti non sono un imperativo, ma un futuro.

La lingua e la vera religione

Gc 1,26-27 riporta i temi del “tenere a freno la lingua”, del “visitare gli orfani e le vedove” quale vera religione e quello del preservarsi dalle impurità del mondo. Sono temi che preannunciano il piano del resto della lettera.

Dopo l’introduzione generale con lo sviluppo della prova della fede, la messa in pratica della parola e la libertà, il corpo della Lettera, secondo Ellul, è diviso in tre parti. Il c. 2 verte sull’atteggiamento nei confronti degli altri e l’amore del prossimo. Gc 3,1-11 affronta l’uso della parola e il fatto di tenere a freno la propria lingua. La fine del c. 3, il c. 4 e l’inizio del c. 5 parlano delle impurità del mondo. La fine del c. 5 tratta della pazienza e della preghiera.

Se la religione è ascendente, la rivelazione è discendente. Accettata la rivelazione, non si è esenti dall’atteggiamento religioso che è buono per tutti gli uomini.

Ellul distribuisce la sua trattazione, con intuizioni e interpretazioni spesso originali, nei seguenti capitoli: Una libertà che è un cambiamento di vita; Chi è il mio prossimo?; L’uso della parola; Le impurità del mondo; Ricchezza, pazienza, perdono.

Lo studioso riesce a rapportare fra loro i vari temi, a prima vista non collegati strettamente l’uno all’altro. Resta fondamentale il fatto della grazia di Dio che salva attraverso una fede operosa e non solo intellettuale. La Rivelazione e la grazia hanno la preminenza nella vita del cristiano e la Parola di Dio illumina e guida i vari campi della vita umana in vista della libertà e della felicità di ogni uomo. Alla rivelazione della grazia l’uomo è chiamato a rispondere con la fede non asettica ma corroborata da opere molto concrete.

Ciò che Ellul sottolinea è il fatto che Giacomo non intende dettare regole morali/moralistiche, ma illuminare su percorsi e prospettive aperte all’uomo che si apre alla Rivelazione con una fede operosa e liberante. La Parola deve giudicare tutto, guidare tutto e fecondare ogni azione dell’uomo.

Parola e lingua

La Parola di Dio che rivela la Verità si incarna nella parola umana, che deve rapportarsi alla verità per non cadere nella menzogna.

La gravità della menzogna, secondo Ellul, si riferisce alla rivelazione di Dio. Satana vuole condurre l’uomo a mentire riguardo a Gesù Cristo. Lo Spirito Santo rivela la verità di Dio, è quasi il discorso di Dio, il discorso della Rivelazione. Ci insegna chi è il Figlio dell’uomo. «E la gravità del peccato contro lo Spirito Santo consiste nel rinnegamento di Gesù Cristo come Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo. Questo non può essere perdonato, perché Gesù Cristo è la sola via scelta da Dio per il perdono. Se non si riconosce la rivelazione di Dio in Gesù Cristo, non c’è perdono» (p. 88).

La parola umana ha una dimensione morale. Può essere usata per lodare Dio e testimoniarlo presso gli uomini, ma anche in modo diabolico per ingannare le persone. La lingua dell’uomo è difficile da domare, ma, dal momento in cui l’uomo parla la Parola di Dio, è rivestito della sua perfezione ed è una prova visibile dell’azione dello Spirito nell’uomo. La parola umana non deve oscurare quella della Rivelazione, neppure la parola teologica.

L’intelligenza di cui parla Giacomo non è di tipo filosofico o di una qualunque scienza, ma quella della Rivelazione di Dio: l’applicazione dell’intelligenza alla conoscenza della Bibbia.

La sapienza e la morale cristiana

La sapienza di Dio, presa in senso lato, secondo Ellul, è il modo in cui Dio governa il mondo. Dobbiamo vivere nel mondo con una simile sapienza. «È dunque intorno a due elementi che la vita cristiana deve essere organizzata: l’intelligenza della parola per sapere cosa c’è da vivere, e la sapienza per sapere come bisogna vivere e quali decisioni prendere» (p. 94).

Il zelo amaro e lo spirito di contesa sono collegati all’intelligenza e alla sapienza. Questo, secondo Ellul, accade spesso nella vita ecclesiale. Lo zelo amaro è proprio di chi vuole imporre la propria idea agli altri. Occorre invece una sapienza dall’alto, la sapienza “debole” di cui parla Paolo a proposito di Gesù Cristo (1Cor 1,19-30).

Gesù si è fatto per noi sapienza e possiamo scoprire la nostra sapienza solo in lui. ªUna sapienza d’uomo, ma che viene dall’alto. Quando comprendiamo che la sapienza di Dio è Gesù Cristo, questo diventa evidente, Dio non prende il governo del mondo con il potere, ma solo con la conquista dell’amore. Nella sua sapienza, Dio ama il mondo fino a dare la sua vita per esso» (p. 97).

La sapienza terrena è carnale, diabolica. È dominio, violenza, ingiustizia, disordine, cattive azioni. Il credente rompe con il mondo, ma si relaziona ad esso in modo diverso. La sapienza dall’alto è infatti pacifica, moderata, conciliante, piena di misericordia. L’amore ristabilisce la relazione e questo punto è fondamentale per comprendere la morale cristiana. «Essa implica la santità, la carità e l’amore, implica la rottura con certe condotte, e l’instaurazione di altre condotte, di altre relazioni […] rottura e creazione di una nuova comunicazione» (pp. 99-100). La vera sapienza è priva di doppiezza e di ipocrisia.

Le impurità del mondo

Secondo Ellul, la purità corrisponde all’atto stesso di creazione di Dio, che è un atto di messa in ordine. E l’impurità rinvia al caos, all’informe, alla mescolanza. Il mondo e lo Spirito di Dio non sono però incompatibili. Non va ricercata l’eliminazione del mondo in vista di una spiritualità assoluta e neppure una eliminazione dello Spirito considerando la presenza esclusiva nel mondo come la sola cosa importante. Occorre non essere estranei al mondo, «perché Dio continua a essere in relazione con la sua creazione, ma senza confusione. L’impurità consiste precisamente nell’omettere questa distanza, nel portare il proprio amore al mondo invece di portarlo al Creatore del mondo. Non si può, allo stesso tempo, servire Dio e Mammona» (p. 114).

Questo passaggio della Lettera di Giacomo non è innanzitutto morale o ascetico, secondo lo studioso. Si tratta del nostro rapporto con Dio, della necessità di «sottomettersi a Dio, di fissarsi sulla volontà positiva di Dio, la sua volontà di amore, di grazia, di salvezza […]. Se ci mettiamo sotto l’amore di Dio, il diavolo fugge. E tutte le potenze di divisione, di rottura, di disgregazione, di odio, di tensione, scompaiono dalla nostra relazione con noi stessi e con gli altri» (p. 115).

“Se Dio vuole…”

Occorre avvicinarsi a Dio, sentire la propria miseria, non giudicare gli altri, non pretendere di essere padroni del proprio tempo e del proprio futuro, ma dire: “Se Dio vuole…”.

Alla luce del tema del non autopossesso, si possono leggere anche gli ultimi versetti della Lettera di Giacomo, riguardanti la ricchezza, la pazienza, il perdono e la preghiera.

A Dio che si rivela e dona una legge di libertà, l’uomo ha la possibilità di rispondere liberamente con una vita di amore, perdono, grazia, pazienza, preghiera, la non ricerca del potere e dei criteri mondani di vita. Una vita di libertà ricca di contenuti fraterni e di attenzione e di cura per i più deboli e sofferenti. Il peccato è perdonato se ci si apre alla grazia di Dio. La fede trionfa, ma sempre accompagnata dalla carità.

Le riflessioni di Ellul sono segnate profondamente dalla sua fede imperniata sulla Rivelazione e il primato della fede unito alla carità che si apre alla grazia preveniente di Dio. Il linguaggio è scorrevole, con pochissime note a piè di pagina.

Alcune argomentazioni possono sorprendere e non trovare un accordo immediato, ma rimangono provocazioni per una vita cristiana pienamente inserita nel vivere umano ma alternativa nei valori profondi che la animano e nelle relazioni rinnovate che intende creare.

  • JACQUES ELLUL, Una legge di libertà. Commento alla lettera di Giacomo (Itinerari biblici), Editrice Queriniana, Brescia 2023 (or. Montrouge-France 2020), pp. 176, € 20,00, ISBN 9788839929242.
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