
Il rapporto con le folle sembra rimanere problematico per la Chiesa dei nostri giorni – almeno a leggere articoli e commenti apparsi dopo la celebrazione della giornata del Giubileo dei giovani.
Da un lato, i media per così dire di apparato si sono impegnati nell’arruolare i giovani e le giovani presenti domenica scorsa a Roma, inquadrandoli all’interno di una istituzione ecclesiale distante una vita da loro. D’altro lato, non sono mancate espressioni di preoccupazione per il carattere effimero dell’evento (qualcuno l’ha chiamato la Woodstock cattolica), per la loro inconsistenza generazionale rispetto alle esigenze del Vangelo, e così via.
Entrambe le interpretazioni, in un modo o nell’altro, aspirano a una stagione di neo-cristianità. Quella che pensa che l’impatto della fede sul mondo odierno sia ancora una questione di numeri, di occupazione degli spazi di vita umana; e quella degli “incontentabili” che modellano il cattolicesimo a venire sulla capacità di lasciare chiari demarcatori identitari cattolici lungo il solco della propria vita. Quello che entrambe hanno in comune è il fatto che il modo di appartenenza alla Chiesa può essere solo quello del discepolo e della discepola.
Insomma, solo la conversione del singolo alla sequela (prodotta artificialmente nel primo caso, dichiarata mancante nel secondo) sarebbe degna del senso cattolico della fede. La folla sarebbe solo una manifestazione eclatante del numero (dei discepoli/discepole) o una grande cortina fumogena dietro la quale si nascondono le tante inconsistenze dei giovani di oggi in materia di fede e cristianesimo (ossia del fatto che non sono degni del nome di discepoli/discepole come noi adulti “impegnati”).
Entrambe queste prospettive mostrano di avere dei problemi nei confronti della folla come soggetto evangelico della fede cattolica nei contesti dell’Occidente contemporaneo. La strumentalizzano quale segno di forza dell’istituzione o la biasimano quale indice di dissolvenza della fede nelle generazioni più giovani.
Eppure, nella narrazione evangelica, le folle – quelle di un apparente mordi e fuggi – giocano una ruolo decisivo per la stessa possibilità di manifestazione del Dio di Gesù; e fanno da controcanto essenziale alla plasmazione del gruppo dei pochi che si mette alla sua sequela.
Grazie alle folle, i lettori e le lettrici di sempre dei vangeli entrano in contatto con una verità di Dio che rimarrebbe altrimenti inaccessibile senza di esse. Non solo, senza le folle i discepoli/discepole non sarebbero in grado di apprendere i rudimenti di cosa significa seguire Gesù da vicino.
Una Chiesa e un cattolicesimo che dimenticano questo senso e dignità evangelica delle folle finiscono per soccombere o ai deliri di onnipotenza o ai sogni di un elitarismo della fede. Affinché la Parola circoli con efficacia nel mondo, così ci dicono i vangeli, non possiamo fare a meno delle folle. E una Chiesa fatta solo di discepoli e discepole finisce per essere una gabbia per il desiderio della Parola di raggiungere ogni dove delle esistenze umane.
Il soggetto evangelico della folla ci dice che non devi essere/fare come noi (appartenenti istituzionali e istituzionalizzati) per lavorare e vivere a favore del Vangelo di Gesù. Il lampo di un incontro fugace con la Parola può dire molto di più di quanto non sappia fare la fede di apparato, di quelli che si sentono vicini al maestro.
Senza questi incontri momentanei, finanche effimeri, con Gesù non ci sarebbe il Vangelo. Sono le folle a renderlo possibile e non il gruppetto dei seguaci – fin da principio abbastanza litigiosi fra di loro su chi sia il più prossimo a Gesù e al suo Dio. Questo dovrebbe restituire dignità evangelica alla folla di giovani convenuta a Roma per il loro Giubileo – così come sono e non come dovrebbero diventare per essere graditi ai nostri occhi.
Hanno fatto il loro lavoro per il Vangelo, hanno permesso una circolazione della Parola – basta questo, non si deve aggiungere nulla.






Analisi interessante. Forse andrebbe approfondita la questione della “folla” di un “apparente mordi e fuggì”. Almeno per quanto riguarda i giovani italiani, un certo numero proveniva da movimenti e associazioni quindi con alle spalle percorsi di approfondimento della fede.
Infatti, nella mia parrocchia partono sempre con Azione Cattolica, non direi che siano occasionali, anzi…
Perché AC e’ cattolica??? Non scherziamo….
cosa faranno questi credenti quando torneranno nelle loro diocesi e parrocchie? poco o nulla purtroppo. Hanno partecipato ad un grande evento di massa, che ai nostri tempi va molto di moda. Potranno dire “c’ero anch’io”. Ma forse solo lo o,oo1% di loro procederà con il latino, l’adorazione eucaristica e le indulgenze. Le nuove generazioni non comprendono più il linguaggio liturgico, teologico e sacramentale della Chiesa, perché non hanno più la necessaria formazione di base di tipo religioso. Nessuno gliela fornisce, nè la famiglia, nè l’ora di regione nella scuola ma nemmeno il catechismo della parrocchia. Percepiscono la Chiesa e quel che dice Papa Leone come un vago messaggio di pace, di solidarietà, di essere “dalla parte di Gesù”. Tutto bene, per carità, anzi ottimo. Ai nostri tempi ottimo. Però bisogna prendere atto che non siamo più all’interno del Cristianesimo tradizionale, siamo ormai in qualcosa di nuovo, in un post-cristianesimo che non riesce più a comprendere i dogmi e le millenarie elucubrazioni teologiche ….. questi giovani preferiscono alle liturgie una sincera testimonianza. Partecipano alla veglia di Tor Vergata, ma difficilmente li vedremo in parrocchia a condividere l’adorazione eucaristica con un’assemblea di nonni (sempre che esistano ancora). Chiediamo piuttosto a questi ragazzi cosa pensano della fede, della famiglia, della vita, della morale sessuale, del concetto di peccato, dell’obbligo del celibato, della pedofilia, del rapporto clero-laici, dei sacramenti, del matrimonio, del ruolo delle donne, dell’omosessualità … siamo al Giubileo dei Giovani, ricordo, non a un concerto di musica metal. Ne ricaveremo preziose indicazioni sulla Chiesa del futuro. Indicazioni per un prossimo Concilio, al quale fare partecipare anche loro, al fine della sopravvivenza della Chiesa.
Partono sempre ragazzi legati al mondo parrocchiale e associativo. Almeno nella nostra diocesi è così. Poi certo alcuni si perderanno per strada ma succede anche nelle parrocchie.
Al fine della distruzione totale della Chiesa avviata negli anni ’60.
I veri giovani cattolici sono a Chartes e la gerarchia modernista li ignora (se può) e se non li può ignorare li perseguita.
Ma il vento è cambiato…..
L’ora di religione non è finalizzata alla formazione di cui lei parla. Non credo sia solo una mera questione liturgica.
Il rapporto del cristianesimo con le folle è sempre stato è sempre sarà problematico. È stato così anche per Gesù: https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2023/03/il-racconto-della-passione-di-gesu-1.html.
Sono d’accordo. Riporto un commento di Enrico Mentana dal suo profilo Fb: “Ma è possibile che politici e intellettuali di casa nostra, pronti ogni giorno a discutere, prender parte e soprattutto spiegare agli altri cosa va detto e cosa no, quale sia la parte giusta o quella sbagliata della storia, restino totalmente zitti di fronte alla prova di forza serena di quel milione di giovani che ha invaso pacificamente Roma, in nome di una fede e non di una supremazia?” Dietro il silenzio – che è la risposta a questa domanda – mi sembra si mostri una grande contraddizione: folla da una parte, insignificanza “politica e sociale” di questa presenza dall’altra. Cosa faranno tutti questi credenti quando tornano nelle loro diocesi e parrocchie? Sarebbe interessante saperlo.
W Cristo RE! W la Supremazia del Potere Salvifico di NSGC.
Certo a quelli come Mentana piace la fede liquida che lo lascia tranquillo nel suo peccato e nella sua morte; questo fa comodo aanche a molti componenti delle gerarchie cattoliche che vogliono “accompagnare” i propri fedeli belli tranquilli alla Morte Eterna per apparire “digeribili” al mondo.
Ma il vero Gesù Cristo è indigesto da sempre in modo particolare alla “modernità” che è nata proprio sul rifiuto della ontologica dipendenza dell’uomo da Dio.
Speriamo che qualcuno dei ragazzi di Tor Vergata lo capirà ..prima o poi.
Le folla è anche quella che non avendo capito nulla chiese la liberazione di Barabba al posto di Gesù. Della folla volubile occorre sempre dubitare. Questo mi dice il Vangelo.