Guida alla Terra Santa

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I primi due autori – Germano Iori e Francesco Giosuè Voltaggio – sono sacerdoti, esperti biblisti e guide di Terra Santa, e vivono da anni in quella terra, quali animatori del Seminario Redemptoris Mater di Galilea e professori presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Appartengono al movimento catecumenale, così come il loro collaboratore, M. D’Ambrosi, laico, sposato con figli, esperto di lingua latina e docente di letteratura e storia nelle scuole superiori.

Frutto del loro studio e della loro animazione biblica è questa ennesima guida di Terra Santa, che si distingue tuttavia dalle altre per l’aggiornamento dei dati di cui si avvale e per il taglio catechetico che arricchisce il dato biblico, storico e archeologico. Vari testi antichi sono stati tradotti dalle lingue originali.

L’ottavo sacramento

Se papa Paolo VI definì la Terra Santa come «quinto Vangelo», l’attuale patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, ama definirla «ottavo sacramento». I luoghi santi consentono secondo lui «di legare la nostra fede (gratia invisibilis) a ciò che è visibile e tangibile (gratia visibilis). L’incarnazione di Dio – continua nella sua presentazione al secondo volume – hic et nunc costituisce il culmine della storia della salvezza. Nel cristianesimo, inoltre, “storia della salvezza” e “geografia della salvezza” sono entrambe essenziali e qui in Terra Santa se ne ha l’evidenza, giacché senza geografia non vi è storia e, se si prescinde dal luogo, svanisce l’evento. Qui appare chiaro come il cristianesimo non sia un’ideologia, né un mito, né propriamente un messaggio, bensì innanzitutto l’incontro con una Persona Vivente che coinvolge e trasforma totalmente l’esistenza. Venire in Terra Santa – secondo il patriarca – toccare i suoi luoghi, significa dunque sperimentare “il Luogo stesso”» (p. 5).

Nella sua presentazione dell’opera, mons. Pizzaballa sottolinea l’importanza della Chiesa madre di Gerusalemme come luogo di dialogo e di incontro fra popoli e religioni, specialmente fra le tre religioni monoteistiche e i due popoli di Israele e della Palestina.

Il santo viaggio del pellegrinaggio ha di mira di ricalcare le orme di Gesù e delle persone del Primo Testamento, per “venire e vedere” a cui invitava Gesù stesso. I nomi geografici si legano immediatamente con gli eventi raccontati nella Bibbia e diventano familiari e gustati in profondità. L’ambiente, i profumi, il clima, i paesaggi, le persone, i testi biblici letti sui luoghi sono elementi che fanno rivivere il mondo di Gesù e favoriscono l’incontro tra l’Amato e l’Amata celebrato nel Cantico dei Cantici.

Tutti siamo nati a Gerusalemme e, se non è necessario visitare materialmente i luoghi per ottenere la salvezza, ripartire da Gerusalemme (cf. Lc 24,47) non deve mancare alla Chiesa che riscopre le proprie radici e si apre alla sua missione universale. Si ritorna alle sorgenti del fiume che giunge alla Chiesa di oggi. «La terra è “Santa” – afferma sempre il patriarca – non nel senso di uno spazio riservato solo al Dio Santo: sono piuttosto le persone che la abitano a santificarla, giacché rappresentano il “sacramento” della presenza di Dio nel mondo» (p. 8). Pietre, monaci, profumi, candele, contraddizioni, tutto concorre a far percepire che nella Terra del Santo è avvenuto l’evento che ha rivoluzionato la storia.

La sacralità dei luoghi santi dipende molto dalla comunità cristiana che vi abita e prega al loro interno. Il patriarca Pizzaballa ricorda in particolare la comunità di lingua araba, fra la quale lavorano gli autori di questa Guida. La Terra Santa può scandalizzare per le sue divisioni e contraddizioni, ma essa è lo specchio delle contraddizioni che lacerano ogni persona, e il patriarca si domanda se è essa non sia travagliata proprio perché eletta. I pellegrini devono gustare e interiorizzare ogni messaggio che viene dai sacri testi, dalle persone, dalle pietre che gridano. Non devono giudicare nessuno, ma accompagnare, dialogare e pregare per tutti. La Chiesa locale, da parte sua, deve pronunciare con parresia la propria parola che incoraggi la ricerca della giustizia e della pace, senza abbandonare nessuno.

Far gridare le pietre

Nella loro Introduzione al secondo volume, G. Lori e F.G. Voltaggio ricordano come i luoghi biblici aiutino a ricercare le «reliquie» di Cristo, la dimora del Figlio di Dio, e a pregare in un santuario a cielo aperto. Se per la tradizione ebraica Betel racchiudeva il tempio del Signore, nella Nuova Alleanza gli angeli ordinano alle donne di andare a vedere il luogo dove Gesù era stato deposto. Come il Santo dei Santi, anch’esso è un «luogo vuoto», eppure – ricordano gli autori – «deve essere visitato come perenne testimonianza che Cristo è risorto, e dunque Dio c’è, è vivo, è il Signore. Non si può tornare nel passato, ma la geografia della salvezza permette di tornare ai luoghi che rappresentano l’ambito vitale (lo Sitz im Leben) della vita dei personaggi della Bibbia.

Vari padri della Chiesa relativizzarono alquanto il pellegrinaggio in Terra Santa, ma un’altrettanto forte tradizione ne parlò con entusiasmo: il luogo santo è da custodire e da venerare giacché correlato alla Scrittura e alla storia della salvezza. «La fede cristiana – annotano gli autori – è strettamente legata alla storia: se questa sì dovesse perdere, della prima non resterebbe che una falsa gnosi o al massimo una filosofia, una legge o una morale. Il luogo santo, dunque, ha un valore immenso – proseguono – benché la sua importanza sia tutta relativa alla memoria a esso legata. Il luogo è santo perché l’evento che vi è accaduto è santo, o meglio, perché il Santo vi è disceso in un momento storico determinato; storia e geografia della salvezza, quindi – concludono – vanno sempre tenute saldamente unite» (p. 14). Questo il motivo per il quale i padri della Chiesa espressero un grande amore per i luoghi santi e, al tempo stesso, li relativizzarono.

Il pellegrinaggio non è mai stato considerato indispensabile, a differenza dell’islam. Girolamo, pellegrino in Terra Santa e residente a Betlemme per una gran parte della sua vita, scrive a Paolino di Nola: «Non oso rinchiudere l’onnipotenza di Dio, rinserrando in un piccolo luogo della terra ciò che il cielo stesso non può contenere» (Epist. 58, cit. a p. 14). Altri Padri insistevano nel dire che «non serve vivere nei luoghi santi se uno non vive bene: non è il luogo santo che dà la santità!» (ivi).

Iori e Voltaggio ricordano come papa Paolo VI definì la Terra Santa il quinto Vangelo e che l’espressione fu ripresa da Benedetto XVI. Tutti e quattro gli ultimi papi hanno visitato la Terra Santa. «Le pietre sulle quali ha camminato il nostro Redentore rimangono per noi cariche di memoria e continuano a “gridare” la Buona Novella», afferma Benedetto XVI (Verbum Domini 89, cit. a p. 15).

L’intento dei due studiosi è quello di «“far gridare le pietre”, illustrando gli eventi di salvezza narrati nella Bibbia, le tradizioni ebraiche, patristiche, liturgiche e degli antichi pellegrini, come anche le scoperte archeologiche (alcune recentissime) ad esse legati. Questo è, per concludere, anche il fine dei numerosi brani biblici e degli “spunti catechetici” che presentiamo nella trattazione dei siti più importanti: “trarre fuori” il kerygma dalle pietre» (p. 15).

San Girolamo ricorda, in ogni caso, che è beato chi porta dentro di sé i luoghi santi, gli eventi della salvezza, in una parola, Cristo stesso: «Felice è chi porta nel suo petto la croce, la risurrezione, il luogo della Natività di Cristo e il luogo dell’Ascensione. Felice è chi ha Betlemme nel suo cuore, cuore in cui Cristo nasce quotidianamente» (Hom. in Ps. 95)» (cit. a p. 15).

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I luoghi

Giudea e Neghev. Il primo volume della Guida è dedicato alla Giudea e al Neghev. L’ordine di presentazione dei siti è quello alfabetico. Anche se la preferenza degli autori viene data di fatto ai luoghi del NT, non va dimenticata la continuità della storia della salvezza, con l’importanza degli eventi e dei siti che videro il cammino di Israele dalla schiavitù dall’Egitto alla liberazione nella Terra della promessa.

Si inizia illustrando Betlemme, con la Basilica della Natività e alcuni luoghi significativi posti nelle vicinanze (campo dei pastori, monastero di Mar Saba e di Deir Dosi o di San Teodosio, Herodion, tomba di Rachele, Hortus conclusus e Piscine di Salomone, Kathisma e monastero di Mar Elias ecc.).

Il deserto di Giuda abbraccia una presentazione dello scenario del deserto con l’illustrazione di Gerico, delle origini del monachesimo e la descrizione di quattro monasteri: della Quarantena, di S. Eutimio, di S. Giorgio e di S. Gerasimo. Si prosegue con En Karem che, secondo la tradizione, vide l’incontro tra Maria ed Elisabetta e ricorda il luogo della nascita di san Giovanni Battista. Due belle chiese, arricchite da numerosi esemplari di Benedictus e Magnificat scritti in tantissime lingue di tutto il mondo, ricordano questi eventi biblici

Dopo Gàbaon, il testo si dilunga giustamente a descrivere la città di Gerusalemme (pp. 105-280). Dopo un’introduzione sulle porte e sulle mura, si presentano la città di Davide, la locanda del Buon Samaritano, il Monte degli Ulivi, il Monte del tempio, il Monte Sion e il quartiere armeno.

Gli autori propongono il testo completo della Via Crucis che il pellegrino può celebrare seguendo la Via Dolorosa. Questa parte della Guida descrive i luoghi più cari alla memoria dei discepoli di Gesù, quelli che videro l’Ultima Cena e la discesa dello Spirito Santo (nel Cenacolo), la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. La Basilica del Santo Sepolcro, che racchiude il Golgota, conserva la tomba vuota di Gesù e per questo è meglio denominata come Edicola della Risurrezione.

Viene poi illustrata Hebron con le tombe dei patriarchi e il sito di Mamre, collegato alla figura di Abramo, nostro padre nella fede.

Il Mar Morto offre l’occasione per presentare quattro siti importanti: Engàddi, Masada, Qumran e Sòdoma.

Il deserto del Neghev è visitato dai pellegrini per la città di Bersabea che vide l’insediamento di Abramo e per le città nabatee, poste sulla carovaniera – la cosiddetta “via dell’incenso” – che dall’India arrivava fino al porto di Gaza, dove le preziose spezie prendevano la via dell’Egitto e di tutto il mondo occidentale. Un viaggio che durava fino a cinquanta giorni e che andava adeguatamente protetto. Resti preziosi di chiese bizantine rendono affascinante la visita e possibile la celebrazione eucaristica.

Qui si sperimenta che il pellegrinaggio in Terra Santa dovrebbe sempre prevedere un giorno trascorso nel deserto. Il pellegrino cerca i passi di tutti i personaggi della Bibbia e non solo quelli compiuti da Gesù, pensato talvolta in modo isolato dalla storia di salvezza attestata nell’AT.

La zona collinare della Sefela, posta a occidente del territorio israeliano, è descritta unitamente alla pianura che vide la presenza dei filistei, nemici storici di Israele, che sopravveniva nel loro territorio. La pentapoli filistea (Ascalon, Asdod/Azoto, Ekron, Gat, Gaza) è presentata assieme ad altri luoghi significativi per la storia dell’AT: Azekà, Soco, Valle di Ela, Bet Shemesh, Iamnia, Lachis, Maresa, Bet Guvrin e Sorea.

Tel Aviv e Giaffa precedono la conclusione del volume, dedicata alla Valle del Giordano (il fiume Giordano e Betania al di là del Giordano).

Al termine del volume, trovano posto la Bibliografia, le Sigle e le Abbreviazioni, l’Indice delle citazioni bibliche rilevanti e l’Indice dei luoghi (pp. 352-364). Numerose sono le belle fotografie, accompagnate da alcune mappe e cartine, che naturalmente potevano essere anche maggiorate nel numero. L’interno delle copertine è dedicato a quattro mappe: la Terra Santa al tempo di Gesù, quella attuale, Gerusalemme al tempo di Gesù, mappa attuale della città vecchia di Gerusalemme.

La Galilea. Il secondo volume della Guida è dedicato alla Galilea e alla Samaria, luoghi che hanno visto maggiormente in azione Gesù nella sua predicazione e nella sua opera di guarigione e di compimento di gesti di salvezza significativi dell’avvento del regno di Dio. Anche in questo volume, nella presentazione dei luoghi e della loro importanza biblico-archeologico-catechetica gli autori seguono l’ordine alfabetico. Assommati ai luoghi descritti nel primo volume, si può notare che il Nuovo Testamento riceve un’attenzione del tutto particolare rispetto al Primo Testamento con la sua storia e i suoi personaggi.

Si passano in rassegna Akko/Acri, Banias/Cesarea di Filippo, Belvoir, Bet Alfa, Bet She’an, Bet Shearim, Betsàida (con i resti di Kirbet el-Araj e quelli di Kirbet et-Tell), Cafarnao (casa di Pietro, la sinagoga e altri resti archeologici), Cana di Galilea (problemi di identificazione, Kafr Kana e la chiesa di San Bartolomeo), Cesarea Marittima (storia della città e il parco nazionale con i resti archeologici), Corazìn e Dabburiya. Con il sito di Dan (si ritorna all’estremo nord con la storia della città e la visita ai resti archeologici.

Si passa poi a Endor e al Monte Gelboe (luogo della tragica fine del primo re di Israele, Saul). Esso domina la pianura di Esdrelon/Izreel, fondamentale per la storia e per l’economia della Terra Santa.

Sulle alture del Golan si possono visitare i resti di Gamla e Giscala, villaggi importanti della resistenza giudaica contro i romani).

Hazor è un sito imponente, che illustra bene con i suoi numerosi strati archeologici la lunghezza della sua storia e della sua ubicazione strategica sulla strada che dall’Egitto conduceva in Mesopotamia.

Si prosegue poi con l’illustrazione di Hippos, Iafia/Jaffa di Nazaret, Iksal, Katzrin con il suo interessante museo, Kefar Bir’am, Kefar Kama e, infine, Kursi. Posto sul lato orientale del lago di Genesaret, il sito ricorda l’ambiente dell’impressionante evento della guarigione dell’indemoniato geraseno ma conserva anche preziosi resti archeologici del monastero bizantino in basalto nero.

Gli autori descrivono quindi quello che chiamano lago di Cesarea, affiancandolo alle titolature di lago/mare di Galilea/Tiberiade, Kinneret, Gennesaret. Non poteva mancare la descrizione della traversata del lago, che travolge sempre di emozione il pellegrino per i fatti evangelici lì avvenuti, per il paesaggio che si può godere a 360 gradi e per l’avventura della fede che ognuno deve far accompagnare dalla presenza costante di Gesù.

Magdala conserva il ricordo dell’apostola degli apostoli, Maria Maddalena. È un sito balzato all’onore delle cronache per le recentissime scoperte archeologiche frutto degli scavi dei francescani e per l’insieme della proprietà dei Legionari di Cristo. Di enorme importanza la riscoperta della sinagoga e del molo di attracco delle barche.

Dopo Me’elya si passa a Meghiddo/Tel Meghiddo con l’illustrazione della storia e dei resti di questa enorme città-fortezza posta sullo sbocco strategico verso la pianura di Izreel e il proseguimento per il territorio di Damasco e della Mesopotamia. Impressionante per la sua profondità è l’acquedotto scavato per l’approvvigionamento dell’acqua potabile senza rischiare di incontrare i nemici assedianti.

Il monte Carmelo, con il sito di Al Muhraqa ricorda le imprese dell’infuocato profeta Elia e, assieme al promontorio di Stella Maris, vede la presenza preziosa dei religiosi carmelitani (ramo maschile e femminile).

Il Monte delle Beatitudini, situato sulla punta settentrionale a sorvegliare il lago di Gennesaret dai suoi 500 metri di altezza, toglie il fiato ai pellegrini per la bellezza del paesaggio e l’importanza decisiva del Discorso delle Beatitudini e della Montagna pronunciato da Gesù in quell’ambiente o in ogni caso, uno simile («salì sul monte»). Alla Chiesa delle Beatitudini è aggiunta anche la descrizione della Domus Galileae, sede di vita e di insegnamento dei due autori (Voltaggio ne è il rettore) e centro nevralgico pastorale della Chiesa locale animato dal movimento catecumenale.

Il seminario Redemptoris Mater vede ogni anno varie ordinazioni diaconali e presbiterali. Corazin, situato nelle sue vicinanze, forma con Betsaida e Cafarnao il cosiddetto “triangolo evangelico”, l’ambito maggiormente frequentato da Gesù nella sua attività.

Risalendo decisamente verso nord, al confine con il Libano, troviamo il Monte Ermon e il Monte Merom, importanti a livello biblico e della tradizione drusa. Più a sud, il Monte Tabor strega il pellegrino per la sua posizione invidiabile che sovrasta la pianura di Izreel. La magnifica Basilica della Trasfigurazione e i dintorni – con il loro perfetto silenzio – permettono l’interiorizzazione del mistero della trasfigurazione di Gesù ambientata lì dalla tradizione.

Nain, posta nella pianura a poca distanza dal Monte Tabor, ricorda la rivivificazione del figlio unico di una madre vedova, attuato dalla compassione di Gesù. Recentemente la chiesa è stata riaperta dai benemeriti padri francescani alla visita dei pellegrini e alla celebrazione eucaristica domenicale dei cristiani locali.

Nàzaret riceve un trattamento particolare dagli autori, vista la sua importanza per i trent’anni di vita trascorsi da Gesù nel nascondimento, nella lavoro e nella preghiera. La riflessione sui testi biblici si mescola alla descrizione della Basilica e della Grotta dell’Annunciazione, della Chiesa di San Giuseppe, della fontana di Maria con la chiesa ortodossa di San Gabriele situata a poca distanza. Toccante è la visita alla sinagoga, che ricorda al pellegrino la saldatura attuata da Gesù tra l’AT e il giudaismo in cui era cresciuto e il compimento che esso riceve con la decisività della sua persona e del suo annuncio del Regno (cf. Lc 4,16-30).

Vari chilometri a nord di Nàzaret si incontra Safed, importante centro del movimento spirituale dell’ebraismo chassidico e cabalistico. A nord-ovest di Nazaret si trova Sefforis/Zippori, una città ricca e importante, capitale della Galilea prima di Tiberiade. Città mista ebraico-ellenistica, vide forse l’operato dell’artigiano falegname/carpentiere Giuseppe e del suo figlio Gesù. Non è mai nominata nel NT.

L’illustrazione di Shefa’amer, posta a pochi chilometri a nord-ovest di Zippori, precede la descrizione dell’importante sito di Tabga, situato sui bordi del Lago di Galilea/Tiberiade/Gennesaret.

I santuari ricordano la moltiplicazione dei pani e dei pesci – con i bellissimi mosaici del pavimento – e il primato di Pietro. Qui si ha la splendida opportunità di “toccare” il Lago di Galilea, di celebrare e di riflettere su tanti testi biblici avendo di fronte il lago e a est le montagne della Giordania. La Basilica di Tabga è stata completamente restaurata dopo lo sfregio subito nell’incendio del suo atrio e della libreria annessa da parte dell’estremismo israeliano.

Viene infine descritta Tiberiade, menzionata spesso nel NT, ma mai visitata da Gesù secondo i racconti evangelici. Nel 20 d.C. fu costruita da Erode Antipa – su un sito sepolcrale! – per farne la capitale della Galilea. I giudei furono costretti con la forza ad andare ad abitarvi.

La Samaria. Per quanto riguarda il territorio della Samaria, tribolato per la tragedia del conflitto israelo-palestinese e la costruzione dell’orribile muro di separazione, gli autori propongono dapprima l’illustrazione di Betel, sito importante per il passaggio dei patriarchi e per la costruzione di un santuario alternativo – insieme a quello di Dan – al tempio di Gerusalemme.

Samaria/Sebaste era la capitale di un territorio abitato da gente odiata dai giudei a causa della sua popolazione mista derivante dalla pulizia etnica attuata dopo la sua caduta nel 722 a.C. e l’insediamento di popoli provenienti dalla zona babilonese. Vi venivano praticati anche culti orientali. Samaria era la capitale del Regno del Nord e conserva interessanti resti archeologici. Importanti sono gli scavi di Tel Balata-Sichem-Nablus; emozionante è la visita al pozzo di Giacobbe situato nella cripta della basilica greco ortodossa, recentemente completata in tutto il suo splendore costituito dall’architettura, dai mosaici e dalle icone. Il lavoro ventennale del monaco Giustino (1998-2008).

La salita al vicino Monte Garizim offre la possibilità di approfondire la realtà dei samaritani, tuttora esistenti, seppure in poche centinaia di unità. La presenza di resti archeologici ricorda il tempio costruito in alternativa a quello di Gerusalemme. Il sito di Sichem-Nablus risveglia molti ricordi biblici, fra i quali quello indimenticabile del dialogo fra Gesù e la Samaritana (cf. Gv 4). Non sempre è possibile o consigliabile la visita alla tomba di Giuseppe, aspramente contesa fra israeliani e palestinesi.

L’ultimo sito presentato dagli autori della Guida è quello di Silo, che vide il passaggio dei patriarchi e la presenza del santuario dove si recarono Anna ed Elkana, che ottennero da YHWH la nascita del profeta Samuele.

Anche il secondo volume si conclude con la Bibliografia, le Sigle e le Abbreviazioni, l’Indice delle citazioni bibliche rilevanti e l’Indice dei luoghi (pp. 349-360). L’interno delle copertine riporta quattro mappe: la Terra Santa al tempo di Gesù, la Terra Santa attuale, la Galilea al tempo di Gesù, la Samaria al tempo di Gesù.

La Guida curata da Lori, Selvaggio e D’Ambrosi è contraddistinta da un linguaggio semplice e didattico, teso a intersecare i dati storici e archeologici con il ricordo di testi biblici su cui è intessuta una riflessione spirituale-catechetica-patristica che intende rafforzare la fede del pellegrino. Varie volte i testi biblici sono riportati per esteso.

I due volumi saranno preziosi nella preparazione al pellegrinaggio e, al ritorno, come ripresa di approfondimento delle intense esperienze culturali e spirituali vissute in Terra Santa/Terra del Santo.

  • GERMANO IORI – FRANCESCO GIOSUÈ VOLTAGGIO – MATTIA D’AMBROSI, Terra Santa. Bibbia – Archeologia – Catechesi. 1. Giudea e Neghev. 2. Galilea e Samaria. Presentazione di Pierbattista Pizzaballa, Chirico Editore, Napoli 2021, pp. 368 + 368, € 50,00, con cofanetto.
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