
È un passaggio importante della lotta agli abusi nella Chiesa belga. Il 15 dicembre è stato presentato il piano globale e strategico per affrontare il problema. Dopo quasi trent’anni dai primi interventi si è arrivati a formulare un indirizzo chiamato a tenere nel tempo.
«Questo piano strategico manifesta l’impegno a continuare a riconoscere la sofferenza delle vittime e a prendere misure strutturali per prevenire gli abusi in futuro. Questo chiede uno sforzo prolungato di ascolto delle vittime, di introspezione, di collaborazione con partner esterni come anche un cambiamento di cultura nelle nostre istituzioni».
Luc Terlinden, arcivescovo di Bruxelles, ha testimoniato che il documento impegna tutti i vescovi e tutti i responsabili religiosi, maschili e femminili.
La cura del testo e la sua futura implementazione sono in capo alla fondazione Dignity. Avviata nel 2012 la fondazione è il braccio operativo della Chiesa sulla questione. Autonoma rispetto ai vescovi ha un proprio consiglio di amministrazione, una commissione nazionale, un coordinatore nazionale a cui fanno capo tutti i responsabili per le diocesi e i religiosi/e (attualmente, Jessika Soors) e un consiglio di supervisione.
Il documento è stato elaborato assieme ai rappresentanti delle vittime e risponde anche alle sollecitazioni mediali e alle richieste formulate da una commissione di inchiesta federale nel 2024 (cf. qui su SettimanaNews). Fino all’estate scorsa il numero delle denunce registrate dal punto di contatto della fondazione sono state 963.
Lotta contro gli abusi sessuali nella Chiesa. Riconoscere, assumere le proprie responsabilità, prevenire: questo il titolo per esteso del piano strategico che si sviluppa in quattro parti indicanti i pilastri di riferimento: rispondere ai bisogni delle vittime; prevenzione a tutti i livelli della Chiesa; tolleranza zero verso gli abusi sessuali; trasparenza e collaborazione.
Le vittime
La priorità affidata alle vittime consente loro di essere riconosciute anche per delitti prescritti e di rivolgersi in libertà non solo al punto di contatto di Dignity ma pure ai centri civili anti-violenza.
L’intento è di rispondere alle loro esigenze e al loro contesto familiare con un aiuto appropriato e immediato. Vengono loro fornite con trasparenza le procedure giuridiche e la possibile assistenza legale. Se l’aggressore è ancora in vita è immediatamente segnalato alla magistratura nel caso di un minore e consigliato nel caso di un maggiorenne.
L’indennizzo alle vittime riconosciute va da 2.500 a 25.000 euro. Dall’anno scorso la cifra è stata rivalutata del 33% e dall’anno prossimo sarà indicizzata. È previsto un pagamento forfettario per le cure psicologiche (3.000 euro), ma la Chiesa chiede all’amministrazione di precisare un quadro affidabile di riferimento per queste cure per evitare difformità e ingiustizie.
«L’implicazione delle vittime rafforza l’indirizzo della lotta contro gli abusi sessuali nella Chiesa. La loro voce è essenziale per riconoscere il passato, comprendere il presente e rendere sicuro il futuro. Sanno meglio di qualunque altro come gli abusi si possono produrre e come i “sistemi” abbiano fallito in materia di protezione e di cura».
Prevenzione
La prevenzione esige una coerente cultura di vigilanza, chiare regole di condotta, formazione permanente e strutture adeguate. I 10 coordinatori diocesani e religiosi fanno riferimento alla fondazione e ad altri centri internazionali, compresi quelli vaticani. Il riferimento pratico per tutti è il «codice di condotta» già in uso nelle istituzioni ecclesiali che chiede ad ogni cooperatore di dichiarare eventuali pendenze giudiziarie.
Da parte sua la Chiesa chiede di essere informata dell’avvio di eventuali procedure. La formazione permanente affina il riconoscimento dei comportamenti a rischio e affronta l’eventuale problema del segreto professionale (compreso quello sacramentale).
Vi è per tutti gli operatori ecclesiali un importante lavoro sulla vita relazionale, emozionale e sessuale. I seminaristi saranno sottoposti a un esame psicologico, come anche il clero proveniente dall’estero. Torna ad essere importante il «celebret», il documento interno rilasciato dalle diocesi ai preti in ordine alle possibilità di esercizio di ministero. Gestito a livello nazionale garantirà l’affidabilità del prete ai responsabili locali in ordine ad eventuali censure e limitazioni, segnalate nella tessera.
Fanno parte della formazione i giorni e le manifestazioni dedicati alla memoria: dalle giornate ai memoriali.
Tolleranza zero
Tolleranza zero significa «che ogni forma di comportamento sessuale è presa sul serio, che le denunce sono fatte oggetto di una valutazione sistematica, che i fatti non sono dissimulati e che gli abusanti non vengono protetti. La tolleranza zero richiede procedure chiare, l’armonizzazione fra diritto civile e diritto canonico e una cultura che non rimuova la responsabilità».
Il parere del consiglio di supervisione di Dignity diventa obbligatorio per tutte le diocesi e i coordinatori diocesani sono incaricati di controllare l’esecuzione delle censure: dalla dimissione dallo stato clericale fino alle altre forme di condanna. Un accompagnamento terapeutico è previsto anche per gli abusanti.
Tutti sono invitati a non chiudere gli occhi e ad esprimere eventuali sospetti senza timore di ritorsioni.
«Il diritto canonico sarà considerato come un regolamento interno della Chiesa alla stregua di quello di una associazione sportiva o di una università. Le procedure canoniche devono conformarsi alle norme più restrittive in materia di protezione dei minori e degli adulti vulnerabili e sul campo della prevenzione degli abusi sessuali. Quando questo non avvenga la Chiesa belga informa il Vaticano».
Gli abusi su minori vanno immediatamente segnalati alla procura mentre nel caso di maggiorenni gli interessati sono caldamente invitati a farlo. L’insieme delle norme valgono anche per le nuove fondazioni o famiglie spirituali. Se non lo fanno rischiano di perdere il necessario riconoscimento del vescovo locale.
Trasparenza
Trasparenza significa che tutte le informazioni relative alla lotta contro gli abusi sono ritrovabili sul sito di Dignity e che la stessa fondazione pubblica un rapporto annuale sulla sua attività. Tutti i documenti relativi sono archiviati in maniera uniforme secondo le normative in vigore e una copia è recuperabile presso la fondazione. Le vittime possono consultare il proprio dossier e l’accesso agli archivi è consentito agli studiosi in base alle regole già in uso.
La coordinatrice nazionale Jessika Soors così commenta: «Il piano strategico segna una nuova tappa e traccia le azioni per il futuro. Le vittime sono state ascoltate e il piano risponde alle raccomandazioni della commissione parlamentare. Ma il lavoro non è concluso. La sua esecuzione sarà attuata in collaborazione con le vittime, il parlamento e la società».






Certamente il tutto è molto complesso e richiede preparazione. Ad esempio la verità a tutti i costi, pur nella sua più che condivisibile mortivazione, nella storia è stato uno dei motivi che ha condotto persino alla tortura. Similmente è contro i diritti dell’uomo che – senza un preciso mandato dalle debite autorità e istruttoria – una persona o istituzione di sua inziativa ingaggi investigatori privati per indagare sulla vita di un individuo pubblicandone poi i risultati. Quest’ultimo comportamento – anche nel caso sia mosso dalle più rette intenzioni – non solo è vietato dal diritto ma anche passibile di condanna con richiesta di risarcimenti..
L’augurio è che simili passi facciano uscire dall’emergenza – una sorta di legge marziale per i tempi di guerra – e riconduca il tutto alla via ordinaria con debiti processi condotti secondo diritto con tanto di accusa, difesa, prove e quant’altro.