
La riflessione di Antonio Spadaro sulla differenza tra velocità e rapidità (cf. Avvenire, qui) apre un orizzonte interessante sulla condizione attuale della Chiesa e della società (cf. SettimanaNews, qui). La velocità, come osservava Calvino nelle Lezioni americane, è misurabile, controllabile, lineare. La rapidità, invece, è irruente, coinvolgente, capace di trascinare con sé l’intera esistenza.
È questa la condizione del nostro tempo: non assistiamo semplicemente a fenomeni accelerati, ma a trasformazioni che travolgono il modo stesso di pensare, di relazionarsi, di credere.
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In questo contesto, la Chiesa non è chiamata a essere un baluardo che resiste a ogni costo né un semplice spettatore che osserva la corrente. Mario Luzi la descrive come “il luogo dove l’allarme temporale dell’intemporalità ancora risuona”.
È un’immagine carica di tensione: non si tratta di opporre il tempo all’eterno, come se fossero due dimensioni inconciliabili, ma di percepire nell’eterno la chiave per attraversare il tempo. La Chiesa non è fuori dal divenire, ma ne custodisce il senso ultimo, offrendo spazi in cui la rapidità non sia solo travolgente ma anche generativa.
Un’altra immagine di Luzi viene in soccorso: la rapidità può essere letta con l’immagine della “officina infuocata”, un luogo di forgiatura in cui si costruiscono ali per il volo. Questo ci riporta a una visione dinamica della fede: non un rifugio dalla tempesta, ma un cantiere in cui il fuoco delle prove e delle sfide modella strumenti per attraversarle.
Paolo, nella lettera ai Romani, esorta a non conformarsi alla mentalità del secolo, ma a lasciarsi trasformare (metamorphousthe) dal rinnovamento della mente (Rm 12,2). Questa trasformazione non avviene nell’isolamento o nella paura, ma nel confronto coraggioso con la realtà, nella capacità di leggere i segni dei tempi senza restarne prigionieri.
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La scena evangelica della tempesta sedata, richiamata da Spadaro, è emblematica. Gesù non evita la traversata, né sceglie un momento più sicuro per compierla. L’ordine di passare “all’altra riva” avviene di sera, nel momento meno opportuno, e sfocia in un’esperienza di smarrimento per i discepoli.
Eppure, proprio nella tempesta si rivela il Signore della storia: il caos non lo turba, il sonno di Gesù non è segno di assenza, ma di un altro modo di abitare la realtà. “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” (Mc 4,40). La Chiesa oggi si trova in un’analoga condizione: attraversare le acque agitate di un mondo in trasformazione, senza cedere alla paura né a facili nostalgie.
Papa Francesco, parlando di rapidación, sottolinea come il nostro tempo cambi “continuamente i punti di riferimento”. Ma la risposta non può essere l’attesa passiva che tutto ritorni com’era, né la chiusura difensiva. Il compito della Chiesa è quello di aiutare a leggere questa rapidità con categorie spirituali, come un fuoco che purifica e trasforma. L’atteggiamento richiesto non è quello dell’immobilismo, ma del discernimento.
“Tutto è vostro – scrive Paolo – ma voi siete di Cristo” (1Cor 3,22-23): significa che il credente non subisce il tempo, ma lo attraversa con la consapevolezza che il senso ultimo della storia è già stato rivelato.
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Nel vortice della rapidità, la Chiesa è dunque chiamata a essere non un freno, ma una bussola. Non una cittadella assediata, ma un’officina in cui si costruiscono ali per il volo, capaci di attraversare le tempeste senza esserne travolti.
È qui che l’intemporalià del Vangelo continua a risuonare come un allarme, come un richiamo a guardare oltre l’istante e a intravedere, nel cuore del rapido fluire del tempo, i segni discreti della promessa di Dio.






È un momento in cui i segni dei tempi, che si accumulano in modo più pesante da due o tre amni, appaiono violenti in una maniera sempre più estesa e, si direbbe, univocamente volta a ratificare la legge del più forte. L’ ha detto per mesi la serie ininterrotta di lutti che dava l’appuntamento televisivo serale dalla Palestina e altrettanto la distruzione progressiva del territorio ucraino e la sua erosione da parte della Russia. Essere presenti alla realtà di tutte queste, rapidissime, distruzioni cercando di aiutare a farvi fronte chi maggiormente si trova ad esserne vittima, nel corso degli avvenimenti può non consentire di attenersi alla soluzione più virtuosamente pacifica (vedi il conseguente allargarsi della partecipazione al commercio e l’ impiego delle armi per l’ attuazione di difese che si sono evidenziate giuste quanto impari a rincorrere un’ escalation cui solo un fatto di spessore politico come l’ elezione del nuovo presidente statunitense ha potuto fornire un’ interruzione). Ciò co lascia tuttora nel più grande dubbio: le prese di posizione nonché le minacce di Trump si sono rivelate tutt’altro che rassicuranti per (l’aggredito) Zelenski e dichiaratamente ostili a una soluzione territoriale per Gaza. Ci resta forse la (necessaria) opportunità di ricompattare la sovranità dell’Europa intorno ai propri legami economici e convenzioni, che non sembrano ora esserci troppo né invidiati né insidiati nel loro specifico e autonomo funzionamento, volgendosi a una fisionomia politica (parzialmente rinnovata anch’essa) che da parte sua pare tenere a mantenersi nei binari collaborativi che ne hanno ormai da parecchio suggerita l’istituzione. Desti e aperti al kairos, ma navigando cum judicio!
Per comprendere il tempo occorre contemplare Maria. Lei ci ha dato la chiave di ingresso nel tempo di Dio, entrandoci per prima… Allora sì che il suo veloce passo verso Ein Karem diventa misurabile sulla scala dell’ amore. E non c’ è alcun frastuono di rapidità…
Bello.
Bellissimo.
Purtroppo negli ultimi decenni questo ragionamento è stato frainteso.
Per sembrare “moderni” si sono buttati via secoli di saggezza.
Con il bel risultato che, mentre noi smaltivamo in discarica il nostro passato, il mondo ci ha sorpassato a destra.
Negli anni 60 eravamo troppo “conservatori”, oggi siamo troppo “progressisti”.
Sempre fatalmente in ritardo.
Forse sarebbe il caso di fermarsi a pregare e diventare, finalmente, semplicemente cristiani, cattolici e apostolici.
Basta inseguire le mode.
Ottimo articolo.
Fortissimo Adelmo, sei una stella.