Armonia e “buen vivir”

di:

dottrina sociale

Senza entrare in analisi dettagliate, una visione generale della storia dell’uomo ci offre una certezza: la stragrande maggioranza delle persone, sia ieri che oggi e domani, appartiene alla categoria dei lavoratori. Sono pochi coloro che possono vivere senza che uno o più stipendi arrivino a casa. E sono pochissimi coloro che possono permettersi di non alzarsi all’alba per recarsi sul posto di lavoro.

Può darsi che ci costi trovare la prospettiva per vederlo chiaramente ma, ad eccezione del nostro tempo (non in tutte le società), i «declassati» dalla struttura sociale dominante (dal feudalesimo al dominio delle aristocrazie, e persino dei ceti borghesi che imponevano la trappola del turnismo tra fazioni politiche, nelle democrazie falsate) hanno potuto farsi strada solo con uno scontro violento. Ogni diritto umano e sociale conquistato è sempre stato al prezzo del sangue.

Oggi abbiamo istituzioni democratiche nelle quali la tutela e il miglioramento della giustizia sociale sarebbero perseguibili attraverso il voto, ma il materialismo imperante ha soffocato questo impulso. Paradossalmente, coloro che possiedono di più non hanno mai vita facile nel far valere i propri interessi, che sono del tutto opposti a quelli della stragrande maggioranza. Siamo oppressi da un falso senso di benessere in cui crediamo di avere tutto e che non ci manchi nulla. Ma siamo in realtà frustrati perché vogliamo di più e ci è difficile essere felici.

Pochi lo hanno visto tanto chiaramente come papa Francesco, che nella sua enciclica Laudato si’ ci invita a custodire con dignità il mondo che ci è stato donato e a lottare contro l’ingiustizia climatica (affinché non siano soprattutto coloro che hanno causato meno danni al pianeta a subire le conseguenze del suo saccheggio). Ma anche qui, come in molti altri passaggi del suo magistero, Jorge Mario Bergoglio ci consegna una meravigliosa lezione di vita facendo appello alla «saggezza dei popoli indigeni» i quali, lontani da questa apoteosi di interessi contraddittori, ci regalano «la saggezza del buen vivir» (vivere bene).

Ma in cosa consiste? Semplicemente nel «vivere in armonia con il creato». Vale a dire, nel camminare lentamente, gustando ogni dettaglio, guardando i nostri simili negli occhi e intrattenendo conversazioni autentiche senza guardare l’orologio. E, ancora di più, nell’essere consapevoli di ciò che siamo. Della nostra identità. Di come spetti a noi preservare l’armonia, il «buen vivir» e la giustizia sociale.


Armonía y “buen vivir”

Sin entrar en análisis pormenorizados, una visión general de la historia del hombre nos arroja una certeza: la inmensa mayoría de las personas, ayer, hoy y mañana, pertenecemos a la clase trabajadora. Son pocos los que pueden vivir sin que una nómina (o varias) entre en su hogar. Y son poquísimos los que tienen tanto que no necesitan levantarse al salir el sol para acudir al lugar en el que están empleados.

Tal vez nos cueste tener perspectiva para verlo claro, pero, con la excepción de nuestro tiempo (y no en todas las sociedades, ni mucho menos), los ‘abajados’ por la estructura social dominante (desde el feudalismo hasta el dominio de las aristocracias, y aun el de las burguesías que imponían la trampa del turnismo entre facciones políticas, en democracias falseadas) solo han podido abrirse paso en un choque convulso. Cada derecho humano y social conquistado ha sido a precio de sangre.

Ahora, cuando vivimos en democracias plenas en las que la protección y mejora de la justicia social puede abrazarse a través de un voto libre, el materialismo imperante nos ha ahogado la pulsión. Paradójicamente, los que más poseen nunca lo han tenido más fácil a la hora de imponer sus intereses, que son absolutamente contrarios a los de la inmensa mayoría. Estamos abotargados por una falsa sensación de bienestar en la que creemos que tenemos todo y no nos falta nada. Pero nos frustramos porque queremos más y nos cuesta ser felices.

Pocos lo han visto tan claro como el papa Francisco en su encíclica Laudato si’, en la que clama por la digna custodia del mundo que nos ha sido regalado, así como contra la injusticia climática (que no sufran sobre todo las consecuencias de la depredación del planeta quienes menos la han causado). Pero también ahí, y en otros numerosos mensajes, Jorge Mario Bergoglio nos deja una maravillosa lección de vida al apelar a “la sabiduría de los pueblos indígenas”, que, ajenos a esta apoteosis de los intereses trastocados, nos regalan “la sabiduría del ‘buen vivir’.

Pero, ¿en qué consiste esta? Sencillamente, en “vivir en armonía con la creación”. Esto es, en andar despacio, degustando cada detalle, mirando a los ojos a nuestros semejantes y disfrutando de conversaciones auténticas y sin mirar el reloj. Y, aún más, siendo conscientes de lo que somos. De nuestra identidad. De que está en nuestras manos salvaguardar la armonía, el buen vivir y la justicia social.

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