Dal 15 al 17 settembre si è tenuto a Hannover un convegno sul futuro della Chiesa. Nell’intervista di Ina Rottscheidt per domradio, il vescovo di Hildeshiem mons. Heiner Wilmer esprime alcune impressioni sulle prospettive emerse nel corso dei lavori.
- Cosa dice alle persone che vengono da lei e stanno pensando di lasciare la Chiesa?
Sempre più spesso vengono da me persone che hanno dubbi, che mi scrivono, che mi dicono che vogliono andarsene. Sono molto dispiaciuto per questo.
Chiunque se ne vada è una perdita enorme per la Chiesa. Per me è importante rimanere aperti verso queste persone, abbracciarle interiormente, pregare per loro, mantenere un posto libero per loro e andare incontro a loro con grande pazienza ed empatia.
- Il convegno era incentrato sul futuro della Chiesa, sui nuovi modi di proclamare la fede, ad esempio tramite Facebook o Instagram. Sono modi moderni che dovrebbero interessare anche i giovani. Cosa facciamo con la parte della Chiesa che non vuole seguire questi percorsi innovativi?
Cosa facciamo con chi non vuole cambiare? Suggerirei a tutti di rimanere con sé stessi e di vivere la propria spiritualità, di prendersi del tempo per il silenzio, per la preghiera e per un grande amore interiore.
E in secondo luogo, di andare incontro all’altra persona che la pensa in modo diverso con grande gentilezza e calore e dirle che in fondo la Chiesa è sempre già cambiata.
La verità rimane, Dio rimane, ma la forma della Chiesa è sempre cambiata attraverso i secoli. Pertanto, possiamo sperare con fiducia nella forza dello Spirito Santo, che è con noi e che farà in modo che nulla crolli qui.
- Ma molti temono una spaccatura della Chiesa in questo momento. Bisogna convincere i conservatori o catturare i progressisti?
Personalmente la vedo con tranquillità, perché nella storia della Chiesa non c’è mai stato un campo uniforme o un gruppo completamente omogeneo. Ci sono sempre stati gruppi eterogenei. Da questo punto di vista, abbiamo bisogno di forza, fiducia e speranza.
- Che messaggio dà alle persone che hanno partecipato al convegno e che ora tornano alla loro vita quotidiana nel ministero ecclesiastico o nelle loro parrocchie?
Voglio che sappiano che hanno avuto un enorme impatto su di me, che mi hanno cambiato, perché torno a casa con una fiducia ancora maggiore nei miei collaboratori. Torno a casa con una fiducia ancora maggiore, guardando i credenti, perché ho sperimentato qui come opera lo Spirito Santo.
Ho sperimentato come la potenza di Dio si muove in modi che non avrei mai pensato possibili. Spero che ne traggano una grande empatia, forse anche un po’ di umiltà e una grande serenità in Dio.